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Autore: Dazel    24/03/2014    8 recensioni
Forse è un diario segreto.
Jonghyun pensò a quante utili potessero esserci scritte là dentro. Forse era l'unico modo che aveva per capire davvero Kibum, per sapere con certezza se i sospetti di Minho erano fondati e, se era davvero così, cosa Kibum pensasse a provasse a riguardo. Quelle pagine potevano essere la chiave per aprire il cuore di Kibum, così complesso e affaticato da mille emozioni da non riuscire ad essere compreso pienamente nemmeno da lui stesso. Forse Jonghyun, attraverso quello, avrebbe capito cosa fare per sanare il loro rapporto una volta per tutte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kim Jonghyun e 101 modi di fare la cosa sbagliata.'
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Spin off #2

Kim Jonghyun e i 101 modi di fare la cosa sbagliata


Jonghyun non aveva mai pensato con serietà cosa fosse giusto e cosa, invece, fosse profondamente sbagliato fare. Viveva la vita in modo istintivo e diretto, senza farsi troppe domande e senza temere le conseguenze delle sue azioni. Siccome dettate dalla sua spontaneità, credeva che tutto fosse lecito. Comportarsi in quel modo era da ingenui, lo sapeva, così come sapeva di non poter diventare il tipo di persona pronta ad elucubrare su ogni dettaglio e aspetto di una giornata. Era un comportamento più consono a Minho o a Kibum, ma non a lui.

Nonostante ciò, era consapevole che fosse proprio questo aspetto del suo carattere la fonte dei suoi recenti guai. Se Kibum non gli rivolgeva più la parola, infatti, era per via di qualcosa che aveva fatto e, in tutta onestà, Jonghyun aveva fatto talmente tante cose che non avrebbe dovuto fare, da non poter individuare con certezza quale fosse stata la causa scatenante. Forse l'averlo baciato pur sapendo di non potergli dare nulla, né ora né mai, di più di quello che gli stava offrendo, o forse il suo comportarsi da idiota quando le cose diventavano troppo difficili o, più probabilmente, l'insieme di entrambe.

Lo sapeva che non andava bene. Baciarlo, toccarlo, accarezzarlo e abbracciarlo erano cose bellissime, ma non andavano bene. Come potevano andare bene, dal momento che erano due ragazzi e che lui era addirittura impegnato con qualcun altro? Erano errori evidenti come massi in mezzo ad una strada, ma impossibili da evitare e ripetere. La pelle di Kibum, l'odore dei suoi capelli, il taglio e la profondità del suo sguardo, erano tutti dettagli che rapivano e stregavano Jonghyun al punto di non fargli capire più niente. Resistere ad una tale tentazione era impossibile e lo diventava ancora di più se non si aveva nessuna sorta di auto controllo.

Si era cacciato lui in quel guaio, ma almeno poteva dire che ne fosse valsa la pena. Tuttavia, non aveva intenzione di perdere il suo migliore amico e voleva aggiustare le cose tra loro, se possibile. Voleva scoprire come farsi perdonare da Kibum e riportare ad un livello accettabile la loro amicizia. Non poteva promettere né all'altro né a sé stesso di non ricadere di nuovo e finire col fare qualcosa di tremendamente stupido, ma voleva almeno provarci. Voleva illudersi di poter essere solo amico di Kibum, per quanto fosse difficile e impossibile a dirsi.

Quella sera nel dormitorio aleggiava una calma piatta tendente al noioso. Taemin si era chiuso in bagno da almeno un'ora, doveva provare a combinare qualcosa ai suoi capelli e solo Dio sapeva quando avrebbe finalmente finito di acconciarseli. Jinki si era addormentato da qualche parte (presumibilmente sul suo letto, ma chi poteva dirlo con certezza?) e Kibum si era chiuso in camera con il computer, intento ad ignorare Jonghyun nemmeno fosse stato lebbroso. Così, l'unica chance di quest'ultimo era stata unirsi a Minho nella visione di chissà quale campionato calcistico. Ogni volta che tentava di farsi spiegare qualcosa a riguardo da Minho, finiva col pensare a tutt'altro dopo due minuti, non capendo nulla. Quella sera non fece eccezione.

«Minho» fece poi, rompendo un momento di massima tensione per l'altro. Un calciatore di stava avvicinando a tutta velocità alla rete, pronto a sferrare il calcio che con ogni probabilità avrebbe segnato il goal decisivo della partita. Catturare la sua attenzione era impossibile, Jonghyun lo sapeva, per questo afferrò il telecomando e spense la tv, sconvolgendo Minho che rimase basito davanti allo schermo nero. «Minho» ripeté Jonghyun, certo che ora l'altro lo stesse ascoltando. «Kibum ti ha detto perché non mi vuole più parlare? Si è sfogato con te?»

Si sarebbe aspettato di venir colpito dall'altro, ma Minho si limitò a sospirare profondamente e a richiamare a sé la calma. «Non me lo ha detto. Se vuoi saperlo, credo che si confidi più con Taemin che con chiunque altro.» rispose in fine. «Perché non riaccendi la tv, adesso?»

«No.» Jonghyun si mise a gambe incrociate sul divano. «Kibum non mi parla e penso che mi odii. Voglio aggiustare le cose, davvero, ma come faccio se nemmeno mi rivolge la parola? È impossibile!»

«Hyung, prima ero sincero quando ho detto che Kibum non me ne ha parlato, ma onestamente non ci vuole un genio per arrivarci.»

Jonghyun guardò Minho confuso, senza capire dove l'altro volesse andare a parare. Così Minho inclinò la testa all'indietro e si massaggiò le tempie, cercando le parole con cui dire quello che aveva capito all'altro senza ferirlo o shockarlo. «Hai notato anche tu come si comporta. Lo sai, tutti quei dolci, le ore intere passate in camera da solo impedendo a chiunque di entrare, gli scatti di ira improvvisi... Hai visto come ha attaccato Taemin l'altro giorno.»

Se lo ricordava. Taemin aveva fatto una battuta sulla quantità di cioccolata che Kibum stava ingurgitando in quei giorni, riferendosi a lui come Willy Wonka. Era un commento scherzoso, ma Kibum si era offeso, aveva rotto un piatto e aveva detto che non avrebbe permesso che un idiota tutto ossa giudicasse le sue abitudini alimentari, che erano affari suoi e che avrebbe fatto meglio a fregarsene, esattamente come facevano tutti gli altri. Con tutti gli altri, era sotto inteso Kim Jonghyun.

«Sì, è un po'... Intrattabile, ultimamente.»

Minho inarcò un sopracciglio. «Solo un po'? Avanti, sembra quasi che gli abbiano infilato un cactus su per il-» si fermò e scosse la testa. «Il punto è... Non credo che Kibum sia impazzito da un giorno all'altro. Ha sempre adorato Taemin e non l'ho mai visto rivolgersi a lui in quel modo, anzi, in genere è sempre lui a difenderlo quando qualcuno gli alza la voce contro. È chiaro che stia male e che sia sconvolto, e credo che il motivo sia che ha una cotta per te. Lo sappiamo tutti che è – gay, e voi due siete sempre stati inseparabili fin da prima del debutto, tanto che per un periodo pensavamo tutti vi foste messi assieme.»

«C-Cosa?» Jonghyun deglutì a vuoto, sentendosi in imbarazzo. «No, lo giuro, io e Kibum non siamo mai-» si fermò, sentendosi arrossire. Tutto quel discorso era imbarazzante, perché non si era mai reso conto di come agli altri potesse apparire il modo in cui si comportava con Kibum. Ora sapeva con un po' più consapevolezza quanto avesse oltrepassato il limite. Oltre all'imbarazzo però c'era anche un'altra emozione che stava facendo a brandelli il suo stomaco: il senso di colpa. Aveva sempre sospettato nel suo cuore che Kibum potesse provare dei sentimenti per lui, ma ogni volta che l'idea aveva fatto capolino nella sua mente, l'aveva cacciata via senza indugio. Erano ragazzi, erano amici e provare certi sentimenti per il proprio migliore amico è sbagliato. Aveva passato intere notte a ripetere nella propria mente quella frase fino a sentirsene nauseato. Ma Kibum aveva fatto lo stesso? Lo dubitava. Kibum si era chiuso nel proprio amore ed era rimasto lì per tutto quel tempo ad aspettare che Jonghyun facesse qualcosa, qualsiasi cosa, per portare il loro rapporto anche solo un passo avanti. Jonghyun per tutta risposta aveva accettato di fidanzarsi con Se Kyung. Fantastico. Ora iniziava a capire perché Kibum lo ignorasse così testardamente. Si sarebbe odiato anche lui, al suo posto.

«Lo hai illuso e anche se non era tua intenzione farlo, lo hai ferito. Come puoi biasimarlo ora, se non ti vuole parlare?» Minho si grattò il retro della nuca, sentendosi a disagio. Non si sentiva in dovere di muovere critiche o dare consigli ai propri amici, non in quel campo almeno. Lui di amore ne sapeva poco, e tutto quello che aveva appreso lo aveva capito osservando gli altri. Jonghyun sembrava essere uscito sconfitto da quella discussione, il suo umore pare a terra.

«Quindi mi detesta.»

«Non ti parla più e non vuole farlo, ma non credo possa detestarti davvero. Sei Jonghyun, sei il suo migliore amico. Questo non cambierà.» tentò di confortarlo Minho.

Jonghyun sorrise e cercò di credere nelle parole dell'amico, per quanto gli risultasse difficile farlo.

~

Jonghyun sperava che presto o tardi i pensieri lo avessero lasciato andare, facendolo scivolare in un lungo e rilassante sonno. Essi però lo tenevano sveglio e vigile, destandolo ogni qual volta che provava ad assopirsi. Si sentiva angosciato e depresso, non avrebbe mai pensato che le sue azioni avrebbero potuto allontanare Kibum da sé in quel modo. Certo, era sempre stato cosciente di starsi comportando in maniera sbagliata, ma Kibum era sempre stato al suo fianco, anche nei momenti peggiori, così aveva immaginato che anche questa volta sarebbe andata così. Che lo avrebbe perdonato, abbracciato, e avrebbe lasciato baciarsi e coccolarsi. Jonghyun lo desiderava tantissimo. Non riusciva a capire perché, ma a volte sentiva semplicemente il bisogno di stringerlo e basta. Voleva sentire il suo odore, il calore contro la sua pelle.

Ora sapeva che anche per Kibum probabilmente era lo stesso. Questa consapevolezza gli faceva venire voglia di soffocarsi con un cuscino. Kibum era una persona troppo preziosa per lui, era qualcuno che avrebbe voluto proteggere, non ferirlo e farlo soffrire, non farlo piangere e spingerlo ad odiarlo. Era tutto così strano e tremendamente sbagliato che Jonghyun non poteva fare altro che chiedersi perché fosse successo proprio a loro. Erano maschi, erano idol, avevano un sacco di ragazze pronte ad amarli e a dar loro una famiglia, dei figli, qualsiasi cosa avessero desiderato; e allora perché dovevano dannarsi in quel modo? Perché dovevano intestardirsi su dei sentimenti che fin dal principio si rivelavano impossibili da portare avanti? Perché nonostante tutto ciò fosse dannatamente chiaro nella testa di Jonghyun, non riusciva a smettere di pensare a quanto volesse mandare al diavolo tutto e premere le sue labbra contro quelle di Kibum?

Perché?

Una luce illuminò la stanza e Jonghyun dischiuse gli occhi. Ci mise un po' ad abituarsi al bagliore, ma quando riuscì a mettere a fuoco davanti a sé, poté vedere chiaramente Kibum scrivere di tutta fretta qualcosa. Stava appoggiato sul cuscino, con quello che sembrava un quaderno aperto sotto di lui. La sua mano si muoveva veloce sulle righe, senza fermarsi un attimo, mentre sul suo volto correvano diverse espressioni a seconda di cosa stesse scrivendo. Prima cupa, poi più rallegrata, poi di nuovo arrabbiata. Jonghyun si domandò cosa stesse scrivendo di tanto importante, soprattutto a quell'ora della notte. In quel momento, un'idea si insinuò nella sua mente.

Forse è un diario segreto.

Jonghyun pensò a quante utili potessero esserci scritte là dentro. Forse era l'unico modo che aveva per capire davvero Kibum, per sapere con certezza se i sospetti di Minho erano fondati e, se era davvero così, cosa Kibum pensasse a provasse a riguardo. Quelle pagine potevano essere la chiave per aprire il cuore di Kibum, così complesso e affaticato da mille emozioni da non riuscire ad essere compreso pienamente nemmeno da lui stesso. Forse Jonghyun, attraverso quello, avrebbe capito cosa fare per sanare il loro rapporto una volta per tutte.

Se è così, voglio leggerlo.

Fu formulando quel pensiero che, per un istante brevissimo, i loro sguardi si incontrarono. Jonghyun poté vedere lo shock attraversare lo sguardo di Kibum, che con un suono acuto si tirò a sedere tenendo il quaderno stretto possessivamente al petto. Jonghyun sapeva che se l'altro avesse capito che era sveglio, allora le possibilità di mettere le mani su quel diario si sarebbero azzerate per sempre. Così decise di rimanere fermo e di non spostare i propri occhi dal punto in cui si erano soffermati poco prima. Doveva sfruttare il fatto che Kibum sapesse che poteva dormire con gli occhi aperti, e recitare abbastanza bene la sua parte da non destare sospetti. Emise un suono indistinto e Kibum abbassò le proprie difese, agitando la mano a mezz'aria per assicurarsi che stesse dormendo davvero.

Rincuorato, prese un sospiro e finì di scrivere. Poi – Jonghyun seguì con attenzione i suoi movimenti – nascose il diario dentro la federa del cuscino e spense l'abat jour.

Un'unica parola tuonò nella mente di Jonghyun: Bingo.

   
 
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