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Autore: danonleggere    25/03/2014    0 recensioni
Daccordo, mi ero preparata per quello.
Ma sarebbe stata la mia prima missione così lontana dalla gilda.
Dover studiare per tre anni in una accademia maschile dalla quale sarei potuta uscire pochissime volte.
Sì, ne ero in grado.
Se non per il fatto che sono una ragazza.
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Questa è la storia di una ragazza con un passato oscuro. Che nonostante le sfide che ha incontrato ha lottato ed è riuscita a farsi ammettere nella gilda dove operava il mentore.
E ora sta per iniziare la sua prima vera missione nella quale incontrerà veri amici, rivali e forse qualcuno di speciale.
Sulle note di un regno medievale con combattimenti mortali e sprazzi di magia spero di riuscire a coinvolgervi e divertirvi!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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kinder1





Va bene.
No, ho cambiato idea.
Non è vero che ne sono in grado.
Sarebbe stato meglio se avessero scelto Mile, il tipo alto e muscoloso.
O meglio Saz. Quello piccolo con lo sguardo furbo.
O Lando, Kifre o chiunque altro ragazzo che si stava allenando con me nella gilda delle spie.
E invece no.
Questo lavoro l'hanno affidato a me, Zael.
Una ragazza.

Non che ci sia niente di male nel mio sesso, anzi sono molto favorevole all'emancipazione femminile e al far entrare più ragazze nella casa.
Ma non è proprio il massimo quando la missione è imbucarsi in una accademia di addestramento per guerrieri e generali, aperta solo agli uomini.




Quel giorno mi svegliai all'alba nel rifugio che l'ordine ha nella periferia di Mhal, la città rivale della mia Fuste.
Mi preparai fasciandomi il seno e indossando abiti maschili.
Ho i capelli corti, quindi nessuno ha dovuto tagliarmeli. E dopo una breve colazione ero pronta a partire.
Lasciato il ghetto fatiscente che contraddistingue tutte le città della costa settentrionale mi avviai col mentore all'accademia per il rito di iniziazione.
Venivano ammessi solo duecento allievi ogni anno, e le selezioni erano durissime.
Prove di politica, oratoria, tattica e combattimento per forgiare la nuova classe nobile e borghese di quella insulsa cittadella. E la mia missione è quella di capire come pensano e prendere la loro fiducia. Così un domani riusciremo a introdurci nella loro economia muovendo le fila della politica da dietro.
Ci sono anche altri infiltrati nelle altre scuole, o addirittura negli organi di governo, ma non hanno raggiunto cariche abbastanza importanti.
Dopo una decina di minuti di cammino io e il mentore arrivammo al ponte con il cancello di ingresso alla città vera e propria. Senza barboni ai lati delle strade e edifici fatiscenti.
Nell'uscire dai vicoli bui però mi strinsi nelle spalle. Anche se non in quelli, ma fino a qualche anno prima io ci vivevo, e li consideravo un po' come la mia casa.
Mi riscossi velocemente dai miei pensieri scuotendo il capo e mi accorsi che il maestro era già andato, dovevo sbrigarmi. Non potevo fare figure del genere alla prima missione importante che mi affidavano.
'Sicuramente sarà già dall'altra parte' pensai guardando le torri che delimitano il letto del fiume in mattoni bianchi. Girai la faccia a destra e a sinistra cercando qualcosa, ma l'unico modo per accedervi è quello stramaledetto ponte sorvegliato dalle guardie.
Facendo finta di mettermi in coda per il controllo e il pagamento del dazio la mia mente lavorava a velocità vertginose.
Se fossi arrivata alle guardie mi avrebbero chiesto i documenti che però aveva il maestro, e non potevo certo creare scompigli poco prima dell'esame... quando mi sarebbe ricapitato davanti mi avrebbe sentito quello!
Mi porta dietro ad un carro di fieno con il marchio della casa nobiliare a capo del consiglio e aspettando che un altro carro mi riparasse dalla vista mi buttai tra i fili di paglia.
Mi divincolai fino a celarmi completamente e attesi. Nessun rumore diverso da prima. Vuola dire che non mi avevano scoperta.
Regolai il respiro ad una velocità più controllata cercando di mettermi più comoda.
Ma non ero ancora completamente al sicuro.
Da quello che avevo visto prima i carri passavano sul lato destro del ponte, con le guardie a sinistra. Quindi nel punto del carro dove mi trovavo io non avrebbero dovuto trovarmi.
Trattenni il respiro per sentire meglio cosa stava accadendo in torno a me, quando mi sembrò che dei passi si stessero avvcinando.
'Nonono, non è possibile che decidano di controllare proprio questo carico!'
Ad ogni rumore metallico mi facevo più attenta. Riuscivo a capire dove si trovano rispetto a me. Prima controllarono che sopra e sotto non ci fossero anomalie. Ora... li sentì allontanarsi e tirai un sospiro di sollievo. Ma proprio in quel momento mi sembrò di sentire sprazzi di conversazione.
"Non è necessario che controlliate anche l'interno." disse quello che molto probabilmente era il proprietario del carro.
"E' il nostro lavoro vecchio." gli rispose la guardia "Hey tu, passami il forcone."
Iniziai a sudare freddo. 'Vogliono infilzarmi?!'
Mi rigirai alla disperata ricerca di una via di fuga, sentendo le travi sotto di me slittare.
Uno spuntone metallico intanto mi sfiorò la gamba destra che spostai velocemente via.
'Dai dai dai, travi muovetevi.' pensavo tra me freneticamte mentre cercavo di fare leva sui cardini con il coltello che tenevo legato all'avanbraccio nel bracciale di cuoio.
L'attrezzo intanto cadde ancora vicino a me slabbrandomi i pantaloni all'altezza del ginocchio.
Mossi ancora un chiodo fino a quando con un rumore secco cedette. A me sembrava avesse fatto un rumore assurdo, ma evidentemente da fuori con il chiacchiericcio nessuno l'aveva notato.
Mi divincolai velocemente tra le travi un attimo prima di essere trafitta nel ventre.
E tenendo il coltello tra i denti mi artigliai ai cardini delle ruote in modo da rimanere in equilibrio sotto al carro.
Dopo che le guardie ebbero finito i loro controlli il carro si mosse e io fulminea rientrai dalla fessura fino ad abbandonarmi tra il fieno.
Caspita se il mentore me l'avrebbe pagata cara!
Rimasi immobile per almeno cinque minuti fino a che non sentii più il forte chiacchiericcio di sottofondo, quindi mi decisi a tirare fuori la testa. Mi ritrovai a girare per le piccole stradine della parte non residenziale della città alta. Case in legno dipinto da cui uscivano i rumori della vita. Un fabbro che batteva qualcosa al tornio. Un bambino che piangeva e degli uomini che discutevano.
Liberandomi dalle pagliuzze che mi stavano pizzicando la pelle mi sedetti sulla morbida paglia e cercando di orientarmi. Avevo appena capito che il carro si stava dirigendo verso il centro quando una calda voce mi fece saltare di lato dalla paura.
"Non devi mai abbassare la guardia." disse il mentore sedendosi di fianco a me.
Io ripresami dallo shock che mi aveva appena fatto prendere cercai di afferrare qualcosa da lanciargli contro, ma trovai solo della paglia.
"Ma ti sembra normale lasciarmi senza documenti prima della frontiera?!"
"Non dirmi che te la sei presa!" rise lui sdraiandosi meglio e passandomi dei fogli.
Io li presi e me li assicurai nella fascia che portavo alla vita dopo avergli dato una breve occhiata. Erano tutti i moduli relativi all'iscrizione e i miei nuovi documenti. Da adesso non ero più Zael, la figlia dei cunicoli. Ero Suno, un ragazzo figlio di una ricca famiglia mercantile che voleva avventurarsi nella scalata al potere cittadino.
Un brivido mi passò lungo la schiena e il mio volto si oscurò.
"Tu credi davvero che io possa farcela?"
Dissi in direzione del maestro che si puntellò sui gomiti per riuscire a guardarmi in faccia.
"Io ti ho proposta per questa missione e il consiglio ha accettato. Se ci fosse stato un solo, piccolo e insignificante dubbio saresti rimasta a casa.
La gilda, e soprattutto  io" e legò il suo sguardo al mio "sappiamo per certo che sei perfetta per questo Zael."
Si tirò a sedere e aggiunse "E poi adesso siamo quasi arrivati. Ci vediamo alle sedici in punto alla piazza principale per il tuo ultimo esame!" e con un balzo scese dal carro.
Mi stavo buttando al suo seguito quando capii perchè mi aveva dato appuntamento in un determinato luogo.
"Piantala di mettermi alla prova stupido maestro!" gli urlai quando mi accorsi che senza farsi vedere mi aveva legato alle travi del carro.
L'uomo che stava trasportando il carico di fieno però attirato dal suono della mia voce si girò.
Io mi buttai di nuovo tra le spighe e con il mio coltello mi liberai dalla corda grezza con la quale mi aveva legato. Dovevo farla pagare al mentore. Ora era l'unica cosa che mi veniva in mente.
Ad una svolta mi feci rotolare giù dal carro e alzando lo sguardo cercai un orologio per capire che ore fossero. Vidi quello della piazza in lontananza dietro ad un imponente edificio e lessi l'ora.
Dieci minuti all'appuntamento.
Cazzo!
Non ce l'avrei mai fatta a trovare la via da sola in quella città piena di stradine, quindi puntai ad una delle abilità che avevo appreso tra i vicoli. L'arrampicata.
Trovai un muro non molto in vista e usando i mattoni sporgenti come appigli iniziai la salita. Qua come con il ponte avrei potuto usare uno dei sigilli magici che mi avevano dato per rendermi invisibile, ma ne avevo pochi e se mi avessero presa all'accademia mi sarebbero serviti.
Arrivai all'altezza del primo balcone quando mi ricordai che cos'era quell'edificio su cui ero, la residenza di una delle famiglie più potenti, la Montras. E aveva il tetto piatto su cui passavano le guardie a fare le ronde.
Non sarei potuta passare di lì.
Allora decisi di approfittare della situazione e buttandomi sul balcone che avevo a fianco entrai dalla finestra.
Come era facile da scardinare questa serratura, era proprio vero allora che i ricchi non si aspettavano dei ladri in casa se avevano le guardie.
Scossi la testa. Non rubavo più nelle case da quando ero entrata nell'ordine, e non avrei ricominciato tanto facilemente.
Mi appiattì contro un muro in attesa che arrivasse qualcuno quando sentì le campane che avevano iniziato a suonare.
Mancava pochissimo, avrei dovuto sbrigarmi!
Strappai un arazzo abbastanza leggero da una parete e mi ci avvolsi a mo' di mantello, e una volta coperta la faccia iniziai a correre.
Destra, sinistra. Svolta, mi sembrava che la piazza fosse di qua...
Correvo a perdifiato fino a che entrando in un lungo corridoio la vidi oltre alla finestra, ormai c'ero.
Stavo per uscire quando un gruppo di persone entrò nel corridoio e mi finì contro.
Mi schiantai contro quella più davanti. Era un ragazzo più o meno della mia età vestito con stoffe e colori pregiatissimi. Probabilmente avrei potuto viverci anni se avessi rubato solo quei vestiti, ma la cosa che mi bloccò al mio posto non furono le vesti, ma il suo sguardo.
Aveva un volto liscio e pulito incorniciato da dei capelli biondi legati in una coda con con due occhi verde-azzurri che mi fissarono perplessi.
"E tu chi sei?" mi chiese incredulo.
Ma non avevo tempo da perdere. E gettandogli addosso l'arazzo che avevo sulle spalle in modo da non farmi vedere mi lanciai fuori da una finestra vicina.
Mi attaccai al cornicione sottostante e facendo leva sui piedi mi spostai di lato.
Scesi lentamente e mi ritrovai in una strdina secondaria vuota da cui però proveniva un mormorio allegro, dovevo essere vicina alla piazza. Lanciai un'ultimo sguardo alla finestra per vedere se mi avevano vista e svoltai l'angolo.
Mi ritrovai nella piazza principale proprio nel momento in cui il direttore dell'accademia iniziava il discorso di benvenuto. E ascoltandolo distrattamente raggiunsi il maestro.
Appena arrivata lo fulminai con un occhiataccia, e mi misi ad ascoltare attentamente gli uomini che iniziavano i convenevoli al centro della piazza.
Adesso stavano cominciando ad elencare i cinquecento giovani che avevano passato i test iniziali e che avrebbero dovuto lottare per arrivare tra i primi duecento.
Avevano già dato l'elenco e sapevo di essere tra gli ultimi, quindi ci sarebbe stato da spettare.
Così girai la testa e mi misi ad osservare il volto corrucciato del maestro. Non era vecchio, avrà avuto intorno ai trent'anni, che però a confronto con i miei sedici parevano un infinità nel nostro lavoro. La chioma scura tagliata corta lasciava intravvedere una grossa ciccatrice sulla tempia sinistra. Che certi momenti pareva stare a pennello con lo sguardo serio e controllato che assumeva quando era con estranei.
Tutto l'opposto di quello che aveva quando stava con me.
Dopo un centinaio di nomi anche lui si girò riversando il suo sguardo nel mio e appoggiandomi una mano sulla spalla mi portò vicino ad una rientranza del muro.
"Va tutto bene?" mi chiese abbassandosi leggermente.
Non che io fossi bassa, ma per vedermi meglio.
Stavo per rassicurarlo facendo una faccia spavalda quando un singhiozzo mi scosse le spalle.
Non avevo mai pianto dalla morte dei miei genitori dieci anni prima, non l'avrei fatto adesso.
Strinsi i pugni. E' vero che non avrei rvisto il mentore, l'uomo che aveva aiutato me e i miei fratelli, per almeno un anno stando in quello stupido collegio. Ma sarei tornata.
Lui mi abbracciò e posò il suo mento sulla mia spalla.
"Tranquilla, va tutto bene."
Strofinai la faccia sul suo mantello per pulirmi il naso in un moto di infantile dispetto.
"Certo, sono la tua erede."
Cercai di fare la gradassa, anche se gli occhi rossi mi tradivano.
Il mentore mi ripulì il viso con le mani e dandomi un bacio in fronte riprese a parlare.
"Sarai in contatto con noi almeno una volta al mese, ti manderemo nostre notizie e tu le tue. E a metà anno ci sarà il giorno delle visite e ti verrò a trovare."
Mi staccai da lui. Non ero una bambolina che aveva bisogno di essere rincuorata. Potevo cavarmela benissimo io!
Evidentemente in quel momento vide ciò che pensavo nel mio sguardo perchè facendo un passo indietro mi mostrò la sacca che aveva in mano.
Era da quando eravamo partiti che volevo sapere cosa c'era dentro ma la custodiva gelosamente. E ora voleva mostrarmela?
Sgranai gli occhi quando con un sorriso enorme l'aprì e mi porse il contenuto.
Erano due spade gemelle in ferro. Semplici ma eleganti con il manico intarsiato in legno.
Erano le spade del maestro.
Gliele avevo sempre viste lucidare ma mai usare. Deglutii rumorosamente, avevo la gola secca.
"So-sono per me?" chiesi incredula.
Il mentore annuì porgendomele. E proprio in quel momento fecero il mio nome.






-------------------Mio angoletto delle cose bislacche---------------- Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia tra gli originali, quindi spero che sia grossomodo decente! Spero di averla ricontrollata abbastanza, ma mentre la scrivo mi immagino il seguito e mi ritrovo a combattere un drago tra le nubi temporalesche cariche di pioggia. (che non centra nulla ma mi succede spesso) Al prossimo capitolo che pubblicherò tra due settimane se tutto va secondo i miei piani malefici. Muhahahahahaha! CIAO!
  
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