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Autore: bik90    27/03/2014    7 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quella sera Davide era fin troppo euforico per i suoi gusti ma forse era lei che invece non aveva nessuna voglia di essere allegra. Claudia le aveva ripetuto, mentre erano a cena, che uscire le avrebbe fatto bene e l’avrebbe aiutata a distrarsi momentaneamente da tutto quello che le era successo in quarantott’ore. Così aveva accettato di farsi un giro con i suoi amici e, anche se non voleva ammetterlo, per tutta la serata non stava facendo altro che cercare un paio di occhi verdi. Alla domanda se fossero quelli di Martina o di Ivan, preferiva non rispondere. Anche se le mancava terribilmente, non riusciva a perdonare la ragazza per aver anche solo formulato quei pensieri su lei e il suo amico. La mancanza di fiducia l’aveva ferita più di ogni altra cosa. Su Ivan invece non sapeva bene cosa pensare. Era indubbiamente un bel ragazzo ma non lo conosceva per niente e il fatto che si fossero parlati dopo una gara clandestina di moto non era faceva pensare bene.
Di entrambi, aggiunse subito con una nota quasi ironica.
Si voltò verso Paolo che la stava chiamando e accettò volentieri di prendere una birra da qualche parte.
<< Morgana? >> propose Ramona mentre salivano in auto.
<< Ci andiamo sempre >> rispose Eleonora guardando fuori dal finestrino << Cambiamo? >>.
<< E dove vorresti andare? >> domandò Davide che era al posto di guida.
La ragazza si passò una mano tra i lunghi capelli riflettendo un attimo.
<< Andiamo al Lupo Mannaro >> disse infine.
Era un locale che la sua comitiva non frequentava per niente e per questo l’aveva consigliato. Sperava di incontrare qualcuno di diverso dal solito.
<< Siete d’accordo? >> fece l’amico voltandosi verso Lavinia e Ramona che erano sedute dietro. Nel vedere le due ragazze annuire si sporse fuori dal finestrino per parlare con Paolo che era in un’altra macchina << Lupo Mannaro >> affermò mettendo in moto.
Mezz’ora dopo avevano finalmente trovato parcheggio non eccessivamente lontano. Il locale era pieno come al solito e dovettero aspettare vicini al bancone che qualcuno andasse via. Per tutto il tempo, la comitiva chiacchierò del più e del meno alzando a tratti la voce per farsi sentire e ridendo dopo qualche battuta. L’unica che rimaneva sempre in silenzio era Eleonora. Davide le lanciava spesso occhiate significative per farle comprendere di provare almeno a svagarsi un po’. La ragazza annuiva e subito dopo osservava chiunque le passasse davanti. C’erano parecchi ragazzi che bevevano birra seduti a spartani tavoli di legno e anche qualche coppia sparuta che aveva quasi finito di cenare. C’era della musica in sottofondo, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse talmente era alto il volume delle voci.
<< Ma lo sapete chi ho visto oggi a scuola? >> fece improvvisamente Giacomo << Ivan Filosi, il fratello di Alberto >>.
<< Sì? >> disse Ramona che l’anno scorso aveva avuto una cotta per lui << Perché io non l’ho visto? Uffa! >>.
Il gruppo rise mentre Davide ed Eleonora si scambiavano una breve occhiata.
<< Beh, che voleva? >> domandò Lavinia.
Giacomo si strinse nelle spalle.
<< Quando l’ho beccato io, parlava con Donati. Poi non l’ho più visto perché mi scappava enormemente la pipì e sono corso in bagno >>.
Eleonora si permise di tornare a respirare normalmente. Ci mancava solo che si scoprisse che era stata vista a parlare con Ivan da soli in classe durante l’intervallo.
<< Io non so se tornerei a scuola per salutare un professore >> rifletté Lavinia.
<< Io no sicuro >> fece immediatamente Davide << Non vedo l’ora di mandarli tutti a cagare >>.
Paolo e Giacomo risero di gusto e gli diedero il cinque con aria complice; poi una cameriera dall’aria simpatica disse loro che si era liberato il tavolo che stavano attendendo. Si mossero tutti nella stessa direzione attraversando l’ampia sala per dirigersi in una più piccola. Nel farlo, Eleonora notò un gruppo di ragazzi seduti vicino la finestra chiusa che rideva e ordinava ancora dell’altra birra. Individuare Ivan fu facile, era seduto a capotavola e non le staccava gli occhi di dosso. Le fece l’occhiolino mentre passava sorridendole e subito dopo chiese se potesse avere un altro boccale 0,5 di Paulaner. La ragazza si strinse involontariamente nel suo stretto cappotto rosso e si domandò come sarebbe finita quella storia.
<< Parli del diavolo e spuntano le corna >> commentò Paolo non appena si furono seduti.
Eleonora iniziò a sfogliare senza interesse il menù.
<< Solo io lo trovo carinissimo? >> domandò Ramona togliendosi il cappotto che indossava.
<< A me non piace >> rispose Lavinia guardando Davide << E poi ho sentito strane voci sul motivo per il quale lui e Maria si sono lasciati >>.
<< Aspe, Maria Salipante? >> chiese Giacomo.
Lavinia annuì ed Eleonora si fece attenta. Non conosceva quella storia.
<< Sì, beh…non so se sia vero ovviamente >> iniziò cautamente la ragazza << Ma pare che Maria fosse rimasta incinta >>.
Paolo emise in lungo fischio.
<< E poi? >> chiese l’amica dai capelli chiari.
<< Non si sa bene >> rispose l’altra << Si dice che il padre di lui l’abbia forzata ad abortire anche se lei non voleva…oppure che sia stato proprio Ivan a farle pressioni perché non lo voleva >>.
<< Una famiglia a posto quindi >> commentò Paolo con ironia.
<< Una cosa del genere mette i brividi >> disse Lavinia << Nessuno può costringere qualcuno a fare qualcosa che non vuole! Soprattutto se si tratta di una ragazza e del suo bambino >>.
<< Com’è finita la cosa? Lei dov’è ora? >> domandò Davide.
<< Dopo il classico, si è trasferita a Milano dal padre >> concluse la ragazza alzando gli occhi sulla cameriera per dare la sua ordinazione.
 
Aveva bevuto un paio di birre e si stava iniziando a sentire particolarmente allegra. Rideva a qualunque battuta i suoi amici facessero e aveva perfino dato qualche morso al pretzel di Davide. L’amico la guardava contento di come stessero andando le cose, il pensiero di fare sesso nella sua macchina non lo aveva abbandonato un secondo. Lui era la sua ancora di salvezza, l’aveva sempre saputo e quando l’aveva abbracciato quel pomeriggio, aveva capito che mai sarebbe stato sostituito. Si voltò e incontrò i grandi occhi azzurri di Lavinia che lo fissavano. Fece un sorso della sua birra sentendosi leggermente a disagio nei suoi confronti. Avevano fatto del gran bel sesso ma il ragazzo non era pronto a lasciar andare Eleonora, la considerava una presenza importante nella sua vita.
<< Ne vuoi un’altra? >> chiese all’amica notando il boccale vuoto.
L’altra scosse il capo allontanando da sé il bicchiere e rispose a quello che le stava dicendo Ramona. Nel girarsi, incontrò per l’ennesima volta gli occhi di Ivan. Pareva che non facesse altro che osservarla da quando si era seduta. Ancor prima di rendersene conto, abbassò gli occhi verso il suo vestito nero per controllare che non fosse sporco ma era tutto in ordine. Si domandò perché si stesse accanendo con lei in quel momento e ricordò quel nomignolo che le aveva dato la mattina a scuola. Nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo e nessuno aveva quegli occhi verdi così magnetici. Tranne Martina. Il pensiero della ragazza le fece sparire il sorriso dal viso per qualche secondo e per ritrovarlo, dovette scuotere il capo con insistenza. Non doveva pensare a lei, si era dimostrata un’immatura. Alzò lo sguardo e involontariamente cercò quello dell’altro. Eccolo lì, se ne stava seduto esattamente come quando era entrata, con quel sorriso malizioso che non lo abbandonava mai e un filo di barba che gli dava l’aria di essere fintamente trascurato. Senza pensare a cosa stesse facendo, si alzò in piedi e frugò nella sua borsa alla ricerca delle sigarette.
<< Vuoi che ti accompagni? >> domandò Davide capendo immediatamente.
<< No, tranquillo. Finisci la tua birra >>.
Si diresse verso l’uscita e nessuno si accorse che quasi contemporaneamente a lei, anche Ivan si era alzato. Eleonora lo aveva notato subito con la coda dell’occhio ma non aveva fatto nulla che potesse far capire a qualcuno che lo conosceva. Uscì dalla birreria e si appoggiò alla parete iniziando a fumare. La nicotina contenuta nella sigaretta la fece rilassare e per qualche secondo si ritrovò ad osservare le stelle. Finché non le si parò davanti il ragazzo.
<< Hai visto? Io non sbaglio mai, bambolina >> disse come se fosse un saluto.
La ragazza inspirò un’ampia boccata prima di rispondere.
<< Sono venuta a bere una birra con degli amici, non trovo la cosa così eccitante Filosi >>.
<< E sei venuta proprio qui? >>.
<< Mi sembra che sia un posto pubblico e aperto a tutti >>.
Ivan la affiancò e si mise a fumare.
<< Bambolina, perché sei sempre arrabbiata? >>.
<< Io non sono sempre arrabbiata >> precisò con tono duro Eleonora << Ma non voglio avere niente a che fare con te, è difficile da capire? >>.
<< Davvero? >> chiese il ragazzo mettendosi di nuovo davanti al suo viso << Quindi non sei venuta qui perché speravi di vedermi? >>.
<< No >> rispose la ragazza guardandolo negli occhi.
Occhi verdi e grandi, non riusciva a fare a meno di osservarli.
<< Che bambolina stronza >> fece lui ridendo.
<< Ancora non hai detto cosa vuoi da me >>.
<< Non è abbastanza chiaro? >> ribatté prontamente Ivan << Se non avessi voluto, non saresti qui e ieri sera saresti andata via immediatamente >>.
Eleonora gettò la cicca di sigaretta per terra e ne prese un’altra accendendola. Come faceva a spiegargli che erano i suoi occhi ciò che l’attirava perché le ricordavano un’altra persona?
<< Sparisci >>.
<< Bambolina, vuoi divertirti anche tu. Si capisce >>.
Detto, a sorpresa, afferrò le mani di Eleonora alzandogliele sopra la testa e tenne fermo il suo corpo col proprio. La sigaretta cadde a terra vicino ai loro piedi ed entrambi respirarono i loro fiati.
<< Ele ma dove…ehi, ma che cazzo stai facendo? >> urlò Davide afferrando la camicia di Ivan e allontanandolo in malo modo dall’amica.
<< Cosa sei, il suo ragazzo? >> chiese il ragazzo più grande riprendendosi.
<< Sta lontano da lei! >> continuò l’altro. Poi si voltò verso la ragazza << Che cazzo combini? Solo perché non è un bel periodo, non sei autorizzata a fare la troia! >>.
<< Fatti i cazzi tuoi, Davide! >> rispose con lo stesso tono Eleonora << Io non appartengo a te! Non sono una fottuta tua proprietà! Nemmeno un po’! Eppure Martina non si fida lo stesso! Fammi fare il cazzo che mi pare allora! >>.
L’amico la guardò con aria interrogativa ma l’altra non ci fece caso talmente era arrabbiata. Rientrò nel locale, s’infilò il cappotto e, dopo aver afferrato la borsa, gettò una banconota da dieci euro sul tavolo dove gli amici stavano ancora chiacchierando.
<< Buona serata >> disse senza nemmeno guardarli.
<< Ele, dove cazzo vai? Aspetta! >> le urlò Davide che l’aveva seguita << E poi chi diavolo è… >>.
Ma Eleonora non lo ascoltò, andando velocemente via come una furia.
 
Martina non era dell’umore adatto per uscire il sabato sera. Si sentiva triste e sola e avrebbe tanto desiderato rimanere a casa ma Simona glielo aveva categoricamente impedito. Così si costrinse almeno a fare finta di essere contenta della serata che stava trascorrendo. L’amica usciva principalmente col gruppo di pallavolo e di quelle ragazze conosceva solo Michela. Non ci volle molto prima che la ragazza si accorgesse della sua apatia generale e del suo malumore e sgridò in maniera simpatica l’altra per averla costretta a uscire. Quel breve scambio di battute aveva fatto sorridere Martina e fu grata che loro provassero ad alleggerirle il peso sullo stomaco. Ma, anche così, fu comunque contenta della fine del loro sabato perché non desiderava altro che tornare a casa. Essendosi mantenute sempre al centro della città, non fu un problema per arrivare a piedi senza scomodare suo padre che sarebbe dovuta andare a prenderla. Era quasi arrivata, quando le tagliò la strada una ragazza con un cappotto rosso. Rimase sbalordita nel riconoscere la lunga cascata di capelli biondi appartenere ad Eleonora. Si fermò un attimo spalancando gli occhi per la sorpresa. Perché era sola e non in compagnia dei suoi amici? Ma soprattutto, dove diavolo stava andando? Lentamente iniziò a seguirla, spinta da una forte curiosità anche se non avrebbe dovuto. Eleonora camminava talmente spedita che per i primi minuti non si accorse di avere qualcuno dietro; poi si fermò voltandosi. Sul suo viso si formò la stessa espressione meravigliata che aveva avuto prima Martina. Si guardarono negli occhi e la più piccola vide chiaramente come si fosse irrigidita e avesse serrato la mascella.
<< Che cavolo ci fai qui? >> disse Eleonora senza fare nulla per nascondere quanto fosse arrabbiata con tutti.
L’altra si bloccò di colpo sentendo il tono della sua voce e si rese conto d’aver sbagliato a seguirla.
<< Io… >> mormorò a disagio << Io stavo andando a casa e…ti ho vista…e tu eri sola… >>.
<< Non sono cose che ti interessano, bimba >>.
Nel pronunciare quel soprannome, qualcosa dentro di lei si smosse. Martina sussultò nel sentirlo e il labbro inferiore le tremò.
<< Vai a casa, adesso >>.
<< E tu dove vai? >>.
Eleonora si voltò nel momento in cui una lacrima le rigò il viso. Le aveva detto di sparire dalla sua vita ma era l’unica persona che voleva davvero al suo fianco.
<< Eleonora… >>.
Martina avrebbe voluto abbracciarla e dirle che andava tutto bene però dovette trattenersi. Non era vero, aveva visto con i suoi occhi quello che l’altra aveva fatto. Chinò il capo.
<< …buonanotte >> concluse riprendendo la via di casa.
La più grande lasciò andare l’aria che aveva trattenuto nei polmoni fino a quel momento e un gemito le sfuggì dalle labbra. Per un solo attimo aveva pensato che l’altra si sarebbe scusata per quello che aveva insinuato, che le avrebbe detto che le dispiace e che non vi aveva mai creduto. Si strinse nel suo cappotto sentendo un improvviso freddo e continuò a camminare.
 
Aveva tirato fuori dalla borsa le chiavi di casa pronta per entrare nel palazzo ma un movimento alle sue spalle l’aveva fatta fermare e voltare con paura. Una figura femminile le apparve davanti e per lo stupore le cadde il mazzo di mano. Non era possibile che fosse lei. Ingoiò a vuoto un paio di volte prima di trovare le parole adatte. La donna le sorrise dolcemente e allungò una mano verso il suo viso. Solo quando glielo toccò, Martina iniziò a piangere. Era reale, non lo stava immaginando.
<< Gre…Greta… >>.
  
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