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Autore: SidV    31/03/2014    1 recensioni
Non sono capace di innamorarmi. Lo so bene.
Anche se, all'epoca, non riuscii a farne a meno.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 7

Mio padre sostiene da quando ero piccolo che io sia portato solo per lanciare un pallone dentro ad un canestro, per il resto non me la cavo in nient’altro. Non lo dice con cattiveria, anzi ci ride spesso anche su. Non posso che dargli completamente ragione. Fin da piccolo non ho mai brillato in altro... a scuola mi arrangio a malapena, non ho hobby particolari nè altre cose che attirino la mia attenzione. Dice anche che probabilmente morirò abbracciato ad una palla, invece che ad una donna. Possibile anche questo, non sono mai stato quello che passa i suoi pomeriggi a caccia di ragazze per pub come alcuni miei coetanei. Preferisco di gran lunga allenarmi o al massimo andare a pesca per conto mio e immaginare nuovi schemi di gioco. Oddio, sinceramente ci ho anche provato ad avere una ragazza durante le scuole medie, ma loro si sono tutte sempre lamentate del fatto che preferissi il basket a loro, cosa sinceramente del tutto vera, quindi è sempre finita in malo modo e mi sono rassegnato a starmene da solo. Tanto prima o poi quella giusta arriverà, mi dicevo. Sono decisamente un tipo paziente e non mi agito per simili sciocchezze.
Poi, l’anno scorso, ho conosciuto Izumi.
Accadde per caso, lei stava un anno dietro me e non mi ero mai soffermato a studiare le nuove matricole, se non qualche ragazzo per capire chi fosse portato per entrare nella squadra. Mi scontrai con lei, letteralmente, poco dopo la prima partita amichevole che disputammo contro lo Shohoku. Camminavo per i corridoi della scuola con la testa tra le nuvole, come al solito e, svoltando l’angolo, le finì addosso. Lei cadde anche a terra e, nonostante io mi affrettai anche ad allungarle una mano per alzarsi e mi scusai subito, non perse un attimo per urlarmi contro quanto io fossi deficiente a non guardare dove andassi. Per un paio di secondi rimasi imbambolato a cercare di capire come arginare quel fiume di parole che lei mi stava strepitando contro, ma poi mi accorsi di una cosa.
Era bellissima.
In un modo che non avevo mai immaginato una ragazza potesse essere. Non mi colpì comunque solo quello, non sono così superficiale, ma anche quel suo caratterino senza freni e il fatto che non fosse affatto intimorita nè dalla mia stazza nè dal fatto che fossi un suo sempai. Le chiesi di uscire con me immediatamente, interrompendo il suo monologo di insulti. Izumi mi rise letteralmente in faccia.
Dopo circa un mese stavamo insieme.
Non ricordo il momento esatto in cui lei capitolò, so solo che un giorno si presentò da me dopo allenamento e mi disse molto semplicemente: “accetto la tua offerta. Sei abbastanza interessante”. Non è molto romantico e men che meno quello che ci si aspetta da una ragazzina di sedici anni, ma io risi e le presi la mano, tirandola verso di me e abbracciandola. Profumava di buono ed era morbida.
Stare con lei si rivelò completamente diverso da qualunque tipo di rapporto avessi avuto prima. Izumi è accettava tranquillamente la mia ossessione per il basket, anche se sosteneva continuamente  di non capire assolutamente come si poteva passare i propri pomeriggi a sudare per rincorrere uno stupido pallone, ma alla fine non me lo fece mai pesare. è solo il tipo di persona che ama lamentarsi e ama ancora di più il suono della sua voce. Ma mi piaceva anche questo suo lato, dico davvero. Perchè, nonostante tutti i suoi sbuffare, a fine giornata mi aspettava sempre e mi prendeva la mano, tornando a casa. Non è mai venuta a vedere una mia partita, diceva di non capirci niente e di non distinguere un canestro da un sacco dell’immondizia e che, quindi, non aveva alcun senso per lei presentarsi e fare il tifo per me. Diceva che c’era già abbastanza gente per farlo, si limitava a darmi un bacio prima della partita e una pacca sulla spalla. “Stendili” mi diceva e poi se ne andava via con il solito passo fiero e sicuro. Era sufficiente per me. Anche perchè, se tornavo vittorioso, lei mi sorrideva, alzava il pollice e mi offriva un cono gelato tutte le volte. Una sua abitudine, è piuttosto golosa e sa che piacciono anche a me. Se, invece, perdevamo e io arrivavo da lei con la faccia di un cane investito in superstrada, Izumi diceva una qualche volgarità contro i miei avversari talmente oscena che mi veniva da ridere.
Le ho detto di amarla dopo sei mesi che stavamo insieme, dopo aver perso contro il Kainan.
Anche qui lei mi lasciò completamente spiazzato, perchè i miei compagni di squadra dicevano che quando a una donna si dice una cosa grande come quella, lei si sarebbe sciolta completamente e nel suo cervello sarebbero partite solo immagini con noi due e tanti bambini in una bella casa con lo steccato bianco. Ora, non che io desiderassi propriamente una reazione del genere, ma neppure una come quella che ebbe Izumi.
“Grazie” mi disse, gli occhi spalancati “non chiedermi di ricambiarti, però. Io ti voglio davvero bene, Akira, tanto tanto. Ma di più... non ne sono capace. Pensi di poterlo accettare?”
Beh, diavolo si! O almeno credevo di farcela. Andava bene, perchè non volevo assolutamente perderla e Uozumi mi ripeteva continuamente che prima o poi avrebbe cambiato idea. Le ragazze lo fanno sempre!
Solo che Izumi non è mai stata come le altre.
So bene che per lei ero speciale, me lo disse più volte che non si era mai affezionata tanto ad una persona e, conoscendola, capii anche che lei provava troppo rispetto per se stessa per essere capace di baciare in quel modo una persona della quale le fregava ben poco. Non mi ha mai mentito è questa ammetto che è davvero una gran bella cosa, essere così sincera intendo dire, anche a costo di farmi male, ma però non nascondo che, quando successe, provai anche ad odiarla un pochino. Non mi andò molto bene, non sono il tipo di persona capace di farlo e poi... non ho ancora smesso di sperare che, prima o poi, lei torni da me. Sono un ottimista fiero di esserlo e anche un sognatore, come dice mio padre.
“Torno a vivere con mia nonna a Odawara” eravamo sotto casa sua, dopo le lezioni e l’avevo appena accompagnata. Lei teneva la cartella stretta tra le mani e lo sguardo puntato dritto nel mio. Izumi è il tipo di persona che non abbassa mai gli occhi, neppure se dovessero cavarglieli “credo sia meglio finirla qui”.
Immagino sia corretto dire che io ci sia rimasto come un coglione, sulla faccia quella che posso dire con certezza la più grande espressione da rimbambito io potessi assumere. Ho cercato di farle cambiare idea e mi ha pure accontentato per un po’, anche se mi ha sempre ripetuto chiaramente che sarebbe comunque finita una volta che lei sarebbe partita.
“Ciao Akira. E grazie, mi sono davvero divertita con te”.
Le sue ultime parole, mentre eravamo alla stazione e lei stava salendo su quel dannatissimo treno che me la stava portando via, furono queste. Sorrideva, eppure era triste e si vedeva. Mi sono appigliato a quello per tutta l’estate, sperando in una sua chiamata. Ma non arrivò mai.
Un paio di mesi fa comunque mi è arrivata una sua cartolina, dove c’era scritto molto semplicemente “qui tutto ok. Mio fratello è più scemo di quello che ricordavo. Tu stai bene?”.
Si, stavo bene. Ma mi mancava lei. Non le ho risposto, deciso com’ero a lasciarmela alle spalle e concentrarmi ancora una volta su l’unica cosa che so fare.
Oggi, in realtà, non avevo pensato sul serio di venire, ma alla fine mi sono fatto convincere da Hikoichi che sosteneva di voler assolutamente vedere come se la cavava lo Shohoku senza Akagi. Si, sapevo perfettamente lei frequentasse quella scuola, ma ci sono comunque rimasto di sasso quando l’ho vista in panchina occupata a prendere appunti ed a incitare la sua squadra. Con noi non l’aveva mai fatto, nonostante per mesi le avessi chiesto di diventare la nostra manager perchè, cavolo, tutti gli altri avevano una ragazza ad occupare quel posto e noi solo un ragazzino rachitico del primo anno! Ho subito pensato che avesse ceduto allo Shohoku solo perchè nella squadra c’è suo fratello, anche se non avrei mai immaginato lei ci fosse tanto affezionata da venire meno alle sue idee. Sakuragi non è, alla fin fine, uno che mi ispira molto istinto fraterno, tra l’altro. Non gliel’ho comunque chiesto il vero perchè appena l’ho incrociata nei corridoi della palestra dopo l’incontro e, sinceramente, un po’ me ne pento. Ma ero troppo occupato a pensare che le fossero cresciuti i capelli e al fatto che la sua pelle fosse soffice e d’orata come ricordavo.
- è la mia ragazza.
Kaede Rukawa è orami dalla fine dell’anno scorso il mio principale avversario nel basket. Dopo che Maki si è diplomato, lui è a tutti gli effetti il giocatore più forte della nostra prefettura contro il quale mi posso battere. Mi sono anche divertito parecchio a scontrarmi contro di lui quest’estate, al ritiro della nazionale juniores, è davvero forte e caparbio come nessun’ altro e rispetto molto il fatto che non demorda mai se non prima di stramazzare al suolo. In quello ci assomigliamo molto, nonostante neppure lui se ne renda conto e non lo ammetta, anche se siamo davvero agli antipodi caratterialmente. Io sono un buon osservatore e mi sono sempre vantato di non stranamente così scarso nel capire le persone, ma davvero non avrei mai pensato che Rukawa fosse il tipo da finire in una relazione stabile, assolutamente! Men che meno... con lei.
Pertanto alzo un sopracciglio guardando la scena che ho difronte. Lui ha come al solito una espressione truce e mi punta come se fossi la sua cena, mentre Izumi che gli sta accanto ha una mano sul suo braccio, le unghie piantate nella sua carne e una faccia talmente buffa che mi metterei pure a ridere, se in questo ci trovassi qualcosa di minimamente divertente. E questo è ancora più strano perchè io sono uno che ride un sacco.
- come, scusa? - chiedo, la mascella che mi trema appena, ma cerco di nasconderlo con un sorriso.
Lui alza ancora di più il viso, se possibile, e cerca di guardarmi dall’alto in basso - hai capito benissimo.
Izumi gli lancia una occhiataccia, una di quelle che so bene significano “facciamo i conti dopo io e te”, prima di affrettarsi a mettesti fra noi due, come a volerci dividere. Cosa teme? Che gli salti alla giugulare per morderlo a morte o che lo faccia lui? Non sarebbe assolutamente una cosa da me, lei ne è perfettamente cosciente, quindi immagino che da Rukawa se lo aspetti. Evidentemente ha un carattere molto peggiore di quello che avessi pensato.
- in realtà è una faccenda piuttosto lunga da spiegare... - dice, svelta - ...e, a dirla tutta anche piuttosto contorta... quindi preferirei dirti tutto un altra volta con più calma, se ti va!
Sbatto gli occhi un paio di volte, lo sguardo che viaggia velocemente da lei a lui, senza capire bene cosa sta succedendo veramente, se sta accadendo sul serio anche! Mi rendo conto che c’è davvero qualcosa sotto, la situazione mi pare veramente troppo assurda per essere vera, eppure non riesco a capire cosa.
Rukawa, nel frattempo, non distoglie un secondo lo sguardo da me e, quando parla, la sua voce è più fredda del solito - cosa c’è tra voi due?
Toh, davvero comico! Si decide ad interessarsi alle persone solo ora, nel momento peggiore del mondo.
Ma sorrido ancora di più, sapendo bene di farlo semplicemente irritare ancora di più, prima di rispondere.
- è la mia ragazza.
- ex ragazza! - sbotta Izumi immediatamente, il tono appena più alto del normale.
Lui, finalmente, si decide a guardarla, piegando appena la testa per fissarla meglio in faccia, gli occhi stretti a due fessure. Ne deduco subito che non ne hanno mai parlato, intendo di me e lei quando stava nella mia città. Probabilmente, conoscendolo, non si è mai neppure interessato a sapere che scuola frequentasse prima. Mi passa anche un pensiero decisamente troppo acido per la testa, ma riesco a tenerlo per me. “Che ci trovi in lui, Izumi?”
- ma davvero... - dice ancora e lei si irrigidisce tutta. Balbetta parole mute per qualche secondo, forse non sapendo bene come articolare la frase. Io invece rimango immobile, le braccia incrociate contro il petto, intento ad osservarli per bene. E, giuro non lo dico per cattiveria ne per mimetizzare la realtà a me stesso, ma questi due sembrano tutto tranne che una coppia. Al massimo due bambini che si fanno i dispetti al parco...
Izumi si smuove solamente quando, con la coda dell’occhio, vede passare il resto della loro squadra nel corridoio dietro le loro spalle e si affretta a voltarsi verso di me.
- beh, ora dobbiamo proprio scappare o perdiamo il treno! - fa, prima di salutarmi con una pacchetta sulla spalla che è davvero ridicola - ciao Akira, allora ci sentiamo presto!
E si trascina Rukawa dietro, correndo letteralmente verso i compagni.
Li guardo andare via ancora piuttosto perplesso e mi ripeto mentalmente due cose.
Devo capirci di più, per primo.
E poi... che lui si deve mettere bene in testa una semplice cosa: Izumi è mia. E la rivoglio.
E no, non ho la minima intenzione di perdere questa partita. Perchè, come dice sempre mio padre, sono davvero un vero testardo quando tengo molto a qualcosa.

Io sono la classica persona che ha sempre qualcosa da dire, quella che vuole sempre avere l’ultima parola, quella che tira fuori qualunque argomento anche quando non c’è niente di cui parlare o da discutere. Ecco perchè sono davvero stupita di me stessa, negativamente intendo, perchè questa è la prima volta che rimango a bocca aperta e mi ritrovo anche a boccheggiare come un pesce fuori dall’acqua per ben tre volte nella stessa giornata. Negli ultimi venti minuti, a dire il vero.
è successo prima quando ho incrociato Akira nei corridoi, mentre andavo a prendermi da bere mentre gli altri finivano di cambiarsi. Non mi sarei mai aspettata di vederlo, non ancora per lo meno. Cioè... non sono scema, so perfettamente che prima o poi essendo la manager dello Shohoku me lo sarei trovato davanti e stavo anche studiando il comportamento giusto da tenere con lui, ma non avrei mai detto che sarebbe accaduto così in fretta.
La seconda volta è stato quando Kaede se ne è uscito con quella sua frase che, so bene, ha detto solo per infastidire quello che, a detta di Ayako, è il suo peggior nemico sportivo. Gli ha sbattuto in faccia apertamente che sono la sua ragazza come se gli avesse dichiarato guerra. Voglio dire... non lo aveva mai detto se non costretto e assolutamente non di sua spontanea volontà... fino a ieri sosteneva che la cosa gli crea un discreto mal di pancia!
Ed infine... subito dopo aver scoperto che io e Akira stavamo insieme e Kaede mi ha guardato... lui mi ha fatto un po’ paura. Aveva lo sguardo gelido... freddo come il ghiaccio, mi puntava come se potesse trafiggermi con gli occhi... come se io fossi la peggior traditrice del mondo. Come se mi disprezzasse profondamente. Sono abituata ai suoi sguardi di sufficienza o all’essere semplicemente ignorata... ma a quello non ero assolutamente preparata. Mi ha fatto un pochino male... forse anche un po’ più di un pochino...
Mi ripeto per l’ennesima volta che sono davvero scema e che devo essere rimbambita per essere letteralmente scappata da quella situazione nella quale mi trovavo, in mezzo a loro due... ma mi stava stretta. Quella tensione che si era creata... non sapevo più come gestirla. A dirla tutta... non sapevo neppure più come gestire me stessa!
Mi blocco quando siamo sul ciglio di una rampa di scale, cercando con lo sguardo i capelli rossi di mio fratello in fondo al palazzetto dello sport nel quale siamo, ma non lo vedo, così come ho perso di vista gli altri ragazzi. Ho il fiato corto per la corsa e probabilmente anche per la tensione che sento in corpo, ma mi giro comunque verso Kaede, dietro di me, e gli dò una spinta più forte che posso. Le mie mani vanno a cozzare con il suo petto e producono un suono ottavato, ma lui si muove solo di un paio di centimetri indietro.
- ma sei diventato completamente idiota? - gli urlo in faccia - che diavolo ti passa per la testa, si può sapere?! Che bisogno c’era di dirgli di noi due, cretino?!
Lui è immobile, lo sguardo nel mio ha assunto di nuovo la sua solita espressione distaccata.
- non mi risulta sia un segreto. L’hai detto tu.
Serro i denti che stridono tra di loro, prima di parlare ancora - ma neppure te ne importa niente di noi! L’hai fatto solo per dargli fastidio!
China la testa su un lato come, ormai ho imparato, fa sempre quando sta per dire una cattiveria - e con questo? L’hai fatto tu per prima, usare questa sfida solo per irritare gli altri...
Stringo i pungi lungo i fianchi, infastidita dal fatto che ha assolutamente ragione, che più di una volta mi è capitato di usare questa cosa per mandare fuori di testa le stupide ragazze della nostra scuola che gli sbavano dietro, altre volte per infastidire mio fratello... o altre ancora solo per far saltare i nervi a lui stesso. Ma con Akira... insomma, con lui è tutto diverso. Non volevo fargli del male... non ha lui, che è sempre così gentile...
- questo ora non c’entra nulla! - rispondo e mi rendo perfettamente conto di urlare e di un paio di ragazzi che si girano nella nostra direzione, incuriositi, ma non me ne importa niente - io non ho la minima intenzione di essere usata da te contro di lui! Non voglio essere il vostro campo di battaglia!
Lui non fa ancora una piega, dritto davanti a me, le braccia incrociate al petto in posizione d’attesa. So che è arrabbiato, lo capisco da come è tesa la sua mascella, ma lo nasconde davvero molto bene. Vorrei saper fare lo stesso, ma proprio non mi riesce.
- potevi dirmelo prima, di vuoi due.
- ma questi non sono affatto affari tuoi! Quello che c’è tra me e Akira...
- lo chiami per nome....
Mi interrompo bruscamente, confusa dalla sua uscita - come? E allora?!
- lo fa pure lui. Siete davvero in confidenza...
Le guance mi si accendono di rosso e so benissimo che sto per esplodere - ma che diavolo te ne frega di noi?! Insomma... non ti è mai importato nulla ne di me ne di cosa faccia, perchè diavolo improvvisamente mi dici queste cose?! - mi avvicino puntandogli un dito al petto - se tu ti azzardi a sfruttarmi per andare contro Akira io giuro su quanto ho di più caro che ti faccio secco!
Muove appena un passo nella mia direzione e io sono costretta a retrocedere, spinta dalla sua stazza.
- se ti importa tanto di lui perchè sei ancora qui a parlare con me?
Sbatto gli occhi, confusa, e mi odio per essere ancora una volta senza parole. Non lo so neppure io perchè sono qui con lui... perchè non ho rincorso Akira e non gli ho spiegato subito come stanno le cose. Ma Rukawa... mi manda completamente fuori di testa!
- dovrei farlo, sai? E certo che mi importa di lui! Mi importa almeno diecimila volte di più rispetto a te, dannazione! - gesticolo come una pazza e ignoro completamente la voce di mio fratello che chiama il mio nome venire da dietro di noi, ormai le parole mi escono a fiumi senza che io sappia neppure veramente cosa stia dicendo - tu sei solo un ragazzino viziato e orgoglioso che non è capace di provare interesse per niente e nessuno, a meno che non siano uno stupido pallone! Non osare giudicarmi, pezzo d’idiota! Ti detesto profondamente, Kaede... dico davvero! Io ti odio talmente tanto che...
La frase mi si spezza un attimo prima di finire e, per un paio di secondi, quasi ne sono felice perchè so bene che stavo urlandogli contro cose talmente cattive che poi me ne sarei perfino pentita... ma questo pensiero si allontana veloce come è venuto, quando mi sento mancare il terreno sotto i piedi e mi rendo immediatamente conto di essere inciampata e di star cadendo dalle scale. Sento appena un distinto “merda” e non so neanche se sono stata io a pensarlo o qualcuno a dirlo un secondo prima che un urlo mi si blocchi in gola. E poi sento una mano afferrarmi un polso, qualcuno che mi strattona e affondo il viso in un largo petto. Accade tutto in quelli che sono pochi attimi, ma il suo odore lo riconosco perfettamente, ormai sono quasi abituata ad averlo intorno, ma non avevo davvero mai capito a cosa accostarlo prima d’ora.
Lui sa di girasole e mi ricorda quando, da bambina in quel campo fiorito, dicevo alla mamma che quello era il mio profumo preferito al mondo.
Quando cadiamo a terra sento solo un dolore alla parte bassa della schiena, neppure forte come immaginavo, mentre la mia testa è ancora contro la spalla di Kaede che mi ha salvata dal cozzarla forte contro il pavimento. Apro piano gli occhi, anche se non mi ero neppure conto di averli chiusi e mi accorgo subito di lui sopra di me, l’altra sua mano ferma a terra accanto al mio viso a fare leva per non cadere del tutto e del suo respiro che mi solletica le labbra. L’ultima immagine che ho prima di questa era del soffitto e dei suoi occhi spalancati a fissarmi cadere, così grandi come non gli avevo mai visti. Quando mi scosto da lui li ritrovo esattamente come li avevo lasciati, ora però solo a pochi centimetri da me. Talmente scuri e blu che sembrano una di quelle lunghe notti estive, una senza stelle e senza nuvole, dove rimane semplicemente imbambolata a fissare quell’immensità sentendoti solo una bambina piccola.
Non ho idea di chi sia il primo di noi due a muoversi ma, quando le nostre bocche cozzano ancora una volta e ci troviamo a baciarci sdraiati a terra, so bene di non aver mai desiderato baciare qualcuno tanto come in questo momento. Di non aver neppure mai baciato qualcuno così disperatamente. Ci metto tutta la rabbia che provo contro di lui, tutta la paura che ho provato nel cadere da quelle dannate scale... lo bacio con tutta me stessa, affondando le unghie nelle sua spalle tirandolo ancora di più verso di me. Le nostre lingue lottano una contro l’altra e sento qualcosa di caldo quasi bruciarmi dentro il petto mentre lui affonda una mano tra i miei capelli, tirandoli indietro neanche tanto delicatamente, costringendomi ad aprire di più la bocca per permettergli di scivolare ancora di più dentro di me.
E, maledizione, so benissimo che questo momento non lo potrò mai dimenticare, per quanto io detesti Kaede Rukawa. Ma non lo farà neppure lui.
Ci sarà davvero impossibile perchè, diavolo, un bacio così non avrebbe potuto esistere tra nessun’altro al mondo parte noi due.


Ecco fatto anche questo nuovo capitolo! Oddio che faticaccia... ma posso dichiararlo apertamente: io l’ho amato! Scriverlo è stato bellissimo ed entusiasmante e questo bacio... cavolo, che figata immaginarlo! Mi auguro solo di essere stata capace di descriverlo abbastanza bene!
Qualcuno (chiunque) mi faccia sapere cosa che ne pensa, perchè ci tengo davvero molto!
A presto e commentate, per favore!
 
  
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