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Autore: valetralla    27/03/2014    8 recensioni
...improvvisamente quel succo sulle mani le sembrava bruciare, incollando insieme le dita, impedendo loro di muoversi liberamente. Un odore metallico le raggiunse il naso.
Juno è l'adorata, la docile figlia dell'uomo più potente di Panem, il quale la cresce e la educa per divenire in futuro la sua più forte alleata. E lei ne è felice e onorata. Un viaggio cambierà tutto. Così come l'amore.
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Plutarch Heavensbee, Presidente Snow, Seneca Crane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Beloved Daughter
 

Stordita, confusa e tanto stanca: ecco come si sentiva mentre vagava per corridoi che non riconosceva più. Gli occhi, arrossati e brucianti, trasmettevano immagini sfuocate, le palpebre gonfie, le lacrime che non smettevano di scendere. Si guardò le mani: il succo violaceo le macchiava le dita, i palmi, arrivando fin sotto le unghie.
<< Chissà che gusto avrà...>> si trovò a pensare mentre tra pollice e medio testava la viscosità del liquido. << Basterebbe così poco...>> e nel mentre avvicinava la punta dell' indice alla sua bocca. Aveva un così buon odore.
- Juno!
Si fermò. Riconosceva quella voce, decisa, perentoria e allo stesso tempo cosi accomodante.
- Non farlo Juno, per favore. - le parole risuonavano spezzate; sembrava che l' uomo avesse corso e che ora fosse rimasto a corto di fiato.
- Loro...loro lo hanno...- improvvisamente quel succo sulle mani le sembrava bruciare, incollando insieme le dita, impedendo loro di muoversi liberamente. Un odore metallico le raggiunse il naso.
- Lo so bambina, lo so.- le rispose dal fondo del corridoio.
A piccoli passi, quasi trascinandosi incominciò ad avvicinarsi a lui. L'uomo le venne incontro piano. Juno ora camminava più in fretta, allungando il passo,utilizzando le sue ultime forze nel mettere un piede davanti all' altro. Giuntagli di fronte appoggiò la fronte pallida al petto dell'uomo, gli chiuse le braccia attorno alla vita artigliando e aggrappandosi alla stoffa sontuosa della giacca, imbrattandola di quella poltiglia purpurea, e si lasciò abbracciare.
- Loro lo hanno... Lui lo ha ucciso...- sussurrò con un filo di voce, poco prima che il pianto e la disperazione la sopraffacessero.
Le passò dolcemente una mano tra i capelli prima di appoggiare loro sopra un delicatissimo bacio. Stava tremando; tra le sue braccia la sentiva agitarsi, avvertiva la stretta delle sue mani sulla schiena, quasi avesse intenzione di graffiarlo.
- Plutarch...sono con voi.
Juno ora lo guardava negli occhi. Plutarch riconobbe quello sguardo: il rossore dei sottili capillari rotti, la cortina di lacrime, il trucco colato e l'immensa tristezza di quell'anima non avrebbero potuto nascondere il luccichio del nuovo sentimento che si stava facendo spazio nel cuore della ragazza. La rabbia.
 

4 anni prima ...
 
I'm going to a town that has already been burned down
I'm going to a place that is already been disgraced
I'm gonna see some folks who have already been let down
 
Rufus Wainwright - Going to a Town
 
Il treno correva veloce e silenzioso sulla strada verso casa. Fuori dai finestrini il paesaggio scorreva velocemente, senza tuttavia cambiare mai. Quegli immensi spazi non finivano mai di stupire Juno, anzi era convinta che avrebbe potuto rimanere giorni interi a vederli rincorrersi dalle enormi vetrate del vagone. In un angolo lontano di quel paesaggio rupestre uno sfavillio metallico si faceva silenziosamente strada.
<< Casa...>> mormorò, mentre sorseggiava il the che le avevano appena servito.
La Capitale non era più così lontana ormai. Avrebbe voluto che quel viaggio durasse di più: casa le mancava, certo, ma in fin dei conti non così tanto. Non dopo tutto quello che aveva imparato, sentito e visto.
Aveva passato cinque mesi viaggiando nei diversi Distretti di Panem in una sorta di ''praticandato'' a conclusione dei suoi studi di legge e scienze politiche, fortemente voluto dal padre. Si era sempre sforzata di essere la figlia perfetta, l' alleata personale e professionale dell'uomo che l'aveva cresciuta, quindi non aveva opposto nessuna obiezione a quel progetto. Lo accolse invece entusiasta, vivendo un momento in cui avvertiva forte il desiderio di uscire dalle pareti lucenti di Capitol City, dove era sempre vissuta.
Ne' lei ne' tantomeno suo padre si sarebbero aspettati quanto effettivamente formativo sarebbe stato quel viaggio. Quello che doveva essere l'ultimo mattone atto a cementare gli insegnamenti ed i dogmi che da anni professori, politici e famigliari le inculcavano, era stato al contrario il colpo di vento demolitore di gran parte dei castelli di carta.
- La legge di Panem è semplice miei cari!- era solito dire il Direttore del Corso di Laurea ai suoi comizi di inizio Anno Accademico.- Nel vostro futuro sarete chiamati ad essere allo stesso tempo avvocato, giudice e giuria! Nessuna attesa, poca burocrazia, massima efficienza.
Ma la legge non era semplice. Era sbagliata!
Lo aveva visto nei distretti, nelle strade, nelle loro Case di Giustizia, nelle facce della gente. La paura era tutto ciò sulla quale si basava l'intera nazione, l'intero ordine delle cose. La pace di quegli anni era sì un'assenza di conflitti, ma sfrigolava, caricata da un'aria satura e pesante. Prima di quel viaggio Juno era convinta della bontà del suo Governo, un Governo che dopotutto le forniva cibo e protezione. Un Governo che divideva i suoi abitanti in abitanti di serie A e serie B. In cittadini e tributi.
Era giusto sacrificare questa calma in nome di...qualcos'altro? Che altro poi, se non un ulteriore salto nel buio? Ancora non sapeva darsi una risposta.
Ma era convinta di poter, grazie al suo lavoro, migliorare un poco le cose, portare qualcosa di nuovo. Non voleva stravolgere, aveva paura degli stravolgimenti. Solo apportare qualche modifica.
<< Sì, sarà sufficiente fare così.>>
 
30 minuti all'arrivo alla Stazione di Capitolo City.
 
Il segnale acustico e la suadente voce femminile la informavano dell'imminente fine del suo viaggio.
<< No, ancora no...>>
Si accoccolò nella morbida poltrona di velluto e appoggiò la tazza di fine porcellana sul tavolo di mogano che aveva di fronte.
Respirò profondamente due o tre volte, assaporando forse per l'ultima volta gli odori dei Distretti che impregnavano lo scompartimento. Non tutti erano stati inclusi nel tour (papà pensava che territori di miniere, allevamenti e grano non sarebbero stati poi così utili al fine del viaggio), ma di quelli visitati serbava per ognuno un aroma specifico. Chiuse gli occhi e li ripercorse uno ad uno: l'odore così simile alla Capitale del Distretto 1, quello polveroso e saturo del 2, il pungente del Distretto 3; la splendida fragranza salmastra dell'oceano, che vedeva per la prima volta durante la permanenza al Distretto 4; l'aroma di ozono nell'aria elettrica del 5 e quello inebriante e appiccicoso delle foreste del Distretto 7, quasi pari per forza al profumo rotondo e morbido delle stoffe dell' 8. Ed infine il sapore del Distretto 11. Un odore talmente forte che si sentiva in bocca. Sapeva di terra calda, di foglie e frutti rigogliosi e succosi, di sole e di lavoro. Il treno si era fermato alla stazione dell'11 solo per dei rifornimenti. Ma era riuscita a scendere. Aveva visto.
La decelerazione quasi impercettibile del mezzo le fece aprire gli occhi. Stava percorrendo l'ultima galleria prima della Stazione. I due Pacificatori alla porta del vagone la informarono gentilmente di prepararsi a scendere: loro sarebbero stati pronti a scortarla.
<< Agli ordini capitano! >>
Riluttante abbandonò la poltrona di morbido velluto viola ed il tavolo di mogano, prese la borsa con i suoi tesori dai Distretti e si avvicinò alla porta mentre il treno, silenziosamente e senza nessun tipo di sobbalzo, si fermava.
La banchina era gremita di gente schiamazzante, in un potpourri di colori sgargianti e capelli e cappelli dalle architetture esagerate. Un folto cordone di Pacificatori manteneva la folla a distanza. Avrebbe tanto voluto tornare la notte, in sordina, ma a suo padre piacevano questo genere di cose, dicevano che servivano. Per la gente.
Le porte si aprirono lasciando entrare il boato della folla esultante. È tornata l'erede al trono. L'inno di Panen riecheggiava, rimbalzando sulle superfici. Il primo Pacificatore scese.
- Prego mi segua, si appoggi pure.- le disse offrendole la mano.
Juno la afferrò e discese i due scalini. Tratteneva il fiato, ancora non voleva separarsi dei suoi nuovi odori. Mise piede sulla banchina di marmo e piano inspirò; un piccolo respiro. Eccolo l'odore di Capitolo City, l'odore di Casa, forte, potente, rumoroso. Ne aveva già il naso pieno.
- Bentornata! Bentornata!
- Ci è mancata!
- È bellissima!
Indossando il suo migliore sorriso, alzò la mano e salutò elegantemente la folla, la quale rispose con un applauso.
Due colonne di Pacificatori disposte una di fronte all'altra formavano il percorso che avrebbe dovuto seguire per arrivare al comitato di benvenuto. Sempre scortata dalle due guardie e senza mai smettere di salutare, si incamminò.
Un uomo ben vestito, sulla settantina, barba e capelli bianchi come la rosa appuntata alla giacca, la stava aspettando, anch'egli circondato da Pacificatori e fotografi. Il Presidente Snow mosse qualche passo verso di lei.
- Buongiorno Juno.- la salutò.
- Buongiorno padre!
La ragazza abbracciò l'uomo.
<< Odore di Capitol City. Odore di rose. Odore di casa.>>
I flash dei fotografi li incorniciarono. Bentornata Miss Snow.

 
 
 
 
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Questo è un esperimento. È la prima volta che decido di far leggere un mio lavoro: di solito o ne sono molto gelosa o talmente delusa da relegarlo in qualche cassetto. È anche la prima volta che scrivo una fanfiction: i fan delle storie originali mi fanno paura. In senso buono: da buona fanatica, anch'io quando mi si toccano i mostri sacri dimostro una certa reticenza e sospetto. Tuttavia, armata di pinne e boccaglio mi tuffo nella vasca degli squali, fregandomene dei cartelli di EXTREME DANGER!
La saga di Hunger Games ha creato un mondo incredibile, così pieno di anfratti che mi è risultato impossibile non immischiarmene. Mi sono domandata spesso: cosa avrei fatto io? Con chi mi sarei schierata? Avrei avuto coraggio o mi sarei adagiata nella routine e nella paura?
Se anche voi ve lo siete chiesto, se come me vi fate affascinare dai personaggi "cattivi" di una storia, se avete voglia di leggere...forse siete nel posto giusto.
Lasciate tutti i commenti che ritenete: ognuno di essi sarà visto come uno splendido paracadutino argentato. May the odds be ever in your favor.
 
P.s. le frasi tra << >> rappresentano i pensieri di Juno.
  
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