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Autore: StelladelLeone    25/03/2014    12 recensioni
Mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava quando Mirajane ci venne incontro con un sorriso diabolico da metter voglia a chiunque di scappare via; rifuggendo questo istinto, mentre Natsu mi usava come scudo, alla faccia della galanteria, la raggiunsi sorridendo.
“Buongiorno Mira-chan! Come mai così di buon umore?” chiesi reprimendo un brivido.
Mirajane fece una sorriso malizioso e rimproverò Natsu con lo stesso tono che si usa con un bambino di tre anni: “Ma come Natsu?! Non l’hai ancora detto a Lu-chan?! Oggi inizia la parte migliore, la fase preliminare: l’ACCOPPIAGGIO!”
Io la guardai come fosse ubriaca mentre Natsu mi saltellava intorno urlando: “Ecco! Era quello! Era quello che dovevo dirti!!” io, dopo averlo calciato lontano presso il tavolo di Gray ed Elfman, lo ignorai completamente e tornai a Mira.
“Scusa Mira, ma la fase preliminare di cosa?”
“Ma è ovvio! Della Grande Gara di Coppia di Fiore!!” disse lei entusiasta saltellandomi intorno.
Nel mio cervello si accese un gigantesco punto di domanda al neon.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quarto Giorno: Trovato (Paura...)

YOOOOOOO MINNAAAAA! SONO VIVAAAAAAAAA! *arranca verso di loro* Lo so che non ci credevate più ormai, ma sono sopravvissuta :D Mi scuso tantissimo con tutti per il ritardo indecente ma tra scuola e ff il tempo è volato; spero che queste 43 PAGINE di capitolo siano sufficienti come scusa (Andry: ti ho schiacciato, arrenditi XD) e che siano di vostro gradimento! Passando al capitolo, ci eravamo lasciati con le alleanze: come andrà il penultimo giorno della prima Gara? Inoltre in questo capitolo avremo…la prima coppia! TA-DAAAA! Ora, pensate un attimo secondo voi di chi parlo, leggete e poi nella recensione scrivetemi se avevate indovinato o chi avevate pensato: mi serve per un sondaggio ;D

Detto questo, buona lettura!

 

 

Quarto giorno: trovato! (Paura…)

 

 

 

 

Uno strano uccello, un incrocio tra un tucano e un piccione, dai colori sgargianti quali arancio e viola, cantò con forza, emettendo le stesse note che si erano udite solo al concerto del feroce Dragon Slayer del ferro che ora dormiva rumorosamente nella radura sotto di lui.

Un brusio di lamentela si alzò dall’ammasso di corpi sdraiati attorno alle braci spente della sera prima, ma l’impavida palla di piume continuò a cantare a squarciagola finché una fiammata lo abbrustolì a puntino e un palo di ferro lo trapassò a mo’ di spiedino.

La colazione era pronta.

“Natsu…” mormorò Lucy, ormai sveglia, al ragazzo già ricaduto tra le braccia di Morfeo.

Con un sospiro esasperato cercò di liberarsi, dalla prigione che l’avvolgeva ma era un’impresa impossibile e quella volta non poteva certo calciarlo via! La sera prima le temperature erano scese intorno ai quattro gradi e questo spiegava perché i ragazzi dormissero tutti vicini, Lucy fosse tra le braccia della stufa umana, Levy fosse coperta dalla giacca di Gajil lasciato a petto nudo come Gray che, unico immune al gelo della notte, aveva usato tutti i suoi vestiti, tranne i boxer sotto gentile consiglio dei dragon slayer, per coprire Lluvia.

Guardando verso Levy si consolò di non essere l’unica in quella scomoda posizione, anzi, per Levy era anche peggio: lei non sarebbe mai riuscita a lanciare via Gajil.

“Ohi…non cambiano mai…”

“Gray!” esclamò stupita la ragazza vedendo il mago del ghiaccio mettersi a sedere e scompigliarsi i capelli sbadigliando.

“Aiuto…” pregò Levy in un rantolo tendendo l’unica mano che riusciva a muovere con gli occhi che supplicavano un intervento del mago.

Un ghigno sadico si dipinse sul volto di Gray.

“Ice make: Cannon!”

Due proiettile di ghiaccio formato gigante colpirono gli ignari figli dei draghi, scaraventandoli tre metri più in là.

“Ghiacciolo!!!” urlò Natsu alzandosi di colpo e dandosi fuoco: avrebbe riconosciuto quel ghiaccio ovunque.

“Dannato spogliarellista!” ringhiò Gajil mentre con aria spiritata trasformava la sua mano in una grossa lama in ferro.

“Grazie Gray!” cinguettarono invece felici le ragazze circondandolo, mentre lui si scherniva con una mano.

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla tempia dei Dragon Slayer.

Uno sguardo complice, e ben presto un tubo in ferro arroventato si abbatté sulla testa del mago del ghiaccio.

“Volete la guerra…” sibilò lui con sorriso folle prima di lanciare via i boxer e gettarsi in combattimento.

“Gray-sama! Lluvia tifa per te! Resisti!” urlò la ragazza appena svegliatasi con gli occhi a cuore prima di tentare di iniziarsi a spogliare. Per sua fortuna un gomito di Natsu, o Gajil, non si capiva bene cosa appartenesse a chi, la mandò a k.o.

Levy e Lucy guardarono quello spettacolo afflitte.

“Di’ la verità Levy…faranno così per tutto il giorno vero?” chiese la bionda con un brivido.

La Scripter sospirò rassegnata, sarebbe stata una luuuuunga alleanza.

 

***

 

“Che rottura.” Sibilò scocciato il Dio dei Tuoni a braccia incrociate mentre intorno a lui scrosciava una cascata di fulmini.

“Non dire così Laxus! Non è da UOMO!!” urlò un albino con un gigantesco braccio roccioso schiantando al suolo l’ennesimo mago.

“La vuoi piantare con questa storia dell’uomo?!” sbraitò irritata una fata lanciando occhiate pietrificanti agli avversari.

“Ever concentrati!!” la rimproverò con calma un cavaliere dai capelli verdi abbattendo nuovamente con la sua spada il nemico.

“Lasciala sfogare Freed, non c’è problema.” Lo tranquillizzò sorridente un enorme demone dai capelli argenti schiacciando a terra il volto di un povero nemico di passaggio e frustando con la sua coda squamata tutti gli altri.

“Sorellina, vacci piano! “ la rimproverò ridacchiando una ragazza tigre sfigurando i suoi avversari.

Laxus sospirò nuovamente mentre intorno a lui i nemici cadevano come foglie autunnali: possibile che fosse l’unico scocciato?! Gli altri sembravano divertirsi un mondo a schiantare teste qua e là, presi dei loro combattimenti, mentre lui avrebbe solo voluto dormire.

E invece no! Quella mattina una cinquantina di maghi oscuri aveva dovuto tender loro un agguato nel sonno e se non fosse stato per le rune di Freed e il suo sesto senso da Dragon Slayer ci sarebbero rimasti tutti secchi, dato che era lui di guardia. E così adesso, alle sei di mattina, loro stavano combattendo. E lui non aveva potuto riposare.

Un nemico cadde a terra esanime e carbonizzato.

La cosa più preoccupante era che, a parte Freed, nessuno degli altri pareva essersi accorto del fatto che la presenza di maghi oscuri in una Gara organizzata dal Concilio avrebbe dovuto essere vietata, e invece ce ne era un intero esercito.

“Kyaaaa” Lisanna venne sfiorata da un incantesimo di fuoco alle spalle e per salvarsi si gettò a terra; già il mago le era addosso per darle il colpo definitivo che una gigantesca mano lo afferrò per una spalla, sollevandolo da terra.

E il povero mago si trovò a faccia a faccia con il suo peggiore incubo.

“Hai scelto il giorno sbagliato per farmi arrabbiare” Gli disse con gli occhi i bianchi per i lampi, poi lo lanciò in aria.

“RAGING…” iniziò dire mentre l’aria crepitava intorno al dragone, per poi completare l’incantesimo quando il mago fu a portata di mira, “…BOLT!”

Un cono di fulmini e saette si abbatte su colui che aveva osata sfiorare Lisanna, che con gli occhi sbarrati ammirava la potenza del Dio del Tuono.

Poco più in là, Ever, danzando tra statue in marmo, vide la scena e sogghignò: era la sua occasione!

Con un calcio in pancia colpì un nemico, che sputò l’anima, e lo fece volare a sbattere contro Laxus, il quale, preso alla sprovvista, perse l’equilibrio e cadde sopra la ragazza ancora a terra.

I loro nasi si sfiorarono pericolosamente, le guance di entrambi, perfino del solitamente impassibile ragazzo, si tinsero di uno scarlatto intenso e i corpi dei due aderirono perfettamente l’uno all’altro, nonostante Laxus cercasse di non schiacciare Lisanna.

“S-scusa…” iniziò a balbettare imbarazzato cercando di tirarsi in piedi, non accorgendosi che la ragazza era in tilt, ma un fischio lo distrasse e d’istinto afferrò la ragazza racchiudendola in una morsa contro il suo petto, fece una capriola in avanti e si voltò a ringhiare contro il nemico sempre tenendo Lisanna tra le braccia, mentre la falce che aveva rischiato di colpirli tornava tra le mani della sua proprietaria.

La donna, dai lunghi capelli neri come il carbone e gli occhi di due colori diversi, uno rosso e uno nero, scoppiò a ridere sadicamente, prima di trasformare la falce in un alabarda.

“Ma come siete carini! Ma sei sicuro bel biondo di non preferire bellezze più mature?!” sghignazzò prima i palleggiare l’arma tra le mani, alludendo al suo corpo formosa stretto in un vestito nero dall’ampio scollo e audace spacco.

Laxus appoggiò delicatamente Lisanna a terra, ancora sotto shock, e si alzò per fronteggiare la nemica.

“Bellezze più mature?! Non so a chi ti riferisca! Davanti a me vedo solo una racchia vigliacca e incapace.” ribattè sornione ghignando, mentre il volto della donna si deformava in una smorfia irata.

“Questa me la paghi…” sibilò scagliando l’arma che Laxus evitò con estrema facilità; la donna stava già ghignando nel vedere l’arma ruotare su se stessa e tornare per colpire alle spalle il suo nemico, quando Laxus, senza nemmeno voltarsi, l’afferrò al volo.

“Tutto qua?” chiese spezzando la lancia, “Adesso ti mostro io cosa significa essere maghi…” mormorò avvicinandosi con passo calmo all’avversaria che indietreggiando spaventata inciampò a terra e cercò di evocare uno scudo.

“Lightening’s Dragon Roar!!” dalla bocca del biondo scaturì un gigantesco cono di elettricità che distrusse lo scudo della donna e carbonizzò il suo corpo, che cadde riverso.

“Pfft! Non eri un granché…” commentò con sguardo disgustato prima di ritornare dalla sua campagna e aiutarla ad alzarsi, mentre lei lo ringraziava, imbarazzandolo ancor di più.

Intanto Evergreen procedeva con i suoi piani di conquista contro l’altra coppia, delusa che quella maledetta maga da strapazzo avesse interrotto Laxus e Lisanna.

All’inizio aveva avuto dei problemi a trovare l’occasione giusta, ma questa si era presentata da sola quando Freed e Mirajane si erano ritrovati a combattere schiena contro schiena.

Ora doveva soltanto distrarre il demone…

Con un ghigno che avrebbe messo paura ad Erza, la delicata fata afferrò uno dei nemici stesi a terra sotto i suoi piedi, lo sollevò sulla sua testa, e lo lanciò contro la testa di Elfman, che con un gemito cadde a terra.

Mirajane, sentendo l’urlo di dolore del fratello, si voltò di scatto, distogliendo lo sguardo dal nemico, che ne approfittò per scagliare una gigantesca incudine sulla testa della ragazza che cadde a terra semi svenuta.

Preoccupato Freed si precipitò al suo fianco e la prese tra le braccia iniziando a chiamare il suo nome con sempre più ansia, scuotendola per le spalle.

Era il momento perfetto per un risveglio in stile fiabesco.

O almeno lo sarebbe stato, se Evergreen non si fosse dimenticata di calcolare i soprannomi dei suoi compagni: The Dark Knight e Il Demone.

Satan Soul spalancò gli occhi rossi per la rabbia e circondata da un aura omicida.

“Sitri Soul!” mormorò con sguardo folle sorridendo sadicamente, mentre il suo corpo subiva la metamorfosi.

Freed nero per la rabbia l’affiancò.

“Dark Ecrituré: The Knight!”

Un silenzio di puro terrore ghiacciò i nemici.

 

 

“Sorellina! Hai esagerato!” rimproverò Lisanna dieci minuti dopo, coperta di fuliggine da capo a piedi, la sorella.

“Freed, quante volte ti ho detto di imparare a trattenerti?!” ringhiò Laxus, anche lui completamente del colore del carbone, come Evergreen ed Elfman.

Mirajane li guardò facendo gli occhioni da cucciolo, profondamente pentita sentendosi in colpa, mentre Freed piangeva prostrato a terra implorando il perdono del suo amato Laxus.

Lisanna sospirò.

“Fa niente… Meglio muoverci, dobbiamo assolutamente trovare un posto dove fare il bagno!” disse come parlando di una questione di massima importanza e facendo così alzare gli occhi al cielo al biondo.

“Va bene!” acconsentì Mirajane, già tornata di buon umore, mentre tutti si alzavano e si incamminavano diretti alla ricerca di una polla d’acqua, possibilmente termale, visto il vento freddo che si stava alzando.

Della radura e dei nemici era rimasto solo un gigantesco cratere vuoto.

 

 

***

 

Era Mezzogiorno.

Era il quarto giorno.

Erano quindi quattro giorni che Erza non mangiava torta alle fragole e panna.

Erza aveva fame.

Gerard invece aveva paura.

 

Era mezzogiorno.

Era il quarto giorno.

Erano quindi quattro giorni che Cana non beveva sakè.

Cana aveva sete.

Lyon invece aveva paura.

 

“A volte sono proprio infantili…” sospirò Romeo che, superato l’imbarazzo iniziale, camminava mano nella mano con Wendy, guardando le due donne a destra avvolte da un aurea nera e i due ragazzi a sinistra con gli occhi sbarrati e l’espressione di due animali in trappola.

Wendy ridacchiò coprendosi la bocca con una mano.

“Io penso che facciano solo fatica a capirsi…” mormorò divertita.

“Gli adulti…” sospirò esasperato il ragazzino alzando le spalle.

E poi scoppiò.

Non che potesse durare ancora per molto, nonostante i nostri impavidi giovani lo sperassero ardentemente.

“LYONNNN!” con un urlo belluino Cana si lanciò sopra il ragazzo, che cadde a terra schiacciato dalle forme abbondanti della maga.

“Voglio del sakè! Ti prego portami del sakè!” iniziò a pregarlo stringendogli le braccia al collo soffocandolo. Non che ce ne fosse chissà quale bisogno, visto che il poveretto era già svenuto per l’imbarazzo.

Nello stesso momento, Erza si lasciò cadere in ginocchio sconfitta.

“N-non ce la faccio più… non lo posso sopportare…” svelò tremante con sguardo allucinato tendendo una mano implorante verso Gerard.

“Torta…” mormorò; il ragazzo si guardò intorno: via d’uscita! Aveva bisogno di una via d’uscita!!

“E-ehm io…” il ragazzo cominciò a sudare freddo.

Lyon continuava a fingere di non essersi ripreso.

“Cana, Erza…” la voce gentile di Wendy richiamò le due disperate, “Non credete che prima troviamo il nostro obiettivo, prima finiremo la sfida e potrete bere e mangiare quel che volete nella pausa?” fece loro notare con la sua solita dolcezza.

Le due si guardarono per un attimo, poi saltarono in piedi alzando un pugno al cielo.

“Andiamo!” urlarono con una spaventosa luce di determinazione negli occhi, iniziando a correre nella direzione che la mappa le indicava.

“Muovetevi!” ringhiò Erza agli altri, che terrorizzati iniziarono a correre loro dietro.

Leon e Gerard andarono commossi ad abbracciare, sotto lo sguardo scontento di Romeo, Wendy.

“Ci hai salvato un'altra volta…” iniziarono a ripetere in lacrime, mentre Wendy cercava di schernirsi imbarazzata.

Sarebbe stata una lunga giornata anche per loro.

 

***

 

“Luuuuu” l’ennesimo accorato lamento martoriò le povere orecchie della maga degli spiriti stellari, “Quand’è che siamo arrivati?” chiese per forse la centesima volta con tono sofferente Natsu, camminando con la sua andatura rilassata e le braccia incrociate dietro la nuca.

“Non ne ho la più pallida idea Natsu, per l’ennesima volta!” ribatté Lucy stringendo i bordi della mappa in uno scatto nervoso mentre le sue tempie pulsavano all’inverosimile. Ma cosa aveva fatto di male per meritarsi un bambino del genere!?!

“Dai Lucy, non ti abbattere!” cercò di consolarla divertita Levy, accarezzandole gentilmente una spalla.

“Ghihi! Sei proprio insopportabile, Fiammifero!” commentò Gajil che camminava al fianco della piccola Scripter, con il suo solito ghigno.

“Cos’hai detto Ferraglia?!” rispose il mago girandosi irritato mentre i pugni prendevano fuoco.

“Che sei irritante!” intervenne Gray che camminava serafico tra Lucy e Lluvia con sguardo apatico, per poi concedersi un sorrisino di scherno.

“Volete farvi sotto?!” chiese allora infiammato Natsu facendogli cenno di farsi avanti; e già Gajil e Gray si stavano lanciando contro di lui quando Lluvia si lanciò in mezzo a braccia aperte.

“Ora basta! Non potete litigare!” esclamò seria e, vedendo gli sguardi scettici dei ragazzi, in particolare dell’amato Gray-sama, aggiunse “Altrimenti non arriveremo mai e perderemo la sfida!”

Dopo un secondo di silenzio, i tre scattarono avanti in una corsa forsennata.

“VINCEREMOOOOO!” il loro urlo spaventò gli uccelli posati sugli alberi intorno a loro.

Lucy sospirò sollevata. “Grazie Lluvia, non credo avrei potuto sopportare un’altra rissa di quegli idioti!”

“Già” concordò Levy con un sorriso, “Mentre adesso correranno fino allo sfinimento, poi si accasceranno ansanti sul sentiero e aspetteranno che arriviamo” ridacchiò immaginandosi la scena.

Rilassate continuarono a camminare chiacchierando degli ultimi giorni, finché degli urli belluini non richiamarono la loro attenzione.

 

 

 

Natsu stava correndo come una dannato per superare i suoi avversari, quando un pensiero lo fece bloccare di colpo e i due gli finirono addosso

“CHE COSA STAI FACENDO RAZZA DI UN FIAMMIFERO?!” iniziarono a sbraitare i due irritati, ma le urla gli si bloccarono in gola quando videro la testa calda girarsi con un sguardo così serio da far loro paura.

“Ho bisogno di chiedervi una mano…” mormorò con voce triste abbassando lo sguardo, mentre Gajil e Gray si guardavano stupiti.

“Allora?” gli chiese Gray dopo che ebbero riiniziato a camminare, “Si può sapere cos’hai?”

“Sto male.”

“Male?” chiese perplesso Gajil e Natsu annuì con forza.

“Si! Ogni volta che sono troppo vicino a Lucy il mio corpo si scalda, ma non delle solite fiamme: queste sono talmente calde che ho il terrore di scottarmi io stesso; per non parlare di Lucy: non voglio fale del male, ma non riesco a controllarmi, è più forte di me!” spiegò con la voce che lasciava trasparire il panico.

“Cosa devo fare?! Non puoi congelarmi?!” chiese scuotendo Gray per un braccio.

Gray e Gajil arrossirono e dopo essersi scambiati un’occhiata disperata sospirarono. Ma quanto era stupido?!

“Ti congelerei anche volentieri fiammifero, ma non risolverebbe il tuo problema!”

“Perché?”

“Non è una malattia la tua…o non proprio…” borbottò a disagio.

“E cos’è?” chiese Natsu completamente perso. Non era una malattia?!

“Ecco… uhm…” temporeggiò Gray, incredulo dell’imbarazzante situazione in cui era finito, “Ecco…chiedilo a Gajil!” urlò puntando il dragone di ferro.

“Eh?! Non scaricare queste cose su di me ghiacciolo!” urlò arrossendo: col cavolo che glielo spiegava lui!

“Allora?” insistette Natsu innocente.

“Ehm…” balbettarono i due cercando una via di fuga.

E stranamente la trovarono.

 

 

“TROVATOOOOOOO!”

 

 

 

Lucy diedi una breve scorsa alla mappa e notò che effettivamente i due punti coincidevano, quindi con un sorriso speranzoso incitò le altre a correre.

“Ci siamo!”

“C’è l’abbiamo fatta!”

In pochi secondi le tre ragazze raggiunsero i compagni: si trovavano sulle rive erbose di un piccolo lago limpidi al cui centro emergeva un’isola erbosa con imponenti massi e un grosso baule in legno scrostato.

Natsu travolse letteralmente Lucy in un abbraccio entusiasta.

“Ce l’abbiamo fatta Lu! Possiamo vincere!” le urlò sollevandola da terra con un sorriso capace di illuminare la notte a giorno, mentre la ragazza non riusciva a trattenersi dal sorridergli di rimando scarlatta.

“Tsk! Non ti esaltare fiammifero! Questa sfida la vinciamo tutti e sei, poi si vedrà!” gli ricordò Gajil ghignando, per poi afferrare Levy per una spalla e stringersela contro, “Vedremo se riuscirete a battere me e il gamberetto! Ghihi!” Le guance di Levy si imporporarono e lei sentì un moto d’orgoglio invaderla (soprassedendo sul “gamberetto”).

“Parlate grosso ma saremo io e Lluvia a vincere!” si intromise immancabilmente Gray, prendendo per mano Lluvia e portandosela al fianco, mentre nello stesso tempo lanciava via la camicia; questo gesto quasi fermò il cuore della ragazza.

I tre ragazzi si guardarono per qualche secondo ringhiando, poi si puntarono un dito contro e urlarono: “CHI ARRIVA ALL’ISOLA PER PRIMO È IL MIGLIORE!”

E già dimentichi delle loro compagne, con il grande tatto e la squisita eleganza che li contraddistingue, si spogliarono di tutto fino a rimanere in boxer (Gray neanche quelli) lanciando gli abiti addosso alle ragazze scioccate per poi saltare in acqua.

“Voi…” esordì Lucy iniziando a tremare per la rabbia e l’imbarazzo, “SIETE DEGLI SCOSTUMATI! MA VI SEMBRA NORMALE DENUDARSI COSÌ DAVANTI A NOI?!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola buttando a terra i vestiti del ragazzo che trenta secondi prima avrebbe volentieri baciato.

Levy sembrava essere andata sotto shock e, liberatasi dei giganteschi vestiti di Gajil, cercava di guardare ovunque tranne che verso il laghetto.

Ma Lluvia era in assoluto quella messa peggio: dopo aver tolto dalla faccia i boxer del suo amato, con un gemito strozzato si sciolse in una pozza d’acqua bollente e gorgogliante.

“Li ucciderò, li sventrerò, li…” Lucy stava già pianificando una diabolica vendetta, avvolta da un aura malvagia e ghignando psicopaticamente, quando le cose iniziarono a farsi strane.

I ragazzi avevano man mano iniziato a rallentare le bracciate e approdati sull’isola facevano fatica a issarsi sulla riva, come se i loro muscoli non reggessero lo sforzo.

“Va tutto bene?” urlò Levy titubante alzando un sopracciglio perplessa e cercando di non soffermare lo sguardo troppo a lungo sulla schiena muscolosa di Gajil.

“Gray-sama!” chiamò Lluvia alzandosi da terra all’improvviso, stringendo tra le braccia gli indumenti del suo amato come se fossero un tesoro.

I tre ragazzi non risposero ma si alzarono con andatura barcollante; poi Natsu inciampo nei suoi stessi piedi e rovinò addosso a Gray, iniziando a ridere in maniera folle. Gray subito ghiacciò qualsiasi cosa nel raggio di dieci metri e iniziò a sbraitare e gesticolare, strascicando le parole, mentre Gajil continuava a cadere e rialzarsi in piedi stordito.

“Che cosa sta succedendo?” chiese Lucy preoccupata dando un’occhiata alle sue compagne, inquiete quanto lei.

“Gray-sama!” urlò Lluvia con gli occhi lucidi “Lluvia arriva a salvarti!” e già stava per lanciarsi nel lago vestita e nuotare dal mago, quando Levy la trattenne per un braccio.

“Non farlo Lluvia! C’è qualcosa che non va nell’acqua…” mormorò inginocchiandosi sulle sponde del laghetto.

“Nell’acqua?” chiese Lucy perplessa, osservando l’innocente e limpida acqua sciabordare lentamente.

“Si.” Affermò sicura Levy, “È l’unica cosa che è entrata in contatto con i ragazzi… Lucy, potresti evocare Aquarius per favore? Ma sta pronta a effettuare una chiusura forzata del portale. Lluvia allontanati, se è quel che penso tu più di tutte non devi toccarla.”

Lucy estrasse subito la chiave dorata e sicura la immerse nell’acqua, attenta però a non sfiorarla con le mani.

“Apriti portale della Portatrice d’acqua: Aquarius!” evocò recidendo il confine tra i due mondi con la chiave e all’istante apparve scuotendo la chioma azzurra lo Spirito Stellare.

“Aq…” stava già per chiamarla Lucy, quando la sirena si girò verso di lei con un occhiata folle e le guance rosse.

“FIDANZATO! IO HO UN FIDANZATO! E TU NO! !” si mise a ridacchiare con le guance arrossate indicando alternativamente le tre ragazze, gli occhi lucidi.

Le mascelle delle tre ragazze caddero a terra per lo shock.

Poi improvvisamente intorno alla sirena cadde una pesante aura nera e il suo volto divenne livido di furore folle.

“Io ho un fidanzato…perché mi hai evocato…perché… PERCHÉ?!? MUORIII!” urlò indemoniata prendendo la sua anfora e scagliando un maremoto contro la bionda; stranamente il colpo non andò a segno, radendo al suolo gli alberi alla destra di Lucy.

Aquarius stava già per riprovare quando Lucy chiuse forzatamente il portale.

“Ma che…. COSA STA SUCCEDENDO?!” Urlò la bionda che per un secondo aveva visto passarsi la vita davanti, scioccata e confusa; va bene che era pazza Aquarius e che la odiava, ma così si esagerava!

“E’ l’acqua.” Intervenne Levy, riprendendosi dall’attacco di depressione che l’aveva colpita al ricordare che lei non aveva un ragazzo, “O meglio quella che dovrebbe essere acqua.”

“In che senso dovrebbe? Lluvia non capisce….” Mormorò la maga, mentre con un occhio teneva sotto controllo il suo mago.

“È sakè. Per essere precisi Daiginjō-shu, la qualità più pregiata ed alcolica; e a occhio e croce è sotto incantesimo, di modo che chiunque ne entri in contatto si ubriachi pesantemente.”

“Vuoi dire…” iniziò a Lucy mentre un brivido freddo le scendeva lungo la schiena.

“…CHE GRAY-SAMA È UBRIACO?!” urlò Lluvia le mani strette al cuore palpitante, mentre già si immaginava una scottante dichiarazione d’amore dal mago in preda all’effetto dell’alcol.

“Oh mamma…” sospirò invece affranta Lucy, guardando Natsu combattere in modo sconclusionato e ondeggiante con gli altri due.

“Esatto Lucy…” le appoggiò un mano sulla spalla Levy e, dopo essersi crogiolata qualche secondo in pensieri di vendetta verso i due Dragon slayer che non se ne erano accorti nonostante il fiuto fine, prese in mano la situazione.

“Basta perdersi via ragazze! Andiamo a recuperare quegli idioti prima che combinano qualche danno!” esordì battendosi il pugno sulla mano aperta, per poi prendere la sua amata penna magica.

“PUMICE STONE” scrisse nell’aria e una gigantesca scritta in roccia cadde con un tonfo nel sakè, che fortunatamente non schizzo le ragazze.

“Pietra pomice… Grande Levy!” si complimentò Lucy battendo un cinque all’azzurra, mentre Lluvia la guadava stupita.

“Galleggia!” affermò con stupore infantile, indicando la scritta.

“Esatto! La pietra pomice è una roccia porosa e quinci nell’acqua galleggia, la potremo usare come ponte. Ma state attente che non è stabile!” le avvisò Levy prendendo tra le braccia i vestiti di Gajil, mentre Lluvia la guardava ammirata, per poi mettere cautamente un piede sulle “P”. La lettera ondeggiò e già le amiche si stavano lanciando a prenderla prima che cadesse, ma poi si fermò e Levy poté salirci sopra tranquilla, un braccio steso all’infuori per tenersi in equilibrio.

E allora anche le altre due iniziarono quella lunga traversata con le braccia cariche di indumenti, che costò a Levy altre dieci parole in pietra pomice. Più volte avevano rischiato di cadere e a metà strada avevano temuto di non arrivare mai, ma una lunga ora e mezza dopo finalmente toccarono la sabbia dorata dell’isoletta. I tre maghi stavano ancora combattendo, alternando momenti di rabbia assassina a risate incontrollate, lacrime a pugni. Un delirio.

 

La prima a riprendersi fu Lucy, che a passo di marcia raggiunse Natsu e lo prese per un orecchio.

“Natsu!” urlò con fare materno, mentre il ragazzo ridendo si accasciava a terra, per poi pigolare con tono lamentoso perché lo lasciasse andare, “Cosa stai combinando?! Guarda come sei ridotto! Adesso ti sdrai e non ti muovi finché non te lo dico io, chiaro?!” continuò trascinando il ragazzo per mano lontano dagli altri due ancora in rissa.

Mentre ancora camminava, Lucy percepì Natsu fare meno resistenza e pian piano la presa intorno alla sua mano farsi più stretta.

“Natsu…?” chiese Lucy preoccupata, voltandosi verso il compagno.

I vestiti che teneva con l’altra mano caddero a terra in un fruscio.

Il cuore di Lucy perse un colpo.

Calde lacrime sgorgavano dagli occhi di Natsu che la guardava tremante con le guance arrossate.

“Lashiami andare Lushi, ti farò male….” Disse con voce affranta e strascicata per l’alcol, prima di sfuggire alla sua presa e correre, barcollante, a nascondersi dietro un masso.

Lei rimase per un attimo bloccata, poi gli corse dietro.

“Cosa stai dicendo Natsu? Vieni qui!” gli urlò cercando di prenderlo, ma il ragazzo scappò ancora dietro un altro masso, biascicando avvertimenti sconclusionati. La scena si ripete per altre quattro volte: ricordava l’animalista che cerca di avvicinare il cucciolo diffidente e spaventato, che puntualmente si ritrae.

La preoccupazione in lei si sostituì a irritazione: come osava farla preoccupare così e poi scappare?!?!

Con uno scatto Lucy, avvolta da un aura demoniaca, corse incontro a Natsu, terrorizzato, e gli saltò letteralmente addosso, come una leonessa predatrice sulla sua cena. Il ragazzo perse l’equilibrio e i due rotolarono a terra nella polvere.

“Lushiii…” iniziò a piangere nuovamente Natsu cercando di scostare la ragazza da sopra di se, che invece si mise a cavalcioni sopra di lui e gli puntò contro un dito, decisa.

“Ora basta Natsu! Spiegami cosa stai dicendo!” gli ordinò costringendo se stessa a non abbracciarlo come si fa coi cuccioli sperduti.

La calda mano del ragazzo afferrò quella piccola e fresca di Lucy, per poi portarla alla sua guancia.

“Shenti?!” le disse febbricitante, “Sono malato Luuuu!”

Lucy lo guardò senza capire: certo la sua guancia era più calda del normale ma…

“Ogni volta… ogni volta che scei vicina io inizio a brusciare dentro Lu!” continuò lui a spiegarle spaventato, “Non voglio brusciarti Lu! Non voglio farti male! Non mi devi shtare viscina! She ti fascio male…. Anche tu mi lascerai solo, mi abbandonerai, non mi shorriderai più… come Igneel, come Liscianna…Non voglio tornare solo…”

Nuove lacrime.

Dagli occhi da Lucy.

“Natsu…” sussurrò senza smettere di piangere, mentre quelle gocce salate cadevano sulle guance di Natsu che la guardava smarrito e con gli occhi spalancati.

“NON TI LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!” urlò Lucy buttandogli le braccia al collo e stringendoselo a sé, il cuore che urlava di gioia, amore e sofferenza, quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò solo!”

Natsu avvolse le braccia intorno alla ragazza e se la strinse al petto, come il suo tesoro, le braccia tremanti e gli occhi ancora lucidi.

“Hai capito idiota? Non pensare mai più una cosa del genere!” lo rimbrottò Lucy cercando di darsi contegno e alzando la testa per guardarlo in volto.

La ragazza spalancò la bocca stupita: dormiva. Come un angelo dai capelli rosati.

Poi si rese conto che lei era intrappolata tra le sue braccia, ma non se la sentì di tentare la fuga: anche quello faceva parte del non abbandonarlo no? E poi gli altri probabilmente erano nelle stesse condizioni e non avrebbero potuto fare niente finché tutti non si fossero ripresi.

“Stupido Natsu…” mormorò rilassandosi con sorrisino sulle labbra.

 

 

Levy non ci poteva credere: quanto poteva essere stupido quel drago!?!?

“TORNA QUI!” urlò con tutta la forza che aveva continuando a correrà a perdifiato, con tra le braccia i pesanti vestiti di Gajil, che ridendo come un matto scappava barcollante ma veloce davanti a lei.

“Non mi prenderaaaaai gamberetto! Shoooooobyyyy do booooop!” cantava con le guance rubizze, mentre la povera Levy impazziva, “I vestiti non li rimetto! Non li voglio! Non li voglio!”

“ECCOME SE LÌ METTERAI, PERVERTITO DI UN DRAGO!” sbraitò lei, raggiungendo il limite consentitole dalla sua pazienza e lanciandogli uno stivale dritto sul testa.

Gajil cadde a terra stordito per il colpo.

“Ahiaaaaa….” Iniziò a mugolare massaggiandosi la testa, mentre Levy lo raggiungeva esasperata.

“Sei peggio di un bambino!” lo rimproverò mettendogli in grembo i vestiti, “E ora rivestiti!” gli ordinò cercando di non guardare il suo corpo.

“Noo!” biascicò lui incrociando le braccia.

“Si!”

“No!”

“Si!”

“No!”

“METITI SUBITO QUEI VESTITI O TI FARÒ LEGGERE LIBRI SUL BONTON PER IL RESTO DELLA TUA MISERA VITA!” sbraitò Levy così forte che tutta Fiore riuscì a sentirla.

Gajil la guardò terrorizzato, lentamente prese i pantaloni e se li infilò goffamente.

“Il gamberetto è cattiiivo….” Mormorò poi mettendo il broncio e tentando di infilare la giacca. Quando per la terza volta infilò la testa nel buco della manica, Levy gliela tolse dalle mani.

“Apri le braccia” gli intimo cercando di non avere un altro attacco di isteria.

“Ma…”

“Gajil!”

Il ragazzo apri le braccia imbronciandosi ancora di più, mentre Levy con delicatezza gli rinfilava la sua giacca. Le sue dita fredde sfioravano la pelle del drago d’acciaio, che grazie all’alcol non si rendeva conto neanche di come si chiamava, figurarsi di quel che faceva.

“Levyyy…” mugolò come un cucciolo, prima di lasciarsi cadere all’indietro.

Peccato che Levy fosse ancora dietro la sua schiena e cadde a sedere con la testa del drago in grembo.

“G-Gajil!” esclamò imbarazzata, ma il ragazzo si girò di lato e si sistemò più comodamente appoggiato alle sue gambe.

“Sono comodo…E hai un profumo così dolce…” borbottò con un sorrisino, prima di addormentarsi sulle sue ginocchia.

Per qualche secondo Levy non si ricordò nemmeno come si facesse a respirare, ma fortunatamente il suo corpo agì in maniera corretta nonostante il malfunzionamento del cervello e non morì soffocata; poi timidamente iniziò ad accarezzargli i capelli, scoprendoli più morbidi di quel che si aspettava.

Allora con un sorriso da bambina iniziò a passarci le dita senza timore, pettinandoli e togliendo i nodi: era de secoli che sperava di poterlo fare e non avrebbe smesso più.

 

 

Lluvia era quella messa peggio di tutte.

Terribilmente peggio.

Tanto peggio da non potersi concentrare sulle sue fantasie amorose.

Almeno, infatti, Natsu e Gajil avevano i boxer.

“G-Gray-sama…per favore rivestiti!” mugolò avvicinandosi imbarazzata al ragazzo che combatteva contro un nemico invisibile, e tendendogli i vestiti.

“Lluvia! Facciamo il bagno assieme!” urlò invece Gray appena la vide, entusiasta e vivo come non mai, prendendo Lluvia per un polso e cercando di trascinarla verso il lago di sakè.

“Gray-sama fermati! È sakè! Non devi!” iniziò a urlare lei dimenandosi e cercando di fermarlo, mentre lasciava cadere i vestiti e si aggrappata al suo braccio con entrambe le mani puntando i piedi. Il suo cuore piangeva disperato per quel rifiuto. Gray-sama l’avrebbe odiata, ma lei doveva salvarlo!

Il mago si paralizza all’istante e, giratosi, le lanciò uno sguardo tradito che fermò il cuore della maga. Poi, con una faccia cadaverica lasciò la mano di Lluvia e riprese i suoi vestiti, per poi rinfilarseli tutti. Perfino calze e scarpe.

“Gray-sama?” chiese la ragazza titubante vedendo il mago accucciarsi su se stesso lontano da lei, e avvicinatasi a lui gli poggiò una mano sulla spalla.

“Lluvia, preferisci... preferisci fare il bagno con quel bastardo di Leon…” mugugnò lui mentre un’aura nera lo avvolgeva.

“N-No! Lluvia non vuole Leon! Vuole Gray-sama!” iniziò a tentare di tranquillizzarlo lei, nel panico: i suoi peggiori timori si avveravano!, “Davvero Gray-sama! Ma l’acqua è sakè! Non puoi entrare!”

“Q-quindi non vuoi Leeeon? Vuoi Gray?” chiese lui diffidente voltandosi, per poi afferrarla per un polso e trascinarla a terra, seduta davanti a lui.

“Lluvia non vuole Leon!” ribattè leggermente scioccata dal fatto che parlasse in terza persona. Come lei.

“Gray non ci crede!” sbottò lui infantilmente incrociando le braccia.

Lluvia lo guardò incredula e poi strinse i pugni con forza abbassando lo sguardo: come poteva pensare una cosa del genere?! Come poteva non capire?!

“LLUVIA AMA SOLO GRAY SAMA!” urlò diventando bordeaux e senza osare guardarlo in faccia, “MA GRAY SAMA NON LO CAPISCE!” continuò con le lacrime che scendevano.

Con orrore si rese conto di ciò che aveva detto e si portò una mano sulla bocca.

Stava per scappare via, quando due dita fredde le accarezzarono la guancia.

“Gray ha fatto piangere Lluvia…. Gray non voleva…” mormorò il ragazzo, gli occhi annebbiati dal sakè, “A Gray non piace che Lluvia piange, preferisce Lluvia che ride.”

Lluvia sgranò gli occhi, sorpresa da quel gesto, da quelle parole.

“Gray non vuole ferire Lluvia, ma non sa come fare…” disse appoggiando la testa sulla spalla di lei, il suo respiro fresco che le accarezzava la pelle dandole mille brividi.

“A Lluvia non importa…” mormorò la ragazza, prima di accorgersi che il mago si era già addormentato; allora lentamente si sdraio per terra con lui ancora appoggiato alla sua spalla. Un sorriso melanconico sul suo volto: una volta svegliato non avrebbe ricordato niente, ma a lei andava bene così. Ora sapeva che in fondo in fondo anche Gray-sama teneva a Lluvia e questo le bastava.

 

****

 

 

Un’idea.

Una semplice ma efficace idea.

Solo un’idea era ciò che cercava Mirajane il Demone, camminando pensierosa accanto a Freed; per la precisione un idea che le permettesse di accoppiare sua sorella e suo fratello a Laxus e Ever. Era una cosa di vitale importanza, la loro felicità gravava sulle sue spalle.

“È troppo calma…” pensò Freed con un brivido freddo accanto a lei, lanciandole alcune occhiate indagatrici di sfuggita.

Poi Mira ricordò. Ricordò l’imbarazzante racconto della sorella e i suoi occhi si illuminarono di luce malvagia mentre le crescevano coda e corna. Aveva trovato la sua idea!

“Freed… dobbiamo trovare una polla termale…” esordì girandosi a guardare con un sorriso folle, folle d’amore, Freed, per poi continuare a camminare accanto a lui.

Il ragazzo per un attimo si gelò, ma poi annuì capendo che ciò era per il bene del loro piano, che avrebbe portato immensa felicità ai loro amici! Doveva farlo!

“Certo Mira!” la rassicurò porgendole il braccio galante, che lei accettò arrossendo, e accelerando leggermente l’andatura per distanziare gli altri, entrambi avvolti da una aura demoniaca.

I loro compagni, che si tenevano a debita distanza dai due diavoli dalla faccia d’angeli, percepirono il pericolo e li lasciarono andare.

Il mago del fulmine camminava a pochi centimetri dalla sua compagna, ascoltando le sue parole e annuendo o sorridendo di tanto in tanto, addirittura capitava che ridesse.

“Laxus?” lo chiamò Lisanna all’improvviso strattonandolo per un braccio con delicatezza, “Hai qualche idea?” chiese seria osservando i suoi bersagli. Era tutta la mattina che ci pensava, ma non riusciva a pensare a niente di decente! Inoltre non voleva perdere di vista il suo obbiettivo per Laxus! Laxus! Dopo quella mattina si sentiva in continua agitazione al suo fianco e aveva paura che il drago sentisse il battito del suo cuore.

Il biondo alzò gli occhi al cielo.

“Ma non avresti ideato tutto tu?” le chiese scettico guardandola dall’alto mentre lei esibiva un bel broncio.

“Lo so, lo so! Ma dato che sei il mio partner volevo renderti partecipe!” mormorò accusatoria incrociando le braccia sotto il seno, senza accorgersi del rossore del compagno alle parole “mio partner” e senza sapere i sensi di colpa che aveva scatenato in lui.

“Va bene, va bene nana! Ti darò una mano….se mi viene in mente qualcosa!” le concesse con un sospiro esasperato: maledetto demone in miniatura!

“Io non sono nana!” ribatte lei cercando di fingersi irritata, ma la contentezza per averlo coinvolto le impediva di non sorridere.

“Sì che lo sei.” Affermò lui poggiandogli una mano sul capo e facendole notare con un occhiata che gli arrivava al petto, “Ma è meglio così…” si lasciò scappare con grande stupore dell’albina; arrossendo accelerò il passo, ma la ragazza ridacchiando gli corse dietro per poi coinvolgerlo in una nuova conversazione.

 

“Non posso crederci… non ha funzionato… era così fatato…” balbettava invece Ever depressa, tentando di rimettersi a posto i capelli bruciacchiati. Le era sembrato una piano geniale!

“Non era da uomo!” protestò Elfman, ancora offeso per esser stato usato come palla da bowling.

“Sta zitto! Era perfetto!” ribatté lei piccata minacciandolo con il ventaglio.

“Ma se alla fine siamo finiti massacrati da quei due!?” esplose lui sovrastandola scioccato con la sua mole.

“Non avevo calcolato la loro parte demoniaca!” si difese lei alzando la voce di alcune ottave.

“E ti sembra poco?! Uomo!” urlò lui esasperato.

Ever l’avrebbe pietrificato se la voce di Mira non l’avesse distratta; girandosi perplessi videro il demone correre a parlare con Lisanna e Laxus, una quindicina di metri davanti a loro, mentre Freed li raggiungeva.

“Cosa c’è Freed?” chiese Ever, dopo aver lanciato un occhiata alla “io-e-te-continuiamo-dopo-“ a Elfman.

Freed sorrise angelico.

“Mira ha trovato un posto perfetto per fermarci a lavarsi! In fondo al sentiero ci sono quattro diramazioni e tutte portano a quattro polle d’acqua termale! Abbiamo deciso che la prima a destra sarà riservata ai ragazzi e la seconda destra alle ragazze; così eviteremo momenti imbarazzanti ma saremo abbastanza vicini da poterci riunire in caso di pericolo” Spiegò sorridendo a Ever, i cui occhi si illuminarono di immenso.

“BAGNOOOOO!” urlò prima di scagliarsi verso la salvezza, senza prestare attenzione a Lisanna. Grosso errore.

Elfman guardò spaesato la sua compagna correre come una furia verso l’acqua e sospirò pesantemente.

“Elfman?” lo chiamò Freed, “prima potresti aiutarmi un attimo a prendere delle erbe per Mira?” gli chiese educato e mostrando un’espressione comprensiva.

“Uomo!” affermò battendosi un pugno sul cuore, tutto per sua sorella, prima di avviarsi con Freed nel boschetto.

 

 

Poco lontano da loro, Mira continuò a parlare per un decina di minuti con Laxus, dato che Lisanna era già corsa via, prima di incamminarsi nei boschi e lasciarlo libero di raggiungere la polla.

 

 

Laxus camminando mentre guardava il cielo era crucciato: non si aspettava che Mira gli avrebbe detto quelle cose sulla sorella. Anche se ora era tutto più chiaro…

“Laxus” aveva iniziato l’albina guardandolo preoccupata, “Vorrei chiederti un favore: potresti stare vicino a mia sorella? E’ da quando è tornata da Edoras che fa terribili incubi e non riesce a liberarsene, ma non vuole dirci riguardo a cosa… magari tu riesci ad aiutarla!” aveva terminato con un sorriso grato.

Aiutarla?! E come?! Non sapeva davvero da che parte cominciare con quel tappo! Ma non poteva certo lasciare le cose come stavano, o Mira lo avrebbe ucciso. Inoltre era infastidito al pensiero che Lisanna soffrisse…enormemente infastidito, per non dire turbato.

Il volto sorridente della ragazza gli comparve davanti.

Con un gesto scocciato si passo una mano tra i capelli biondi pieni di cenere e accelerò il passo imboccando il secondo sentiero a sinistra; un bagno era quello che gli ci voleva…maledetto Freed! Lui e il suo autocontrollo, che andava a farsi benedire quando si trattava della diavolessa!

Borbottando contro i suoi compagni di team raggiunse la polla: una tranquilla pozza d’acqua calda fra grossi massi, avvolta da grandi volute di vapori caldi, tanto che non si vedeva l’altra sponda, e abbracciata da ogni lato dagli alberi. Con calma si spogliò dei vestiti ed entrò nell’acqua con un leggero sciabordio.

Già si stava rilassando, quando sentì qualcosa cadere in acqua con un tonfo. Poi il silenzio.

Laxus si irrigidì e si mise all’erta, poi iniziò ad addentrarsi verso il centro della polla; con sospetto vide delle increspature dell’acqua arrivare dalla parte opposta alla sua e scontrarsi con quelle che creava lui. Chiunque fosse si stava avvicinando.

Un ombra nel vapore.

Un secondo di silenzio.

“Chi sei?!” esplosero due voci in contemporanea.

“Laxus?!”

“Lisanna?!”

Per un attimo i due si guardarono increduli, poi lo sguardo scese dal volto al corpo dell’altro.

“Kyaaa!” Lisanna si voltò coprendosi con le braccia mentre Laxus si girava perdendo sangue dal naso.

“H-hai visto?” gli chiese titubante lei.

“N-no!” rispose lui. Certo, come no….

“Ma cosa ci fai qui?!” esplosero entrambi increduli.

“No! Tu cosa ci fai qui! Io ho preso la prima a sinistra!” ribatte Lisanna.

“E io la seconda a sinistra!” si difese Laxus, “Non ho certo fatto apposta!”

“Ma è impossibile!” continuò lei.

Per un attimo regnò il silenzio.

“Le due strade… dovevano portare alla stessa polla…” ragionò Laxus dopo qualche secondo.

“Già…”

“Mira e Freed non devono essersene accorti…” Non ci poteva credere, era finito ancora nella stessa situazione! Anzi peggio!

Laxus dovette trattenersi dal fulminare qualsiasi cose nel raggio tre chilometri.

“Già…”

Entrambi nella loro testa avevano capito che i due demoni avevano architettato la stessa idea che avevano avuto loro sulle coppie, ma ammetterlo ad alta voce era troppo imbarazzante. Sarebbe stato come ammettere che erano una coppia.

“Ehm… tu hai finito di lavarti?” chiese Laxus, non capendo perché la ragazza non fosse ancora scappata via.

“Sì ma…i miei vestiti sono spariti! Quando sono arrivata c’erano delle strane scimmiette che giocavano sulle rive… devono essere state loro… Quando ho sentito qualcuno entrare in acqua ho cercato di uscire e mi sono accorta che non c’erano, quindi sono rientrata…è rimasto solo l’intimo…” spiegò immergendosi fino al naso nell’acqua per l’imbarazzo.

Laxus sospirò e poi strinse i pugni furente: scimmie! Certo! Dal pelo bianco e verde! Le avrebbe fulminate vive quelle scimmiette!

“Aspetta che mi finisco di lavare e non ti girare!” le disse prima di immergersi completamente nell’acqua e iniziare a sfregarsi con forza i capelli.

“C-certo…” rispose lei febbrilmente, il cuore che sembrava volerle schizzare fuori dalla gola. Lo sentiva, per quanto potesse esserci l’acqua tra di loro, sentiva Laxus vicino come non mai. E, sarà stato perché era il Dio dei Fulmini, ma si sentiva pervasa da scosse elettriche in tutto il corpo.

Avrebbe ucciso Mira per questo. L’avrebbe scuoiata viva. Anzi, meglio! L’avrebbe messa in una situazione cento volte più imbarazzante!

Il biondo riemerse dall’acqua e scosse i capelli, poi ritornò a riva il più velocemente possibile e si rivestì con tutto tranne che la maglietta.

“Puoi uscire.” Le disse imbarazzato girandosi a guardare il boschetto. Ma se i suoi occhi non la vedevano, le sue orecchie udivano ogni suo respiro. La sentì nuotare verso la riva, la sentì issarsi fuori dall’acqua, la sentì rinfilarsi il suo intimo (con consequenziale perdita di sangue), sentì i suoi passi leggeri nell’erba che facevano tutto il giro della polla fino ad arrivare dietro di lui e la sentì infilarsi la sua maglietta in un fruscio.

“Fatto. G-grazie Laxus…” mormorò l’albina che non riusciva a distogliere gli occhi dal ragazzo. Non ci poteva credere! Era diventata davvero peggio di sua sorella! Cercava di ripetersi che l’altra volta l’aveva visto in boxer e che non poteva rimanere così imbambolati come un idiota, ma era più forte di lei! O no! Adesso le veniva in mente anche il suo sogno! Fantastico! Davvero fantastico! Se continuava a guardarlo cosi avrebbe capito anche lui cosa pensava e che era una maniaca! Che vergogna!

Laxus si girò con l’intento di dirle che non c’era problema, ma la vista di lei nella sua maglietta rossa che lasciava poco all’immaginazione riguardo al suo corpo cosparso di piccole gocce d’acqua nonostante le arrivasse a metà coscia, lo zittì stupito. Non si senti mai così in difficoltà nel riprendere la sua espressione indifferente quanto in quel momento.

“N-Niente” mormorò scompigliandosi i capelli bagnati, “Ora sarà meglio tornare indietro…” suggerì poi, tralasciando che il suo obbiettivo era un omicidio, e fece per partire spedito, quando si accorse che la ragazza era senza scarpe. Una parte di lui avrebbe voluto fregarsene e allontanarsi il più possibile da lei, così “vestita”, ma poi ragionò che avrebbero dovuto camminare in un sentiero pieno di rocce e aghi, quindi si rese conto che avrebbe finito per farsi male

Con un sospiro si inginocchio a terra dandole le spalle.

“Sali in spalla tappo!” le ordinò maledicendo in tutte le lingue del mondo Freed e Mira.

“L-Laxus…” mormorò lei diventando bordeaux, “Non credo sia il caso…” aggiunse indicando com’era vestita.

Il biondo ci mise qualche secondo a capire le implicazioni e quando lo fece, sperò ardentemente che la terra lo risucchiasse. Dato che non successe, raggiunse l’albina con una falcata e la prese in braccio in stile cavalleresco, mentre lei emetteva un gridolino sorpresa.

“Solo per stavolta!” la avviso guardando dritto davanti a s’è.

“Va bene…” rispose lei, mentre un grosso sorriso le nasceva sulle labbra, accoccolandosi contro il suo petto e nascondendo il viso in modo che non potesse vederla.

 Ma anche se non poteva vederla, Laxus poteva sentire il battito forsennato del suo cuore e non riuscì a trattenere un ghigno contento.

 

 

 

 

 

 

Sfortunatamente Laxus e Lisanna non erano stati gli unici a cadere vittima della diabolica coppia.

Elfman era appena entrato nella polla urlando uomo, quando un urlo fatato aveva squarciato il silenzio della sera.

“ELFMAAAAAN! DEPRAVATOOOOO!” urlò Ever vedendo il suo compagno attraverso la coltre di vapore.

“C-cosa?! Io… no… uomo!” iniziò a balbettare lui indietreggiando e cercando di fermare l’emorragia nasale alla vista del corpo della fata che veniva verso di lui a passo di marcia.

“COME HAI POTUTO SBAGLIARE?! E SMETTILA DI GUARDARE!” urlò raggiungendo il culmine dell’imbarazzo e della rabbia, prima di prendere un gigantesco masso dall’acqua e scagliarla sulla testa di Elfman.

Con un sonoro tonfo, il ragazzo affondò svenuto.

“E NON FARE FINTA DI ESSERE SVENUTO!” urlò la banshee coprendosi con un braccio mentre con l’altro lo additava accusatoria.

Elfman non riemerse.

Ever guardò per alcuni secondi il punto in cui era sparito perplessa, poi tirò un urletto.

“NON VOLEVO!” strillò raggiungendolo e immergendosi così da afferrarlo per i capelli e tirare la testa fuori dall’acqua con uno sforzo enorme, “SVEGLIATI IDIOTA!” gli strepitò nelle orecchie non ottenendo alcun risultato.

A quel punto iniziò a prenderlo a sberle.

“SVEGLIAAAAAA!!”

Ancora niente.

Nel panico più totale lo afferrò con entrambe le mani per i capelli e tentò di tirarlo a riva; ricordandosi che era completamente nudo, imbarazzata lo tirò fuori solo per metà appoggiandolo su dei sassi, ringraziando che il vapore le impedisse spiacevoli visioni.

Poi riprese a schiaffeggiarlo.

“E tu saresti un uomo?!? Era un sassolino! Non puoi essere affogato per così poco!” continuava a ripetergli.

Infine dovette arrendersi che la soluzione era una sola.

“Solo per questa volta! E non fraintendere!” gli sibilo irritata prima di tappargli il naso e poggiare le labbra su quelle dell’uomo.

Dopo alcuni secondi la respirazione bocca a bocca suscitò il suo effetto ed Elfman si contorse sputacchiando acqua.

“Che cos…?” mormorò raddrizzandosi per poi trovarsi davanti Ever, bordeaux, che si sfregava le labbra con gli occhi umidi!

“Non farmi più spaventare così idiota!” gli ringhiò contro, voltando la testa di lato.

“Scusa Ever…” le disse lui poggiandogli la grossa mano sul capo.

Lei annuì, poi si girò imbarazzata.

“Chiudi gli occhi! Devo andare a rivestirmi!” si ricompose colpendo Elfman che, tornando al presente, si voltò imbarazzato e sanguinante.

“U-uomo…”

“Fata, idiota!” ribatte lei uscendo sulla riva opposta e rimettendosi i vestiti.

Elfman intanto si sfiorava le labbra con un dito: perché sentiva sulle sue labbra sapore di lampone?!?

Le sue guance si tinsero di rosso mentre si rivestiva anche lui e attendeva il ritorno della sua compagna.

 

 

Le quattro sfortunate vittime dei demoni dell’amore si incontrarono a metà strada; Elfman avrebbe voluto uccidere Laxus, convinto che avesse fatto chissà che cosa a sua sorella, ma l’occhiata assassina che gli lanciò il sopracitato biondo e la gomitata nelle costole che gli diede Ever lo zittirono.

“Non è colpa sua…” mormorò la fata, arrivando alla conclusione a cui erano arrivati Laxus e Lisanna, che era tanto rossa da assomigliare a un gambero cotto al vapore.

“Sono di qua…” mormorò invece Laxus dopo aver annusato l’aria, con un ghigno assassino sul volto. E li avrebbe davvero fulminati, se quando non fosse arrivato nella piccola radura dove si erano accampati non avessero visto quella scena.

Freed era addormentato contro il tronco di uno strano albero violaceo e appoggiata alla sua spalla c’era Mira, anche lei nel mondo dei sogni, che sorrideva nel sonno stringendo la mano del compagno nella sua.

L’imbarazzo si sostituì all’ira nei quattro e Laxus si limitò a fare tuonare il cielo.

“Che cos…?!” chiese stordito Freed svegliandosi di soprassalto insieme a Mira, ma le parole gli morirono in gola quando vide Laxus e lesse, lesse nei suoi occhi che aveva capito tutto e che si sarebbe vendicato.

“Muoviamoci!” ordinò con un ringhiò prima di dar loro le spalle e incamminarsi seguendo le indicazioni che gli dava Lisanna, mano alla mappa.

La vendetta era un piatto che si serviva freddo.

 

***

 

 

Nonostante quella mattina Leon e Gerard avrebbero definito Romeo e Wendy i loro salvatori, in quel momento avrebbero ucciso volentieri il ragazzo. Non che questo avesse fatto alcunché di male a loro o in generale, ma la gelosia è una bestia assassina. E vedere il suddetto ragazzino camminare mano nella mano alcuni metri con la ragazza che evidentemente amava, sostenendo che era merito dei loro insegnamenti, dietro cui venivano le due ragazze che loro amavano ma su cui i loro insegnamenti non avevano funzionato e che spettegolavano su quanto fosse dolce e carino il ragazzo, aveva mandato i buoni propositi dei due “adulti” al diavolo.

Per questo camminavano avvolti da un aura nera meditando vendetta per riconquistare le loro belle, Gerard consapevole e Leon per istinto.

“Ti sembra possibile che quelle due non facciano che discutere di quanto sia stia comportando fidanzato perfetto?!” ringhiò Gerard vedendo Erza fare un sorriso dolce verso la coppia.

“Ed è solo un ragazzino! Perché lui ha praticamente conquistato Wendy?! E noi siamo ridotti così?!” chiese Leon affranto lanciando un occhiata a Cana che annuiva a Erza. Ma no! A lui piaceva… Lluvia?

“Potremmo stordirlo accidentalmente…”

“O congelarlo…”

“O…”

“RAGAZZI!”

“AYE?!” Saltarono sui due sorridendo nel modo più finto possibile al richiamò di Erza, convinti di esser stati colti con le mani nel sacco.

“Tutto bene?” chiese Cana perplessa nel vederli abbracciati e pietrificati con un sorriso inquietante.

“S-sì…” dissero i due separandosi e guardando imbarazzati da un'altra parte.

“Comunque,” riprese Erza dopo aver scosso la testa, “Abbiamo un problema: ci muoviamo troppo lentamente! Di questo passo non arriveremo mai e siamo ancora troppo lontani…e se non arriviamo…”

Un ombra circondò lei e Cana.

“NON AVREMO TORTA!”

“Né SAKÈ!”

I due deglutirono, mentre Romeno e Wendy ridacchiavano.

Poi un idea colpì Leon.

“Non c’è nessun problema per me, lasciatemi fare fate.” disse con un sorriso orgoglioso.

Poi si rivolse a Wendy.

“Qual è il tuo animale preferito?” chiese gentile con un sorrisetto.

“Uhm…gatto?” disse titubante pensando alla sua inseparabile exceed.

Leon sorrise poi batte il pugno sull’altra mano aperta.

“ICE MAKE: CAT!” in un turbine di ghiaccio nacque un maestoso gatto, grande quanto una piccola tigre.

“Ecco la vostra cavalcatura!” disse con orgoglio ai due ragazzini mentre il gatto si accucciava di fronte a loro.

“Waaaa…” Wendy aveva gli occhi a stelline mentre saliva e lo stesso Romeo mentre la abbracciava da dietro.

“Erza?” chiese poi alla ragazza che lo guardava con gli occhi brillanti.

“Torta!” rispose con shock del mago, ma per fortuna intervenne Gerard.

“Ehm Erza… non credo che possa creare torte che si muovono…inoltre sarebbe di ghiaccio e non la potresti mangiare…” le fece notare poggiandogli una mano sulla spalla.

“Oh…” disse deprimendosi come una bambina a cui hanno rifiutato il dolcetto, “Allora una coniglio.” Disse con il broncio.

Dopo i primi attimi di sconcerto, Leon creò un grosso coniglio e fece loro cenno di salirgli in groppa. Gerard lo ringraziò con lo sguardo mentre si stringeva alla sua rossa.

“E tu Cana? Prova a rispondere sakè, che ti congelo.” La minacciò avvolto da una brina incessante.

“Ah…uhm…lupo.” Rispose imbarazzata. Da quando trovava che Leon fosse figo?! Eppure avvolto dalla luce azzurrina e con la neve che lo accarezzava non era riuscita a pensare ad altro! Le cose si stavano mettendo male per lei! Non doveva pensarci!

“Come vuoi.” Ripose lui sollevato prima di evocare un grosso lupo, poi la aiutò a salire cavallerescamente e si sedette dietro di lei, cingendole i fianchi.

“Come mai i lupi?” le chiese sfiorandole l’orecchio, involontariamente, dandole dei piccoli brividi, mentre il lupo iniziava la sua corsa verso l’obiettivo.

“Da piccola avevo un cane lupo” ripose lei con un sorrisino, “E’ morto alcuni hanno dopo che ero entrata a Fairy Tail, ma me lo ricordo ancora! Lo adoravo!”

Leon sorrise intenerito, poi arrossi e recuperò il suo contegno.

 

Intanto Gerard stringeva protettivo Erza a cavallo del prode coniglio, che cercava di calmare il fuoco che brillava nelle sue guance.

“Gerard, tornando a quello che è successo ieri sera… era un gilda oscura.” Mormorò lei voltandosi verso il compagno e scoprendo che si trovava molto più vicino al suo viso di quanto pensasse.

“Già, era quello che temevo. Ma ciò che mi stupisce è il fatto che la loro partecipazione non fosse nascosta o nemmeno abbiano fatto un tentativo per farla passare inosservata…” osservò aggrottando la fronte.

“Non credo sai? Ho notato che non c’era nessuna telecamera durante l’attacco...” Contesto lei, crucciandosi, “Ma potrebbe essere solo una coincidenza.”

“Già ma sarebbero davvero troppe per essere solo coincidenze, sono convinto che ci sia dietro qualcosa.” Asserì lui incupendosi e stringendo istintivamente Erza.

“È probabile, e il fatto che non abbiamo incontrato nessun’altro concorrente se non di Gilde Oscure mi preoccupa ancora di più. Ci converrà stare in guardia.”

“Stai tranquilla, impedirò che anche solo ti sfiorino…” sussurrò stringendola a sé e affondando il viso nei suoi capelli. Sapeva di non poter averla, di non poter amarla alla luce del sole…perché lui era un vendicatore della notte e lei una fata della luce, non voleva macchiarla, non voleva trascinarla nell’oblio con se.

Le mani di Erza si strinsero intorno alle braccia di Gerard.

“E io proteggerò te” asserì con un tono che non ammetteva repliche, “Si può essere i cavalieri in due in una storia… Ti trascinerò con me nella luce, tieniti pronto!” mormorò mentre Gerard spalancava gli occhi. L’amava. Più di stesso e di chiunque altro. Ma aveva paura.

 

 

Romeo e Wendy, in testa al gruppo, si ritirarono dopo aver dato un occhiata ai compagni si rigirarono l’uno con un’espressione esasperata, l’altra ridacchiando.

“Sembra che vadano d’accordo!” commentò lei felice.

“Quasi due sono ritardati peggio di Natsu…” mormorò invece Romeo scandalizzato: non pensava fossero messi così male! Eppure i consigli che gli avevano dato funzionavano, perché non li usavano anche loro?!

“Non essere cattivo Romeo! Non sanno cosa fare! E poi sono in situazioni difficili.” Gli spiegò paziente, anche se lei stessa si sentiva in pensiero per le sue compagne: le vedeva così felici con Gerard e Leon, ma poi un’ombra sembrava tornare sempre a oscurarle…avrebbe voluto aiutarle ma non sapeva come fare.

“A-a proposito…” mormorò Romeo arrossendo improvvisamente.

“Si?” chiese lei ingenua sorridendogli come un piccolo angelo.

“S-se riusciamo a vincere la prima prova… allora vorrò parlarti in privato…” balbettò senza guardarla negli occhi. Se lo era ripromesso, se avessero finito la prova, si sarebbe confessato.

“Va bene.” Rispose lei imbarazzandosi, mentre una certezza la invadeva: dovevano vincere la prima prova a qualsiasi costo!

 

 

Leon iniziava a trovare quel silenzio prolungato fastidioso: dopo le prima chiacchiere avevano continuato a viaggiare in silenzio e ormai saranno state due ore che ognuno rimaneva perso nei suoi pensieri. Dopo qualche titubanza decise di approfittare di quel momento per ritentare di svelare l’enigma di nome Cana.

“Cana,” esordì con tono calmo, ma lei si irrigidì lo stesso, “A proposito del sakè…” cercò di chiedere ma la ragazza si voltò a fulminarlo.

“Ti ho già detto che non sono affari tuoi!” il suo cuore si chiuse a riccio, ma Leon lo intuì e fece un passo indietro prima che fosse troppo tardi: alzò le mani in segno di resa e scosse la testa.

“Lo so, non c’è bisogno di perdere la calma,” disse mentre si lei rilassava rimanendo comunque sulla difensiva, “Ma volevo sapere almeno perché…perché sei così restia a parlarne.” Gli chiese. Senza neanche accorgersene aveva già deciso: l’avrebbe aperta a qualsiasi costo, ma ci avrebbe provato passo a passo.

“Io…” la domanda sembrò prendere in contropiede Cana che si rigirò abbassando gli occhi, “Perché è stato un mio errore impagabile, a causa mia la mia famiglia ha sofferto immensamente…” mormorò stringendosi le braccia al petto e così facendo chiudendo intorno a se quelle del ragazzo.

“Ti ricordo che io ho scatenato uno dei demoni di Zeref per cui la mia insegnate aveva dato la vita, uccidendola di nuovo.” Disse lui freddo, ma senza cattiveria. Con… rimpianto, amarezza.

Guardava davanti a se, quando Cana si girò stupita: aveva dimenticato quel lato di Leon, quel frammento del suo passato. Ma lui subito si rigirò a guardarla e le fece un sorriso triste, di chi capiva.

“Scusa…” Mormorò lei abbassando gli occhi e lui stava già per dirle di non scusarsi, quando la vide impallidire e poi diventare viola.

“I VESTITI! MANIACO! COME HAI FATTO?!” gli urlò tirandogli uno scappellotto, ma Leon riuscì a fermarla.

“Ma ho tolto solo la camicia!” ribatté scioccato facendole venire una crisi di nervi.

“Solo?!”

“Solo!” le rispose lui convinto, “Anche tu sei in reggiseno! E io non faccio tutte queste scene!” sbottò esasperato, ciò che gli girava in testa da un po’: Cana non poteva dirgli niente! Vestiva una giacca aperta con sotto un reggiseno!

Cana arrossì.

“E’ UN TOP!”

“Certo! Può essere quel che vuoi ma il risultato è lo stesso! Perché io dovrei rimanere vestito se tu non lo sei?!”

“Perfetto!” urlò allora lei togliendosi la giacca e gettandola via, rimanendo così con il suo ‘“top”’, “Ora siamo pari!”

Leon non fece una piega, limitandosi ad alzare un sopracciglio scettico, il ghiaccio in persona.

“Perfetto.” Osservò con una scrollata di spalle, prima di tornare ad avvolgerla tra le sue braccia; Cana guardò imbarazzata davanti a sé, cercando di fare in modo che si notasse il meno possibile il suo disagio.

Appena lei distolse lo sguardo le guance di Leon si tinsero di scarlatto mentre lui la malediceva in mille modi.

 

E fu in quel momento che ai ragazzi apparve davanti il loro obiettivo: una gigantesca distesa di rocce che andavano ad ammassarsi fino a formare una grossa collina al centro, sulla cui cima stavano tre giganteschi massi dorati.

Gli animali di ghiaccio si fermarono al confine di quella distesa e scomparirono.

“Secondo la mappa siamo arrivati…” osservò Erza dubbiosa guardando i sassi dorati, “Presuppongo siano quelli i nostri obbiettivi…”

Per un attimo il silenzio aleggiò tra i ragazzi.

“E ora…” iniziò Cana depressa.

“COME LI PRENDIAMO?!” esplosero tutti cadendo all’indietro.

 

 

***

 

Gli ultimi raggi di sole accarezzavano le rive sabbiose dell'isola del sakè, danzavano sui visi addormentati dei giovani inconsapevolmente innamorati.

 

Sulla fronte del ragazzo dai capelli rosati si crearono delle piccole increspature e la sua bocca si contrasse in una smorfia infastidita. Mugugnando qualcosa si sfregò gli occhi con la mano sinistra mentre la destra, accarezzava dei setosi...capelli?!

Natsu spalancò gli occhi confuso e si guardò intorno, incontrando così il volto dormiente di Lucy, che beata sonnecchiava appoggiata al suo petto.

Per qualche istante rimase perso in contemplazione, poi sbiancò mentre un orrenda deduzione si affacciava alla sua mente: aveva abbracciato di nuovo Lucy mentre dormivano! L'avrebbe ucciso, scuoiato, eliminato dalla faccia della terra! Quante volte gli aveva ripetuto che non doveva farlo?! E che se l'avesse fatto senza permesso lui...Un momento...come ci erano finiti in quella situazione?! Si chiese perplesso guardando il tramonto sopra di lui.

L'ultima cosa che ricordava era la gara che lui e gli altri due idioti avevano iniziato e poi...poi tutto si confondeva, i contorni delle immagini diventavano sfocate, le voci distorte...

Guardò ancora Lucy, che dormiva sorridente tra le sue braccia, alzando leggermente il busto senza svegliarla, e un immagine si sovrappose.

Lucy che piangeva sopra di lui. Per lui.

Natsu si scompiglio i capelli massaggiandosi la fronte, mentre un cascata di ricordi lo travolgeva

 

 “NON TI LASCERÒ! NON TI ABBANDONERÒ MAI NATSU!” urlò Lucy buttandogli le braccia al collo e stringendoselo a se, il cuore che urlava di gioia, amore e sofferenza, quella di Natsu. “Dovessi bruciare, non ti lascerò solo!”

 

"Lu..." mormorò incredulo, di ciò che lui stesso aveva detto ma soprattutto di quello che lei gli aveva risposto. Il fuoco nel suo petto sembrava voler ardere fino a consumarlo, fino a renderlo pura fiamma. Ma non aveva più paura di tenerla accanto a sé, la paura sembrava evaporata; avrebbe dovuto saperlo che Lucy non lo avrebbe mai abbandonata. Le stelle cadono una volta sola e lei era caduta tra le sue braccia.

"Grazie Lu!" sorrise mettendo in mostra i canini, prima di depositare, istintivamente, un bacio sulla fronte.

Poi, senza riuscire a smettere di sorridere, l’adagiò sull’erba e si tirò in piedi.

"Sono tutto un fuoco!" ridacchiò prima di prenderla in braccio senza sforzo, ma cercando di non strapparla dal mondo di morfeo.

"E ora dove saranno quei due idioti?" le borbottò irritato guardandosi intorno, "Mai che ci siano quando servono! Tranquilla Lu, li ritroveremo a breve con il mio fiuto!" la confortò prima di annusare l'aria e camminare deciso.

 

 

 

Gajil avrebbe continuato a dormire all'infinito. Non era mai stato così comodo in vita sua! La luce del sole che lo scaldava, l'aria fresca che lo accarezzava, l'erba che gli faceva il solletico e una mano che gli accarezzava i capelli… ERBA?! UNA MANO?!

Scioccato il Dragon Slayer sgranò gli occhi: in casa sua non c'era erba! E tantomeno Lily gli accarezzava i capelli! Con un movimento repentino voltò la testa e si ritrovo con il naso che sfiorava quello piccolo di Levy. A testa in giù.

Non capendo più niente e convinto di essere impazzito, anche a causa del mal di testa assassino, cercò di tirarsi dritto, ma qualcosa lo trattenne per i capelli. La piccola mano di Levy sembrava non voler lasciare le ciocche ora prive di nodi del ragazzo, che non riusciva a ricostruire gli avvenimenti.

Con insolita delicatezza le aprì le dita della mano e si alzò: la ragazza era rannicchiata dove poco prima c'era la sua testa, anzi probabilmente la sua testa era appoggiata al ventre di lei, che si doveva esser addormentata mentre lo pettinava e scivolando così di lato, nella stessa posizione di un gattino acciambellato. O un gamberetto.

Le guance di Gajil andarono a fuoco mentre passandosi le mani tra i capelli si rendeva conto che le sue ipotesi al novanta per cento erano esatte.

Ma cosa era successo?!

 

 

“Levyyy…” mugolò come un cucciolo, prima di lasciarsi cadere all’indietro.

Peccato che Levy fosse ancora dietro la sua schiena e cadde a sedere con la testa del drago in grembo.

“G-Gajil!” esclamò imbarazzata, ma il ragazzo si girò di lato e si sistemò più comodamente appoggiato alle sue gambe.

“Sono comodo…E hai un profumo così dolce…” borbottò con un sorrisino, prima di addormentarsi sulle sue ginocchia.

 

...Era amabilmente fottuto.

La sua dignità, virilità, la sua immagine da duro… tutto fottuto.

Come aveva potuto comportarsi così?! Si era fatto rivestire da lei!  Sembrava un gatto, non un drago! E da dove gli era uscita la questione del suo profumo?! Non che non fosse vero ma... Avrebbe voluto morire dall'imbarazzo e...

Il suo sguardo si posò sulle labbra increspate in un sorrisino di lei e il suo cervello si spense.

Dannato gamberetto! Lo avrebbe ucciso di questo passo!

Esasperato la prese in braccio, tentando di essere il più delicato possibile, e iniziò a fiutare l’aria intorno a lui. Subito percepì la scia del fiammifero e della coniglietta poco lontani da lui e si incamminò, borbottando contro il mal di testa, se stesso e Levy.

 

 

 

La testa di Gray pulsava così forte che gli sembrava che quello stupido fiammifero gli stesse ballando sulle tempie!

Con un mugugnò irritato e lamentoso aprì gli occhi e si ritrovò con il naso che sfiorava la guancia candida di Lluvia.

“Ma cos…?!” sbottò prima di tapparsi con una mano la bocca, per non svegliarla; guardandosi intorno si rese conto che la situazione era peggiore di quanto immaginasse: Lluvia era addormentata nell’erba e con un braccio che gli circondava le spalle e la mano che gli accarezzava il collo e lui, lui stringeva Lluvia, con il braccio che le circondava la vita, a sé ossessivamente.

Scioccato cercò di sfilare il braccio, fermandosi ogni volta che lei si lamentava nel sonno o pronunciava il suo nome.

Se avesse dovuto fare un classifica, Gray l’avrebbe messa sicuramente al primo posto nella lista: “Situazioni in cui non si voleva assolutamente trovare!”

E per questo non si capacitava di come invece ci fosse finito.

Quando riuscì finalmente a mettersi a sedere, si prese qualche istante per osservare la ragazza: aveva sulle guance delle tracce di lacrime.

Aveva pianto?

 

“LLUVIA AMA SOLO GRAY SAMA!” urlò diventando bordeaux e senza osare guardarlo in faccia, “MA GRAY SAMA NON LO CAPISCE!” continuò con le lacrime che scendevano.

Con orrore si rese conto di ciò che aveva detto e si portò una mano sulla bocca.

Stava per scappare via, quando due dita fredde le accarezzarono la guancia.

“Gray ha fatto piangere Lluvia…. Gray non voleva…” mormorò il ragazzo, gli occhi annebbiati dal sakè, “A Gray non piace che Lluvia piange, preferisce Lluvia che ride.”

Lluvia sgranò gli occhi, sorpresa da quel gesto, da quelle parole.

“Gray non vuole ferire Lluvia, ma non sa come fare…” disse appoggiando la testa sulla spalla di lei, il suo respiro fresco che le accarezzava la pelle dandole mille brividi.

 

Gray colpì con un pugno il terreno, l’altra mano a coprire gli occhi.

No.

Non doveva andare così.

Non avrebbe dovuto dirle quelle cose.

Anche se sapeva che erano vere.

Non voleva amare un’altra donna… la sua insegnante era morta per lui…Ultear aveva ceduto la sua intera giovinezza…

Non era fatto per amare, era evidente.

L’avrebbe solo fatta soffrire.

Maledisse Mira: lui doveva salvarla dalla sua oscurità? Come faceva se non riusciva a salvare nemmeno se stesso?! L’avrebbe semplicemente trascinata in un baratro più profondo….

Eppure si sentiva prossimo a cedere

Con il corpo che tremava di rabbia verso sé stesso, di confusione e di terrore verso di lei e quello che lei portava, un’altra possibilità di tornare ad amare, la prese tra le braccia e iniziò a vagare alla ceca alla ricerca dei suoi compagni.

 

 

Gray e Gajil arrivarono in contemporanea al centro dell’isola, dove trovarono Natsu appoggiato al grosso baule aperto con Lucy addormentata e stesa poco più in là al sole.

“Oi fiammifero!” sussurrò Gray adagiando Lluvia accanto a Lucy, mentre la ferraglia faceva lo stesso con Levy, “Da quanto sei qui?” gli chiese sedendosi accanto a lui.

“Un’oretta più o meno.” Rispose lui con un sorriso incrociando le mani dietro la nuca.

“E si può sapere perché non ci hai cercati?!” osservò Gajil piccato massaggiandosi le tempie.

Natsu scrollò le spalle con un sorrisino che risultava nuovo ai due ragazzi e che non piacque loro. Per niente.

“L’ho fatto, ma dormivate così profondamente abbracciati a Levy e Lluvia che non ho avuto il coraggio di svegliarvi.” Rispose, il sorrisino che si allargava.

Le mascelle dei due caddero a terra, mentre le loro guance diventavano bordeaux: aveva fatto una battuta maliziosa! Natsu! Malizioso!

“H-Hai visto…?” balbettò Gray.

“Si!” assentì ridacchiando, ma fortunatamente poi sorrise nel suo solito modo innocente, “Ma non ci vedo niente di male: io abbraccio sempre Lucy quando dorme!” cercò di tranquillizzarli, con il solo risultato di farli cadere all’indietro dallo shock.

“Comunque…” si riprese Gajil, “Che cosa è successo? Ho un mal di testa terribile…” chiese guardando gli altri due confuso.

“Era sakè. L’acqua del lago era sakè: me l’ha detto Lucy!” spiegò orgoglioso dando un occhiata alla bionda.

“Ecco spiegato tutto…” borbottò Gray, per poi lanciare un occhiata assassina a Natsu, “Fortunato di un fiammifero!”

“Perché?” indagò Gajil mentre si riprometteva di non toccare più una goccia di sakè in vita sua.

“A questa torcia ambulante l’alcool non fa assolutamente niente! Lo brucia letteralmente!”

“Non vale!” lo accusò geloso Gajil.

“Invece stavolta si…è stato strano essere ubriaco” mormorò Natsu poggiandosi una mano al mento, “Doveva essere incantato… ma almeno non ho mal di testa!” sorrise infine, mentre i due lo fulminavano ringhiando.

“Una cosa” intervenne Gray calmandosi all’improvviso, “Voi…. Ricordate?”

“Si” risposero gli altri due dopo qualche titubanza, mentre Gray annuiva per far capire che anche lui ricordava.

“Se Lluvia ve lo chiede, io ho scordato tutto okay?” li minacciò avvolto da brina.

“Se voi non dite niente a Levy…” pose come condizione Gajil incrociando le braccia.

“Va bene! Io a Lucy lo dico!” sorrise Natsu.

“COSA?!” esplosero i due, prima di tapparsi la bocca a vicenda lanciando occhiate allarmate alle ragazze.

“Non mi piace mentire a Lucy e poi ora ci siamo chiariti: ha detto che non ha paura di me, anche se potrei bruciarla!” svelò loro sprizzando entusiasmo da tutti i pori, mentre guardava Lucy con uno sguardo che solo lui poteva non capire fosse da innamorato.

Una punta di gelosia punzecchiò i cuori dei suoi amici, che l’imbarazzo tratteneva dal comportarsi come Natsu faceva con Lucy; poi la gelosia si tramutò in compatimento verso la biondina: si era scelta il ragazzo più idiota di tutti…

“Allora…” interruppe il silenzio creatosi Gray, “Cosa c’era nel baule?”

“Queste!” rispose Natsu lanciando loro delle borracce, “Le ho già riempite con il sakè del lago: domani possiamo tornare alla base!”

“AYE!” urlarono i tre alzandole al cielo blu notte.

 

 

****

 

Laxus camminava con in spalla Lisanna, nonostante l’imbarazzo, seguito dalle altre due coppie che si tenevano a debita distanza: i due erano avvolti da un’aura nera e avevano gli occhi iniettati di sangue.

“Dobbiamo vendicarci…” mormorò Laxus mentre il cielo tuonava.

“Alla prima occasione…” ghignò Lisanna; avrebbe dimostrato a sua sorella che non era l’unica capace di giocare a Cupido… oh no…

 

“Mi spaventano…” Mormorò Elfman abbassandosi all’orecchio di Evergreen che annuì con un brivido; decisamente non era la giornata giusta per continuare a giocare alla fata dell’amore. Rischiava di venir fulminata.

“Teniamoci a debita distanza…” gli sussurrò di rimando coprendosi la bocca con il ventaglio.

“È da uomo!” annuì lui.

 

Freed camminava il più vicino possibile a Mirajane: per difenderla da attacchi nemici e farsi difendere da Laxus. Perchè sapeva che lo voleva ucciderlo, glielo leggeva in faccia. Lo conosceva da anni e sapeva quando Laxus era tanto arrabbiato da essere sul punto di una crisi omicida, e, quando si era svegliato, era stata esattamente quell’espressione che gli aveva visto dipinta sul volto.

“Mira…” sospirò tentando di richiamare l’attenzione della ragazza, ma questa si aggrappò al suo braccio tirandolo per una manica.

“Guarda Freed! Guarda!” cinguettò indicando Laxus e sua sorella, “Non sono carinissimi? Siamo stati bravi! Sono così vicini e si vede lontano un miglio che i loro pensieri sono allineati” gli fece notare commossa e orgogliosa.

Certo, sospirò Freed, entrambi erano d’accordo sul fatto che loro avrebbero dovuto morire in modo doloroso.

“Freed?” lo richiamò dai suoi tristi pensieri di morte atroce, “Grazie!” gli sussurrò con un sorriso e gli occhi che le brillavano, prima di alzarsi in punta di piedi e depositargli un leggero bacio sulla guancia.

Freed arrossì all’inverosimile ma questa volta riuscì a mantenersi cosciente e, ricambiando il sorriso le scoccò un bacio sulla fronte.

“Ai tuoi ordini.” Le rispose a voce bassa.

Le guance di Mira si imporporano mentre incredula si sfiorava la fronte come a cercare un segno che non fosse stato un sogno.

Non riuscendo a trattenere una risatina alla vista della sua imbarazzata confusione, la prese sottobraccio e continuò a camminare orgoglioso di sé.

 

I due demoni poco più avanti si scambiarono un occhiata complice sogghignando: sarebbe stato molto più facile del previsto.

 

 

Il sole era ormai calato quando i puntini sulla mappa vennero a coincidere: era un ampia collina piena di giganteschi fiori dai boccioli scarlatti, alti più di Laxus con Lisanna in piedi sulle sue spalle, i fusti bitorzoluti e con delle grosse spine a proteggerli erano di un bel verde scuro.

“Ce l’abbiamo fatta finalmente!” esplose in un sospiro Laxus, poggiando Lisanna sull’erba morbida.

“Grazie Laxus!” lo ringraziò lei sentendosi in colpa per essersi fatta portare in spalletta tutto il tempo, ma lui le poggiò una mano sulla testa.

“Nessun problema.”

“Abbiamo fatto un ottimo lavoro!” trillò Mira ammirando entusiasta la loro destinazione insieme a Freed, che non lasciava andare la sua mano.

“Questi fiori sono così fatati! Davvero meravigliosi!” la più entusiasta era Evergreen che saltellava in mezzo a tutti a quei fiori con gli occhi a cuore.

Fu un nano secondo.

Un gigantesco bocciolo si spalancò di colpo inclinandosi e mostrando i suoi bellissimi petali scarlatti screziato di bianco.

Ma al centro, al posto dei pistilli, c’era una grossa voragine.

Con una velocità impressionante il fiore si chiuse attorno a Evergreen e si raddrizzò nuovamente.

“AAAAAIUTOOO!” iniziò a urlare la fata battendo contro i petali chiusi del bocciolo: l’aveva imprigionata! E anche se non sembrava intenzionato a inghiottirla ma solo a tenerla rinchiusa e nonostante fosse spaziosa e comoda quella cella…. ERA PUR SEMPRE PRIGIONIERA DI UNO STUPIDO FIORE!

“Ever!” Elfman si scagliò contro il fiore ma quello con dei secchi movimenti delle foglie lo spazzò via.

“Si sta difendendo?” osservò stranito Freed e stava già per estrarre la spada quando dietro di se sentì un’improvvisa pressione.

“Questo è per stamattina…” mormorò Laxus sogghignando, prima che un gigantesco fulmine cadesse dal cielo sul fiore carbonizzandolo. Se Ever sperava di poter fare qualcosa alla sua insaputa era un’illusa…

Tutti caddero sotto shock, mentre il ragazzo avanza tranquillamente verso i resti carbonizzati e ne tirava fuori una Evergreen traumatizzata ma stranamente illesa.

“POTEVI UCCIDERMI!!” esplose dopo qualche secondo, saltando in piedi e accusandolo con un dito.

“Tsk!” la guardò male il ragazzo prima di afferrare Lisanna per un braccio e incamminarsi nella boscaglia.

“Torniamo subito!” urlò agli altri, per poi sussurrare a Lisanna, “Ho un idea.”

“Anche io…” sogghignò lei seguendolo.

 

 

 

Quando i due ritornarono, gli altri si erano seduti a debita distanza dai fiori in cerchio.

“Tutto bene?” chiese Mira scodinzolante.

“Si.” La gelò Laxus sedendosi.

“Mentre non c’eravate è apparso un messaggio sulla mappa, non so se l’avete notato: dice che dobbiamo riportare il fiore vivo alla base.”

“Che seccatura!” mugugnò Laxus scuotendo la testa poi si alzò e lanciò tutt’intorno un’occhiata da mettere i brividi, “Allora, organizziamoci in questo modo: Freed e Mira vadano a scegliere un fiore e inizino a scavare intorno le radici per estrarlo, Ever e Elfman invece vadano a raccogliere della legna per costruire un grosso vaso in cui metterlo successivamente, mentre io e Lisanna cercheremo del liane per imbavagliare quel maledetto coso ed evitare di finire mangiati!”

“Ma…è già sera Laxus…” fece notare Freed prima che il cielo tuonasse e in uno scatto il mago delle rune afferrasse Mira, si inchinasse e schizzasse via verso i fiori, mentre l’altra coppia scattava nella direzione opposta. Mai sfidare la pazienza del Dio del Tuono più di una volta al giorno.

“Ottimo lavoro Laxus!” ridacchiò Lisanna alzandosi in punta di piedi e scompigliando i capelli biondi al ragazzo, che arrossì. “E ora prepariamoci alla seconda parte del piano!”

“Sei sicura che non c’è bisogno di fare niente per Elfman e Ever?” gli chiese il ragazzo dubbioso e ormai inconsapevolmente entrato nell’ottica del cupido.

“Tranquillo, quei due sono cotti l’uno dell’altra da tempo e lo sanno benissimo; il loro unico problema è l’orgoglio ma per quello non possiamo fare niente!” spiegò lei sconsolata a Laxus, per poi scuotere la testa decisa. “Ma ora basta! Diamoci da fare!” ordinò e il biondo annuì convinto ghignando: era giunto il momento di prendersi una piccola vendetta.

Insieme e in silenzio si diressero verso la collina dei fiori e si acquattarono tra i cespugli: Mira e Freed stavano analizzando da lontano i fiori, passeggiando l’uno accanto all’altra e discutendo di quale sarebbe stato più facile da portare.

“Dannazione si continuano a spostare…e stanno troppo lontani!” bisbigliò Lisanna a Laxus irritata: il suo piano geniale non poteva fallire così. Ma una volta tanto la sorte diede loro una mano e le due vittime si fermarono davanti a un fiore, discutendo che finora quello era il più pratico.

“Perfetto e ora dobbiamo solo farli avvicinare insieme…” continuò a parlare tra sé e sé, elaborando al momento strategie improbabili, “Potremmo tirare qualcosa per attirare la loro attenzione…o urlare e spaventarli…oppure suggerirgli di avvicinarsi per controllare che il fiore non sia malato e…”

Laxus alzò gli occhi al cielo.

Un fulmine cadde dal cielo con un boato dietro la coppia, che fece un salto in avanti spaventata. All’istante il fiore s’aprì e catturò le due vittime.

Lisanna guardò ammutolita la scena.

“E che ci voleva…” borbottò irritato ma soddisfatto Laxus. Lisanna si girò a guardarlo a bocca spalancata.

“Sei un genio!” urlò improvvisamente riprendendosi e buttandogli le braccia al collo e, nello slancio, stampandogli un bacio sulla guancia.

Il volto di Laxus diventò rosso come il tramonto e quello di Lisanna anche, non appena si rese conto del suo stesso gesto.

“Oh…ehm…i-io…” iniziò a balbettare non vedendo Laxus reagire, imbarazzata, “V-vado a v-vedere come se la cava mio fratello…” usò come scusa, la prima venutale in mente, per scappare via.

Che imbarazzo. Che imbarazzo. Che imbarazzo.

Come aveva potuto fare una cosa del genere?! Argh!

 

 

Gli stessi pensieri, più o meno, giravano vorticosi nella testa di Mirajane che al momento si trovava chiusa in un fiore così piccolo che per forza di cose si era ritrovata inginocchiata tra le braccia di Freed. Ringraziò mentalmente il fatto che essendosi appoggiata alla sua spalla non riusciva a vederlo in faccia o sarebbe morta d’imbarazzo. Avrebbe riso, se la situazione non fosse stata così delicata: lei, il grande e diabolico cupido dell’amore, era caduta vittima del tranello amoroso della sorella, perché solo lei poteva convincere Laxus a partecipare e solo Laxus poteva far cadere un fulmine da un cielo terso. Mai fu più vero il detto: chi la fa, l’aspetti. E ora cosa faceva? Doveva dire qualcosa? E che cosa? Stare in silenzio? E se pensava che era arrabbiata?! Aveva una paura matta! Incredibile ma vero. Aveva paura che capisse cosa albergava nel suo cuore per lui, paura che non lo capisse, paura che lo rifiutasse, paura che lo accettasse…

Il cuore le batteva così forte che non riusciva a sentire i suoi stessi pensieri.

Così forte che Freed, nel più completo imbarazzo, riusciva a sentirlo. E la cosa gli stava facendo scorrere il sangue nelle vene a mille. Volevo dirlo. Voleva dire a Mira quello che aveva scoperto di provare per lei. Non voleva rimandare. Non voleva, una volta tornato in gilda, tornare a guardarla da lontano quelle poche volte che non era in missione con Laxus e poi pensarla quando era via. Era egoista forse, ma voleva sapere che lei era sua. Sia la principessa che il demone. Ogni parte di lei.

“Mira…” la chiamò con la voce leggermente tremante, stringendo le braccia intorno alla sua vita esile; lei si irrigidì, il respiro che cominciava a farsi affannato e istintivamente strinse le braccia intorno alla sua schiena.

“Mira… lo so che il momento non è particolarmente adatto e avrei voluto fosse un momento più romantico ma a quanto pare non riesco più a trattenermi…” le disse mentre le parole scivolavano fuori direttamente dal cuore.

“Ti amo Mira, e voglio che tu sia la mia fidanzata.” Rivelò infine, carico di attesa.

Attesa di una parola che avrebbe cambiato il suo mondo, per sempre probabilmente.

Dagli occhi azzurri della ragazza iniziarono a scendere calde lacrime di felicità.

“I-io…” balbettò incredula allontanandosi in modo da poterlo guardare negli occhi, Anche io ti amo Freed…” singhiozzò piangendo e sorridendo nello stesso tempo. E Freed la trovò più bella che mai.

Con uno slancio improvviso la baciò, prima dolcemente e poi con tutta la passione che aveva, e Mira ricambiò felice, convinta che mai nella vita avrebbe potuto sentirsi meglio.

 

 

Da fuori Laxus ghignò soddisfatto nell’udire la dichiarazione, ma quando passarono al bacio si imbarazzò e si tappò le orecchie: ma ormai era troppo tardi, il ricordo del piccolo baciato lasciato sulla sua guancia da una certa albina non smetteva di bruciare.

 

 

****

 

 

Il gruppo di Erza intanto dopo lunghe discussioni era riuscito a spostare, grazie alle creazioni di Leon, uno dei tre giganteschi massi dorati al limitare della collina petrosa e lì si preparava a passare la notte.

“Gerard…” mormorò Leon seduto accanto al ricercato davanti al fuoco mentre le ragazze cucinavano, “Non mi piace questo posto…” gli disse assottigliando gli occhi. Era un presentimento che aveva iniziato a farsi strada in lui mentre spostava il masso tra le rocce e più passava il tempo più si acuiva.

“Neanche a me, ma è pericoloso continuare a muoversi al buio sapendo che ci sono maghi oscuri in agguato, preferisco evitare rischi inutili.” Spiegò guardandosi intorno.

“Speriamo di non correrne di più rimanendo qui…” commentò l’altro a bassa voce prima che Romeo li interrompesse.

“Ragazzi ci hanno chiesto se possiamo andare a prendere altra legna per il fuoco e magari vedere se riusciamo a cacciare qualcosa” spiegò con un sorriso indicando le ragazze poco distanti.

I due si alzarono e Gerard le guardò dubbioso.

“Siete sicure di voler rimanere qua da sole?” chiese cavallerescamente, ma Erza gli lanciò un occhiata scettica e Cana scoppiò a ridere mentre Wendy lo ringraziava.

“Okay come non detto…” commentò deluso sospirando.

“Ci hai provato…” disse Leon accennando un ghigno e dandogli delle piccole pacche sulla spalla, “Forza, prima andiamo prima torniamo!”

 

Appena le ragazze rimasero da sole, Cana sorrise maliziosa e si avvicinò a Erza.

“Allora Erza…” iniziò ridacchiando dentro di sé nel vedere le guance di Erza, che si fingeva indifferente, già tingersi di rosso, “…come va con Gerard?” le chiese con gli occhi scintillanti.

“Abbiamo riallacciato i rapporti, come ai vecchi tempi…” disse lei, senza accorgersi che la spada che poco prima stava usando per affettare delle erbe, ora affettava la pietra, “Siamo amici…”

“Ceeeerto…molto, molto, molto amici.” Commentò Cana ridacchiando mentre vedeva Erza cadere sempre di più nell’imbarazzante baratro del caos amoroso.

“Erza,” la chiamò gentilmente Wendy fermando la sua mano e facendole notare con l’altra cosa stava facendo, “Io penso che Gerard sia davvero innamorato di te.” Disse candida con un sorriso.

“C-cosa? Gerard… noi… no… impossibile… non possiamo… lui…” iniziò a balbettare la ragazza ormai perduta mentre Cana rideva per poi abbracciarla.

“Non fare così Erza! È una cosa bella e lo sappiamo tutti che siete cotti l’uno dell’altra: dovete smetterla di perdere tempo! Ne avete perso fin troppo.” Commentò poi poggiandogli una mano sulla testa.

“È difficile…” mormorò lei in risposta con tristezza, ma Wendy la prese per mano.

“È molto più difficile non parlarne che farlo, fidati Erza.” Le disse dimostrandosi più saggia lei delle due al suo fianco.

“Lui è convinto di non meritarmi, è convinto che il suo posto sia lontano da me nell’oscurità del peccato e del rimorso e non capisce che lo vorrei solo con me; come si salva la persona che si ama se il suo nemico è proprio lei stessa?” chiese con un sorriso triste, lasciando scorgere ciò che c’era dietro la sua armatura: paura. Paura di perdere quella sfida.

Cana e Wendy si scambiarono un’occhiata e poi abbracciarono la loro amica: un gesto che valeva più di mille parole.

“E tu Cana?” chiese Erza dopo qualche secondo sciogliendosi dal loro presa, “Non vorrei impicciarmi ma mi sembra che tra te e Leon…”

“Non c’è niente.” La gelò la cartomante mentre il suo sorriso si incrinava.

“Cana…”

“Lui è pazzo di Lluvia.” Commentò lei voltandosi.

“Davvero?” chiese perplessa Wendy, “Da quando l’ho incontrato non l’ha citata nemmeno una volta…. Io sinceramente credo che a Leon inizi a piacere tu. E la stessa cosa vale per te, giusto? Lo guardi in modo diverso…”

Colpita e affondata.

Wendy avrebbe potuto essere una sorella Strauss.

“Io… non posso.” Mormorò Cana coprendosi gli occhi con una mano, “Non dopo quello che successe a causa mia…”

Erza si alzò in piedi di scatto irritata.

“Basta Cana! Per quanto ti porterai dietro questa storia?! Leon non è lui, è un amico e compagno; è un ragazzo che si è preso cura di te durante tutta questa gara e ti ha salvato più di una volta. Smettila di scappare: stai facendo lo stesso errore di Gerard! Come potete non capire che questo non fa che ferire l’altro?!”

“Forse sei tu che non capisci il peso che portiamo Erza!” ribatté Cana perdendo la sua compostezza e affrontando Erza senza un briciolo di paura.

“VOGLIAMO AIUTARVI!” urlò Erza evocando la spada dell’armatura del purgatorio.

“NON POTETE FARLO!” ribatte Cana estraendo le carte.

“TU…” esplosero entrambe pronte ad attaccare

“ORA BASTA!” si intromise Wendy esasperata e con due brezze del nord bloccò le ragazze, “Per favore smettetela di litigare: siamo una squadra ed entrambe avete ragione. Per favore…” le supplicò con gli lucidi.

Le due si calmarono all’istante e Wendy dopo qualche istante le liberò.

“Scusa Erza…” mormorò Cana stringendosi un braccio e sentendosi in colpa.

“No scusami tu Cana, sono stata imperdonabile… se vuoi colpirmi” le disse la rossa divorata dai sensi di colpa.

“Ehm… credo che ti abbraccerò invece.” rise Cana gettandosi sull’amica, le liti e le tensioni portate via dal vento.

Erano già tornate a chiacchierare dei momenti più allegri di quei giorni che un fruscio richiamò la loro attenzione.

“Ehi ragazzi siete già torna…” le parole morirono in bocca a Cana.

Dai cespugli uscì Leon, ma era diverso dal Leon che conosceva: negli occhi aveva una luce sinistra e il ghigno non prometteva niente di buono. Follia? La…spaventava.

“Ehi ubriacona, qualcosa non va?” le chiese sprezzante mentre intorno a lui vorticava la brina, “Cosa c’è? Paura?”

Cana ammutolì.

“Leon! Che cosa stai dicendo?” si intromise Erza avvicinandosi, ma una voce li interruppe.

“Lasciali stare Scarlett e occupiamoci delle nostre faccende…dov’eravamo rimasti? Ah sì, al tuo vano tentativo di liberarmi da Zeref e impedirmi di costruire la Torre del Paradiso…”

Come congelata Erza guardò Gerard venire incontro con un sorriso folle e il mantello che lo avvolgeva.

“Wendy, vuoi giocare?” chiese Romeo sbucando dai cespugli e correndo verso la ragazza con le mani ricoperte di fuoco.

“Romeo…”

Le tre ragazze istintivamente si avvicinarono le une alle altre, prese in contropiede, ma poi Erza prese in mano la situazione.

“Ragazze non fatevi impressionare! È impossibile che siano loro, mantenete la calma! Non direbbero mai cose simili! Se fosse una maledizione ne avremmo risentito anche noi, devono essere nemici capaci di mutare forma o illusioni!” le spronò evocando l’armatura dell’Imperatrice di Fuoco e lanciandosi contro Gerard.

“Erza ha ragione…” ringhiò Cana estraendo le carte e preparandosi a combattere Leon, “Quell’idiota non rimarrebbe mai vestito così a lungo!”

“G-Giusto!” balbettò Wendy riempiendosi la bocca di aria.

In contemporanea attaccarono.

Erza tranciò Gerard in una fiammata.

Cana evocò un fulmine che colpì Leon.

Wendy ruggì contro Romeo.

Tre corpi caddero a terra.

“Che cosa…” mormorò Erza vedendo i corpi mutare.

Tre urla straziarono la quiete della notte.

 

 

 

 

Qualche centinaio di metri più in là, Gerard, Leon e Romeo stavano raccogliendo la legna e dando la caccia a un procione.

“Che cosa è stato?” chiese il ragazzino alzando la testa spaventato.

“Le ragazze!” esclamarono i due maghi dopo essersi scambiati un occhiata, lasciando cadere la legname e iniziando a correre come dei matti.

“Erza!”

“Cana!”

In pochi minuti arrivarono nella radura e si trovarono davanti una scena pressoché assurda quanto inconcepibile: Erza era prostrata e appoggiava la testa al vuoto, piangendo disperata e invocando il nome di Gerard, Cana poco più in là teneva qualcosa di invisibile in grembo e piangendo chiedeva scusa a Leon e infine Wendy abbracciava un essere altrettanto invisibile vicino a un albero chiamandolo Romeo.

“Erza cosa succede? Sono qui!” urlò Gerard raggiungendo la ragazza, ma quella non sembrava né vederlo né sentirlo e continuava a piangere straziata.

“Cana! Cana guardami!” la chiamava invano Leon sventolandole davanti una mano, ma senza alcun risultato.

“Wendy! Wendy sto bene per favore non piangere!” si disperava Romeo scuotendola.

Ma niente, nessuna delle ragazze sembrava vederli o anche solo sentirli.

“Che cosa gli prende dannazione?” esclamò Leon non sapendo più cosa fare.

“Devono essere in trance o sotto incantesimo.” Mormorò Gerard, ma più cercava una soluzione più non trovava vie d’uscita ed Erza stava peggiorando: improvvisamente fece apparire una delle sue spade e con mano tremante iniziò a puntarsela al petto.

“Erza no!” urlò il ragazzo bloccandola.

Infine disperato Gerard fece l’unica cosa possibile.

“Scusa Erza…” con un colpo di taglio colpì Erza alla base del collo e la ragazza svenne.

Romeo con le lacrime agli occhi fece la stessa cosa.

Leon invece, dimostrandosi al pari in tatto e delicatezza solo a Gray, ritrovando la sua freddezza iniziò a schiaffeggiarla urlando:

“SVEGLIATI CANA! GILDARTS MI AMMAZZA SE NON TI RIPRENDI!”

Al decimo ceffone Cana gli tirò un pugno sul naso e saltò in piedi.

“MA COSA STAI…?” iniziò a urlare ma le parole le si bloccarono a metà vedendo finalmente Leon.

“L-Leon…?” lo chiamo con voce tremante e le lacrime a riempire gli occhi, “Sei tu…?”

“S-sì…” mormorò lui convinto che lo avrebbe ucciso. E dopo lo avrebbe resuscitato per farlo disintegrare dal padre.

“Leon!” urlò Cana e con uno slancio gli buttò le braccia al collo.

“Cana?” chiese lui stupito sentendo le braccia della ragazza stringersi intorno a lui tremanti e lei singhiozzare sulla sua spalla.

“Credevo…. Credevo di averti ucciso...” Balbettò lei.

“Sono qui.” La tranquillizzò lui lasciandola sfogare per qualche minuto; poi la ragazza sembrò calmarsi e, mettendosi a sedere ma tenendo sempre sotto controllo il ragazzo, terrorizzata che scomparisse, iniziò a raccontargli quel che era successo.

“Stavamo cucinando, quando all’improvviso dai boschi siete usciti… voi tre. Ma eravate diversi: malvagi, corrotti, folli…. Erza ci ha incitato a combattere sostenendo che non foste davvero voi e allora vi abbiamo colpito. Appena ti ho fulminato il corpo è caduto a terra e si è trasformato nel solito te e piangendo mi hai detto ‘Come hai potuto…?’; a quel punto hai chiuso gli occhi e non li hai più riaperti…” mormorò lei rabbrividendo, ma aveva omesso una parte: l’illusione non aveva mormorato solo quello ma aveva aggiunto “Credevo che mi amassi….” Ma di certo questo non poteva dirlo a Leon.

“Questo è stato un trucco bastardo…” mugugnò Leon ragionando su cosa potesse aver prodotto delle illusioni tanto potenti: lì in giro non c’era nessuno, se ci fosse stato le avrebbe attaccate prima che arrivassero, ma non sembrava esserci n’è piante ne strani vapori che potrebbero indurre allucinazioni. Forse…

“Comunque puoi stare tranquilla: sono sano e salvo!” le disse dopo qualche attimo con un sorrisino.

“Lo so… se non stessi bene non ti saresti spogliato di nuovo.” Commentò lei arrossendo e distogliendo lo sguardo: non se la sentiva di picchiarlo in quel momento, ma da lì ad accettare che rimanesse ancora in boxer senza una piega…

“I VESTITI!” urlò quello scioccato, “COME HO FATTO?!” si chiese disperato prima di iniziare a vagare per la zona recuperandoli sotto lo sguardo esasperato della ragazza.

 

Poco più in là Wendy si era appena risvegliata a piangendo raccontava a Romeo, scusandosi mille volte per averlo colpito, quello che era accaduto e il ragazzino, sollevato, le mise un braccio intorno alle spalle lasciandola sfogare. Ovviamente aveva già nascosto ogni traccia di lacrime: non poteva mostrarsi debole davanti a Wendy!

 

Erza fu l’ultima ad aprire gli occhi piano piano e la prima cosa che vide furono gli occhi pieni di preoccupazione di Gerard sopra di lei. Immediatamente iniziò a piangere come una bambina, l’armatura si era spezzata quando aveva visto il corpo di quello che pensava nemico diventare il suo Gerard.

“Erza non piangere sono qui!” la rassicurò lui stringendosela tra le braccia e cullandola con dolcezza.

“Ti avevo ucciso! Ti avevo ucciso! E tu…e tu… Non ci pensare neanche Gerard! Capito?! Morire non espierà nessun peccato e tanto meno mi renderà felice! Non ti potrei mai dimenticare!” gli urlò aggrappandosi a lui come se fosse l’ultima sua ancora per sopravvivere.

Lui la guardò stupito. Cosa le aveva detto la sua illusione? Avrebbe voluto chiederglielo ma si rese conto che non era il momento più adatto e si limitò a tenersela vicino.

“Non farei mai una cosa del genere Erza, l’ho capito grazie a te molto tempo fa. La morte è una scelta troppo facile, vivere rimediando ai miei errori più difficile ma almeno non è una via di fuga. Non ti abbandonerò.”  Le disse certo e sicuro.

La ragazza sgranò gli occhi e asciugandosi le lacrime gli sorrise.

“Scusa Gerard, ora sto bene.” Lo rassicurò scostandosi leggermente da lui.

“Di cosa ti scusi?” le chiese lui con un sorriso tra l’esasperato e il dolce.

Erza arrossì.

“Beh… non è da me comportarmi così…” borbottò guardando il terreno.

“A me piace anche questa parte di te! Mi fa sentire utile di tanto in tanto” le rispose imbarazzato con una risata, “Fa bene togliere l’armatura di tanto in tanto” le ricordò alzandosi in piedi e tendendogli la mano.

Erza l’afferrò stupita e si issò al suo fianco: togliere la sua armatura…?

 

 

Quella sera quando andarono a dormire lontano dal sasso che secondo Leon aveva dato origine alle illusioni, o almeno così finsero i ragazzi per non preoccupare le loro compagne e impedir loro di fare la ronda, soprattutto dopo una giornata così pesante, Wendy dopo qualche secondo di imbarazzo si caricò accanto a Romeo e appoggiò la testa alla sua spalla: aveva il terrore di perderlo ancora.

Cana invece inizialmente si sdraiò lontano ma appena si fu assicurata che Leon stesse dormendo, ignorando la recita, si spostò piano piano fino a sfiorare con la schiena quella di lui.

Erza infine era indecisa: da una parte moriva dal desiderio per una sera di dormire al suo fianco, dall’altra sapeva che più illusioni si concedeva più sarebbe stato difficile quando lui sarebbe ripartito. Eppure le sue parole non smettevano di risuonare nella testa: poteva davvero permettersi di togliere l’armatura? Anche solo per una sera?

E alla fine, con un sorriso imbarazzato, convinta che dormisse si appoggiò con la testa al suo petto e chiuse gli occhi: solo per una sera. Solo per una sera avrebbe tolto l’armatura. Solo per una sera avrebbe creduto che il suo sogno potesse diventare vero. Solo per una sera avrebbe accantonato le preoccupazioni e il pensiero della sua futura partenza.

 

 

 

 

****

Nello stesso momento, nella Gilda di Fairy Tail, si erano riuniti tutti i maghi delle altre Gilda alleate, compresi tutti gli avversari eliminati e il Master si accorse con grande orrore che gli unici partecipanti rimasti erano i suoi figli. E la locazione della sfida era sconosciuta. Pregando che niente accadesse loro, organizzarono delle squadre di ricerca e partirono quella stessa notte.

 

 

 

 

 

 

 

Fairy Chat

 

Lucy: *si sveglia stiracchiandosi* Natsu…?

Natsu: LUCYYYYYYYY! *si getta sulla ragazza e la fa girare tra le sue braccia* Sono così contento di quello che hai detto! Avevo paura che non saremmo più stati un team o che saresti scappata! Sei la migliore Lu!

Lucy: *arrossisce* D-di niente Natsu… non ti abbandonarei mai per una cosa così stupida…*balbetta*

Autrice: Natsu… cogli il messaggio subliminale! Lei ti…* appare Loke che le tappa la bocca e le lancia un’occhiata alla ‘tu-non-vuoi-morire-ora-vero?!’*

Lluvia: *si sveglia e vede il suo Gray-sama accanto a lei* GRAY SAMAAAAAAA! *si lancia addosso a Gray* Ti ricordi? Ti ricordi?

Gray: *arrossisce e scuote la testa* Ho solo un grande mal di testa…

Lluvia:*dubbiosa* ma Natsu ricorda…

Levy: *si sveglia e vede Gajil che la osserva* Gajil! *arrossisce* R-ricordi…?

Gajil: *scuote la testa e ringhia* no.

Levy: *dubbiosa* ma Natsu ricorda…

Gajil&Gray: MALEDETTO FIAMMIFERO È TUTTA COLPA TUA! *si lanciano contro Natsu e fanno doppiare l’ennesima lite*

Levy: Ma alla fine…

Lluvia:… ricordano o no?!

Lucy: *cervello in pappa per i ricevuti abbracci + viso che va a fuoco*

 

Mira: F-Freed…ti dispiace se dormo accanto a te stanotte? *arrossisce*

Freed: *diventa viola dall’imbarazzo? A-assolutamente…

Autrice: Tra rose e fior, nasce l’amor: Mira e Freed si voglion sposar! …

Mira: *fulmina autrice in versione Satan Soul*

Autrice: Come non detto…* se la fila*

Laxus: *lancia occhiate imbarazzate a Lisanna*

Lisanna: *lancia occhiate imbarazzate a Laxus*

Autrice: Ma io cosa devo fare con voi due imbranati? Più che ficcarvi in una vasca nudi io…

Laxus: *fulmina autrice. Letteralmente. *

Autrice: *stramazza al suolo bruciacchiata* scherzavo…

Ever: *sospira*

Elfman: *continua a pensare alla questione del rossetto al lampone*

Autrice: Come non detto Laxus, Lisanna…questi sono ancora peggio di voi…

 

Wendy: *Dorme accoccolata vicino a Romeo che sorridente se la stringe al petto*

Romeo: Dovrebbero finire in pericolo più spesso…

Gerard: Non posso darti torto…*gongola stringendo Erza*

Erza: *sorride nel sonno*

Leon: *guarda alternativamente Cana e il fuoco* Sigh…*i problemi adolescenziali lo colpiscono ancora*

Autrice: LEON!

Leon: *le tappa la bocca e la guarda malissimo* Se le svegli…

Cana: *si agita un attimo nel sonno, poi si volta e afferra per la maglietta Leon, facendolo arrossire*

Autrice: *suda freddo* N-non ti preoccupare…*Abbassa la voce* Volevo sapere se ti serviva una consulenza! Perché ormai lo sappiamo tutti che sei cotto di Cana! A parte te…e Cana probabilmente! Ma ho due o tre piano che riguardano voi nudi in una polla termale e che ho già sperimentato! Funzionano!

Leon: *si imbarazza e poi si irrita; quindi la congela. Ma orma il tarlo è stato impiantato…*

Autrice: *ghigna*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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