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Autore: Wellknower    25/03/2014    1 recensioni
Un ragazzo di 19 anni s'invaghisce, scommettendo tutto su di un'altra ragazza... Uno One Shot capace di far vivere al lettore le emozioni di un ragazza che, dal desiderio e dalla speranza, arriva alla delusione ma non alla sconfitta! Da Roma a Firenze in poche righe, dal treno alla macchina in poche parole, dal sogno, dall'incubo alla realtà in poche frasi...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27/02/14 ore 05:00 del mattino, mio padre mi sveglia bruscamente: "Dai, alzati! Non arriviamo in tempo alla stazione sennò...". In preda a un entusiasmo sincero quanto la mia voglia di studiare matematica, mi butto in doccia, mi vesto, prendo la valigia e alle 05:15 siamo in macchina. Roma, la mattina presto, è indiscrivibilmente silenziosa e affascinante. Da Balduina a Termini avremo impiegato si e no 20 minuti fermandoci per colazione e sigarette... Secondo migliore tradizione, con mio padre, arriviamo in pauroso anticipo sui binari e, data l'ora, sembrava che anche i treni stessero sonnecchiando in attesa di una giornata piena di viaggi e paesaggi. In quel quarto d'ora, invano, mio padre fa domande ma non riesco a rispondere se non a monosillabi e impercettibili suoni di comunicazione di base che possono corrispondere a un si, a un no o a un "mmmh" riflessivo, che apre le porte dell'infinito pensiero sul cosmo e sull'universo... Lo stridio di un vecchio regionale mi riporta nella dimensione cui ci siamo affezionati chiamandola realtà e mi accorgo che mio padre sta ancora parlando, "sono salvo, almeno riesco a non rispondere a vanvera sentendo una minima parte di quel che dice!". Nel frattempo, davanti al binario 6, si era creata una piccola moltitudine di persone di scuola mia, avevo tutt'altro che voglia di andare da loro, non pensiate che io non sia socievole, ma non mi andava proprio di incontrare altri esseri "umani". Anche perché non l'avevo ancora notata, come in tutti i miei  anni passati a scuola... Arriva il momento di salire sul treno, mi siedo vicino ai miei compagni di classe, nessuno è realmente troppo entusiasta, ma spiccano i primi sorrisi e le prime aspettative per il nostro soggiorno fiorentino. Qui, per la prima volta, mi casca l'occhio sul suo viso... La prima impressione che ebbi fu che era del ginnasio, non avendola mai vista, credevo fosse arrivata quest'anno... Mi sbagliavo di grosso: 2d da 4 anni nella mia scuola! Il treno parte e iniziamo a divertirci con battute, scherzi, cantiamo e prendiamo in giro le prof... La B. e la T., non me le scorderò mai, due comiche viventi! Siccome eccello nelle figure di merda e nelle improvvisazioni per attirare l'attenzione, vedendola mezza assopita e sonnecchiante, con le cuffiette, prendo una decisione incredibilmente stupida e comica allo stesso tempo: "ABBIAMO DERAGLIATO, OMMIODDIOOOO!". Ahahahahah, con tutta la calma del mondo, prima apre i suoi occhi magnifici ed enormi, realizza quanto ho urlato, e dopo un paio di secondi salta sul sedile, clamorosamente in ritardo, e si spaventa a morte. Così la conobbi per la prima volta. Non diedi peso all'evento, tutt'altro, dalla stazione all'albergo, solo ora che ci rifletto, si girava sempre per vedere dov'ero mentre io pensavo alla gita e basta; ma, in realtà, mi stava chiaramente "battendo i pezzi"! Come mio fratello, del resto, non mi accorgerò mai se una donna è interessata a me fino a quando non me lo urla in faccia. Già nel giorno in cui siamo arrivati, posati i bagagli e frequentata la, noiosamente interessante, conferenza su D'Annunzio, tenuta il primo giorno, senza sapere come, mi ritrovo nello stomaco e nella mente un infido e quasi fastidioso desiderio di sapere sempre dov'era e di raggiungerla ogni qual volta fosse distante da me più di cinque, enormi, metri. "Terrificante cazzo, so della sua esistenza da forse tre ore e guarda con che talento da cane da tartufo la cerco, la trovo e mi ci appiccico con le scuse più idiote e scontante...". All'ora di pranzo entrammo in un mercato rionale, un pò piccolo e triste per quanto riguarda gli spazi e gli "stand", se così possiamo definirli, ma gli odori? Mirabolanti! Giravo in cerca di un trippaio, volevo assaggiare il panino con il lampredotto, ghiotta specialità fiorentina, quando osservo un'enorme fila di persone in un angolo del complesso del mercato. Niente più di una piccola vetrina, lunga e "cornucopiante". Mi metto in fila e cerco di decifrare il menù scritto col gesso su una parete quando, nonostante stessi, al quantempo, parlando con dei compagni di viaggio,  mi resi conto che non sapevo più dove fosse e che avevo la necessità improrogabile di chiederle qualcosa, qualsiasi cosa anche la più stupida! Lascio la fila, commissionando cosa volessi ad A., e inizio a girare per il mercato come un disperato, col passo velocissimo e la falcata altrettanto ampia, cercandola, cercando il suo foulard multicolor. Passo in rassegna più volte il perimetro, senza trovarla, e, sul punto di, malinconicamente, gettare la spugna la intravedo all'incrocio di due passagi fra i banconi di macelleria. Era lì, in piedi, che parlava con la sua amica Diana mangiando un panino e guardando ansiosamente dietro le spalle dell'amica, forse per cercare me? Io le arrivo dal fianco e la sorprendo, almeno così mi piace credere, con una domanda veramente inopportuna: "Eiiii, che per caso hai dell'acqua?". Credo sia palese che avessi tutto tranne che sete in quel momento. Presa in contro piede, e un pò perché è proprio fatta così, lascia scorrere infiniti secondi dove i nostri sguardi si incontravano e la mia tachicardia infantile avanzava. Mi fissa un altro pò, mi sorride favorendo ai massimi livelli un molto poco eventuale arresto cardiaco e infine mi fa: "Ehmmm G. giusto? Si certo che ce l'ho, un attimo!". NON ME NE FREGA UN CAZZO DELL'ACQUA, CONTINUA A FISSARMI E A UCCIDERMI FACENDO ESPLODERE IL MIO CUORE! Da quel momento, io personalmente, non ho memoria di almeno un'ora passata senza che ci tenessimo per mano o a braccetto o cercandoci almeno con lo sguardo per sentire la presenza, l'uno dell'altro. Per la durata di tutta la gita non ebbi il coraggio di chiederle il numero, se non l'ultimo giorno, ovviamente con una scusa del cavolo quale "senti, dammi il tuo numero, così se ci perdiamo basta scriverci su What's App!", quindi ero nel perenne stato di dover mantenere assolutamente il contatto visivo o, almeno, avere la certezza assoluta della sua ubicazione momentanea. Era un problema serio se me la perdevo, ed era disastroso il lasso di tempo che avevamo per docciarci e prepararci per andare a cena: non avevo modo di comunicare con lei, non che avessi nulla di importante da dirle o di cui parlarci, ma mi sentivo in preda a un'ansia di bassa intensità dedita al turbamento delle mie ore. I giorni passavano, uno dopo l'altro, e io mi addormentavo e svegliavo comunque in relazione al pensiero di lei e smaniavo pregando che l'ora di colazione arrivasse al più presto, tentai addirittura di fissare l'orologio cercando di "persuaderlo" ad accelerare, quel pesa culo! Arrivò l'ultimo giorno a Firenze. Lo passai a pensare che qualcosa dovevo fare perché era ormai palese che mi piacesse e son della teoria che "le donne lo sanno e lo han sempre saputo" quindi sapeva e, nel profondo, nella mia totale e peculiare insicurezza sul sentimento delle donne, sentivo che anche lei, forse, era attratta da me. "Si dai, sono appena le nove del mattino, la bacio, mi serve solo un attimo propizio, magari anche quell'attimo intimo, e giuro che la bacio.". "Eeeeeh c'è tempo, si ok, a pranzo non sono riuscito a far nulla ma, sicuramente ci sarà occasione, dopo tutto sono solo le tre del pomeriggio e il treno noi lo abbiamo fra quattro ore...". "MERDA, le 18:30, come ho potuto temporeggiare così inutilmente e perdere tutte queste occasioni, perché ci sono state delle occasioni vero? Certo che si, sei il solito coglione.". Neanche il tempo di rendermi davvero conto che era tardi che già la professoressa m'intimava di salire sulla carrozza del frecciargento che ci avrebbe riportati all'Urbe. "Non sarai così imbecille da non metterti vicino a lei al ritorno?". In questo, almeno, fui pronto e le dissi subito di metterci vicino. Qui fece una delle sue celeberrime entrate da cerebroleso Ferruccio. Stava davvero per mettersi accanto a lei sapendo come stessero andando le cose fra me e lei, cazzo si respirava nell'aria che stesse per accadere qualcosa, c'era una comune coscienza di quanto stesse per accadere, il bacio era già dato agli occhi di tutti e lui? Che cazzo di ritardato. Fortunatamente lo riuscì a "dirottare" su d'un altro posto e il sedile alla sinistra di lei fu finalmente mio. Adesso, già premesso che sono totalmente un idiota, provate a indovinare quando la baciai? A Roma Tiburtina. Si, on the border line. Una bacio gradioso, di un umido dolce e saporito, sapeva di lei, della sua essenza. Arrivammo a Termini e, diavolo perché sarebbe stato hollywoodiano oltre ogni modo, c'erano i suoi sulla banchina e impossibilitarono il bacio alla "Casablanca". Ci fu un bacio "teatrale", mezza bocca mezza guancia, e un patetico saluto con la manina, alla giapponese, da parte sua e un, assolutamente ripieno di falsa indifferenza, ciao da macho convinto di sé da parte mia.
Il sogno fiorentino; appunto un sogno. Le tre settimane seguenti, più o meno, sono state terrificanti. Un'ignavia, una confusione, un'indecisione e un susseguirsi di eventi avvilenti. Un continuo tira e molla, un continuo prostrarmi, anima e corpo per lei, e un infinito esser preso vergognosamente a pesci in faccia. Non ha mai saputo cosa voleva, se me o P., il suo ex completamente fuori di testa in senso clinico, se voleva stare bene o male, se dar retta la suo cuore o alla sua testa, se seguire un misterioso e affascinante futuro o albergare nel passato e nel ricordo di una spaventosa e opprimente pseudo sicurezza e nostalgia. "State insieme?", ci chiedevano e io? Io non sapevo cosa rispondere e lei stava in silenzio... Poi la luce, alla fine del tunnel, effetto "rana-pescatrice", che con il suo lumino, negli abissi, attira i piccoli pesci ingenui e curiosi verso una prima luce folgorante e magnifica, destinata però a diventare un baratro di denti, dolore, oscurità e morte. "Siamo una coppia M.?". "Girati! Devo rispondere alla tua domanda!". Un bacio. Un bacio meraviglioso. Un bacio voluto e profondo. Un bacio elettrico, che attira e ti fa desiderare che il tempo si fermi e che tutto sia sigillato in un eterno momento infinito e in uno spazio limitato e relegato all'infinità. Un sabato sera, il palcoscenico degli anni duemila per le "epiche" avventure amorose, o di sesso, per i più venali, che prometteva il mondo e si è presentato con l'illusione del cosmo. Siamo in macchina, la mia piccola Suzuki Jimny, unica nel suo genere, compagna della mie esperienze post-patente, e siamo in direzione di casa sua, per riportarla al sicuro in una notte fredda e sconvolgemente preparatoria al disastro. La lascio davanti al cancello, la faccio correre indietro per un bacio, un ultimo, che non fa emozione, è vero, fa numero e peso. Aspetto che richiuda il cancello alle sue spalle, voglio star certo che sia al sicuro, lontano dall'inquietudine della periferia romana.
Un'offesa, un oltraggio alla mia persona e alla mia nomea, al mio orgoglio. Postavo una foto, colma d'innocenza e goliardia. "Pseduo sbarbato e gellato, ieri sera, M., lo ha adorato". Quando ciò che ci rende vivi, comunicare, scambiare informazioni ed emozioni, ci si rivolta contro e, oltre a toglierci l'elisir, ci avvelena quel poco già ricevuto, vuol dire che qualcosa sta morendo, colpito da una violenta coltellata che l'universo ci sferza contro. "G. i miei  hanno visto quella cosa su Fb... Vogliono che la togli. Dicono che sembra che sono andata a letto con te, e me le hanno dette di tutti i colori!". Mai mi ero sentito così tanto offeso, così mal interpretato e mal considerato. Le risposi: "Mi dispiace che i tuoi abbiano pensato una cosa del genere, ma era una battuta idiota ed innocente, molto meno grave di ben altre cose che, evidentemente, non sono ritenute tali da tutti... Non ti nascondo che ci sono rimasto male, amareggiato al massimo e offeso, tutto qui... Spero che non se la prendano con te per questa cosa di cui, per quanto non abbia valore ai miei occhi, mi prendo ogni responsabilità!". Non ha il coraggio di rispondermi, forse non glielo permettono, ma non è importante, mi addormento in preda alla rabbia, all'immonda onta morale subita e sogno, o piuttosto, incubo. Era finita. Il sogno elargisce, descrivendola, generoso, una orrenda condizione futura; mi aveva lasciato. Io provavo a parlarle ma lei era sopra di me, seduta su un muretto, dotata di una forza dialogica incommensurabile e infinitamente lontana. Il suo viso, da dolce e amorevolmente, dai miei occhi, desiderato era ora scuro, minaccioso e crudele. Al quantempo, nonostante già fossi annichilito dalla sua imponente figura, una bava schiumosa e verdastra impera e abbonda nella mia bocca, impedendomi la parola e costringendomi a sputare piagnucolando inerme. Sebbene fosse sufficiente a massacrarmi, si aggiungevano le sue amiche che, a semicerchio accanto a lei, giudicavano e sputavano ingiurie ed accuse di malefatte da me mai commesse ma, anzi, sempre combattute in sua difesa. La sveglia, invece, era assai più che reale, le ore 07:36 del mattino avevano queste parole: "G. ho sbagliato tutto. Non è giusto che io stia con te, non è giusto il modo in cui mi sono comportata con te e con P.. Sono veramente stufa di sentirmi una persona orrenda e debole. Io ti chiedo per favore di non parlare in nessun modo con P., lui è una persona fragile e insicura, non forte come te, e la persona di cui si fidava di più o in cui credeva, ero io. Sono stata una stupida indelicata. Ho sbagliato tutto, mi dispiace.". Lo leggo infinite e dolorose volte, e a ogni lettura ripetuta, a ogni rigo ripercorso, scavo, scavo nel mio petto trasformandolo in una abissale cava di malessere. È palese che debba parlarle e scoppiare in una rabbia travolgente e furiosa che chiarifichi, una volta per tutte, cosa diavolo stia accadendo e cosa gli eventi hanno preparato, in segreto e subdolamente, per me e per il mio cuore sofferente!
E infine, tutto muore, aspettando la reincarnazione... "So e son convinta che la scelta migliore per il mio benessere non coincida con la scelta -giusta-, tutti, persino mia madre, mi dicono che oramai non posso far altro che star accanto a lui perché l'ho amato, perché lo amo...". No, non dire così, non dire a me così, io non lo penso e, soprattutto, non lo accetto. Tu sei libera, io ti ho sempre trattato da persona con la sua dignità e con il rispetto dovuto. Tu hai scelto di tornare in gabbia, sprofondando mentre guardi la mia mano tesa, per tirarti fuori dal baratro, per farti tornare a respirare, per mostrarti cosa vuol dire essere una donna degna di questo nome e per mostrarti, davvero, cosa sia l'amore, la passione e forse, con un pò di sano egoismo e un pò di sincera prosopopea, cosa sia la felicità. Homo faber fortunae suae est. Ti ho proposto di tornar ad essere fabbro e di esserti martello per colpire la tua vita e forgiarla, sei voluta rimanere, anzi, tornare a stare sul punto di percussione, fra martello e incudine e vivere passivamente prendendo la forma da un altro fabbro, armato di un altro martello fatto di ossessione, malattia, malessere e infelicità. Forse è solo un arrivederci, forse hai bisogno solo di qualche altra martellata per renderti conto di quanto fa schifo la maniera in cui ti sei fatta forgiare e battere. Oggi abbiamo perso in due e ha vinto uno solo, sobillato da molti; ero affascinato da me e te, soli contro il mondo "back to back" a spade sguainate ma tu? Tu hai lasciato il cerchio e sei tornata ad ingrossare le fila di chi mi circonda, aggressivo e violento, ricolmo di bramosia di potere e controllo. Ti bacio e non ti giudico, ti piango e non ti dimentico, mi lasci ma resisto, mi feriscono ma mi curo e quando arriverà il momento di sfilare sul carro in trionfo, perché io vincerò gloriosamente e sarò il mio eroe personale, spero che avrai rinsavito e sarai al mio fianco, oppure sarai ancora in catene, assieme hai vinti e al tuo carceriere che ti avrà, ma mai avrà questo mese folgorante di passione e di voglia di combattere insieme per qualcosa di condiviso per cui, almeno io, ho creduto e continuo a credere... Ti auguro di trovare la felicità dove la cerchi o, almeno, per la tua serenità, di crearti un'illusione che ti persuada e ti convinca che quello che hai è quello che vuoi e che hai sempre voluto.
  
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