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Autore: 1rebeccam    24/03/2014    14 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 25
 

 
Quando salgono in macchina il cielo sembra avere sbollito la sua rabbia. Il tramonto è passato da un pezzo e il temporale, con le sue nubi nere e cariche di pioggia, ha portato il buio prima del previsto. L'acqua gocciola dai cornicioni dei palazzi sulla neve, formando dei piccoli fori sul manto bianco, reso sporco dalla pioggia e dal fango.  
Rick sposta lo sguardo su di lei dopo aver sentito il rumore della messa in moto e, appena Kate avverte i suoi occhi addosso, si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, senza riuscire a guardarlo.
Continua a pensare alle parole di Alexis, al dolore che ha visto giorno dopo giorno negli occhi del padre, alla lite provocata da Josh in ospedale di cui nessuno, nemmeno Jim, le ha fatto cenno e sente la vergogna prendere il sopravvento. Si vergogna di avere pensato soltanto a se stessa. Sa che doveva farlo per riprendere in mano la sua vita, era stata costretta ad una scelta per riprendere possesso delle sue sicurezze, ma questo non la fa sentire meglio, dopo che Alexis le ha spiattellato in faccia la verità.
Quando si era presentata a lui, in libreria, dopo tre mesi di lontananza e di silenzio, immaginava che sarebbe stato arrabbiato,  ed era sicura che con la sua rabbia sarebbe riuscita a combattere, ma non aveva messo in conto che lui potesse essere distrutto e sconfitto dalla sua scelta. Se lo avesse solo immaginato non lo avrebbe cercato, perchè contro il dolore del suo sguardo, non sarebbe riuscita ad avere la meglio.
Lui, però, le aveva nascosto anche quello, fingendo di essere solo arrabbiato e alla fine, era tornato a starle vicino, sempre e solo alle sue condizioni, come era stato fino a quel momento e come avevano continuato anche dopo, fino a quella fatidica sera in cui tutto era cambiato, in cui Rick non era riuscito più a nascondere la sua sofferenza e i suoi sentimenti.
Sospira, tornando alla realtà, solleva la testa e mette le mani sullo sterzo pronta a partire, ma il suo sguardo la scruta ancora, lo sente addosso come un macigno, perché sa che sta fremendo per sapere cos’è successo realmente tra lei e sua figlia.
-E' tutto a posto!-
Gli sussurra piano, sperando che distolga lo sguardo e le permetta di partire per non perdere altro tempo prezioso, ma lui le prende una mano e se la porta sul ginocchio.
-Tu... e Alexis...-
Sussurra allo stesso modo, quasi timoroso di porre la domanda, ma lei non lo lascia finire.
-Alexis è una giovane donna in gamba, Rick!-
Si volta a guardarlo, sente gli occhi lucidi, ma cerca di non ricominciare a piangere e lui corruccia la fronte.
-Devi essere orgoglioso e fiero di lei e devi essere orgoglioso e fiero soprattutto di te, per il modo in cui l'hai cresciuta, per essere riuscito ad inculcare in lei il valore della famiglia, anche se siete sempre stati tu e lei da soli.-
Rick la guarda stranito. Voleva solo sapere se lei e sua figlia si fossero chiarite davvero, invece Kate sta parlando di qualcosa che lui non riesce a cogliere.
-Alexis Castle, figlia di uno scrittore famoso, circondata dalla ricchezza e da tutto quello che può desiderare... potrebbe essere solo una ragazzina viziata e senza spina dorsale, invece è una donna, consapevole di quello che ha, orgogliosa della sua famiglia e di quello che rappresenta per lei.-
Gli mette la mano sul viso e sorride.
-Tua figlia ti adora Rick e ti difenderà sempre, non dimenticarlo mai.-
Rick deglutisce scuotendo di poco la testa e le prende ancora la mano tra le sue.
-Questo lo so e so che quando si arrabbia e si fissa su qualcosa è irremovibile. Cosa vi siete dette? Sii sincera Kate, non avete finto di essere in pace solo per tranquillizzarmi? T'incolpa di tutto... e non è giusto!-
Lei abbassa lo sguardo sulle loro mani intrecciate e scuote la testa.
-E' giusto invece, ma non per quello che pensi.-
Riporta lo sguardo su di lui e nota la confusione nei suoi occhi.
-Dopo lo sparo al cimitero lei ed io ci siamo molto allontanate, credevo fosse perchè aveva avuto paura che potesse succederti qualcosa, ma la verità è un'altra. Si è allontanata perchè ha capito quanto io sia stata egoista e capace di farti soffrire.-
L'espressione di Rick è sempre più confusa e lei sospira, abbassando ancora lo sguardo.
-Non ha accettato il fatto che ti abbia tenuto fuori dalla mia vita, dopo che tu hai rischiato la tua per me. Ti ha visto soffrire e farebbe qualunque cosa per proteggerti ancora dalla sofferenza... quindi anche da me. Non posso darle torto, anch'io difenderei mio padre a spada tratta.-
Rick spalanca la bocca senza riuscire a dire nulla. Ricorda i silenzi di Alexis in quel periodo, il modo in cui lo teneva d'occhio e cercava di farlo reagire quando non aveva voglia nemmeno di alzarsi dal letto, ma non si era reso conto, realmente, di quanto questa sua sofferenza facesse stare male lei.
-Perchè non me ne hai mai parlato?-
Gli chiede Kate d'improvviso, incatenando gli occhi ai suoi ed è lui stavolta, a distogliere lo sguardo, appoggiando la testa al sedile dell'auto.
-Noi due non abbiamo mai parlato di niente. Tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni ce lo siamo fatto scivolare addosso, come se parlarne avesse potuto spezzare quel filo invisibile e sottile che ci teneva uniti.-
Il veleno continua la sua opera, da un po' sente dolore alla schiena e alle braccia e in quel momento una fitta allo stomaco gli fa chiudere gli occhi, ma riesce a reprimere un lamento per non farlo capire a lei che, grazie al cielo, guarda fuori dal parabrezza. Fa un respiro profondo e, restando appoggiato al sedile, si gira a guardarla.
-Non abbiamo mai parlato di quel primo bacio, che di finto non aveva nulla. Quando Josh era lontano e tu ti lamentavi di questo, avrei voluto urlare in tutte le lingue del mondo che quello che cercavi era lì davanti a te, ma tu avresti finto di non capire. Lo scrittore e il suo mondo non erano adatti a te…-
Dice l’ultima frase in un sussurro, abbassando un momento lo sguardo, mentre lei chiude gli occhi deglutendo.
-…così non abbiamo mai parlato nemmeno di questo. Anche quando ho scoperto che avevi sentito le mie parole quel giorno e hai finto di non ricordare, invece di parlarne è stato più facile fare lo stupido, per evitare le tue risposte razionali che mi avrebbero distrutto ancora di più, perchè ti giuro Kate…-
Si gira a guardarla ancora.
-…a volte è stato davvero difficile capire i tuoi ragionamenti e le tue decisioni. Tu mi hai tenuto fuori dal tuo dramma, tu non hai parlato del tuo dolore con me, non lo hai fatto nemmeno quando sei tornata a cercarmi, perchè avrei dovuto farlo io?-
-Perchè un altro quel giorno mi avrebbe rinfacciato tutto e mi avrebbe mandata a quel paese!-
Gli risponde sempre più arrabbiata con se stessa e Rick si solleva sul sedile per poterla guardare dritto negli occhi, le prende il viso tra le mani e sorride. La dolcezza del suo sguardo la scombussola del tutto e la rabbia le fa contorcere lo stomaco per tutte le volte che ha avuto paura dei suoi sentimenti.
-Un altro non ha bisogno di te come l'aria!-
Le sussurra asciugandole l’unica lacrima sfuggita ai suoi occhi e quando lei gli accarezza il viso, le parla praticamente sulle labbra.
-Dimmi che vi siete chiarite davvero, qualunque cosa accada, voglio che tu ti prenda cura di lei, anche da lontano... ma deve avere un punto fermo che la guidi.-
Lei si allontana di poco per guardarlo negli occhi.
Te l'ho promesso tanto tempo fa, io ci sarò sempre per Alexis ed è vero che ci siamo chiarite, avevamo solo bisogno di parlarne. Cosa che avremmo dovuto fare prima, proprio come avremmo dovuto fare noi due.-
La bacia a fior di labbra, ma lei lo trattiene, costringendolo ad un bacio serio.
Si staccano poco dopo sorridendo e Kate sospira restando immobile sui suoi occhi.
-Siamo come prigionieri Castle! Dunn ci tiene prigionieri. Siamo ammanettati a lui, alla follia, alla sua vendetta…-
Rick le mette un dito sulle labbra e la ferma scuotendo la testa.
-Lo troveremo Beckett…-
I suoi occhi sembrano così sicuri, così pieni di fiducia che lei si sente percorrere da un brivido. Gli sorride e storce le labbra.
-Quindi devo fare la faccia cattiva con il direttore del carcere?-
Gli chiede sollevando un sopracciglio e Rick corruccia la fronte mentre si allaccia la cintura di sicurezza.
-Si è lasciato sfuggire un pericoloso assassino, mi sembra il minimo!-
Kate ingrana la prima e s'immette sulla strada annuendo.
-Ok... non disturbarmi allora, devo concentrarmi!-
Risponde seria, con gli occhi incollati sulla strada, rubandogli un sorriso.
 
 
La prigione federale Ray Brook si staglia davanti a loro, grande e imponente. Una piccola città all’interno della Grande Mela, ma nello stesso tempo posta lontano dalla ‘civiltà’, che si presenta con un paio di chilometri di mura di cinta ricoperti di filo spinato, fari illuminati per tutto il perimetro e telecamere poste ad ogni faro, per non parlare del sistema di sicurezza invisibile, dato da un  monitoraggio satellitare che protegge tutta la fortezza.
Il grande cancello di ferro si apre come un animale vorace che spalanca le sue fauci per inghiottire la preda.
-Come si fa a scappare da questo posto?-
Chiede Rick mentre l’auto viene bloccata da una sbarra, due guardie armate li tengono d’occhio e una terza si avvicina al finestrino.
-Non si può! Se ha finto la sua morte qualcuno deve averlo aiutato, a questo punto ogni persona qui dentro può essere coinvolta.-
La guardia controlla distintivo e documenti e consegna loro un pass.
-Sembra di entrare nello stomaco della balena!-
Sussurra Castle mentre si appende il cartellino al cappotto. Kate gli apre lo sportello e lo aiuta a scendere.
-Stai bene?-
Gli chiede guardandolo seria, lui annuisce senza parlare e lei sospira.
-Invece non stai bene… e anche da un bel po’, perché fingi di essere invulnerabile?-
Lui la guarda aprendo di poco la bocca e poi scuote la testa.
-Perché al momento mi piacerebbe esserlo!-
Abbassa lo sguardo e deglutisce.
-Ero sicuro che non te ne fossi accorta!-
Lei chiude lo sportello e gli si avvicina ad un paio di centimetri.
-Certo che me ne sono accorta… dovevi restare a casa e riposarti.-
-E’ sopportabile e le gambe reggono ancora, perciò ti sto appiccicato, fattene una ragione.-
La precede nel cortile interno verso l’amministrazione, facendo cenno con la mano verso le auto dei colleghi e del capitano Gates.
-C’è anche il grande capo…-
Non finisce di dirlo che la voce della Gates rimbomba nel corridoio ed Esposito va loro incontro.
-Avete già cominciato?-
-Il direttore non è molto contento, continua a ripetere che nessuno dei suoi detenuti è mai evaso e che Dunn è morto. Si sente aggredito.-
Castle solleva le spalle.
-Beh, da come sbraita la Gates non gli do torto!-
-L’ha messo sotto torchio ancora prima di entrare, siamo qui da dieci minuti.-
Kate corruccia la fronte.
-Quindi la Gates sta facendo la faccia cattiva?-
Chiede ad Esposito scambiandosi uno sguardo d’intesa con Rick.
-Cattiva? Sembra una iena! Pare che Dunn sia morto in un’esplosione avvenuta nei locali della cucina quattro mesi fa e l’insinuazione della Gates che qualcuno della prigione possa averlo aiutato a scappare, ha fatto andare fuori di testa il direttore.-
Risponde lui camminando verso l’ufficio e Rick si avvicina all’orecchio di Kate.
-Si siede alla tua scrivania, fa la faccia cattiva al posto tuo… attenta… il capo vuole fregarti il posto!-
Lei sorride scuotendo la testa.
-Già, vuole a tutti i costi retrocedere a detective!-
Sono le otto di sera, gli uffici dovrebbero essere già chiusi e il turno di notte avrebbe dovuto dare il cambio da circa un quarto d’ora, ma l’arrivo del capitano Gates con un mandato federale ha bloccato in amministrazione tutte le guardie e il direttore.
-Ah… bene, siete arrivati!-
Il capitano Gates fa cenno a Kate e Rick di entrare.
-Detective Beckett, signor Castle… il direttore Jerald Porter.-
L’uomo scatta in piedi e batte le mani sulla scrivania.
-Vi rendete conto che i vostri sospetti sono assurdi? Come potete asserire che Scott Dunn è vivo e libero di uccidere?-
Kate si avvicina e prende il suo cellulare.
-Per il semplice fatto che mi ha telefonato un paio d’ore fa…-
La voce rauca e smielata di Dunn fa eco nella stanza. Dopo un paio di frasi, Kate spegne la registrazione e restano in silenzio a scrutarsi.
-La voce in questa registrazione potrebbe essere di chiunque. Ho a che fare giornalmente con decine e decine di detenuti, crede davvero che possa ricordarmi della voce di ognuno di loro a distanza di mesi? Lei non può essere certa che sia lui!-
Kate si avvicina alla sua faccia guardandolo dritto negli occhi.
-Signor Porter, Scott Dunn ha fatto esplodere casa mia tre anni fa, con me dentro, mi ha chiamata al telefono per giorni, ossessionato da me e dal mio lavoro, perciò lei forse l’ha fatto, ma io non ho dimenticato la sua voce, la sua intonazione, il suo modo di parlare… mi creda, l’uomo al telefono è Scott Dunn e ha già ucciso tre donne innocenti in tre giorni.-
Il direttore Porter spalanca la bocca.
-Tre donne? Il killer silenzioso, quello del manoscritto alla CNN sarebbe Scott Dunn?-
Si siede portandosi le mani ai capelli, mentre Kate si sporge su di lui.
-Lei capisce che, se Scott Dunn a voi risulta morto, mentre invece è vivo e vegeto e soprattutto libero, la cosa puzza? Se è uscito da qui fingendo la sua morte, mi sembra logico pensare che qualcuno lo ha aiutato dall’interno!-
L’uomo scuote la testa energicamente.
-Nessuno ha aiutato nessuno… metto la mano sul fuoco per ognuna delle mie guardie, sono nella stanza accanto in attesa, potete interrogarle e indagare su di loro e anche su di me.-
-Come sarebbe morto Dunn esattamente?-
Il direttore sposta lo sguardo su Rick stringendo la mascella.
-E’ esplosa la caldaia nella stanza attigua alle cucine, c’erano quattro detenuti all’interno in quel momento, compreso Dunn che dopo aver finito il periodo di isolamento era stato assegnato a lavorare nelle cucine. Vi posso assicurare che sono morti tutti. Avevo richiesto che mandassero qualcuno a sistemare quella maledetta caldaia decine di volte, ma queste cose non le ritengono importanti ai piani alti. Dopo abbiamo avuto un’ispezione federale per settimane. Se Dunn fosse scappato, se ne sarebbero accorti e non posso credere… non voglio credere che qualcuno dei miei…-
Il capitano Gates solleva la mano per fermare lo sproloquio del direttore.
-Signor Porter si calmi. Siamo qui per fare luce su questa strana fuga, capire dove possa essere andato Dunn dopo essere uscito da qui e se ha un complice, perché l’unica cosa sicura al momento è che quell’uomo è vivo e pronto a tutto.-
Il direttore Porter sospira pesantemente e annuisce.
-D’accordo! Come volete procedere?-
-Ci occorrono i file relativi a Scott Dunn, la sua scheda e quelle di chi ha avuto contatti continui con lui qui dentro. Dobbiamo sapere tutto quello che è successo il giorno dell’esplosione. Ryan occupatene tu.-
Ordina Beckett, avvicinandosi al computer.
-Voglio anche leggere il referto autoptico e parlare con il medico legale.-
A questo punto il direttore Porter la ferma alzando la mano.
-Non è stata fatta nessuna autopsia detective!-
L’espressione stupita di tutti lo fulmina e la Gates sbotta.
-Quattro detenuti muoiono in un presunto incidente in carcere e né lei, né gl’ispettori federali avete disposto l’autopsia?-
Ma anche stavolta il direttore ferma quel fiume di parole con un gesto di mano.
-Credo di non essermi spiegato bene, capitano. La cucina è esplosa e subito dopo c’è stato un incendio. I due agenti di guardia si sono salvati perché si trovavano nel cortile, ma sono ancora ricoverati in ospedale dopo quattro mesi, ed è un miracolo se non è crollata tutta l’ala adiacente. In quella cucina non è rimasto niente… su cui fare un’autopsia!-
Si passa ancora una volta la mano tra i capelli, come se avesse davanti agli occhi la scena.
-Quelle quattro persone erano… erano soltanto dei brandelli spiaccicati sulle pareti…-
Guarda i poliziotti davanti a lui e sospira.
-Dopo che i pompieri sono andati via non c’era molto su cui praticare un’autopsia, credetemi.-
Kate stringe le labbra.
-Suppongo non sia stato richiesto nemmeno l’esame del DNA per i resti?-
-Non c’era motivo per farlo. Sapevamo esattamente chi c’era nelle cucine in quel momento, abbiamo i registri con le firme dei detenuti e delle guardie. Ogni volta che uno di loro entra o esce da qualunque locale nella prigione deve apporre una firma, questa è la regola.-
Ryan accede finalmente ai file e apre quello del rapporto dell’incidente.
-L’esplosione è avvenuta il 18 ottobre dell’anno scorso, verso mezzogiorno. Il rapporto dell’ispettore federale dice che la caldaia era completamente distrutta. Non c’è niente che faccia capire se è stata effettivamente manomessa.-
Ryan smette di leggere e solleva gli occhi su Beckett.
-Praticamente, hanno riconosciuto le vittime e redatto il certificato di morte, basandosi sull’ordine del giorno della prigione.  Guardate le foto. In effetti era impossibile fare l’autopsia.-
Kate guarda la Gates e annuisce.
-Quindi i cadaveri potevano essere benissimo tre e non quattro. Non sarebbe stato difficile per Dunn manomettere la caldaia provocando l’incidente, per poi svignarsela nella confusione generale anche senza l’aiuto di nessuno.-
-Certo! Magari si è nascosto nell’autopompa dei vigili del fuoco!-
Sbotta il direttore camminando avanti e indietro intorno a loro.
-Signor Porter, la prego. Scott Dunn sarebbe capace anche di questo.-
Gli dice Kate cercando di mantenere la calma.
-Ryan, vediamo chi è entrato e uscito da qui quel giorno, tutti i movimenti.-
Ordina la Gates, avvicinandosi allo schermo.
-Gli unici esterni sono stati i pompieri e il distributore della Raimbow Food.-
Si girano a guardare il direttore che annuisce.
-E’ la ditta che ci consegna frutta e verdura fresca da anni. La consegna avviene ogni due giorni.-
Castle, rimasto seduto in un angolo in disparte, si alza avvicinandosi a Porter.
-Direttore, controllate anche gli esterni abituali, prima di permettergli di entrare qui, giusto?-
-Naturalmente, facciamo indagini su di loro e teniamo delle schede informative.-
Beckett fa cenno a Ryan di procedere.
-Allora vediamo le informazioni sul consegnatario di quel giorno.-
Sullo schermo appare la scheda informativa di Stephan Grayson e la sua fotografia.
-Che mi venga un colpo! Non ha gli occhiali da sole, ma non vi ricorda qualcuno?-
Chiede Ryan spalancando gli occhi.
-Sembra il tizio che ha portato il capitolo alla CNN!-
Esclama Esposito, mentre il direttore scuote la testa.
-State dicendo che è stato Grayson ad aiutarlo ad uscire da qui? Non ci crederei nemmeno se lo vedessi con i miei occhi. Non ho mai conosciuto nessuno più mite e leale di quell’uomo! In dieci anni non ha mai avuto un minuto di ritardo o un appunto.-
-Nemmeno nella ditta per cui lavora ha mai avuto problemi.-
Continua Ryan che sta studiando la scheda di Grayson.
-Stephan Grayson, 52 anni, un metro e settantacinque. Occhi e capelli scuri. Lavora per la Raimbow Foods da 25 anni e da 10 il suo giro comprende questa prigione. Nessuna nota di demerito e nessun richiamo, sempre puntuale, non ha mai preso nemmeno un giorno di malattia. Pare sia cresciuto in un istituto per orfani, dopo la morte dei genitori. Aveva 9 anni e nessun parente, mai adottato o preso in affido, è uscito dall’istituto a 18 anni e, dopo aver fatto qualche lavoretto di nessun conto, è stato assunto regolarmente dalla Raimbow Foods.-
-Non ha famiglia?-
Chiede la Gates e Ryan cambia schermata.
-Si è sposato quindici anni fa con Carol Bateman, ma la donna è morta da circa due anni, niente figli. Non si fa cenno ai parenti della moglie.-
-E’ un uomo tranquillo detective…-
Comincia il direttore.
-…timido e poco socievole, ma leale e onesto, su questo non ho dubbi.-
-Strano…-
Dice Ryan continuando a leggere.
-Cosa?-
-Stando alla scheda, il 18 ottobre era il suo ultimo giorno di lavoro. Gli era stata accettata la domanda di pensionamento.-
Il direttore Porter annuisce.
-E’ vero. Ora che ci penso, ricordo che era preoccupato perché era rimasto bloccato qui; dopo l’esplosione abbiamo chiuso la prigione per i controlli di routine a tutti i detenuti e lui era preoccupato perchè avrebbe fatto tardi per le altre consegne proprio nel suo ultimo giorno di lavoro. Ho parlato io con il suo capo per avvertirlo di quello che stava succedendo. Ma perché sarebbe strano?-
-Perché potrebbe aver aiutato Dunn ad uscire sul suo furgone. Credendolo morto e non dovendo più tornare qui per lavoro, nessuno avrebbe mai avuto sospetti.-
Risponde Esposito cercando di essere più chiaro possibile.
-Eppure continuo a pensare che tutto questo sia impossibile. Grayson non sarebbe mai stato capace di fare qualcosa d’illegale.-
Rick si rivolge al direttore, meccanicamente slaccia un altro bottone della camicia, senza rendersi conto di stare respirando in maniera troppo affrettata.
-I video di sorveglianza all’entrata di quel giorno, li avete ancora?-
-Certo, qui non distruggiamo niente.-
Porter armeggia all’interno di un armadio per qualche minuto.
-Questo ha filmato tutta la giornata del 18 ottobre.-
Porge il DVD a Ryan che lo inserisce nel computer e porta avanti la registrazione.
-Ecco, qui è quando Grayson è arrivato, erano le 11.45. Con gli occhiali da sole non ci sono dubbi che è proprio il consegnatario del capitolo alla casella postale della redazione della CNN.-
Manda avanti veloce la registrazione e si ferma al momento in cui Grayson esce dalla prigione. L’orologio segna circa 5 ore dopo.
-Prima che spegnassero le fiamme e potessimo dare il via libera dopo aver fatto tutti i controlli, ci sono volute circa cinque ore, in quel tempo Grayson è rimasto chiuso in uno degli uffici del personale.-
-Da solo?-
Chiede la Gates.
-Si, tutte le guardie erano impegnate nei giri di controllo.-
La respirazione di Rick è sempre più affaticata, il suo viso esprime sofferenza e se ne accorge anche il direttore Porter.
-Il suo amico sembra non stare bene detective Beckett.-
Kate lo guarda preoccupata e tutti posano gli occhi su di lui.
-Sto bene… soffro solo di claustrofobia e… e sapere di stare in una prigione mi mette ansia… tutto qui!-
Guarda Kate che deglutisce stringendo le labbra e chiede a Ryan di mettere vicini i due fotogrammi che ritraggono Grayson all’entrata e all’uscita della prigione.
-Non notate niente di strano?-
Chiede Rick con lo sguardo fisso sul monitor, Kate è accanto a lui e all’improvviso sgrana gli occhi.
-All’entrata firma il registro con la mano destra…-
Lui annuisce puntando il dito sul secondo fotogramma.
-… e all’uscita firma il registro con la mano sinistra!-
Si volta a guardarla e sorride.
-Lo ha fatto inconsciamente e non se n’è accorto nessuno con il pandemonio che stava succedendo.-
-Ma questo che può significare?-
Chiede il direttore Porter che non riesce a seguire la loro logica, mentre Kate continua a guardare il monitor.
-Che l’uomo alla guida di quel furgone all’uscita non è Grayson, ma Scott Dunn travestito.-
 
Dopo un attimo di sbandamento iniziale, il direttore Porter si siede e si asciuga il sudore sulla fronte.
-Non ho capito!-
Sussurra guardando Kate, che gli mostra i due fotogrammi puntandoli con il dito.
-Occhiali da sole, cappellino sulla fronte, giubbotto con il bavero alzato… che lei ricordi direttore, Dunn si era fatto crescere baffi e pizzetto?-
L’uomo annuisce senza guardarla.
-Per sembrare perfetto sotto il collo alzato del giubbotto. Ha pensato a tutto.-
Castle la interrompe mostrando un punto preciso dei due fotogrammi.
-Guardate qui, sappiamo che Grayson è più basso di Dunn almeno di cinque centimetri. Nella prima foto la testa è distante dal tetto del furgone di una quindicina di centimetri, mentre nella seconda la distanza è minore.-
Kate annuisce guardando la Gates e il direttore.
-Sta un po’ incurvato per sembrare più basso, ma si vede comunque che non è la stessa persona che è entrata qui. Lo guardi attentamente direttore. Quest’uomo è Scott Dunn!-
L’uomo deglutisce incredulo.
-Quindi se quello non è Grayson, pensate che Dunn possa averlo tramortito nella confusione, si sia travestito come lui e sia uscito indisturbato sul furgone?! Ma allora Grayson che fine ha fatto?-
Castle è appoggiato alla parete, il caldo dentro l’ufficio è diventato insopportabile. Respira male e il dolore all’addome, che in auto era riuscito a contrastare, al momento gli sta contorcendo le budella.
Scuote la testa e sospira.
-Scommetto tutto quello che volete, che Stephan Grayson non è mai uscito da questa prigione.-
Tutti si voltano a guardarlo, è evidente che non sta bene e Kate guarda l’orologio appeso alla parete, chiudendo gli occhi. Il tempo continua a scorrere e loro sono ancora in alto mare.
-Secondo lei signor Castle, Dunn ha preso il posto di Grayson, lo ha chiuso nella cucina insieme agli altri detenuti, ha causato l’esplosione e, dopo aver passato pazientemente cinque ore ad aspettare che rientrasse l’allarme, se n’è andato indisturbato al posto suo?-
Chiede la Gates facendo un resoconto del pensiero di Rick e lui annuisce.
-Ma se così fosse qualcuno avrebbe dovuto denunciare la sua scomparsa!-
-Non è detto capitano. Dalla sua scheda sappiamo che è un uomo solo, senza famiglia. E’ probabile che dopo la morte della moglie si sia rinchiuso ancora di più in se stesso e nella sua solitudine…-
Kate segue il filo del suo discorso.
-…gli piaceva starsene per i fatti suoi, era la persona perfetta. Dunn ha una capacità straordinaria: sapere aspettare e mentre lo fa, guarda, scruta, osserva…-
Rick annuisce e la guarda negli occhi.
-…deve averlo osservato attentamente da quando ha cominciato a lavorare nelle cucine. Lo aiutava a scaricare il camion, magari lo ha spronato a raccontargli qualcosa di lui…-
-…e ha aspettato il suo ultimo giorno di lavoro per organizzare la fuga, così nessuno lo avrebbe cercato.-
Il direttore appare ancora più confuso, non è abituato ai ragionamenti di quei due, mentre perfino la Gates ormai, sembra essersene fatta una ragione.
-Secondo quello che dite, Grayson sarebbe morto nell’esplosione!-
Sussurra il direttore Porter e Kate annuisce.
-Esposito, controlla i conti bancari di Grayson e la sua posizione pensionistica.-
I colleghi corrucciano la fronte, mentre invece Rick la segue a ruota.
-Una volta uscito da qui gli serviva un posto sicuro dove nessuno lo avrebbe disturbato. Un posto tranquillo per scrivere il suo libro, mettere in atto il suo piano e non dare nell’occhio.-
Beckett annuisce rivolgendosi alla Gates.
-Lo ha già fatto in passato con Ben Conrad signore. Prende di mira una persona sola e s’impossessa della sua vita.-
Nell’ufficio scende un improvviso silenzio.
-Se è vero, Grayson è un’altra vittima! Con lui e i tre detenuti dentro le cucine, ha già ucciso otto persone da quando è evaso…-
Sussurra Rick, interrompendo quel silenzio ingombrante, seguito da Ryan che continua a studiare le schede legate a Scott  Dunn.
-Abbiamo trovato anche il Professore!-
Esclama indicando la scheda in primo piano sul monitor, che mostra la foto segnaletica di un uomo dal viso rotondo, pochi capelli e due occhi spiritati dietro dei piccoli occhiali.
-Avevamo ragione… si sono conosciuti in prigione.-
Sussurra la Gates e Ryan continua.
-Lester Downing, 49 anni. Laureato in chimica con lode alla Stanforf. Docente di chimica in un istituto femminile privato per ricconi. Ecco il motivo per cui Dunn, nel manoscritto, lo chiama Professore!-
Dice Ryan cambiando schermata.
-Perché era detenuto qui?-
Chiede il capitano a Porter.
-Lo hanno scoperto mentre fotografava e filmava le studentesse negli spogliatoi. In casa gli hanno trovato decine di DVD con immagini delle ragazze completamente nude, oltre a materiale pornografico vario.-
-Un molestatore pervertito! Allora perché è stato dentro solo 8 mesi?-
Esclama Ryan leggendo le informazioni sul computer.
-Perché nessuna delle ragazze è mai stata molestata personalmente o materialmente. Non le ha mai avvicinate, né da sole né in gruppo, non le ha mai toccate o altro. Nessuno aveva mai notato qualcosa di strano, finchè una delle matricole si è persa nei corridoi delle palestre e lo ha scoperto a fare il guardone. Durante gli interrogatori delle ragazze non è emerso nient’altro, nessuna di loro si è mai sentita in pericolo.-
Esposito corruccia la fronte.
-Strano però. Non ricordo di avere mai letto nessun fascicolo su questa storia e non capisco nemmeno perché, se si limitava solo a guardare e fotografare, il caso sia arrivato nelle mani dei federali, facendolo finire in un carcere di massima sicurezza.-
Il direttore annuisce.
-Lei ha ragione detective. Come avete letto anche voi, è una scuola privata per gente facoltosa, i genitori delle allieve sono persone di spicco, il padre di una di loro ricopre un ruolo di alto livello all’FBI e quando è venuta alla luce questa storia, si è servito del suo potere per mettere tutto a tacere e fare in modo che la stampa non ne venisse a conoscenza. Hanno messo tutto in mano ai federali che in un paio di giorni hanno risolto il caso con un processo per direttissima. Perciò è finito qui.-
Beckett tiene sott’occhio Castle, non parla da qualche minuto ed è molto pallido. Stringe le labbra e si rivolge al collega senza smettere di guardarlo.
-L’indirizzo Ryan, dobbiamo andarci subito!-
Ma prima che Ryan possa aprire bocca il direttore li interrompe di nuovo.
-Quello sulla scheda è l’ultimo indirizzo che ha lasciato prima del suo arresto, ma posso assicurarvi che non ci abita più. E’ andato via così di fretta da lasciare parecchia della sua roba qui, così abbiamo provveduto a spedirla, ma è tornata indietro.-
-E non lo avete più cercato?-
-Ormai è un uomo libero detective, non avevamo motivo di scoprire dove fosse.-
Ancora silenzio, ancora una strada senza uscita.
-Downing non ha famiglia, o almeno la sua scheda non ne parla.-
Continua Ryan, leggendo ancora le informazioni sui file e Castle corruccia la fronte.
-Un altro uomo solo, con problemi esistenziali… perfetto!-
-Ha ricevuto una sola visita in otto mesi. Abraham Pratt. Lavora nella stessa scuola come bidello e risiede in una delle dependance riservate al personale.-
La Gates annuisce.
-Vediamo di sapere qualcosa in più anche su di lui. E’ stato l’unico a venirlo a trovare, potrebbe averlo aiutato una volta uscito di prigione.-
Porter corruccia la fronte.
-Non capisco. Non penserete che Downing abbia aiutato Dunn nella fuga? E’ stato scarcerato circa un anno fa e poi non è il tipo… è troppo codardo per rischiare tanto.-
-Potrebbe averlo aiutato in un altro modo. Cosa ci sa dire di lui, direttore Porter?-
-Bah! E’ un cervellone, una specie di genio. Aveva una cattedra all’Università e una grande carriera davanti come ricercatore, lo avevano richiesto parecchi istituti di ricerca, però il suo carattere e la sua timidezza lo hanno portato a dimettersi ed è andato ad insegnare in quella scuola privata, ma il suo brutto vizietto alla fine l’ha tradito. E’ solo un guardone innocuo che ha paura perfino della sua ombra. Un uomo che, oltre alle sue formule, non è mai riuscito a relazionarsi con nessuno e, stando alla perizia psicologica, non sarebbe stato in grado di spingersi oltre con quelle ragazzine.-
-E scommetto che qui in prigione non ha avuto vita facile!-
Gli dice Kate.
-Indovinato detective. Non usciva mai, nemmeno nell’ora d’aria. Aveva paura. I detenuti lo avevano preso di mira, per la sua mania.-
-E scommetto anche che la vicinanza con Dunn arriva proprio in questo frangente!-
Esclama lei, sempre con gli occhi fissi su Rick, che la guarda e annuisce, seguendo il suo pensiero.
-E lei come fa a saperlo?-
Solleva le spalle e sorride amaramente.
-Tipico della personalità di Dunn. Osserva, trova la persona che può servire al suo scopo e si avvicina a lei nel modo giusto…-
-…perciò lo ha preso sotto la sua ala protettrice difendendolo dai detenuti più antipatici.-
Finisce Castle con lo stesso sorriso.
-In effetti si. Dopo che Dunn aveva lasciato l’isolamento, si sono ritrovati vicini di cella. Lo ha difeso parecchie volte dai detenuti più irruenti.-
-Per far si che gli fosse debitore!-
Conclude Kate digrignando la mascella, mentre Castle finalmente si sposta dalla parete a cui si era appoggiato per sorreggersi.
-Signor Porter, lei crede che Downing sarebbe capace di inventarsi sostanze nuove ed inesistenti? Magari qualcosa di… velenoso?-
Il direttore annuisce immediatamente, nonostante sia stupito dalla domanda.
-Certo! Dategli un laboratorio e inventa qualunque cosa. Qualunque cosa per lui aveva una spiegazione logica e scientifica. Per lui tutto poteva essere rapportato in formule chimiche.-
Ci pensa su un momento e poi scuote la testa.
-Ora che ci penso, questo lo so perché Dunn gli faceva sempre domande sul suo lavoro, diceva di esserne affascinato!-
Spalanca la bocca ancora più stupito.
-Santo cielo, Dunn vuole avvelenare qualcuno? E’ per questo che siete così preoccupati e interessati a Downing?-
Castle solleva lo sguardo su di lui e il direttore lo guarda dritto negli occhi. Quegli occhi sempre più stanchi e cerchiati, quegli occhi che non riescono più a nascondere paura e dolore.
Deglutisce e si passa la mano tra i capelli.
-Buon Dio… l’ha già fatto!?-
Esclama senza distogliere lo sguardo da Castle che sospira e guarda Kate in cerca d’aiuto.
-Ehi Beckett…-
Esposito rientra in ufficio di corsa.
-Il conto in banca di Grayson è attivo, ha usato l’ultima volta la carta di credito due giorni fa alle 15.27 per prelevare duecento dollari e gli viene recapitato l’assegno della pensione ogni mese direttamente a casa.-
Kate annuisce, prende il cappotto e si dirige alla porta.
-Bene… se abbiamo ragione, Dunn in questi quattro mesi ha vissuto sotto l’identità di Stephan Grayson, ha usato la sua casa, la sua roba e i suoi soldi. Castle ed io andiamo a casa di Grayson, invece voi due vi occuperete di rintracciare il Professore. Avrà un conto bancario, controllatelo. Parlate con i suoi vecchi vicini di casa e contattate il preside della scuola dove insegnava e quel suo amico… Abraham Pratt-
-Beckett, sono le nove passate…-
Cerca di intervenire Esposito, ma lei lo blocca subito.
-Non importa se dovete buttare tutti giù dal letto. Rintracciate chiunque ha avuto contatti con lui. Se sarà necessario andrete porta a porta anche stavolta… scoprite dove si trova adesso.-
La Gates scuote la testa freneticamente.
-Niente affatto Beckett. Non voglio altri guai. Del Professore ce ne occuperemo io e le squadre rimaste al distretto e stai tranquilla, mi atterrò dettagliatamente ai tuoi ordini!-
Kate sgrana gli occhi e a Rick scappa un sorriso.
-Invece voi andate da Grayson e ci andate tutti insieme con una pattuglia di rinforzo.-
-Capitano, se quello che pensiamo è vero, Dunn ormai non ci sarà più in quella casa.-
-Fate come vi dico, non si può mai sapere… direttore Porter, grazie per la sua collaborazione.-
Gli porge la mano e si dirige all’uscita, seguita da Kate che le si avvicina di corsa.
-Signore… non intendevo dare ordini al posto suo prima… io volevo solo…-
Il capitano solleva la mano continuando a camminare spedita.
-Fidati Beckett, un giorno sarai un grande capitano!-
 

 
La solitudine e il silenzio gli erano sempre piaciuti.
Quando aveva dato vita al fuoco la prima volta, lo aveva fatto proprio per restare solo, per non sentire le voci che lo facevano diventare matto.
Si era sempre immerso in un mondo parallelo al suo, un mondo in cui le persone che lo facevano soffrire potevano essere eliminate con la stessa facilità con cui si accartoccia un foglio di carta su cui si è sbagliato a scrivere.
La solitudine e il silenzio gli erano sempre piaciuti, per questo odiava la prigione. Anche in isolamento sentiva l’eco delle voci che si rincorrevano continue, soprattutto la notte.
Anche lì aveva usato il fuoco per ritrovare il silenzio!
La solitudine e il silenzio gli erano sempre piaciuti, ma quando aveva incontrato Nikki, qualcosa dentro di lui si era scosso.
La sentiva vicina nonostante fosse lontana da lui, immaginava la sua vita completata da lei e dalla sua presenza continua.
L’aveva messa alla prova, doveva essere sicuro che fosse degna delle sue attenzioni e della sua passione, per questo le aveva dedicato gli omicidi, aveva preparato con cura i proiettili, li aveva scolpiti uno per uno, lettera per lettera, solo per lei… ma non era servito a niente. Per la prima volta il piacere della solitudine si era trasformato in dolore e rabbia…
Aprì la porta e il silenzio lo avvolse.
Girò lo sguardo alla sua destra e la parete vuota lo colpì come un pugno allo stomaco. La mancanza del pendolo in quella topaia, lo fece sentire solo come il giorno in cui Nikki lo aveva tradito.
Chiuse la porta con forza e con la stessa forza scaraventò lo zaino a terra.
-Ti vedrò morire…-
Sibilò tra i denti, respirando a fatica.
-Sarò lì quando i tuoi occhi imploreranno pietà, quando non avrai più nemmeno la forza di lamentarti…-
Strinse i pugni e fece un respiro profondo.
Chiuse gli occhi e dopo un attimo un ghigno di piacere fece breccia tra sue labbra.
-Mi nutrirò del suo ultimo, disperato respiro… e poi la tua vita, Nikki, sarà mia…-
Sollevò i pugni verso l’alto, strinse le labbra e i suoi occhi scintillarono.
Solo dopo averla distrutta sarebbe stato veramente libero.
Fino ad allora sarebbe stato sempre prigioniero. In isolamento. Ammanettato a lei.
Si avvicinò alla scrivania, studiò il materiale che vi aveva disposto sopra qualche ora prima e continuò a sorridere.
Prese i cubetti di plastico e ad uno ad uno li avvolse con cura nella carta d’alluminio, per poi posarli dentro lo zaino. La stessa cosa fece con i cavetti elettrici e il detonatore.
Chiuse lo zaino e lo posò con cura ai piedi della porta.
Portò la mano al girocollo della maglia che indossava e tastò il cordoncino di pelle che aveva attorno al collo. Scese poco più giù, all’altezza del cuore e strinse con forza la maglia. Sentì la sagoma piccola e quadrata della boccettina e il suo diventò un sorriso smagliante.
Anche in questo si somigliavano: Nikki portava il suo unico tesoro appeso al collo, proprio come lui aveva conservato il suo vicino al cuore… l’aveva notato poco dopo essere tornato libero.

Si era messo a seguirla da subito, controllava le sue mosse, i suoi spostamenti, i suoi gesti. Un giorno si era chinata a guardare qualcosa da vicino su una scena del crimine e dalla camicetta era scivolata una catenina con un anello. Lei l’aveva presa immediatamente tra le mani, come se avesse avuto paura che potesse rompersi e, dopo averla stretta nella mano, l’aveva rimessa con cura all’interno della camicetta, accanto al suo cuore.
Quel giorno aveva sorriso… aveva scoperto un altro volto di Nikki, quello sentimentale.
Quell’anello doveva essere il suo piccolo tesoro!

Tornò alla scrivania, si sedette e prese dal cassetto un altro manoscritto, doveva ancora essere rilegato con la copertina, ma aveva ancora un po’ di tempo. Lo aprì e lesse velocemente alcune parti di ogni pagina. Man mano che i suoi occhi scorrevano sulle parole, sorrideva ed annuiva ai suoi stessi pensieri.
Chiuse il manoscritto, prese la copertina e la sistemò per bene al centro della macchinetta rilegatrice. Si alzò in piedi, diede un colpo secco alla leva laterale e il volto della sconosciuta con la lacrima avvolse i fogli in tutto il suo splendore.
La accarezzò delicatamente.
-Questa donna disperata sei tu Nikki… quella lacrima è la tua. Lui sa che sei tu che lo stai portando alla morte, ti considera già colpevole e questo ti porterà altre lacrime… ne piangerai tante Nikki e saranno lacrime di sangue…-
Il silenzio e la solitudine tornarono ad essere suoi amici fidati, passò i polpastrelli privi di impronte sulle lettere del titolo e sospirò.
-Mi implorerai in ginocchio Nikki…-


Angolo di Rebecca:

Le indagini vanno svolte, un senso investigativo alla storia deve essere dato, perciò ci sono anche i capitoli "noiosi", ci vogliono :)
Adesso sappiamo qualcosa in più.
Dunn è fuggito senza che nessuno se ne accorgesse... un morto non lascia traccia (quest'uomo mi lascia senza parole!)
Rick comincia a non sentirsi in forma e la Gates, oltre ad amare castle, si sta divertendo a maltrattare chiunque :3
Kate?! Beh... Kate diventerà un ottimo capitano... un giorno ahhahhaha

Grazie come sempre <3
  
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