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Autore: VeroDowney    26/03/2014    3 recensioni
Vicky, si trasferisce in America con la sua amica Darma. Il suo unico obiettivo è andare via di casa e costruirsi una nuova vita dopo litigi e violenze, dedicandosi al suo nuovo lavoro. Non si aspetta che tutto quello che ha programmato prenderà una via diversa e riaffioreranno vecchi e nuovi amori, ma soprattutto non si aspetta di incontrare un uomo tanto speciale da fargli cambiare completamente le sue convizoni e far cadere "l'armatura" che si è costruita intorno a sè durante gli anni.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 15- New York New York New York

New York

Una foto lampeggiava sullo schermo



“Vicky” pensò, si fermò un attimo a pensare a quando gliel'aveva scattata, durante una delle prove e poi l'aveva messa come foto-contatto subito dopo con un sorriso stampato in faccia. Non si vedeva bene chi fosse, ma il basso in primo piano non lasciava nessun dubbio “Vicky” pensò ancora.
L'ennesima chiamata in quei giorni.
Non aveva mai risposto, si era limitato a scrivere un semplice messaggio

“Sono impegnato. Mi faccio sentire quando ho tempo”

Troppo freddo e distaccato da non far sospettare che ci fosse qualcosa dietro a quel suo improvviso cambio di comportamento nei sui confronti.
“Non posso crederci, Vicky e ..” non riusciva neanche a pensare a lei e.. beh lo sapeva bene chi fosse l'uomo con cui l'aveva vista quella sera al parcheggio del locale, ne era rimasto distrutto e non aveva trovato altra soluzione che scappare da quella realtà, stare via per un po' gli avrebbe fatto dimenticare quanto si stava affezionando a quella ragazza, e poi non voleva intromettersi tra lei e..suo padre, sapeva bene quanto avesse sofferto in passato e non se la sentiva di essere proprio lui a provocargli altro dolore, non dopo la brutta separazione con Susan.
“In fondo nessuno dei due sapeva cosa provavo per lei, è colpa mia dovevo mettere le cose in chiaro fin da subito è colpa mia” si era infine ritrovato a pensare, era un ragazzo dal cuore d'oro e non avrebbe voluto far soffrire nessuno tanto meno la persona che lo aveva educato ad essere così, sì proprio suo padre.


Los Angeles

Il telefono squillava, “Forse Indio, si è finalmente deciso a chiamarmi” pensò Vicky.
Prese di corsa il cellulare e rispose senza guardare il numero in entrata

“Ehy piccola, allora il tuo capo ti ha dato via libera?”

Era Robert, e Vicky non fece a meno di sorridere come se lui potesse vederla in quel momento.
“Tutto a posto Tony, ci andiamo con il tuo jet privato?”
“Ovvio che si, Jarvis si è già occupato di tutto”
“Jarvis?”
“Ricordami di portare dei dvd dei miei film, così li guardiamo mentre siamo in volo” -rise e continuò “Pepper non può non sapere chi sia Jarvis”
Risero entrambi.
Qualunque cosa avesse per la testa, Robert riusciva sempre a farla stare meglio.
Dopo essersi messi d'accordo per gli ulteriori dettagli per il viaggio si salutarono dandosi appuntamento per la sera stessa.

La giornata passò lenta, Robert aveva dovuto sbrigare delle pratiche e fare dei colloqui per le imminenti riprese del suo prossimo film e nonostante non fosse sua intenzione era riuscito a sentire poco Vicky quel giorno e la cosa lo rattristò, non voleva farla sentire sola e soprattutto non dopo quello che gli aveva raccontato, così si mise a pensare a qualcosa per sorprenderla, mentre sarebbero stati a New York.

Vicky si sentì strana per tutto quel giorno, aveva una sensazione di ansia, una sorta di peso a livello del torace, sentiva che c'era qualcosa che non andava e ogni volta che si soffermava a pensare quale motivazione potesse essere l'unica risposta che riusciva a darsi era: Indio. Sperava che lui non si fosse affezionato a lei a tal punto che la notizia di lei e Robert lo avrebbe fatto soffrire, se lo ripeteva in continuazione, più che sperarlo voleva auto-convincersi di questo pensiero.

Finalmente arrivarono le sette e Robert, suonò puntuale al citofono, Vicky si meravigliò quasi di quel fatto, ma allo stesso tempo fu felice, finalmente avrebbe avuto altro a cui pensare e quel senso di ansia sarebbe sparito, ne era certa.
I bagagli erano pronti, non si sarebbero fermati nella grande mela per molto tempo ma comunque la differenza di temperatura tra LA e NY era notevole e dovevano portare l'abbigliamento adatto.
-Tutto pronto Tony, qual'è il piano?-
-Il piano passare una bella notte di riposo- disse ammiccando con fare sexy -E domani alle 11am dovremo essere all'aeroporto di LA, pronti per il decollo- concluse sorridendole
-Ma con Indio come facciamo? Tu sei riuscito ad avvisarlo?- chise apprensiva.
-Non sono riuscito a sentirlo, penso che voglia un po' di spazio, anche se non riesco a capire il perchè, ma penso che gli abbia lasciato anche fin troppo tempo-
-In effetti sono passati quattro giorni e il suo comportamento mi sembra..-
-Strano- dissero all'unisono preoccupati
-Adesso stai tranquilla! So dove abita Alex e ho il suo numero, non appena saremo atterrati a New York lo chiamo e mi faccio dire dove posso trovare Indio- disse con la sua voce suadente che aveva il potere di far calmare Vicky e questo infatti fu l'effetto che ottene su di lei.
In quel preciso istante il telefono di Robert vibrò, un messaggio

“Ciao papà, sto bene, in questi giorno sono un po' impegnato ma prometto ti chiamerò presto appena posso”
Indio.

-Visto sta bene- disse abbracciando Vicky.
-Sarà ma voglio risolvere questa cosa, approposito fammi vedere- disse prendendo dalle mani di Robert il cellulare, notò solo in quel momento la foto-contatto che aveva di Indio sul cellulare.



Non appena la vide disse.
-Tutto suo padre, anzi forse meglio- provocando apposta Robert
-A si? Meglio? Piccola impertinente- sorrise di rimando e aggiunse -Comunque è ora che io abbia anche una foto tua, una che non ha nessuno- fece per iniziare a scattare ma Vicky lo fermò.
-Per carità Downey non ci provare neanche, sono in condizioni pietose, non voglio che tu ti metta a ridere ogni volta che lampeggerà la mia foto sul tuo schermo- rise contagiando anche Robert
-Va bene Pepper e allora fammi almeno scegliere una foto-
Prese il cellulare di Vicky e dopo averla presa in giro per alcune sue foto che ritraevano la ragazza a fare linguacce all'obiettivo decretò sorridendo soddisfatto della scelta:
-Questa!-



-Mi piace come sei venuta, mi piace che si veda quel tatuaggio, e mi piace dannatamente il tuo profilo perfetto-
-Da che pulpito- rise -Va bene approvata-
-Ma toglimi una curiosità, dov'eri? Hai fatto un servizio fotografico e non me lo hai detto?- disse con fare indagatore -Ma smettila Downey, me l'hanno scattata durante un matrimonio di una mia amica, le mani sono quelle della truccatrice, per una volta ho voluto affidarmi a qualcuno più esperto di me- rise e aggiunse -Comunque anche io ho una foto di Indio-



Robert la guardò sorpreso mentre Vicky gliela mostrava ribatté
-Hai ragione tutto suo padre – risero entrambi -Gliel'ho scattata lo stesso giorno che ho scattato quella che ho io- disse con fare di padre orgoglioso.
-Comunque Pepper voglio che tu abbia anche una mia foto-
-Stavo per chiedertela, fermo lì, che vado a prendere la mia macchina fotografica- corse a prenderla.
Vicky entrò di corsa nella stanza e stava quasi per cadere inciampando nel tappeto, Robert la vide e scoppiò a ridere. “O adesso o mai più” pensò e immortalò quello splendido sorrido.



Sorrise era venuto bene, come sempre.
-Avanti fammi vedere quegli occhi, andiamo fuori in giardino-
-Mi sembra di stare ad un set fotografico- rise
Si stese su una sdraio vicino alla piscina, la luce era perfetta, lui era come sempre perfetto per Vicky.
-Qui va bene capo?- sorrise
-Fammi una posa delle tue Tony- rise 
Scattò anche la seconda.



-Perfetto sceglierò..-

Il cellulare di Robert squillò, e lo fece alzare di scattò, era un numero con il prefisso di New York il sangue si gelò nelle vene ad entrambi.

“Pronto? Chi parla?”

Vicky non capiva cosa stesse dicendo la voce dall'altra parte del telefono ma capiva che non erano cose piacevoli. Robert diventò bianco e sembrò quasi svenire, Vicky lo fece sedere sulla sdraio proprio dietro di lui e aspettò, quei minuti furono interminabili.
Non appena Robert chiuse la chiamata, gli occhi gli si riempirono di lacrime

-Indio..- riuscì a dire e poi scoppiò in lacrime.



New York

Quella sera non aveva voglia di uscire e le continue chiamate di Vicky e suo padre non lo avevano messo di sicuro di buon umore. Si sentiva male nonostante avesse concluso che la colpa dell'accaduto fosse in parte anche sua non riusciva a togliersi quella tristezza, l'aveva già provata in passato per altre ragazze, aveva provato a farsi del male ma non c'era mai riuscito, memore del ricordo di tutto quello che aveva passato suo padre in prenda agli stessi sentimenti che provava lui in quel momento.
Non aveva mai provato droghe, si era tenuto ben alla larga seppur circolassero in massiccia dose ad ogni festa dove si recava. Ogni tanto, è vero, era tornato a casa ubriaco ma nulla di più, la sua non era una dipendenza, eppure quella sera sentiva che voleva liberarsi almeno per qualche ora di quel dolore e dopo l'ennesima richiesta di Alex di accompagnarlo ad una festa alla fine cedette.
Prima di uscire mandò un messaggio a suo padre e prese una pastiglia di antidolorifico, ormai doveva prenderne almeno una al giorno se non voleva che il mal di testa lo lancinasse fino a sera.

Arrivarono alla festa, c'era tantissima gente ma Indio non conosceva nessuno ed iniziò a pensare che avesse sbagliato a dar retta al suo amico quella sera.
-Ciao! Sei solo qui?-
Una ragazza lo risvegliò dai suoi pensieri, Indio dovette constatare che era una bella ragazza, alta, mora con gli occhi scuri, “Assomiglia a Vicky” pensò e si rese conto dopo quel pensiero che non era ancora pronto a dimenticare quella ragazza che si trovava dall'altra parte del paese, questo pensiero lo fece sprofondare ancora di più nello sconforto, “Ma chi voglio prendere in giro? Non riuscirò a dimenticarla così velocemente come avevo pensato, basti pensare che l'unica cosa che mi è venuta in mente quando quella ragazza mi ha parlato poco fa è stata “Vicky”” pensò.
-Ehy scusa non volevo spaventarti davvero! Comunque ti vedo un po' triste ti va di..?- ancora la ragazza di poco prima che concluse la frase tirando fuori dalla tasca un sacchettino di purissima polvere bianca.
Indio sapeva bene cosa quello significasse, non era la prima volta che qualcuno gli proponeva della droga ma lui non avrebbe ceduto e non lo avrebbe fatto neanche quella sera.
-No grazie, davvero non sono in vena di festeggiare stasera- replicò e si diresse verso il bancone versandosi un intero bicchiere di rum bianco. Lo bevve tutto di colpo, e dopo poco ne bevve un altro e ancora un altro, non voleva pensare e forse se si fosse ubriacato sarebbe riuscito ad avere un po' di pace, ma nulla l'alcol ebbe l'effetto opposto, la testa iniziò a pulsare in modo prepotente e Indio pensò bene di prendere un altro analgesico nonostante la dose massiccia di alcol che aveva in corpo.
Pessima mossa.
Si trovò in poco tempo in una sorta di stato di transizione, vedeva tutto a rallentatore, non capiva cosa dicessero le persone intorno a lui, la musica era sparita, era tutto sfuocato.
Riuscì a trascinarsi nel bagno doveva vomitare, solo così avrebbe liberato il suo corpo da tutte quelle sostanze che lo stavano facevano stare così male.
-Indio? Cos'hai fatto? Non mi dire che hai preso le medicine e hai bevuto? Ti prego rispondimi!-
Alex lo scuoteva ma non ebbe nessuna risposta Indio si accasciò al suolo privo di sensi, malauguratamente cadde su delle bottiglie di vetro che ricoprivano ormai il pavimento di quella stanza, il vetro si ruppe e si conficcò nella carne candida di Indio che non si mosse, non emise nessun verso anche se il dolore doveva essere lancinante. Aveva perso i sensi.

“911 come posso aiutarla?”
“Il mio amico sta male, ha perso i sensi e respira a fatica, vi prego aiutatemi”

In pochi minuti i paramedici furono sul posto e gli si presentò uno spettacolo orribile, Indio era riverso al suolo e aveva perso sangue, troppo sangue, che aveva ricoperto il pavimento pieno di cocci delle bottiglie rotti sotto il suo peso, non rispondeva, se l'avessero sollevato e messo sul lettino ci sarebbe stato il rischio che il vetro sarebbe penetrato ancora più a fondo nella carne di quel povero ragazzo, ma non avevano altra scelta, bisognava agire ed in fretta.
-Il battito è debole, dobbiamo intubarlo- disse il paramedico
Alex indietreggiò era scioccato, “se non lo avessi convinto a venire stasera, tutto questo non sarebbe successo” -Ragazzo -lo scosse un paramedico -tu sei un suo parente?-
-No- rispose quasi assente
-Allora dammi il numero di qualcuno che possiamo avvisare, ce l'hai? Non appena arrivati in ospedale lo facciamo avvisare-
-Si ho il numero del padre, ma voglio avvisarlo io-

In pochi minuti furono in ospedale, Alex fu portato da un paramedico vicino ad un telefono che si trovava nella sala del pronto soccorso e digitò in fretta il numero, mentre seguiva la barella di Indio che veniva trasportata lungo il corridoio verso le sale operatorie.
Uno squillo.
Due..
Finalmente una voce rispose.

“Pronto? Chi parla?”



Note dell'autrice: Ciao a tutte! Ecco il nuovo capitolo (o foto-capitolo data la quantità di foto ma ve ne avevo promesse altre:p)! Finalmente ci siamo, il povero Indio è stato sfortunato e sembra che non gliene vada dritta una, ma non disperate (non posso dirvi altro:p)! Spero che vi piaccia il capitolo! Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito, davvero grazie! Mi motivate sempre tantissimo e anche se non siete in molte mi fa davvero piacere! Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare come sempre Lunedì ci devo ancora pensare un pò su, e scusate per il brusco finale, ma dove essere un pò un capitolo shock, o almeno quando l'ho pensato mi sono meravigliata io stessa della mia idea :p! Fatemi come sempre sapere cosa ne pensate! Grazie!

A presto:)
   
 
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