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Autore: SidV    26/03/2014    0 recensioni
Non sono capace di innamorarmi. Lo so bene.
Anche se, all'epoca, non riuscii a farne a meno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 6

Nella media, penso sia la perfetta descrizione per una ragazza come me.
Sono carina, ma non bella come Izumi. Sono forte, ma non come Ayako. Sono sveglia e a scuola me la cavo, ma ci sono molte persone che mi sorpassano. Anche nel basket è stato così, nonostante forse lo amassi molto di più di altre mie compagne di squadra alle scuole medie. Ma, d’altronde, solo con la passione non si può andare molto lontano, ci vuole anche una della dose di talento. Ho delle amiche, alcune da sempre altre più recenti, ma non sono mai stata quella che lega intere compagnie, men che meno la trascinatrice del gruppo. Non è comunque mai stato un problema per me, detto sinceramente. Sono contenta della mia situazione attuale, non la cambierei con nessuno. A scuola vado bene, posso seguire tutte le partite di basket che voglio facendo anche un tifo sfegatato e sto con un ragazzo che mi adora. Bello, no? Si, Haruko Akagi a diciassette anni è soddisfatta.
C’è però un piccolo sfizio personale che però mi voglio togliere. Come dicevo prima, non sono mai stata la numero uno in niente. Ma sono anche l’unica nel giro di amicizie che frequento ad essere veramente brava nell’osservare le persone, e pure nel capirle. Ecco perchè mi sento di dire di non averlo mai visto così.
Sto parlando di Rukawa, ovviamente.
Io forse sono la persona più adatta a dire che si, lui sta cambiando. Lo osservo dalle medie costantemente, non mi sono mai persa neanche una sua partita e, anche se un po’ me ne vergogno, a volte l’’ho perfino spiato. Ma, ai tempi, ero completamente e assolutamente innamorata di lui. Di una di quelle totali e anche un po’ idiota cotte adolescenziali, di quelle che ti fanno pensare che il mondo ruoti totalmente attorno a lui, poco importa se il ragazzo in questione neppure sappia della tua esistenza. Sono riuscita a farmela passare, per fortuna, ma non dopo poco lavoro su me stessa. Ho trovato Hanamichi pronto per me non molto tempo dopo, e mi sono accorta che era lui la persona perfetta per starmi accanto. Per lui... io sono speciale.
Ma non è di questo che voglio parlare. Non è neppure questo che sto pensando, perlomeno ora che mi ritrovo per l’ennesima volta ad osservare i ragazzi mentre si allenano e i miei occhi vanno a finire sulla figura alta e pallida di Rukawa, ma non più per abitudine. Ultimamente mi ritrovo a spiarli come non facevo da un po’, anche se per motivi completamente diversi.
In questo momento sta facendo dei piegamenti, per rilassare i muscoli prima della solita partita d’allenamento. è serio e il suo viso ha, come sempre, i lineamenti tirati e imperscrutabili. Poi, però, Izumi gli compare alle spalle e gli sbatte letteralmente un asciugamano sulla testa, facendolo girare nella sua direzione. Lui si volta lentamente e, come succede orami da un pochino di tempo ogni volta che la figura di lei finisce nel suo campo visivo, i tratti del suo viso si irrigidiscono ulteriormente. Ma non è neppure questo a farmi pensare, ma bensì i suoi occhi. Si assottigliano e li punta diritti in quelli di lei. Ecco, per uno che non si è mai soffermato veramente a osservare la persona davanti a lui... mi rendo perfettamente conto che Rukawa lei la sta veramente guardando. La ascolta addirittura mente gli parla, fatto non poco eclatante e gli risponde con il solito tono scostante, ma comunque strano considerando che lui non parla mai con le ragazze, si sforza solo in casi rari con Ayako, ma sempre per motivi legati al basket.
Afferra l’asciugamano che lei gli allunga con uno strattone e se lo passa sulle spalle per pochi secondi, prima di spintonarla di lato e raggiungere i compagni. Non succede da molto, forse meno di una settimana, ma la tocca. La maggior parte delle volte per farle indispettirla certo, ma ho notato che  è lui spesso a cercare un contatto con lei. Anche appena sfiorato. Izumi mi ha raccontato che, qualche giorno fa, l’ha presa per mano camminando nei corridoi. Dice che l’ha fatto solo per evitare di finire incastrato dalle solite fan ma, lei ancora non lo sa, lui non avrebbe mai fatto questo con nessun’altro, anche se per liberarsi da un impiccio. Quando invece è lei a toccarlo, non gli dà più fastidio. Non credo se ne sia accorto lui stesso, non è uno che ci sta molto attento a queste cose, ma io l’ho notato benissimo. Ayako sostiene che ormai si è fatto l’abitudine ad averla spesso accanto, ma non credo sia solo per quello. Non è il tipo di persona da farlo, intento dire farsi andare bene situazioni che gli stanno davvero scomode.
Poi c’è Izumi.
Lei è molto meno brava di lui nel nascondere le cose, sempre che lo voglia fare. Come adesso, gli sta fissando la schiena un po’ più del normale, prima di girarsi a sua volta e raggiungere il bordo campo.
- pensi che se ne sia resa conto?
Yohei Mito, in piedi accanto a me, leggermente appoggiato alla porta della palestra, sorride guardando la scena davanti a noi.
- di che cosa? - chiedo, anche se penso di aspettarmi la risposta. Anche lui è davvero un buon osservatore.
- di quello che sta succedendo tra qui due, intendo.
Scuoto il capo - non penso. Immagino siano entrambi troppo ottusi da quel lato per accorgersene.
Lui annuisce - eppure è molto chiaro. Voglio dire, lei è vero che è una che si arrabbia per niente, ma con lui lo fa più che con chiunque altro. Inoltre ho notato che sorride molto di più quanto sono insieme, nonostante Rukawa di certo non sia un simpaticone - ridacchio, coprendomi la bocca con una mano, per non farmi notare troppo. Lui continua a parlare - hai fatto caso che, quando va a cercarlo a pausa pranzo, continua sempre più spesso a ripetere che è solo per il patto che hanno e che se no non avrebbe alcun interesse a passare il suo tempo con lui? Buffo, perchè se ci credesse davvero non avrebbe motivo di dirlo sempre con quell’insistenza.
Annuisco - già. Lui, d’altronde, non si alza dal banco prima che lei arrivi a trascinarlo via con se da qualche parte per mangiare. Avrebbe tutto il tempo per scappare, se gli desse davvero fastidio, invece non fa una mossa e comincio a pensare che non sia solo per pigrizia.
Mito mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio delle parole come se fossero un gran segreto - sai che alle elementari Izumi aveva una specie di cotta per me?
Sbatto gli occhi guardandolo, sorpresa - no. Non ne avevo idea.
- invece è così, anche se la scema continua a negalo. E sai come attirava la mia attenzione?
Scoppio a ridere - fammi indovinare! Facendoti i dispetti!
- come una bambinetta viziata che non ha intenzione di dividere il suo pupazzo preferito con nessuno!
Li osservo ancora un pochino, prima di rispondere - o come sta facendo con lui.
- che coppia di cretini!

A volte mi domando quand’è esattamente che ho deciso di smettere con la vita sociale. Altre, invece, quando mi sono cacciata in questa situazione. Quella che mi porta alle otto di sera di un bel venerdì sera ancora piantata in palestra ad aspettare che il cretino si decida che anche per oggi ha sudato abbastanza. Nessuno mi obbliga a stare qui, lo so bene, ma andarmene via significherebbe dargliela vinta. Lui lo sta facendo apposta, me lo sento!
- hai intenzione di metterci le radici qui? - gli urlo praticamente dietro, quando mi passa davanti correndo, la palla naturalmente tra le mani, pronto a schiacciare a canestro.
Atterra agilmente a terra. Ha il fiato corto, ma non sembra intenzionato a darmi retta e andarcene a casa.
- tu poi anche sparire, per quel che me ne importa.
Ecco, appunto. Lo odio!
- eh, no! Non te la darò di nuovo vinta! Tu oggi mi riaccompagni a casa mia, costi quel che costi!
Mi lancia la sua solita occhiataccia quotidiana, prima di recuperare la palla dal pavimento. Decido di ignorare il suo sguardo di sfida e parlo ancora.
comunque non potrei neanche volendo, Ayako mi ha lasciato le chiavi della palestra e non posso andarmene prima di te.
- posso chiudere io.
- scordatelo! - sbotto - non mi fido di te! Sei talmente svampito in tutto quello che non riguarda il basket che non mi stupirei se o ti addormentassi qui o lasciassi le porte completamente spalancate, andandotene.
Alza le spalle prima di lanciarmi la palla.
- renditi utile, allora.
- che vuoi?!
Mi si avvicina, come al solito ha gli occhi puntanti nei miei e mi impongo di non osare fare un passo indietro neanche a morire. Non importa quanto mi intimidiscano o quanto siano belli, sono solo i suoi occhi e lui è un cretino!
- salta. Prova a fermarmi ancora.
Alzo un sopracciglio - col cavolo! Sai che ore sono? Sono stanca e a quest’ora voglio solo farmi un bagno!
Mi sfida ancora un attimo con lo sguardo, prima di sbuffare e darmi le spalle.
Osservo per un po’ la sua schiena, come faccio forse troppo ultimamente. Cerco però di non perdermi nei miei pensieri che, diavolo, ultimamente comprendono un po’ troppo spesso la domanda “come ci si può sentire a venire stretta tra quelle braccia?”.
- comunque sarebbe meglio che la smettessi davvero per oggi. Domani c’è la partita, non voglio che arrivi spompato. So che l’anno scorso gli avete battuti con uno scarto di cinquanta punti, ma è meglio non arrivare troppo sicuri di se stessi in campo!
- me lo già detto.
- cosa?
- di non sottovalutare gli avversari.
Oh - allora mi ascoltavi?
Fa uno strano verso con la bocca, quasi una specie di lamento - con quella voce, come diavolo faccio a non sentirti?!
Dice, prima di accasciasi sul pavimento accanto a me, la schiena appoggiata al muro e le gambe allungate. Ha ancora il fiatone, così gli allungo la borraccia d’acqua con la quale stavo giocherellando.
Stiamo entrambi zitti per un po’, io a osservare le luci dei neon sopra di noi, lui a puntate le sue scarpe nuove. Sono bianche, quasi come la sua pelle. Spio con la coda dell’occhio le sue cosce e noto per l’ennesima volta che praticamente non ha peli. Ha la schiena incurvata e le gote appena arrossate per lo sforzo fisico compiuto finora. Rukawa ha dei lineamenti spigolosi che lo fanno sembrare più grande della sua effettiva età.
Sospiro, prima di spintonarlo in avanti e piazzarmi arrogantemente alle sue spalle.
- che fai? - mi domanda, secco.
Gli do’ un piccolo scappellotto in testa prima di rispondere - cerco di rilassarti i muscoli, idiota!
Fa per dire qualcosa, ma si zittisce nell’esatto istante in cui le mie mani vanno a finire sulle sue spalle. L’ultima volta che siamo stati così vicini è stato tre giorni fa, quando a fine lezioni l’ho trovato addormentato sul terrazzo, all’ombra. Stava sdraiato per terra e prima ho pensato di svegliarlo malamente, perchè se no avrebbe fatto tardi agli allenamenti. Poi però... ho pensato che doveva essere scomodo, così gli ho alzato delicatamente la testa e me la sono messa sulle ginocchia. Siamo rimasti così a lungo, con lui che sonnecchiava tranquillo e io che gli passavo le mani tra i folti capelli neri. Sono soffici come avevo immaginato e al sole hanno dei riflessi lucenti. Quando si è svegliato, dopo avermi fissato come se fossi una proseguimento del suo sogno, o incubo come mi ha detto poco dopo, si è drizzato in piedi di scatto, come se scottassi. Non mentirò dicendo che non mi è dispiaciuto interrompere quel contatto, non mi va di farlo.
Mi piaceva, trasmettere alla sua pelle fredda un po’ del mio calore. Esattamente come sto facendo in questo momento, mentre le mie mani passano tra le sue scapole, massaggiandoli i muscoli delle spalle in un movimento circolare. Non sembra dispiacergli, difatti sospira e abbassa appena il capo, permettendomi di arrivare anche al collo. Cerco ancora di controllarmi, ma sento un calore ormai famigliare salirmi fino alle gote.
- quanto credi che continuerà? - dice improvvisamente, distogliendomi dai miei pensieri.
- che cosa?
- questa sceneggiata del noi due insieme.
Noi due. Noi due. Noi due.
Strano, non molto tempo fa solo l’idea di dirlo all’interno di una frase, mi avrebbe fatto rabbrividire. Ora, invece, mi scopro a sorridere come una completa deficiente.
- non lo so. Quanto mi pare. Ancora un po’, comunque. Mi sto divertendo a far impazzire tutti quanti!
- non può continuare per sempre...
Perchè questa sua uscita mi fa sentire come se qualcuno mi avesse dato uno spintone? Lo so bene da me, Rukawa. Non c’è bisogno che fai tanto il prezioso!
La sua pelle è ancora sotto le mie mani e io aumento di un pochino la stretta - tu pensa solo a vincere la partita di domani - dico, cercando di cambiare discorso.
Lui però alle mie parole si volta di scatto, puntandomi quei suoi dannatissimi occhi blu in faccia.
- da quand’è che ti importa?
La prima volta che l’ho baciato c’era una folla intorno a noi, e l’ho fatto per dispetto. La seconda invece siamo solo noi due, in una palestra vuota, e non sono arrabbiata. E non è stato veloce come un paio di settimane fa. Affatto, e pure lui si è reso perfettamente conto di quello che stavo per fare. Ma non si è mosso. Ha semplicemente lasciato che le mie labbra cadessero sulle sue, che scottano, e che gliele accarezzassero per secondi che potevano anche essere giorni, per quel che mi riguarda. E, ora come ora, non ho idea del perchè io stia facendo.
- mi importa e basta.

- l’anno scorso abbiamo battuto il Takahata 103 a 59 - dice Miyagi, in piedi sulla panchina degli spogliatoi, probabilmente per attirare l’attenzione di tutti e sorpassare il problema dalla sua scarsa altezza - non è stato difficile e, pertanto, quest’anno pretendo che gli facciamo il culo con un distacco ancora maggiore! Capito squadra?!
Mistui, accanto a me, alza il braccio in alto come il resto dei compagni e urla un si deciso. Io sto zitto, limitandomi ad annuire verso il nuovo capitano. Non pensavo l’avrebbe presa così sul serio, ma fortunatamente alla fine mi sbagliavo. Poco importa se lo fa solo per farsi poi fare i complimenti da Ayako, a me importa solo di vincere.
comunque, vediamo di evitare di farci espellere dopo solo quattro minuti dall’inizio, vero Hanamichi? - dice ancora il capitano, indicando il suo amichetto ridendo tutto contento. Il rossino, naturalmente, esplode come al suo solito, e cominciando a rincorrersi e a lanciarsi dietro di tutto finché un paio di matricole non intervengono a dividerli.
Solite scenette completamente inutili e idiote, ma ormai ci ho fatto il callo. Mi infilo la maglietta con il mio numero undici scritto sul petto nell’esatto istante in cui Ayako fa irruzione nello spogliatoio con Anazi alle spalle.
- finitela di fare gli scemi, ragazzi! - ci urla - è ora di scendere in campo!
Chiudo velocemente l’armadietto e mi volto verso l’uscita. Izumi è lì, appoggiata allo stipite della porta, occupata a tirare un calcio nel sedere al fratello e sbraitargli dietro di muoversi.
Prima che gli passi davanti i nostri occhi si incrociano per un istante, ma basta perchè lei abbassi il viso e si cali un altro pò il capellino azzurro che ha in testa.
- sei pronto? - mi chiede, la voce stranamente bassa.
Annuisco, prima di incamminarmi vero il campo con lei accanto. Tiene il registro partita stretto contro il petto e lo sguardo basso. Sembra testa e, nonostante io sia uno che non ci fa molto caso a queste cose, so che non è per la partita, ma per quello che è successo ieri.
Mi ha baciato. Di nuovo.
è stato... diverso dall’altra volta. Sapevo bene cosa stava per succedere, glielo avevo letto negli occhi un attimo prima, conosco quello sguardo, ma l’ho lasciata comunque fare. Perchè? Non ne ho idea. Volevo vedere se me lo ricordavo bene, se davvero le sue labbra sono così tenere come credevo. Se la sensazione era la stessa. In realtà... è meglio.
Izumi sa di buono.
Quando si è allontanata da me, pochi secondi dopo, per un attimo ho anche pensato di tirarla per quei suoi dannatissimi capelli rossi e baciarla ancora io, per una volta, e poi gridarle poi contro “come ci si sente a fare da bambole?!”. Non l’ho fatto. Semplicemente ci siamo alzati e, dopo una veloce doccia, ho preso la bici e l’ho accompagnata a casa. Non abbiamo più parlato e, solo quando lei è scesa e si è girata per salutarmi, ho notato che non mi guardava più in viso. Ha sorriso e mi ha detto “a domani” in modo sbrigativo, poi si è chiusa la porta alle spalle. Io sono rimasto lì immobile come un cretino per pochi attimi, prima di rendermi conto che avevo un braccio alzato nella sua direzione. Che volevo fare? Fermarla? E poi?
Cazzo. Mi sta facendo uscire di testa.
- buona fortuna - mi dice improvvisamente, dandomi una veloce pacca sulla spalla, mentre fa di nuovo per girarmi le spalle.
Ma questa volta non mi sta bene - ehi...
Si volta, guardandosi la punta delle scarpe da tennis che indossa - si?
- piantala.
Finalmente si scuote e rialza il viso verso di me. Ha gli occhi color caramello. Sono enormi.
- di fare che?
- lo sai. Non è da te.
Esatto. Orami posso dire che, volente o nolente, la conosco. E questo atteggiamento remissivo da lei non me lo aspettavo. Non le sta neppure bene addosso, se è per questo. Non so se si sente in colpa o che altro... ma quello sguardo basso mi dà davvero sui nervi.
Apre appena la bocca e continua a fissarmi, gli occhi spalancati, i capelli rossi che gli cadono delicatamente sua una spalla fina.
è bella.
- hai ragione - dice ad un certo punto, il tono di voce che finalmente posso dire di riconoscere - non so cosa mi sia preso - aggiunge, prima di darmi ancora una pacca sulla spalla, ma questa volta decisamente più forte della precedente - inoltre non ti devo spiegazioni! Pertanto: fagli il culo a quelli, Kaede!
Mi aveva mai chiamato per nome?
La partita procede come avevamo tutti immaginato, quelli sono delle mezze seghe come l’anno scorso e io, solo nel primo tempo faccio una cinquantina di punti. Sono abbastanza sicuro che i due falli che ho subito da parte del loro capitano siano voluti, ma cerco di stare calmo e fisso solo il tabellone, dicendomi che con pivelli come questi non ne vale proprio la pena. Sotto canestro comunque riesco a farlo finire a terra senza farmi vedere dall’arbitro e Mitsui mi dà una gomitata, passandomi accanto.
- ben fatto amico!
Alzo le spalle e passo la palla a Miyagi, che parte veloce verso l’attacco. Alla fine del primo tempo c’è uno stacco di sessanta punti e l’allenatore Anzai decide di lasciare in panchina sia Mitsui che Sakuragi, dice per fargli risparmiare le forze. Ovviamente al rossino ha dovuto rigirare la frittata, dicendogli che non vuole mostrare la sua arma segreta fin dall’inizio. Lo sorpasso, lasciandolo in preda ai suoi deliri di onnipotenza e mi lascio cadere sulla panchina, a corto di fiato.
- mio fratello è proprio il peggiore dei cretini - dice Izumi, lanciandomi un asciugamano in testa e ridacchiando - crede ancora a tutto quello che gli si dice! Non si è reso conto di aver fatto già tre falli?
Mi passo il panno sul viso - è il re degli idioti.
Si siede accanto a me, le ginocchia che vanno appena a sfiorare le mie - sei stanco?
- no.
- bene! Allora nel prossimo tempo vedi di fargli vedere che lo Shohoku è una squadra di fenomeni e che loro sono dei perdenti grassi!
Le rilancio l’asciugamano addosso e ignoro le sue lamentele di protesta, alzandomi e raggiungendo di nuovo il centro del campo, mentre l’arbitro ci dice di rientrare.
La partita finisce velocemente, dopo un l’ennesimo canestro che faccio l’allenatore tira fuori anche me, notando che mi stanno commettendo un po’ troppi falli. Dice che non vorrebbe mai mi facessi male. Mi trattengo anche dal lamentarmi, perchè non mi andrebbe per niente bene infortunarmi da subito. Diavolo, devo arrivare molto più in altro di così! Negli ultimi minuti mi limito a guardare la partita, almeno finchè la mia attenzione non viene catturata dagli spalti. Precisamente da un completo imbecille che ha la peggior pettinatura del mondo. Sendoh. Quando si accorge che lo sto guardando mi fa anche ciao ciao con la mano come se fossimo amici di vecchia data, io semplicemente gli alzo il dito indice.
- chi stai insultando adesso?! - mi spintona Izumi, decidendosi finalmente a scendere dalla panca e sedersi composta.
- nessuno...
Non sembra convinta, ma decide di ignorarmi e urla ancora un paio incoraggiamenti alle due matricole scese in campo.
Finisce 160 a 32. Non male, ma mi ripeto nella testa come un mantra che, se ci fosse stato anche Akagi quelli non avrebbero segnato neppure un punto. Se vogliamo battere gli avversari più forti dobbiamo assolutamente trovargli un sostituto.
Esco per ultimo dalla doccia e mi rivesto in fretta, ignorando deliberatamente Kakuta quando mi chiede di andare a festeggiare con gli altri la vittoria, lanciandogli solo un occhiataccia che mi auguro gli spieghi che è ufficialmente la peggiore idea del mondo.
Quando mi incammino vero l’uscita ho ancora i capelli umidi e una piccola goccia d’acqua mi finisce negli occhi, così per un istante sono certo di aver visto male. Ma poi però metto bene a fuoco l’immagine che ho davanti e mi rendo conto che no, sta succedendo davvero. Sendoh è in piedi pochi metri davanti a me, accanto a lui sta Izumi che parla e gesticola con lui tranquillamente. L’idiota gli sorride educatamente e, quando allunga una mano per toglierle una ciocca di capelli dal viso, le mie gambe si muovono da sole.
Gli affianco in poche falcate e appena entra nella mia portata d’azione, afferro un braccio di Izumi tirandola verso di me. Lei mi guarda come se fossi un fantasma e mi trattengo anche dallo spingerla per terra per aver osato parlare con il nemico.
- ciao Rukawa - dice quell’altro, ficcandosi le mani in tasca -tutto bene?
Mi volto lentamente verso di lui e lo guardo nel modo peggiore che conosco. La cosa, come al solito, non lo ferma dal parlarmi.
- stavo salutando Izumi.
- eravamo a scuola insieme l’anno scorso - si affretta a dire lei e mi accordo immediatamente che è davvero pessima nel nascondere le cose. Come quell’idiota di suo fratello - gli stavo chiedendo come stanno tutti gli altri...
- già! - continua quell’altro - non avrei mai detto che finisse a farvi da manager, io glielo avrò chiesto per mesi quando era al Ryonan!
- avevo paura di Uozumi, quello poteva mangiarmi viva, te lo dico io!
Lui ride, come se nulla fosse, e mi ignorano per un po’, parlando tra loro di vecchi ricordi. Non so cosa mi dia più sui nervi, se il fatto che si conoscono o che sono sicuro che entrambi non mi stanno dicendo qualcosa.
- come ti trovi con lei, Rukawa?
Mi domanda ad un certo punto il caprone, un attimo prima che io faccia per andarmene e li pianti in asso. Sento gli occhi di Izumi posarsi su di me, ma non la degno di uno sguardo.
- è la mia ragazza.
Fottiti, Sendoh.


Non poteva andare tutto così bene come si immaginava all’inizio del capitolo, non è vero? Ora, del rapporto tra Sendoh e Rukawa si sa praticamente tutto, ma tra lui e Izumi che ci sarà sotto? Si scoprirà nel prossimo capitolo!
Saluti!
  
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