Libri > The Witcher
Segui la storia  |       
Autore: Sebastiano Theus    27/03/2014    5 recensioni
Geralt parte da Vengerberg in compagnia di Ranuncolo, impegnato in una pericolosa missione per riparare il liuto del bardo. Un'altra persona segue il loro stesso percorso per altri motivi: Essi Daven, vecchia conoscenza di Geralt. I due si incontreranno? Riusciranno a dirsi tutto quello che non hanno potuto dire in passato? O potranno solo vedersi da lontano, guidati da diverse correnti del destino?
*questa storia è il seguito de Un Vero Amico*
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Essi Daven sognava. Le palpebre chiuse sul bianco dei suoi occhi, le pupille perse lontano, immerse in un prato di verbena umida. Fiori bianchi, rossi e blu le accarezzavano il viso lasciandole tracce sulle guance che erano acqua ed erano polline. D'un tratto sentì accanto alle labbra un tocco ruvido, di una dolcezza incerta.
Aprì gli occhi e si trovò in quelli di gatto di Geralt. Un volto ispido di barba bianca e un'espressione stupita.
Essi lasciò che lui ritirasse la mano lentamente, riportandola sulla propria coscia avvolta nei pantaloni di cuoio indurito, mentre fingeva di osservare un filo d'erba per nascondere l'imbarazzo.
Di come si accarezza dolcemente hai molto da imparare, pensò lei inseguendo il suo sguardo. E quando trovò i suoi occhi guardò sotto la maschera del guerriero, sotto la maschera dello strigo, oltre il mostro, oltre la leggenda, trovando solo un uomo imbarazzato per aver provato ad accarezzarla senza svegliarla.
Tenerezza e desiderio si mescolavano nel suo petto come un fuoco liquido e denso, che alimentava il suo respiro e assopiva i suoi pensieri. Non smetteva di fissare i suoi occhi, come se il loro sguardo potesse cancellare la distanza che li separava senza muoversi, come se fossero abbracciati da sempre.
Provò paura, la paura che svanisse tutto alla prima mossa, come nebbia grigia.
D'un tratto lei sentì strani rumori, come una porta che si apre con forza, passi rapidi, voci allarmate, forse qualcuno stava male...
No, non era vero. Vicino a loro il fiume scorreva placido. Ranuncolo si era procurato una canna da pesca e li aveva lasciati lì, da soli.
Essi sentì qualcos'altro unirsi al calore nel suo petto... Cos'era? Nostalgia? Perché?
Vide le labbra dello strigo smuoversi, senza avvicinarsi a lei. Da lì a poco lui avrebbe parlato, le avrebbe spiegato tutto, le avrebbe detto perché, forse una giustificazione...
No, pensò lei, voglio restare qui. Senza spade, senza maghe più interessanti ed eternamente giovani. Non voglio vergognarmi, non voglio restare sola...
Lo strigo aprì la bocca per parlare, ma Essi gli strinse la mano per fermarlo.
Questa volta no...
Si spostò lentamente sopra di lui, guidando le sue mani sui propri fianchi. Quella schiena che avrebbe retto anche la carica di un toro si piegò sotto il suo peso, sprofondando tra la verbena.
Da fuori i rumori continuavano, diventavano più forti.
No, pensò lei schiudendo le labbra sulle sue. Voglio dormire ancora un po'.

Quando Geralt cominciò a riaprire gli occhi, si ritrovò immerso in un'oscurità densa e carica di odori. Vicino a sé sentiva la voce di Ranuncolo e quella acuta e a tratti stridula di una vecchia.
«Povere noi! Povere noi! Quanto movimento, che confusione!»
«È tutta colpa mia...», si lamentava il bardo. «Morirà, vecchia? Morirà?»
«Non sei morto tu che sei uno stecchino, se morisse questo qua sarebbe una vera offesa! E noi siamo Mà!».
Invece di rispondere a tono, Ranuncolo continuò a piangere e a disperarsi. La situazione doveva essere davvero grave.
Geralt decise di restare immobile e tenere gli occhi chiusi ancora un po'.
Sentì sul proprio viso la presa decisa di due mani ossute e ruvide, piene di calli. Si sforzò di restare impassibile mentre la sua testa veniva girata a destra e a sinistra.
«Interessante, interessante…», biascicò la donna facendo con la bocca un rumore di risucchio ogni volta che un filo di saliva le usciva dalle labbra.
«Cosa? Che cosa?», chiese Ranuncolo arrivando di scatto davanti a lei.
«Testa robusta, ah sì!».
Una serie di risatine stridule accompagnarono i colpi leggeri che Geralt sentì sulla fronte, come se lei lo stesse picchiettando con le nocche.
«Ehi! Non fare così! Ha subito un trauma cranico!»
Le risa divennero ancora più acute, cambiando timbro a tratti, come se l’aria passasse attraverso due gole diverse nello stesso momento.
«Un trauma, proprio!». La vecchia afferrò il braccio di Ranuncolo e lo strinse tra le dita, come a saggiarne la consistenza.
«Ma cosa…? Molla!»
«Zitto! Che c’è? Non hai mangiato abbastanza pollo da piccolo? Ma guarda qui! Non ti vergogni?»
«Lasciami il braccio!».
Ranuncolo si divincolò e si allontanò da lei, andando a sbattere contro il tavolo ingombro di ciotole. Un topolino scappò tra le sue gambe squittendo impaurito.
«Un trauma cranico!», strillò lei continuando a ridere. «Certo! Osso temporale incrinato, danni all’orecchio medio, probabile interessamento del labirinto vestibolare. Forse anche una compressione del lobo temporale ed emorragia interna. E quante volte l’hai colpito con una pietra? Due? Tre?»
«Io…»
«La prossima volta che devi ammazzare qualcuno, chiedi che te lo portino già morto e frollato a dovere, che la carne è più tenera!».
Geralt riuscì a smettere di sogghignare un attimo prima che la vecchia si girasse e tornasse a concentrarsi su di lui.
Ranuncolo si sollevò la manica della camicia e osservò con stupore i lividi che le dita della donna gli avevano lasciato sul braccio.
«Ma non devi preoccuparti», disse lei strappandolo solo parzialmente dai suoi pensieri. «Questo qui è attaccato alla vita come una mosca alla ragnatela…».
Il tono delle sue parole si era fatto man mano più assente, come se si stesse perdendo nei propri ricordi. «È uno strigo e gli strighi sono robusti. Era molto tempo che volevamo vederne uno, ed eccolo qui…»
«E perché volevi vederne uno?».
Ranuncolo fece per avvicinarsi, ma sentì un’improvvisa repulsione per quella vecchia che si voltò verso di lui con un ghigno increspato, fissandolo coi suoi piccoli occhi ingialliti.
«Perché siamo curiose», rispose accentuando le “r” e le “s” con un sibilo della lingua in mezzo ai pochi denti rimasti.
Ranuncolo lasciò cadere la questione e si guardò attorno. Si trovavano in una piccola stanza circolare, il cui poco spazio era quasi del tutto occupato dal tavolo su cui stava ancora appoggiato e dalla branda dove avevano disteso Geralt. Un piccolo camino era scavato accanto alla branda e la luce filtrava dalla finestra che si trovava sopra il tavolo. Tutto era ingombro di ogni genere di scodella e vasi di cotto, alcuni posti per terra, altri vicino alle mani di Ranuncolo, altri ancora sulle mensole che correvano sui muri. Da questi ultimi scendevano radici, muschi e altre cose che lui non riusciva ad identificare.
Oltre alla porta da cui erano entrati, ce n’era un’altra che dava su un altro ambiente, ma era nascosto da una pesante tenda che scendeva dallo stipite.
«Di là che c’è?», chiese non riuscendo a contenere la curiosità.
«Casa nostra. Voi state qui.»
Il bardo desistette davanti al suo tono perentorio, mentre lei si chinava ad osservare il volto di Geralt. Lui poteva sentire il suo fiato nelle narici. Con sua sorpresa, lo trovò quasi profumato.
«Ah-ah!», esclamò lei alzandosi improvvisamente in piedi.
«Che c’è? Sta male?»
«Smettila di preoccuparti come una chioccia su un pulcino! Sei insopportabile!»
Si infilò un paio di guanti di cuoio senza la punta delle dita e poi cominciò a raccogliere alcuni ingredienti.
«Accendi un fuoco. Sei capace di accendere un fuoco?»
«Sì, certo…».
Geralt stava attento a non aprire gli occhi, ma catturava ogni rumore attorno a sé per capire cosa stessero facendo. Sentì Ranuncolo sistemare alcuni bastoni secchi vicino a lui e il rumore dell’acciarino mentre sprizzava scintille sul legno. Il bardo sembrava incredibilmente mansueto per il suo carattere. Forse era per l’età e il carattere impetuoso della vecchia? O forse perché era preoccupato per la vita dello strigo?
Quest’ultimo pensiero lo riempì d’orgoglio e soddisfazione.
Ben ti sta! Pensò Geralt cercando di assumere la posa più inerte e sofferente possibile.
«Acceso il fuoco? Bravo, ora scansati!»
«Sì, ecco, va bene così?»
«Oh sì! Che bravo!».
La vecchia cominciò a mettere qualcosa in un catino sul fuoco ridacchiando sommessamente, mentre nessun suono veniva da Ranuncolo. Dopo pochi minuti, cominciò a diffondersi un odore pungente e penetrante.
«Ecco! È pronto, è pronto! Dacci una mano!»
«Sì! Che devo fare?»
«Tieni questa ciotola mentre versiamo… Ecco, piano, così. Ora prendi il catino e rimettilo giù senza scottarti.»
Geralt sentì i passi della vecchia avvicinarsi mentre Ranuncolo riponeva il catino sul camino col fuoco ormai spento.
Poi il bardo notò il suo viso: «Guardalo! Sta male!»
«Ah sì, tantissimo… Ora vediamo…».
Geralt sentiva un odore sempre più pungente e acido mentre lei si sedeva accanto a lui e gli avvicinava la ciotola alle labbra.
«Cosa gli stai dando?»
«Guano di gallina e vermi di campo, bolliti in urina di cavallo vecchia di tre mesi.»
Geralt spalancò gli occhi di colpo.
«Eccolo qui, il malato!»
La vecchia gli pinzò il naso con le dita e gli infilò praticamente la ciotola in bocca. Lo strigo prese una sorsata prima di riuscire a scagliare l’orrenda brodaglia via con un colpo della mano.
La ciotola si infranse per terra, andando ad aggiungersi al resto del ciarpame che ingombrava il pavimento.
«Geralt! Stai bene!».
«Certo che sta bene, l’abbiamo curato noi».
Geralt ignorò Ranuncolo che quasi saltellava accanto alla sua branda e sputò cercando di allontanare il sapore rivoltante che sentiva sulla lingua.
«Vecchia, non mi avrai dato davvero…?»
Lei rise divertita: «Certo che no! Volevamo solo vedere se eri sveglio…», poi, cambiando improvvisamente tono, «e la prossima volta che sputi in casa nostra ti prendiamo a schiaffi fino a che non ti spunteranno i denti dalle guance.»
Si fissarono a lungo, in un silenzio così profondo che Geralt poteva sentire il proprio respiro, quello della vecchia, quello di Ranuncolo, quello di… Il suo sguardo si spostò sulla tenda che li separava dall’altra stanza. Aveva forse avuto l’impressione che…?
«Geralt?». Ranuncolo lo strinse delicatamente per la spalla. «Come ti senti?»
«Meglio… Ma cosa è successo?»
«Ci ha salvati, Geralt, davvero. Non so dove saremmo ora senza di lei»
«Al cimitero, di sicuro.», gracchiò lei fissando prima ora e poi l’altro.
Geralt si mise a sedere sul letto massaggiandosi la tempia. «Per quanto tempo siamo stati qui?»
«Vi hanno portato qui da noi ieri sera. Ricordi qualcosa?»
La bocca di Geralt si spalancò di vero stupore. Una notte? Ricordava la rissa, ricordava come aveva ridotto Ranuncolo… Lo osservò, ma il suo amico non sembrava presentare alcun segno, a parte qualche livido in viso. Eppure era sicuro d’averlo quasi ucciso. Ricordava perfino la pietra con cui lui l’aveva colpito, mandandolo al tappeto. Possibile che tutto questo fosse guarito in una notte? Né la sacerdotessa al tempio di Melitele, né le driadi di Brokilon potrebbero guarire tanto velocemente simili ferite. Geralt guardò la vecchia che sorrideva accanto a lui e sentì un brivido lungo la schiena. Paura, forse?
Lei ricambiò il suo sguardo e si concentrò sul lupo che portava al collo.
«Quel tuo medaglione fa il birichino…»
«Già… vibra così quando si utilizza la magia vicino a lui, come hai fatto tu…»
«Noi?», si indicò platealmente con la mano continuando a ridere. «Be’, sì», ammise, «ne conosciamo un po’. Abbiamo imparato molte cose da giovani.»
«Immagino di doverti ringraziare…»
«Oh, sì, dovreste…».
Si scrutarono di nuovo, in silenzio, arricciando debolmente le labbra in un sorriso, ognuno cercando di scavare più a fondo nella maschera dell’altro. Ranuncolo restava immobile senza sapere cosa fare.
Improvvisamente bussarono alla porta.
«Mà! Siete in casa?»
Quella voltò un attimo la testa senza staccare gli occhi da Geralt. «Sì, chi è?»
«Vergalio vuole sapere se i vostri ospiti si sono svegliati»
«Ma certo, son qui belli arzilli! Entrate pure!»
Un attimo di silenzio dall’esterno, un chiacchiericcio sommesso, poi la voce disse ancora: «Vergalio chiede se possono muoversi loro, purtroppo ha molto da fare stamattina ed è meglio che si sbrighino»
«Va bene, arrivano.»
La vecchia si alzò e si rivolse ai due: «Forza, avete sentito! Andate a giocare coi bambini grandi, siete guariti!»
Geralt provò ad alzarsi, stupendosi di sentirsi saldo sulle proprie gambe. Avvertì solo un vago fastidio quando mosse la testa mettendosi in piedi.
«Sì, forse dovresti fare attenzione a una cosa», lo avvisò lei con fare saccente. «I danni alla testa non sono così facili da guarire… In particolare, potrebbe essere rimasto danneggiato il labirinto vestibolare. Sai cos’è? No? Ci permette di stare in equilibrio, in parole povere. Per di più è particolarmente vicino all’orecchio medio, tanto che dei rumori molto forti potrebbero stimolarlo e avere effetti dannosi… Ma non preoccuparti, guarirà anche quello.»
«Ti ringrazio ancora per quello che hai fatto per noi.»
«È il nostro dovere.»
«Ti prego», disse Geralt estraendo un soldo d’argento dalla saccoccia. «Accetta questo in pagamento e come segno della nostra gratitudine.»
La vecchia osservò il soldo tra le dita dello strigo. Brillava sotto la luce che filtrava dalla finestra, e un raggio di luce arrivava fino a lei, illuminandole le labbra piegate in un ghigno che poteva essere un sorriso.
«Vi ringrazio», disse allungando la mano e accettando il denaro che le cadde sul palmo coperto dal guanto di cuoio. «Andate adesso, vi stanno aspettando.»
Geralt fece un cenno di saluto col capo e poi seguì Ranuncolo fuori dalla porta, lanciando un ultimo sguardo alla tenda che li separava dall’altra stanza.

Il sole si era già levato sopra le rive del Dyfne, solo sull’erba dei prati restavano ancora tracce dell’umidità notturna. Geralt guardò a terra, dove la rugiada gli lasciava tracce sugli stivali.
«Buongiorno, signori».
Alzò lo sguardo sentendo la voce di Vergalio. La luce gli provocò una fitta dietro agli occhi e si schermò istintivamente con la mano. Il sindaco del paese li aspettava all’inizio del digradare della collina su cui sorgeva la casa della vecchia, accompagnato da altri due uomini robusti.
«Come state?»
«Davvero bene! Sul serio, dobbiamo ringraziare voi e…», cominciò Ranuncolo tentando di dar sfogo alla propria oratoria.
Vergalio lo guardò come se non esistesse, poi tornò a concentrarsi su Geralt.
«Avete dato spettacolo, ieri sera…»
Questa volta, entrambi stettero zitti.
«Non ho molto tempo. Devo andare a parlare con l’oste: pretende che qualcuno gli paghi i danni… Sono qui solo per sapere perché non dovrei cacciarvi da casa nostra.»
Geralt lanciò un’occhiata a Ranuncolo, poi fece un passo avanti.
«Accetto l’incarico. Troverò la bestia tra voi e me ne occuperò alla terza alba a partire da oggi, né prima, né dopo»
«La seconda», lo corresse Vergalio. «Avete già perso una notte. Immagino vogliate parlare del compenso…»
Geralt strinse i denti, le parole che stava per dire erano estremamente difficili da pronunciare: «Solo vitto e alloggio durante la nostra permanenza… E la corteccia dell’albero di fuoco che stava sopra il vostro camino ieri sera.»
«Quella corteccia è un ricordo importante…»
«Prendere o lasciare», tagliò corto lo strigo.
«Accetto.»
I due uomini si strinsero la mano lì, sul digradare della collina.
«Ovviamente le vostre armi resteranno in nostra custodia. Ve le daremo quando indagherete all’esterno del paese e all’alba del secondo giorno, quando farete il vostro dovere…»
Ranuncolo stava per ribattere qualcosa, ma Geralt lo fermò con un gesto.
«Certo, capisco…»
«Bene. Ah, stasera ci sarà una festa alla locanda, nonostante i danni che ha subito. Ci saranno cibo, canzoni e balli. Voi ci verrete. Non è un invito.»
«Sarà un vero piacere.»
«Ottimo. Devo salutarvi, ora. Ho molte cose da fare. A stasera.»
Detto questo, Vergalio si voltò e tornò in paese.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Witcher / Vai alla pagina dell'autore: Sebastiano Theus