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Autore: SaraRocker    24/03/2014    2 recensioni
storiella -rigorosamente- Spuffy
Ambientata alla fine della seconda stagione. Buffy e Spike si sono alleati per sconfiggere Angelus, ma seppure i due riescono a salvare il mondo, Angel non riacquista la sua anima e Spike non riesce a riottenere la sua Drusilla.
I due alleati sono quindi costretti ad evadere per la loro sopravvivenza, legati da un patto di sangue fatto poco prima della battaglia.
-Estrattp cap.9-
-Drusilla si portò a sedere contro la testiera del letto, gli occhi imperlati di lacrime "Odori di lei... Sei impregnato di lei... Dentro, fino alle viscere." sibilò indicandolo. La mano tremante.
"Stai delirando"
"No, William... Lei ti entrata dentro più profondamente di quanto abbia mai fatto io..." gli rispose poi, troncando immediatamente ogni suo pensiero e sgombrandogli istantaneamente il cervello.
"Sin da quando l'hai vista la prima volta... Lei ti ha ossessionato" proseguì Drusilla, non potendo nascondere un profondo dispiacere nella sua voce "Dicevi di odiarla, perchè avevi paura di ammettere di amarl-" "Stai dicendo idiozie!" la interruppe improvvisamente, gridandole contro con disprezzo, in bilico di fronte ad un precipizio spaventosamente profondo.-
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buffy Anne Summers, William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Promise

-Il Purgatorio




Erano ripartiti ed avevano percorso nuovi infiniti chilometri sino all'arrivo in uno dei tanti piccoli deserti tra il Messico e la California. Willow aveva riferito ai presenti quanto fosse effettivamente poco al corrente di ciò che sarebbe accaduto una volta pronunciata la formula per condurre Spike nell'Aldilà, ed aveva perciò proposto con diligenza ed apprensione di compiere il rito in una zona pressocchè disabitata, così da non essere visti da nessun -semplice- umano. Il vampiro aveva immediatamente acconsentito, ed una volta rimessa in moto l'auto, si era subito diretto verso la prima zona deserta nelle vicinanze.

Buffy aveva passato molto tempo ad osservarlo con la coda dell'occhio, ignara del fatto che lui fosse perfettamente capace di accorgersene. Era preoccupata; Spike si stava sacrificando per una missione a lui -teoricamente- indifferente, dove non avrebbe trovato alcun piacere alla fine del viaggio. La cacciatrice non riusciva ad immaginare nemmeno in parte il fatto che lui stesse facendo tanto solo ed unicamente per vedere il suo sorriso incresparle le labbra, era perciò comprensibile leggere il dubbio e la preoccupazione sul volto della giovane.
Spike era sempre rimasto con lo sguardo puntato sulla strada, attento ad ogni cartello stradale, ed era giunto a destinazione in poche ore. Non aveva più parlato con Buffy, da una parte per il troppo imbarazzo di fronte ciò che stava per compiere -se c'era una cosa di cui William Il Sanguinario era sempre stato certo, era che mai, per nulla al mondo, sarebbe tornato a prendere la sua anima-, e dall'altra perchè sapeva bene quanto poco gli sarebbe bastato per ritirare ogni propria promessa, finendo per risultare un vigliacco e bugiardo. Pensare di recuperare la propria anima -di vivere nuovamente possedendone una- non era semplice come poteva sembrare, non dopo tutto il sangue che il vampiro aveva visto. Spike era ben al corrente che, una volta recuperata quella determinata parte di lui, i rimorsi sarebbero venuti a galla, e con essi, parecchio dolore.

Una volta arrivati, scesero dall'auto velocemente, la rossa portandosi appresso il grosso volume. Si addentrarono dentro la landa desolata per qualche metro, fino a che la strega non si fermò, osservando attenta il vampiro "Spike, sei pronto?"
Il biondo, dopo un sospiro -apparentemente inutile- annuì. Non era in vena di dilungarsi in discorsi assurdi ed inopportuni, prima finiva quella bizzarra situazione, prima lui avrebbe smesso di domandarsi quanto effettivamente valesse la pena di restare lì. Era già pronto a fare spazio a William e magari a farlo accomodare con un lieto sorriso, pur non essendo certo di riuscirci. Non sapeva cosa gli sarebbe accaduto, o cosa avrebbe avvertito, eppure le immagini del proprio Gransire costantemente crucciato e ferito, iniziarono a farsi largo nella sua mente, spaventandolo quasi.
"Spike... Se tu non vuoi, sei ancora in tempo per-" "No, cacciatrice" la interruppe lui. Buffy si era fatta avanti avvicinandolo d'improvviso, gli aveva poggiato una mano sull'avambraccio, ed immediatamente lui aveva avvertito quel piacevole brivido causato dal contrasto tra le loro temperature tanto diverse. Rispondendole, sorrise. Una volta ritrovata la sua anima, per lo meno, si sarebbe sentito più vicino a lei, no? Più umano?
"Sono pronto. Non sono una mammoletta..." iniziò a dire, lanciando una breve occhiata a Xander "...Come qualcuno qui presente, perciò sta pur certa che porterò a termine questa assurda missione"
Lei gli sorrise, sorvolando sulla sua battuta di poco gusto riguardante l'amico moro, e si allontanò, lasciandogli lo spazio di cui Willow credeva lui avesse bisogno.
"Perfetto, allora possiamo iniziare" fece solenne la strega, abbassando lo sguardo sulle pagine ruvide ed ingiallite dell'antico manoscritto "Oh, Mantus" lo evocò la rossa, alzando lo sguardo verso il firmamento limpido "Ascolta le nostre preghiere! Aprici le tue porte! Mostraci quell'universo che non conosce la pace, né la certezza! Donaci un varco per quel luogo che noi poveri e meticci mortali chiamiamo 'Purgatorio'! Oh, Mantus! Ascolta le nostre preghiere!"
La ragazza pronunciò quell'ultima frase con la voca ridotta ad un tuono feroce, e gli occhi brillanti di pura magia. Dai palmi delle sue giovani e pallide mani zampillavano pure scariche di elettricità, le quali divenivano sempre più grandi man mano che il rito continuava. Il vampiro restò immobile tutto il tempo, ed altrettanto fecero la cacciatrice e Xander, i quali non potevano fare altro se non sperare nella piena riuscita del rito. 
Dopo poco tempo, un tuono fatto di luce chiara ed accecante, colpì il terreno di fronte al biondo, ed in breve andò a formarsi un varco oltre il quale non vi era nulla se non il buio più completo. Spike guardò a lungo il passaggio che si era appena formato, ma non vi entrò, palesemente diffidente. Si voltò, lanciando uno sguardo alla strega, la quale era caduta a terra in ginocchio, priva di forze a causa dell'enorme uso di energia.
"E-Ehi, rossa... I-Io non so se sia esattamente il caso di buttarmi in questo coso nero" tentò di dire il vampiro, indicando la voragine che si era creata di fronte a lui "Insomma... Ha funzionato?" domandò poi, determinato nel non apparire spaventato.
La rossa, con le poche forze rimastole, si limitò ad annuire, per poi annaspare alla ricerca d'aria. Spike la osservò qualche altro momento, per poi passare il suo sguardo sulla cacciatrice, incontrandola con le sopracciglia curvate verso l'alto e la fronte corrugata. Era preoccupata per lui?
Sorrise, certo di non voler conoscere la risposta, per poi buttarsi dentro il varco.

Cadde rovinosamente sul suolo, incontrandolo fatto da ciottoli incastonati con precisione e maniacalità al terreno, tanto vicini da formare una strada. Si fece leva con i palmi delle mani per rialzarli, incontrando la superficie sulla quale era caduto bagnata e fredda. Imprecò più volte tra sé e sé, per poi alzarsi ed iniziare a guardarsi attorno.
Notò il buio che lo circondava, spezzato solo da fioche luci prodotte dai pochi lampioni sul ciglio della strada. Iniziò a camminare, incerto su cosa fare, ma ben propenso ad andarsene al più presto da quel luogo. Una volta percorso qualche metro, iniziò ad incontrare persone, se così poteva effettivamente definirle. Vi erano esseri privi di volti, alcuni con le labbra cucite, ed altri ancora privi di gambe. Era palese come la sofferenza governasse tutt'attorno, e presto il vampiro dedusse che quelle non dovevano essere altro che anime stanche e tormentate, costrette a vagare senza una meta fino a che il giudizio non venisse loro dettato.
Quindi la sua anima era lì? Willow ne era certa, e questa era una cosa di vitale importanza.

Iniziò a farsi largo tra le varie case, essendo sempre più certo di avvertire una vaga familiarità in quel luogo: le case dai tetti spioventi raggruppate a schiera sul ciglio di quella strada fatta di pietre non gli erano affatto sconosciute. Controllò attentamente chi percorresse quell'infinita via, e presto comprese come si trattasse solo ed esclusivamente di anime, non vi erano carrozze o cocchieri. Poteva sentire nell'aria l'eco dei lamenti dei morti, i pianti, ed i ghigni. Tentò più volte di non prestare ascolto a quei repellenti richiami, ma fu inutile. I suoni lo annegavano e la vista di quelle figure lo inquietavano. Eppure non aveva paura, no.
Dopo lunghi ed estenuanti minuti, il ragazzo notò un'insegna sporgere dalla parete di un edificio. Era in legno e su essa era inciso un nome che lui conosceva molto bene: 'June's'.
"June..." mormorò il vampiro, incantato dall'insegna che spiccava di fronte ai suoi occhi. Quello era il nome di un locale che -secoli prima- durante la sua effettiva vita, William amava frequentare. Era un pub, uno dei tanti locali britannici che servivano birra calda, vantandosene particolarmente, e lui adorava passarci le proprie serate -prima della malattia della madre-. In quel luogo si potevano esibire in brevi letture poeti emergenti, ed anche lui aveva tentato una volta, seppur concludendo in disfatta. William Pratt non era mai stato in grado di assicurarsi una carriera per mezzo della sua prima passione. Era sempre stato screditato ed umiliato, e ben presto aveva smesso di frequentare completamente il locale.

Spike fece il suo ingresso muovendosi lentamente. Aveva trovato la porta aperta, e senza neppure riflettere sull'eventualità che fosse o meno il caso di bussare, era entrato. Già immaginava di vedere i vari piccoli e rotondi tavoli dentro la sala, mentre sul fondo di essa, un palco spiccava orgoglioso. Ricordava l'odore di birra ed il chiassoso crepitare dei clienti in attesa.
Entrò immaginando tutto questo, ed invece non si udiva un suono dentro il locale. Corrucciò lo sguardo, ripetendosi più volte di non essere realmente nella Londra vittoriana, ma nel Purgatorio, un luogo in grado di ingannarti e confonderti, per poi sospirare e tornare a camminare lentamente, attento ad ogni possibile 'sorpresa'. Si guardò intorno: nonostante le luci spente, poteva riconoscere i profili delle sedie e dei tavoli abbandonati. Si fermò al centro della sala, contemplandola qualche istante, per poi sospirare, deciso a tornare fuori alla ricerca della propria anima, ma un suono lo fece distrarre d'improvviso.
Era stato come un gemito disperato e sofferente. Spike iniziò a camminare verso il palco, certo che quel rumore fosse giunto da oltre il tendone rosso che imponente si ergeva di fronte a lui. Salì sulle scalinate, ed una volta di fronte al velluto color cremesi, lo scostò con attenzione, non avvertendo neppure -grazie alla propria forza da vampiro- il peso che esso effettivamente aveva, ed una volta nel backstage, vide di fronte a sé un ragazzo dai capelli marroni e lunghi fisso di fronte lo specchio del piccolo camerino -una toeletta improvvisata con qualche lampada ad olio attorno allo specchio-. Il vampiro si fece avanti lentamente. Non poteva negare di sentire una certa inquietudine, soprattutto ora, tanto vicino ad un'anima dannata, ma soprattutto improvvisamente certo che fosse la sua.
"E-Ehi..." tentò di chiamarla Spike, ma la figura continuava a singhiozzare. Lo vide tenere in mano qualcosa. Assottigliò lo sguardo, deciso a capire cosa esso fosse, e riconobbe subito un rasoio per la barba tipico dei tempi -una lama di argento purissimo con il manico in madreperla-. Guardò con attenzione l'anima di fronte allo specchio, fino a che essa non alzò la mano trattenente il rasoio, per poi utilizzare quest'ultimo oggetto per procurarsi un taglio sul viso. Il vampiro si irrigidì immediatamente, mentre un puzzo -sì, non il solito dolce odore, ma qualcosa di disgustoso- di sangue gli giunse alle narici.
"S-Sì..." disse l'anima, parlando da sola "Mi dispiace, lo giuro" continuò, come stesse avendo una conversazione con qualche invisibile entità "Non volevo... Non volevo uccidere nessuno... Non sono stato io!" singhiozzò disperato.
Spike rimase dietro la figura, fino a che essa non tornò ad alzare la mano pronta ad infliggersi una nuova ferita, alchè il vampiro intervenne. Con uno scatto afferrò la mano dell'anima, obbligandola a mollare la presa sul rasoio, ed incontrando  gli occhi della persona di fronte a lui non potè fare a meno di boccheggiare sconvolto.
William Pratt, il patetico poeta fallito innamorato della giovane nobildonna Cecily, era di fronte a lui, con il volto rigato di sangue e lacrime, che lo osservava confuso. Quindi si era ridotto così?
"I-Io..." ma non potè dire altro che una luce chiara e potente, lo avvolse completamente.
  
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