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Autore: Ili91    24/03/2014    4 recensioni
[Crossover Teen Wolf/Supernatural, Sterek, POST 3x12]
Un vecchio amico di John Winchester fa sapere a Dean e Sam che a Beacon Hills ci sono problemi e richiede il loro intervento. Intanto, sei mesi dopo gli ultimi eventi successi a Beacon Hills, Lydia trova due cadaveri in pochi giorni e Stiles e il resto del branco sono certi si tratti dell’opera di un licantropo. Derek, intanto, si è trasferito, ma una telefonata lo spinge a tornare a casa.
Leggesi anche come: Beacon Hills ha un alto tasso di mortalità, Derek e Stiles hanno sentito la mancanza l’uno dell’altro, e Dean ha un serio terrore di un’anziana signora e del suo pappagallo.
Tratto dal primo capitolo:
Senza smettere di battere sulla tastiera del portatile o cliccare con il mouse, Sam disse: «Un vecchio amico di papà - Timothy, lo ricordi? - mi ha fatto sapere che a Beacon Hills succedono cose strane e richiede anche il nostro intervento.»
[…]
«Hai trovato riscontri o il vecchio Timothy esagera?»
Sam si voltò verso di lui, guardandolo ad occhi sbarrati. «Esagerare? Penso che Beacon Hills dovrebbe essere citata come una delle città con il più alto tasso di mortalità dell'ultimo secolo.»
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There is need of the Winchesters - 2° capitolo Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Commedia
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima, seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 2/16 (2418 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12

- Per quanto mi riguarda, potete trovarmi qui:
https://www.facebook.com/pages/Ili91/322833071126812
 


There is need of the Winchesters

2

Dean osservava il suo riflesso nello specchio, mentre finiva di sistemarsi la cravatta scura del completo.
Aveva tolto i suoi panni da cacciatore composti da camicie e jeans per seguire il solito schema di spacciarsi per agente del F.B.I. insieme a Sam.
Era l'unico modo per poter indagare da vicino senza trovarsi tra i piedi poliziotti che non avevano la minima idea di che cosa avevano in mano.
Dean agganciò anche il bottone della giacca, poi sorrise alla figura attraente nello specchio. Possedeva quel completo da una vita, ma gli stava ancora una favola e... Imprecò sotto voce quando vide un pezzo del polsino sinistro della camicia scucito.
Fantastico. Gli toccava pure armarsi di ago e filo per sistemare quel disastro.
«Dean, sei ancora lì?» gli chiese Sam, appena uscito dal bagno della stanza che avevano affittato.
Almeno quel motel era tenuto leggermente meglio del precedente. La stanza era pulita e luminosa; le coperte e le lenzuola, benché lise, erano in buono stato. Anche il bagno erano decisamente accettabile.
«Vuoi muoverti?» insistette Sam e Dean proprio non capiva perché avesse tanta fretta. Erano appena arrivati e lui aveva dovuto guidare a lungo, aveva bisogno delle sue quattro ore di sonno.
«Arrivo. Mi si è scucito un polsino della camicia.» Dean raggiunse Sam vicino alla porta. «Beh, pazienza. Non lo noterà nessuno.»
I due fratelli uscirono dalla loro stanza e richiusero la porta. Attraversarono il corridoio, scesero le scale fino a raggiungere la reception e Dean consegnò le chiavi alla donna dietro il bancone.
Una donna inquietante, avrebbe detto, se qualcuno glielo avesse chiesto, più di un demone. Ogni volta che la sorprendeva ad osservarli, gli ricordava la strega di Hansel e Gretel. Come se volesse mangiarli da un momento all'altro.
Metteva i brividi e lo stesso valeva per il pappagallo che teneva sulla spalla, il quale li fissava torvi. Se durante le notti che avrebbero passato a Beacon Hills, l'avesse disturbato mentre dormiva, magari tentando di azzannarlo con quel dannato beccaccio che si ritrovava, gli avrebbe tirato il collo.
«Dean, mi stai ascoltando?» Sam lo scosse, attirando la sua attenzione.
Erano usciti nel parcheggio del motel e si stavano dirigendo verso la sua adorata Impala. Non avrebbe mai sostituito quell'auto, mai nella vita.
«No» disse Dean sinceramente. «Hai saputo altro di quello che succede qui?»
Sam sbuffò. «È esattamente quello di cui stavo parlando.»
Dean e Sam salirono sull'impala e il primo la mise in moto. «E?»
«È stato trovato un corpo qualche giorno fa, dev'essere quello di cui parlava Timothy. Un uomo giovane, sui trent'anni, che faceva il postino. È stato trovato nel bosco con ferite su tutto il corpo. Si presume causate da un animale.»
«Questo confermerebbe la teoria del lupo mannaro.»
«Così pare. Però, secondo Timothy, non si tratta del primo caso di morte sospetta e non tutti sembrano opera di genere animale.»
Dean fischiò impressionato, erano proprio capitati in una cittadina tranquilla.
«Hai provato a telefonargli? A Timothy, intendo.»
«Sì, ma non ha risposto. Riproverò più tardi.»
«Dov'è la stazione di polizia?» chiese Dean, cambiando argomento, mentre guidava verso il centro della città. Lui e Sam avevano trovato un motel appena fuori dal confine.
Sam armeggiò con la cartina. «È a pochi minuti da qui. Gira a destra al prossimo incrocio.»

***

La stazione di polizia di Beacon Hills era simile alle molte altre che Dean aveva avuto modo di vedere negli anni da cacciatore: piccola, piena di gente indaffarata, con misteri che non avrebbero potuto risolvere.
«Siamo del F.B.I., vorremmo parlare con lo sceriffo» spiegò Sam al primo poliziotto che incrociarono.
Sia lui, sia Sam tirarono fuori i rispettivi distintivi. Falsi, naturalmente.
Il poliziotto squadrò i due tesserini, poi avvertì lo sceriffo prima di lasciarli passare.
Dopo pochi minuti di conversazione, Dean decise che lo sceriffo Stilinski era un uomo che meritava la sua stima. Era diverso dagli altri uomini di legge che aveva incontrato - ed erano parecchi -, si vedeva che sapeva il fatto suo e sapeva fare il proprio mestiere.
«Abbiamo saputo di quel corpo trovato giorni fa e vorremmo dargli un'occhiata.»
Lo sceriffo li guardò perplesso. «Non lo sapete?»
«Non sappiamo cosa, scusi?» chiese Sam.
«Abbiamo trovato un altro cadavere, ieri sera.»
Dean si girò verso Sam, che ricambiò lo sguardo. Se era come pensavano, la situazione era peggiore di quanto avessero immaginato. «No, non siamo ancora stati avvertiti.»
«Nelle stesse condizioni del precedente?» chiese Dean.
Lo sceriffo Stilinski scosse il capo. «Anche peggio.» Scostò indietro la sedia della scrivania e si alzò in piedi. «Se venite con me, vi verranno mostrati entrambi i corpi.»
Fuori dall'ufficio li attendeva un ragazzino sui sedici anni. Aveva i capelli scuri, era alto e magro, e somigliava abbastanza allo sceriffo.
«Stiles, cosa fai qui?» chiese esasperato lo sceriffo, rivolto al ragazzo.
«Scusa, papà sono passato a... a...» Stiles si fermò, come se stesse cercando una scusa plausibile.
Erano padre e figlio, ecco spiegata la somiglianza. Ma... Stiles Stilinski? Dean inarcò le sopracciglia, sembrava quasi un nome falso.
«Torna a casa, Stiles. Sto lavorando.»
«Volevo solo sapere se c'erano novità riguardo il caso.»
A Dean venne da ridere. Era solo un ragazzino curioso riguardo il lavoro del padre.
«Noi l'aspettiamo fuori, sceriffo» fece Sam, quello educato della famiglia.
Lui e Sam si avviarono verso l'uscita, ma poterono sentire lo sceriffo e Stiles continuare a discutere, alle loro spalle.
«Chi sono?» sentirono chiedere da Stiles.
«L'F.B.I.»
«Devono aver tagliato gli stipendi, allora, quello più basso ha un polsino scucito.»
Sam trattenne a stento una risata.
Dannati ragazzini.

***

Stiles osservò suo padre lasciare la stazione di polizia per raggiungere i due tipi dell'F.B.I. A parte quel particolare abbastanza strano del polsino scucito, doveva dire di essere rimasto decisamente sorpreso di vedere quei due uomini, visto che solitamente veniva mandato il padre di Scott con altri; ma quelli non li aveva mai visti prima. Chissà da che dipartimento venivano.
Stiles si avvicinò al banco d'ingresso e salutò William Campbell. Avere un padre come sceriffo gli permetteva di conoscere tutti gli agenti che lavoravano a Beacon Hills. Will, in particolare, aveva l'abitudine di condividere i biscotti che gli preparava la moglie, quando Stiles era un bambino. Rivolse a Will un sorriso innocente. «Will, scusa, sai chi erano quei tipi?»
Will lo guardò con esasperazione. «Ancora qui ad indagare su qualcosa, Stiles?»
Non poteva porre una semplice domanda, che tutti pensavano si stesse impicciando. Non era mica giusto! «Sono solo curioso, non li ho mai visti prima.»
«Per forza!» esclamò Will con una risata. «Vengono da un dipartimento lontano, Seattle, Stiles. Pensa, quello alto ha il tuo stesso nome, è l'agente speciale Sam Stiles, mentre l'altro si chiama Dean Murdoch*.»
«Da Seattle? E cosa ci fanno qui?» Stiles non riusciva proprio a capire perché avessero mandato degli agenti da un dipartimento così distante, quando avrebbero potuto usufruire di alcuni più vicine. Quanto “speciali” erano quelli agenti?
«Sono venuti per gli omicidi, naturalmente.» Will si fece pensieroso. «Non mi aspettavo sarebbero arrivati così presto, però.»
Fin troppa solerzia, in effetti. Il primo omicidio sospetto negli ultimi mesi era avvenuto solo pochi giorni prima e dal secondo non erano trascorse nemmeno ventiquattro ore. In quel breve tempo avevano deciso di mandare due agenti speciali da Seattle, era tutto fin troppo strano.
Tutti gli amici di Stiles, praticamente, erano licantropi, notare cose strane era il suo forte e lui voleva vederci più chiaro. «Ora dove sono andati? Sulla scena del crimine?»
Will inarcò le sopracciglia. «Stiles...»
«Ho dimenticato di consegnare una cosa a mio padre. Le... le chiavi di casa. Le ha dimenticate e stasera sono fuori, quindi non riuscirebbe ad entrare.»
Will sollevò gli occhi al cielo. «Lo sceriffo ha detto che sarebbero andati all'obitorio.» Lo guardò fisso negli occhi. «Stiles, non farmi pentire di avertelo detto.»
Stiles sorrise. Doveva sbrigarsi, se voleva scoprire qualcosa di utile. «Grazie, Will. Ci vediamo» lo salutò, poi s'incamminò verso l'uscita.
Prese il telefonino e chiamò Scott. «Amico, ho assolutamente bisogno del tuo aiuto e del tuo udito super fine.»
Due agenti da Seattle e un polsino scucito. Per favore, non era certo idiota.

***

«Allora? Riesci a sentire cosa dicono?» chiese Stiles, impaziente. 
Dopo essersi incontrati davanti alle porte d'entrata del Beacon Hills Memorial Hospital, Stiles e Scott si erano introdotti nell'ospedale, nella parte dedicata all'obitorio. Erano fuori dalla stanza dove suo padre stava mostrando i cadaveri ritrovati ai due agenti dell'F.B.I.: Stiles sbirciava dalle finestre e Scott aveva l'orecchio premuto contro il muro. «Taci un momento, o non riuscirò a capire una parola!» esclamò Scott, irritato, e per un attimo gli occhi gli brillarono di rosso.
«Sei un Alpha, Scott, non dovresti essere ancora più potente di prima?» Scott lo guardò di nuovo male, prima di chiudere gli occhi e concentrarsi di nuovo. «D'accordo, taccio.» Stiles, inginocchiato sul pavimento freddo dell'ospedale, si spinse ancora una volta verso l'alto, per poter osservare i quattro uomini all'interno dell'altra stanza. 
Il cadavere era disteso sul uno dei tavoli in ferro e intorno a lui c'erano il medico legale, i due agenti speciali e suo padre. Parlavano fra di loro, indicando di tanto in tanto il corpo disteso sul tavolo e Stiles immaginò che stessero facendo delle considerazione sulle ferite. «Che cosa dicono?» chiese di nuovo.
«Stanno parlando delle ferite, dicono che è stato un animale.»
Stiles sbuffò. «Come se non sapessimo la verità.»
«Ora parlano della vittima. Dicono che si chiamava Timothy Monroe e non era originario di qui, ma si era trasferito da poco per vivere più vicino alla figlia.»
Il nome della vittima gli interessava, poteva essere importante per scoprire il colpevole. Si segnò il nome sul telefono. «Nient'altro d'importante?»
Scott, ancora con gli occhi chiusi, scosse la testa. «No. I due agenti hanno posto delle domande sulle ferite e sul primo cadavere, ma nient'altro.» Improvvisamente, spalancò gli occhi. «Hanno finito, stanno per tornare qui.»
«Accidenti!»
Restando accucciati per non farsi scoprire, Stiles e Scott percorsero il corridoio, diretti verso l'uscita.
«E ora?» chiese Scott, quando furono di nuovo all'aperto e al sicuro.
Per Stiles non era ancora abbastanza, soprattutto perché non aveva ancora scoperto se i due agenti erano davvero quello che volevano far credere. «Ora, seguiamo i due agenti fino al posto in cui abitano.»
«Vuoi seguire due agenti dell'F.B.I.?» Scott lo guardò come se fosse impazzito. «Ma perché?»
Alle spalle di Scott, Stiles vide i due agenti uscire dall'ospedale e dirigersi verso la loro automobile. Rimase sorpreso nello scoprire che si trattava di una Chevy Impala, decisamente non una macchina tipica di due agenti speciali. La coppia diventava più sospetta ogni minuto che passava. «Te lo spiego in macchina, ora andiamo.»
«Spero davvero che tu abbia una buona spiegazione per tutto questo.»
«Ce l'ho.» Oddio, sperava che fosse davvero così.

***

Dean mise in moto l'Impala e partì in direzione del motel. Ora che lui e Sam erano di nuovo soli, potevano discutere del caso liberamente, lontano da orecchie indiscrete.
«Timothy... che brutta fine. Non mi aspettavo si facesse prendere» disse Sam.
«Una fine da cacciatore» commentò Dean, cinico, che aveva ancora ben impressa nella mente l'immagine del corpo di Timothy senza vita, con squarci su tutto il corpo. Il mostro che l'avevo preso non ci era di certo andato leggero.
«C'è qualcosa di grosso in questa città, Dean. Ne sono sempre più sicuro.»
Dean era d'accordo. Era già il secondo cadavere in pochi giorni e non avevano ancora alcun indizio con cui partire. Era stato troppo ottimista, inizialmente, sarebbe stato un caso difficile.
«Domani faremo qualche indagine. Se c'è un branco di licantropi in città, lo scoveremo» disse Dean. Ora era stanco e non riusciva più a pensare. Voleva solo buttarsi sul materasso e riposare per qualche ora. L'occhio gli cadde sul polsino della camicia e si ricordò che prima di qualsiasi altra cosa doveva sistemare quello.
Accidenti a quel ragazzino con l'occhio da lince, come diamine aveva fatto a notarlo?
«Vorrei passare dalla biblioteca e fare qualche ricerca, prima. Potresti accostare?» chiese Sam.
Dean si voltò verso di lui, perdendo di vista la strada per un secondo. «Cosa? Vuoi che mi fermi?»
«Sì. È ancora presto e vorrei passare dalla biblioteca e recuperare qualche vecchio giornale. Tu va, io ti raggiungo dopo.»
Dean accostò, permettendo a Sam di scendere. «Come ti pare, ma guarda che non torno indietro a prenderti, okay?»
Sam si piegò verso il finestrino. «Non preoccuparti, ci vediamo dopo.»
Dean rimise in moto l'Impala. Se il suo fratellino voleva ammazzarsi di lavoro per qualche altra ora, lui non si sarebbe opposto, ma davvero non aveva le energie per seguire l'esempio.
Per raggiungere il motel furono sufficienti una decina di minuti. Dean lasciò la macchina nel parcheggio, dove c'era spazio sufficiente per una decina di automobili.
Quando entrò all'interno dell'edificio, vide che la vecchina era nello stesso punto in cui era prima; era seduta dietro il bancone, immobile, con il pappagallo sulla spalla e anche l'espressione era la stessa. Lo sguardo era fisso, freddo e calcolatore, mentre le labbra, piegate verso il basso, ispiravano cupezza.
Dean sentì un brivido lungo la spina dorsale. No, non sarebbe uscito vivo da lì, questo era certo.
Deglutendo rumorosamente, si fece coraggio e si avviò verso il bancone della reception. «La stanza 104, per favore» disse Dean.
La vecchina si alzò in piedi e Dean quasi sussultò – okay, sussultò e basta -, mentre il pappagallo grande e colorato scese dalla spalla di lei e si appollaiò sul bancone, molto vicino alle mani di Dean.
Il pappagallo guardava le sue dita come se fossero semi succulenti, perciò Dean ritenne più prudente ritrarre le braccia e nascondere le mani nelle tasche dei pantaloni. Tra l'altro, si rese conto di avere un buco nelle tasche, se ci avesse infilato le chiavi dell'Impala, cosa sarebbe potuto succedere?
Dopo aver preso le chiavi della stanza sua e di Sam, la vecchina le appoggiò sul bancone, con un tonfo sinistro, poi si avviò verso il retro, scomparendo alla vista.
Tentando di non attirare l'attenzione del pappagallo, Dean si riavvicinò al bancone per recuperare le chiavi.
Come aveva sospettato fin dal primo momento che aveva incrociato i suoi occhi, il pappagallo tentò davvero di beccarlo e a Dean occorse più di un tentativo per raccogliere le chiavi della 104 e uscire illeso dallo scontro.
Ho vinto io, dannato uccellaccio, pensò. 
Non aveva idea di come gli fosse venuto in mente di fermarsi proprio in quel motel, a lui e a Sam. D'accordo, era fuori dal centro città, ma non troppo distante, e non era una stamberga, ma quanto contavano questo cose di fronte alla possibilità di rischiare la vita?
«Se volete favorire, qui si cena alle otto» disse la vecchina, con una voce bassa, roca, come se non parlasse spesso.
Dean sollevò lo sguardo e sbiancò vedendo i due coltellacci che la donna teneva in mano, grandi a sufficienza per affettare una persona.
Non si vergognava ad ammettere che fuggì letteralmente nella sua stanza, correndo come se avesse il diavolo alla calcagna. E lui ne sapeva qualcosa in proposito.

[to be continued...]


Nota: *I nomi usati da Sam e Dean provengono direttamente dalla 4x14 (Sex and Violence, la puntata della sirena), mentre ho cambiato il dipartimento, da Washington D.C. a Seattle, perché 36 ore di distanza erano troppe, perciò sono diventate 14. Beacon Hills sarà pure una città fittizia, ma si troverebbe in California, che era troppo lontana da Washington.
Si ringrazia tanto Google Maps. XD


Spazio Autrice: Bentrovati! In anticipo di un giorno (perché probabilmente domani non avrei potuto postarlo), eccovi il secondo capitolo della mia long, che, spero, vi sia piaciuto. Le cose procedono lentamente, ma ben presto il ritmo aumenterà. Devono succedere parecchie cose!
Mi dispiace di non essere riuscita ad inserire Derek, ma ve lo ritroverete nel prossimo capitolo, il secondo si stava allungando troppo.
Nel prossimo capitolo: Stiles e Scott conoscono a modo loro Dean e Sam, e Derek viene manovrato dalle donne della sua vita (vale a dire la Signora Wood e Cora, non fraintendiamo. In questa storia abbiamo cadaveri, non triangoli).

Alla prossima settimana!
Ilaria
   
 
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