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Erano passate diverse
ore da quando i due giovani si erano rimessi in marcia, galoppando a tutto
spiano in direzione di Avalon; la ferita di Arthur continuava a peggiorare
gravandolo nel corpo e nello spirito, tuttavia egli non si dava per vinto e
lottava con tutte le sue forze per rimanere vigile. Non era mai stato il tipo
di persona che si arrendeva facilmente e di sicuro non avrebbe cominciato ad
esserlo in quel frangente: iniziava a comprendere quanto Merlin avesse fatto
per lui in tutti quegli anni e sapeva quanto stava rischiando adesso pur di
salvarlo, non avrebbe vanificato i suoi sforzi lasciandosi morire.
Approfittando del
silenzio che li accompagnava, il re ripercorse mentalmente tutte le avventure
che avevano condiviso, tutte le difficoltà che avevano affrontato insieme,
interrogandosi su ciò che l’amico potesse aver fatto di nascosto per aiutarlo;
chissà in quante circostanze i poteri del suo servitore gli avevano salvato la
vita, chissà quante volte lo aveva protetto invece di andare alla taverna, come
poi Gaius gli avrebbe riferito …
Le sue elucubrazioni
s’interruppero bruscamente quando lo stregone si guardò intorno circospetto
facendo fermare i loro cavalli, come se avesse notato qualcosa che non andava; il
sovrano si limitò ad aspettare spiegazioni tenendo lo sguardo fisso sul
compagno. Dopo una manciata di secondi, il mago gli disse che i sassoni stavano
avvicinandosi per cui dovevano andarsene in fretta: quella vaghezza lasciò
Arthur interdetto, tanto da non poter trattenersi dal chiedergli come facesse a
saperlo, giacché non vi era alcuna traccia visibile nelle immediate vicinanze.
Merlin si strinse
nelle spalle e gli spiegò che era in grado di estendere il suo campo visivo ben
oltre i limiti dell’occhio umano, rivolgendogli un rapido sorriso; il re ebbe
bisogno di una manciata di secondi per elaborare quella nuova scoperta, per poi
rispondergli che allora non era un idiota come credeva e che si era trattata di
un’altra bugia, la voce velata da una nota di tristezza.
Da quando si
conoscevano lo aveva preso in giro per la sua goffaggine e non perdeva
occasione di fargli notare quanto fosse inutile la sua presenza durante le
battute di caccia; tutte quelle provocazioni avevano cementato il legame che li
univa, solo che adesso il sovrano non avrebbe più saputo come punzecchiarlo e
temeva che questo avrebbe compromesso il loro rapporto. Puntualmente però il
servo seppe come tirarlo su di morale con poche parole, dicendogli che quella
non era stata una menzogna ma che si trattava solo di un altro lato del suo
fascino: Arthur fissò il suo volto per un istante, leggendovi un misto di
malizia e convinzione che suscitarono in lui una breve risata. Ancora una volta
il suo fedele amico riuscì a strappargli un sorriso ed a ridargli il buon umore;
a quel punto entrambi spronarono i loro destrieri per incamminarsi, avevano
perso fin troppo tempo a crogiolarsi nelle loro vecchie abitudini.
Vagarono attraverso
quella boscaglia fitta ed oscura per un paio d’ore, mantenendosi in religioso
silenzio; le loro menti si perdevano nei ricordi della loro grande amicizia,
ritrovandosi spesso a sorridere tacitamente per le emozioni che rievocavano. In
altre circostanze sarebbe stato piacevole approfondire tali rimembranze,
tuttavia in quel momento dovevano mantenere tutti i sensi all’erta, pronti a
fronteggiare eventuali duelli o imboscate.
Per il re la faccenda
era ben più complessa, in quanto sapeva di non poter fare granché in caso di
pericolo: per la prima volta avrebbe dovuto lasciare che lo stregone lo
proteggesse, cosa a cui non avrebbe mai creduto se glielo avessero detto
qualche giorno prima. Avrebbe voluto fare di più, ma ormai il suo corpo era
giunto al limite della sopportazione ed era evidente che la linfa vitale lo
stesse abbandonando; la prova della sua incapacità di difendersi arrivò pochi
istanti dopo, quando i due giovani sentirono nelle immediate vicinanze il suono
degli zoccoli dei cavalli dei sassoni.
In qualsiasi altra
situazione, Arthur avrebbe ordinato a Merlin di allontanarsi, sarebbe sceso dal
suo destriero ed avrebbe sguainato la spada, pronto a battersi contro gli
avversari: ora invece era totalmente inerme e sapeva di non poter scendere a
terra senza l’aiuto del suo servo.
Fu proprio lui a
sistemare le cose, difatti dopo aver analizzato rapidamente lo spazio
circostante, usò i suoi poteri per coprire le tracce dietro di sé; in tal modo
quando la guardia giunse ad un passo da loro, rimase interdetta giacché non
sapeva quale direzione avessero preso. A quel punto il mago usò nuovamente i
suoi poteri per depistarlo, agitando magicamente i cespugli che si trovavano
nel sentiero opposto a quello che dovevano imboccare loro: fu così che gli
uomini di Morgana si diressero nella direzione sbagliata, permettendo ai due
compagni di poter continuare il loro viaggio.
Quando Merlin si
voltò per riprendere il cammino però, vide che il sovrano aveva un’espressione
abbattuta in volto; egli infatti rimase per l’ennesima volta basito di fronte
alla dimostrazione delle reali capacità del suo amico. Nell’assistere a quella
scena, comprese che non doveva essere la prima volta che l’altro usava quell’incantesimo:
si erano già trovati in simili frangenti e svariate volte il mago si era
offerto di distrarre gli inseguitori, ora capì anche in che modo se la fosse
sempre cavata …
Arthur sentì il bisogno
di avere confermata tale ipotesi, così gli domandò se l’avesse fatto in altre
circostanze; non ricevette alcuna risposta da parte del compagno, eccetto per
un’occhiata mesta, cosa che bastò al re per avere la certezza di aver
indovinato. Capendo ciò, il sovrano non riuscì a non provare ammirazione per
Merlin, dopo tutte le battute e le umiliazioni che aveva subito, non gli aveva
mai rinfacciato nulla: tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, egli espresse
ancora una volta i suoi pensieri, dicendo che per tutto quel tempo non aveva
mai cercato di vedere riconosciuti i suoi meriti.
Avrebbe voluto
aggiungere un’altra parola, così piccola ed apparentemente stupida, eppure
indispensabile per arrivare alla comprensione: perché? Non riuscì a pronunciare quelle due semplici sillabe, la
mascella gli si era improvvisamente serrata ed egli non seppe spiegarsi il
motivo; la sua fortuna era data dalla straordinaria intesa che era alla base
del loro rapporto, poiché lo stregone rispose a quella domanda inespressa,
asserendo che non era quello il motivo per cui lo faceva.
Non occorreva dire
altro, le vere motivazioni erano così lampanti adesso: Merlin lo aveva sempre
protetto e l’unica gratificazione che voleva era il tempo trascorso insieme. A
quel punto, tutto ciò che potevano fare era proseguire per la loro strada,
preservando quel silenzio carico di emozioni finché era possibile.
Spazio
di Chloe:
Ma
salveeeee!!!! Chiedo scusa per la mia ennesima latitanza, purtroppo questo
capitolo è stato parecchio impegnativo; spero che il risultato sia buono, come
al solito attendo le vostre opinioni con ansia! *^*
Prima
di salutarvi, ringrazio tutti quelli che mi seguono, siete meravigliosiiiii!!!!
^///^
Inoltre
vorrei ringraziare lululove2 per aver inserito questa storia tra le seguite, mi
ha fatto moltissimo piacere! ^.^
Che
dire? Aspetto i vostri pareri, per il momento è tutto: alla prossima e grazie
ancora a tutti!
Baci,
Chloe.