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Autore: Marra Superwholocked    24/03/2014    1 recensioni
Jenna Sharp ha un compito importante: riferire al Dottore un messaggio lasciatole da sua nonna poco prima della sua morte.
Y.A.N.A. ...
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Donna Noble, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The White Panther'
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Quadri


Quel giorno, per Jenna, era stato così pieno d'impegni che fino a tarda sera non aveva trovato un briciolo di pace. In quel momento, stava camminando su un marciapiede sporco e umidiccio; le luci dei lampioni erano molto basse e regalavano all'intero quartiere una strana luce bluastra; le stelle si intravedevano a malapena al di là del confine dell'inquinamento atmosferico.
Jenna era arrivata alla sua auto, parcheggiata davanti all'entrata di un palazzo con mattoni a vista e alto tre piani. Regnava il silenzio: non un frinito; non uno stridio. Aprì la portiera e scivolò all'interno dell'auto; accese motore e luci e queste illuminarono qualcosa che attirò la sua attenzione: un parallelepipedo scuro ai margini della strada.
Ad una parte di Jenna, a quel punto, vennero in mente alcuni sogni che sua nonna le raccontava sino a tre anni prima.. e le sue gambe si mossero in modo automatico: spense subito il motore senza toccare le luci e scese lentamente dall'auto. Si guardò furtivamente attorno, ma erano tutti nei loro caldi letti.
Ma cosa...? ..Allora è vero:, pensò Jenna, mia nonna non era diventata matta...
Si stava avvicinando di soppiatto a quel parallelepipedo quando quest'ultimo emise una luce e, dall'alto, si intravide una piccola lanterna. Poco sotto la fonte di luce, c'era una scritta che recitava: Police Public Call Box.
La lanterna... La scritta... Coincidevano entrambe con i sogni di sua nonna e Jenna sperò di incontrare, da un momento all'altro, l'uomo misterioso.
Allungò una mano e tentò di sfiorare la cabina ma, dal nulla, sbucò un ragazzo.
“Ehi!” la minacciò da lontano il capellone.
Jenna fece un balzo all'indietro e per poco non inciampò nei suoi piedi; i suoi riccioli rossi ballarono come molle mentre lui si avvicinava quasi di corsa. “Ehi...” ripeté, questa volta più amichevolmente.
Jenna passò da un radioso entusiasmo ad una totale delusione nel vederlo avvicinarsi sempre di più. Studiò bene il suo volto alla debole luce che emanavano i fari della sua auto. “Non sei come..” si interruppe lei, pensando di aver commesso un errore; poi tentò di rimediare: “Credo di aver sbagliato persona, mi scusi.” Fece per andarsene quando il ragazzo le afferrò un braccio facendola frenare all'improvviso, obbligandola anche a guardarlo in faccia.
“Chi sei?” chiese lui, accigliato.
Jenna lo guardò negli occhi: erano luminosi e piccoli, le sopracciglia sembravano quasi non esserci, ma ciò che, più di tutto, la fece sorridere era il mento.. Non aveva mai visto un mento così pronunciato e dovette frenare con molta fatica la voglia di afferrarglielo.
“Chi sei?” ripeté il ragazzo.
Possibile che fosse avvenuto veramente? Eppure non era la persona descritta da sua nonna... “Ho decisamente sbagliato persona.. Insomma.. Non eri vestito così e..” cercò di spiegarsi Jenna, ma era impossibile in quella situazione. Prima doveva esserne certa.
Riuscì a divincolarsi dalla sua stretta, aprì la borsetta per prendere carta e penna e scrisse indirizzo e data per un appuntamento:


Troika1rst Floor
40 Whitfield Road                20 luglio 2068                 8.45 a.m.
London, EC1M 2RH
UK


Al Dottore quei riccioli ricordarono qualcuno, ma non si azzardò a fare domande. Tranne una, mentre quella strana ragazza gli porgeva il foglietto: “Qual'è il tuo nome?”
Jenna lo guardò negli occhi grandi come noccioline. “Jennifer Sharp. Ma preferisco Jenna. E non fare Tardis all'appuntamento.”
Il Dottore stava ancora studiando l'indirizzo quando, a quella battuta, gli si gelò il sangue nelle vene; alzò lo sguardo ma non la vide più: era già tornata in auto. Tornò, allora, a studiare il foglietto e si rese conto della data: era l'indomani! “Perché devo aspettare domani” si chiese tra sé il Dottore mentre Jenna girava l'angolo per tornare a casa “se ho un.. Tardis?” Spalancò le porte e si precipitò dentro cominciando a tirare leve e pigiare pulsanti in una sequenza che solo un Signore del Tempo può comprendere..
Un ultimo sussulto e arrivò.
Ma chi era quella ragazza? Chi era Jennifer Sharp? Jenna.. L'aveva già sentito quel nome...
Era assolutamente certo che, chiunque fosse, lo avrebbe sorpreso.


Era un mattino caldo e soleggiato di un'estate londinese: le rondini volteggiavano allegre rincorrendosi tra i palazzi; le pensionate si salutavano a vicenda attraversando le vie per arrivare al mercato; i bambini sfrecciavano, tra la gente, sui loro skate o roller con i loro cagnolini.
Ma il Dottore era diretto verso un palazzo bianco come la neve, verso il quale andavano tante altre persone, tutte molto eleganti. Si fermò di fronte al portone di legno lucido di una casa per sistemarsi il ciuffo e il suo bel cravattino bordeaux in pandan con le bretelle per poi mischiarsi tra gli altri invitati.
Oltrepassato l'atrio, l'interno era molto spazioso, con i soffitti alti e le pareti candide e lisce, tappezzate di quadri che rappresentavano campi di fiori e di grano, case isolate in mezzo alla campagna o semplici laghi.
Il Dottore fu tanto affascinato e rapito da quelle tele così luminose e ricche di colori che rimase circa dieci minuti davanti ad un'opera raffigurante un semplicissimo telefono blu su un tavolino rotondo con accanto una candela ardente.
Improvvisamente, Jenna fu al suo fianco, ma lui non si spaventò: rimase col viso rivolto verso la tela, schiuse appena la bocca e spostò lentamente lo sguardo verso di lei, che sorrideva.
“Jenna.. Mi ricorda vagamente qualcosa..”
“Buongiorno anche a te!”
“Perdonami..”
“Tranquillo. Sembri stanco, ti va una tazza di tè?”
“Tè inglese! Sempre ben accetto!”
Così, Jenna gli fece segno di seguirlo lungo un interminabile corridoio, fino a sbucare in una cucina improvvisata: uno sgabuzzino con un fornelletto elettrico, miracolosamente funzionante. Scaldò il tè precedentemente preparato, gli porse un bicchiere e, versandoci dentro la bevanda tiepida, l'aroma di essa si diffuse nell'aria. Il Dottore circondò il suo bicchiere con entrambe le mani ed inspirò profondamente per poi bere il tutto in un sorso solo, senza bruciarsi la lingua.
Jenna lo fissava con un sorriso che nascondeva un silenzioso segreto.
“Chi sei? Insomma.. Riconosci il Tardis, riconosci me e mi inviti a questa mostra.. Che, peraltro, è magnifica.” Cominciò a guardarla accigliato: quei capelli.. “R-River?” chiese, con le lacrime agli occhi.
“Chi?”
Il Dottore represse il dolore provocato dalla domanda di Jenna. Si voltò per nascondere gli occhi lucidi e disse: “Vedo che non vuoi dirmi chi sei, quindi, ti chiedo: di chi sono quei quadri là fuori?”
A Jenna spuntò un sorriso per l'alone di mistero che era riuscita a creare, ma che non avrebbe mantenuto a lungo. “I quadri sono tutti di mia nonna. È morta circa tre anni fa e ad ogni anniversario organizzo una mostra commemorativa.”
“Mi spiace..”
“Oh.. Credo abbia avuto una vita più che felice.”
“Perché?” le chiese mentre riprese a guardarla negli occhi con sguardo ardente.
“Ha viaggiato molto” disse Jenna, con un leggero sorriso provocatorio.
A quelle parole, il Dottore sembrò quasi illuminarsi e capire tutto: spalancò gli occhi e la bocca e rimase a fissarla con le mani a mezz'aria, ma non osò pronunciare quel nome; Jenna sembrò comprendere: gli si avvicinò lentamente, lo prese per le spalle e lo guidò fuori dalla stanza, sempre più lontano dagli altri invitati.
L'ambiente divenne più silenzioso e, per certi versi, intimo. Infatti, trovarono una coppietta tutta indaffarata a sbrigare le loro faccende amorose e Jenna dovette tossire ben due volte per farsi notare e mandarli via (“Hop, hop, hop!” urlò alla loro uscita).
Lui era ancora tormentato dal nome di... Aveva viaggiato con lui! E ora aveva conosciuto sua nipote!
Jenna lo condusse davanti ad una porta di legno chiusa a chiave; l'aprì mentre osservava il Dottore che aveva lo sguardo perso nel vuoto nel tentativo di recuperare il senno. La porta cigolò verso l'interno di quella nuova stanza buia. Jenna vi entrò ed accese la luce con uno scatto improvviso dell'interruttore.
Il Dottore sembrò sul punto di svenire..
Le pareti di quella stanza erano un po' giallastre, scrostate e tempestate di tele: alcune avevano come soggetto l'universo, altre un'ampia sala molto luminosa con una grande torre al centro di essa, altre ancora pianeti di altre galassie o enormi saliere a pois.
Ma Jenna voleva mostrargli un quadro in particolare. Un quadro che teneva lontano, in un angolo, coperto da un telone grigio; l'unico quadro che le avrebbe permesso di sapere se la persona che aveva davanti era davvero l'uomo di cui le parlava sua nonna.
Lasciò, quindi, il Dottore ai suoi pensieri – ipotesi sempre più concrete – e andò a scoprire il quadro: una nuvola di polvere si liberò nell'aria, irritando la gola di Jenna e arrivando fino al Dottore; le venne da sorridere nel notare che non gli diede alcun fastidio.
È lui, pensò Jenna, è lui... Non so come abbia fatto a cambiare aspetto, ma è lui...
In quel momento, il Dottore si girò per chiedere conferma delle sue congetture ma, alla vista di quel quadro, le sue domande risultarono vane. La tela ritraeva due persone: un uomo e una donna. Lui, alto e magro, con i capelli per aria e arruffati; lei, rossa, con una specie di frangetta e un sorriso sincero e contagioso. Erano abbracciati e sorridevano guardando il cielo.
Il Dottore non faceva che contemplare la sua decima incarnazione con una delle sue tante compagne di viaggio. Una volta ripresosi, tornò con lo sguardo su Jenna: era così tanto scioccato che riuscì solo a dire: “Sei...la nipote di Donna!”.

   
 
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