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Autore: Deb    27/03/2014    5 recensioni
Non c'è da stupirsi del fatto che Peeta si irrigidisca quando sente le mie labbra sulle sue per un bacio a fior di labbra, casto. Il nostro primo bacio senza telecamere. È normale che ne rimanga stupito.
I suoi occhi sono sorpresi quando lo guardo, scostandomi da lui. Le guance mi si colorano immediatamente e abbasso lo sguardo per rialzarlo quando sento le dita di Peeta sul mio collo. Ha lo sguardo serio, come se dovesse chiedermi il permesso, non so cosa legge dalla mia espressione, ma lo vedo avvicinarsi al mio viso e chiudo gli occhi in attesa di sentirlo nuovamente sulla mia bocca.

{Everlark || What if su Catching Fire/Mockingjay}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non rinunciare mai alla speranza
Capitolo XII


Quando accompagnano Snow fuori dalla porta a passo di marcia, gli spettatori impazziscono. Gli assicurano le mani dietro un palo, benché questo sia superfluo. Non andrà da nessuna parte. Non ha un posto dove scappare. Questo non è il palco spazioso di fronte al Centro di Addestramento, ma la stretta terrazza davanti alla residenza presidenziale. Non stupisce che nessuno si sia preso il disturbo di farmi esercitare. Snow è a meno di dieci metri da me.
Sento l'arco fare le fusa nella mia mano. Allungo l'altra verso la schiena e afferro la freccia. La posiziono, miro alla rosa, ma guardo il suo viso. Tossisce e un filo di sangue gli cola lungo il mento. La sua lingua guizza sulle labbra gonfie. Cerco nei suoi occhi anche il più piccolo segno di qualcosa: paura, rimorso, rabbia. Ma trovo solo lo stesso sguardo divertito che ha posto fine alla nostra ultima conversazione. È come se stesse pronunciando di nuovo quelle parole. «Ah, mia cara signorina Everdeen. Pensavo che fossimo d'accordo di non mentirci l'un l'altro.»
Ha ragione. Eravamo d'accordo.
La punta della mia freccia si sposta verso l'alto. Lascio andare la corda. E la presidente Coin crolla oltre il fianco della balconata e piomba al suolo. Morta.
Ha pagato il prezzo delle sue menzogne.
So che questo sarà un altro motivo di disappunto per Peeta, forse, ma non ne ho potuto fare a meno. Non faccio nulla, aspetto che le guardie mi prendano per portarmi in qualche cella perché ho ucciso il nuovo Presidente senza che avesse fatto nulla di male. Secondo loro. Osservo Snow ridere di gusto, mentre il sangue gli sgorga dalle labbra rifatte. Quando due guardie mi prendono per le braccia non mi dimeno. Mi dispiace soltanto che Peeta non potrà stare con Hope. Mi uccideranno, non prima di aver partorito, però. Forse innescheranno un parto anticipato cosicché la Ghiandaia possa essere giustiziata prima. Non importa di quello che succederà a me, comunque. Non appena Hope nascerà, verrà affidata alle braccia forti ed amorevoli del padre e non potrei chiedere di meglio. Lo guardo un'ultima volta, e con le labbra gli mimo un "mi dispiace".
Anche se vuota, riconosco subito la stanza nella quale mi hanno portato. La stessa stanza dove è stata concepita Hope, dove ho condiviso il letto con Peeta credendo fermamente che sarei andata incontro alla morte. È spoglia, ora. Mi distendo sul letto ed accarezzo la pancia dalla quale arrivano dei calci. Mi sembra quasi che voglia punirmi, o cerca di il padre, ma so che non è così. È soltanto viva.
Trascorro i giorni senza fare niente, Hope è sempre agitata, vigile, così comincio a cantare e si calma. Le note escono dalla mia gola roche, inizialmente, poi sempre più fluide. Mi spavento quando sento dei passi venire in mia direzione, ma mi rilasso subito e riprendo a cantare. Sono soltanto venuti per portarmi via. Magari in ospedale per farmi partorire e poi per essere giustiziata. Mi dispiace che vedrò Hope solo per pochi minuti. Ma fortunatamente non avrà modo di legarsi a me. Non soffrirà per la mia perdita. Continuo a cantare e stranamente i passi si interrompono. Nessuno tenta di farmi scendere dal letto, nessuno mi prende per gli avambracci per portarmi via. Quando alzo lo sguardo incontro gli occhi azzurri di Peeta che non ha nessuna guardia al seguito e nemmeno i polsi legati dalle manette. Che l'abbiano mandato per uccidermi?
«Ciao». Dico incerta.
«Ti prego, continua». Inarco le sopracciglia e rimango in silenzio. Hope, che aveva già ripreso a muoversi, si è calmata non appena ha sentito la voce di Peeta. È normale, lui le parla da quando gli ho detto che il feto aveva sviluppato l'apparato uditivo. Hope associa la voce di Peeta a qualcosa di bello. «È un'immagine troppo dolce». Ammette allora, quando capisce che non avrei continuato.
«Perché sei qui?»
Peeta si stringe nelle spalle, «ho detto che volevo stare vicino a mia figlia. Hanno acconsentito». Fa una pausa. «Non ti attaccherò, Katniss».
«Come posso esserne sicura? Nell'hovercraft hai tentato di farlo».
«Vero. Ma c'è Hope, non farei mai del male a lei».
Annuisco e rimango in silenzio. «Si calma quando ti sente». Affermo osservando il pancione. «Quando sono sola è sempre agitata, invece».
Trascorriamo le nostre giornate senza far nulla di preciso. Peeta parla con Hope, le racconta di come decorava le torte, e poi mi stringe. Mi tiene stretta tra le sue braccia, mi accarezza i capelli e mi depone baci sulla spalla. Sembra davvero essere tornato il Peeta di un tempo, ma so che non è così. Mi ha detto che il dottor Aurelius lo ha aiutato molto durante la nostra permanenza a Capitol City, ma potrebbe comunque avere degli episodi in futuro. Hope lo continua a tenere ancorato alla realtà, facendogli capire che lui mi ha amata molto, che mi ama perché i baci che mi lascia senza pensarci ne sono la prova, ma una volta che la piccola nascerà non sa se riuscirà più a controllarsi. Pensa di sì, perché grazie alla gravidanza siamo stati a stretto contatto, ma non siamo sicuri di nulla. Io mi crogiolo in questo tepore anche se temporaneo, tanto non credo che riuscirò ad uscire viva da Capitol City.
Peeta sembra calmo, ma ogni giorno che passa lo vedo sempre più nervoso, anche se tenta di nasconderlo. Non solo per il fatto che si avvicina sempre di più il termine della mia gravidanza, ma perché presto dovrebbe concludersi il mio processo. Non vuole renderlo palese, ma è preoccupato per la mia incolumità.
I giorni trascorrono e noi due ci avviciniamo sempre di più. Io mi aggrappo a lui e lui ricomincia a fidarsi di me, con riserva. Ogni tanto vedo le sue pupille dilatarsi e scappa lontano, stringendo forte gli schienali delle sedie, o gli angoli di alcuni mobili. Non c'è niente dentro quella stanza con cui mi potrebbe fare male, ma basterebbe la sua forza.
Una sera mi ha urlato di allontanarmi da lui, invece l'ho baciato. Mi sono avvicinata al suo viso, vedevo le sue pupille dilatate contrarsi, i muscoli erano tesi sotto la sua pelle e si concentrava per non muoversi, per non scattare, non colpirmi e non l'ha fatto. Ho unito le nostre bocche, staccandomi soltanto per riprendere fiato. Poi è tornato lui su di me ed ha approfondito il bacio. Dopo tanto tempo ho sentito di nuovo la sensazione di calore propagarsi nel mio corpo. Gli ho stretto le braccia sopra le spalle e non riesco a quantificare il tempo che abbiamo utilizzato per baciarci. Sono contenta che prima di morire abbia avuto la possibilità di risentire, di incontrare di nuovo, il mio Peeta. Il ragazzo che mi ami più della sua stessa vita.
Il giorno dopo, Haymitch ci avverte che il processo è finito e che saremmo tornati a casa. Tutti e tre. Anzi quattro. Io, Peeta, Haymitch e Hope. Lì per lì ho pensato che volessero farmi partorire a casa per poi riportarmi di peso qui per giustiziarmi, ma Plutarch, che ci accompagna sino al 12, mi assicura che non è così. Sono confinata nel mio Distretto fino a nuovo ordine e la cosa non mi dispiace. Anche prima non c'era la possibilità di muoversi. Per me non è cambiato nulla. Mi mette a conoscenza del fatto che, dopo la morte di Coin, sono state indette elezioni di emergenza dalle quali è uscita vincitrice una certa Paylor. Non ho mai avuto modo di conoscerla, ma non importa.
Quando arrivo a casa, nel Villaggio dei Vincitori, Sae la Zozza sta preparando qualcosa da mangiare. Lascia un attimo i fornelli per venirmi ad abbracciare ed accarezzare il pancione, poi torna vicino al fuoco ed io mi siedo su una sedia, con Peeta al mio fianco.
La mattina successiva, quando mi sveglio poco prima dell'ora di pranzo, scopro Peeta palare la terra. Mi sorride quando mi vede. «Per Prim». Osservo i fiori e riconosco le primule.
«Grazie». Dico rientrando, passando per la cucina dove sul tavolo, in bella vista, ci sono delle focacce al formaggio. Ne mangio qualcuna. Mi devo ancora riprendere. I miei pensieri rincorrono sempre l'immagine di Prim che viene colpita dai paracadute e non riesco nemmeno a pensare ad Hope. Non so quanto tempo ci metterò per superare la perdita di mia sorella, forse mai. Come potrò essere madre? Peeta mi rassicura dicendomi che sarò fantastica e quando lo fa, il depistaggio sembra soltanto un ricordo lontano. Gli sorrido, o almeno ci provo, e lo bacio. I baci aumentano di giorno in giorno. A volte rimaniamo ore a scambiarci effusioni, anche se di tanto in tanto, mi balena alla testa l'immagine di Gale. Non mi sento più in colpa, però. Peeta è la mia costante. Sarei già morta da tempo se non fosse per lui.
Con i giorni, oltre all'aumento di baci tra me e Peeta, aumenta anche la paura del parto. E se ci sarà qualcosa che andrà storto?
Quando entro nella trentottesima settimana, mia madre torna a casa. Non mi guarda, non mi parla, è soltanto la mia dottoressa. Non parliamo se non di cosa sento nei riguardi della gravidanza, ma mai di noi. Non certo di Prim. Mia madre non ha lo stesso atteggiamento di quando è morto mio padre, ma si è buttata a capofitto nel lavoro, ed io, con suo rammarico, ci rientro.
Haymitch mi dice che Gale è nel Distretto 2, aiuta la ricostruzione, e non crede che tornerà mai nel 12 visto come si sente. Non capisco bene a cosa si riferisca, ma non indago oltre. Finnick ed Annie sono tornati nel loro Distretto ed anche loro si preparano per la nuova nascita. Sarà più semplice per loro, non come è stato per me, con l'incertezza di non avere vicino il padre della bimba. Ora dovrebbe sembrarmi tutto più semplice, ma non è così. L'ansia si impossessa spesso di me ed anche se le braccia di Peeta di rassicurano durante la notte, ma anche di giorno, non riesco a rilassarmi. I miei pensieri sono confusi, si sovrappongono immagini di Prim con quelle della bambina che ancora devo tenere tra le braccia e continuo a credere che me la porteranno via, come sono riusciti a strapparmi Primrose. Peeta mi dice che non accadrà, che ci saranno loro a proteggerla, anche Haymitch sarà il suo angelo custode e non le accadrà mai nulla di male, ma so bene che ci sono cose che non possono essere controllate. L'ho imparato sulla mia pelle.
Io e Peeta abbiamo liberato una stanza, vicino alla nostra, per Hope. Effie ci ha spedito una culla con l'ultimo treno, sperando di farci regalo gradito, ed effettivamente così è stato. Peeta ha provveduto a scriverle una lettera, invitandola da noi per conoscere la bimba.
Durante la quarantesima settimana, una notte, mi sveglio in preda al panico. Sento un dolore nella parte addominale. Mia madre mi ha detto che sarebbe stato il primo campanello d'allarme. Stringo un polso di Peeta con forza, che si sveglia di soprassalto.
«Che succede?» Mi domanda, allarmato.
«Chiama mia madre». Ordino e lui scivola velocemente dal letto per correre da lei. Poco dopo arrivano tutti e due mi madre ha già i guanti sterili sulle mani. Mi ha dichiarato che il travaglio potrebbe durare parecchio, ma spero che non sia il mio caso perché non sopporto questo dolore e non perché sono debole, ma perché tutto il mio corpo mi dice di difendersi, come se in questo momento fossi attaccata da ibridi che cercano di trovare una via d'uscita dal mio corpo. Mi aspetto che, prima o poi, la mia pancia venga tagliata da artigli provenienti dall'interno che mi dilanieranno la carne per uscire da me e uccidermi. Non riesco ad andare nel panico. Ed ho avuto soltanto una contrazione.
Peeta mi osserva allarmato, ma io mi distendo, sentendo il mio corpo tacere.
«È ancora presto». Afferma mia madre avvicinando una sedia al letto. Peeta, invece, si distende vicino a me, cingendomi una spalla e stringendomi una mano.
Probabilmente nota la mia agitazione perché dice, «tranquilla, andrà tutto bene». Ma io non ne sono del tutto certa. Mia madre però gli dà manforte dicendo che le donne hanno partorito da che mondo e mondo. Non c'è nulla di preoccupante in tutto ciò.
Trascorriamo le ore successive chiacchierando del più e del meno, Peeta ogni tanto mi bacia la fronte, la tempia e le labbra. Le contrazioni si susseguono, durano una ventina di secondi a distanza di più di quindici minuti l'una dalle altre. Non so perché, ma mia madre è molto concentrata nel tenere il tempo. Ed ogni volta che ne ho una, stringo forte la mano di Peeta che non si scosta e non mi urla insulti preso da flashback. È lucido e concentrato. Le contrazioni si fanno più insistenti, più ravvicinate, e mia madre annuncia che è un bene. Sono in fase dilatazione o qualcosa del genere. Io vorrei soltanto strapparmi la bambina dalla pancia e correre a nascondermi, se non sapessi che farlo comporterebbe la mia morte e dolore per Peeta.
Mia madre mi libera dai pantaloni e dalle mutandine, arrossisco automaticamente, anche sapendo che Peeta mi ha già vista nuda. Trascorro un'altra ora nella quale le contrazioni mi fanno sempre più male, non so come sia ridotta la mano di Peeta. La stringo talmente forte che ho paura di rompergliela, ma lui continua a stringermi.
Ogni volta che mia madre mi ordina di spingere, tutto il mio corpo si irrigidisce ed il dolore è immenso. Peeta cerca di rassicurarmi, fa il tifo per me e mi sembra assurdo vederlo così felice quando io sono così distrutta. Spera che io muoia, forse.
Non so quanto tempo passa, ma sono un fascio di nervi quando mia madre tiene in braccio Hope. Un esserino minuscolo, completamente sporco. Non riesco a fare a meno di pensare quanto sia una cosa oscena. Sarebbe davvero mia figlia? Gli occhi di Peeta, invece, brillano e non riesce a trattenere qualche lacrima di commozione. Mia madre taglia il cordone e si allontana per pulire Hope che ha già cominciato a piangere e controllarle i segni vitali, Peeta rimane al mio fianco, poi mi lascia, per raggiungere nostra figlia. E l'ho odiata. Mi ha portato via Peeta e sono rimasta da sola. Ho paura, mi fa male tutto e nessuno sta pensando a me. Alla fine tornano, Peeta non nasconde un sorriso da parte a parte del capo e mia madre mi porge Hope tra le braccia. Non voglio prenderla in braccio, ma non posso nemmeno tirarmi indietro. È stretta tra le mie braccia, osservo le sue manine muoversi e per la prima volta sento una sensazione strana dentro di me. È mia figlia e farò di tutto per proteggerla. E non soffrirà mai la fame come è successo a me e Prim ed avrà un padre che l'amerà sempre, come mio padre ha amato me. Le insegnerò a cacciare perché è una qualità che può essere utile, mentre Peeta le insegnerà a disegnare e a cucinare. Sarà abile e fiera. Sarà amata e protetta. Avrà una madre, un padre, una nonna e tanti amici. Devo chiedere ad Annie e Finnick di trascorrere le vacanze qui, così che Hope possa stringere amicizia con loro figlio o figlia, visto che io non posso allontanarmi dal Distretto 12. Peeta le accarezza la fronte con un dito ed io ritorno all'interno di quella stanza, anche il dolore sembra lontano. Osservarla basta a dissipare tutti i ricordi ed i dolori fisici. Alzo lo sguardo verso Peeta e gli sorrido. Le porgo Hope che prontamente stringe sul suo petto. Non posso tenerla attaccata a me ventiquattrore su ventiquattro e sono comunque stanca.

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Buonasera. Eccomi con il nuovo capitolo! L'ultimo :3 No, ancora c'è l'epilogo. Comunque! Spero vi sia piaciuto. In questo capitolo tornano nel 12. Non ho molto da dire, sinceramente e_e Quindi, boh. XD Scusate, ho mal di testa e sono di poche parole.
Ah, sì! Il fatto che Peety va da Kitkat è un po' forzato, ma mi piaceva e ho visto Peety smuovere mari e monti per stare con Hope/Kitkat, quindi... e perché sono vomanticah
Scusate se non ho risposto alle recensioni. Lo farò il prima possibile, ma purtroppo oggi è stata una giornata assolutamente caotica. :°
Ci vediamoh prestoh con l'epilogoh! :3
Baci
Deb
   
 
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