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Autore: IMmatura    27/03/2014    4 recensioni
Amiamo tutti i nostri cari personaggi, le nostre Nazioni. Come sappiamo sono immortali e hanno una vita un po' particolare, dovendo rappresentare uno Stato...e se non fosse così? Se invece fossero state persone normali, come se ne incontrano tante per le strade del mondo? Chi sarebbero e come vivrebbero, se fossero liberi di essere, semplicemente, se stessi?
[TERZO CAPITOLO DEBUGGATO - scusate per il problema tecnico e...ENJOY IT!]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

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Mancavano pochissimi minuti e Feliks si aggirava di qua e di là in fibrillazione. Gesticolò in direzione della sua sarta di fiducia che, abbandonando i suoi obblighi professionali, si apprestò a preparargli la solita camomilla. Intanto, attorno al ragazzo si agitava brulicante il retroscena del mondo patinato. Ritocchi dell’ultimo minuto, trucco e parrucco, poveri sarti costretti ad affrontare i capricci della modella di turno. Su tutti, contemporaneamente, lo sguardo vigile dello stilista.

-Ma no, no!- Intervenne prontamente, bloccando un suo assistente (ancora per poco, si ripromise). -La scollatura deve essere più...tipo...chiusa. Non deve essere totalmente in vista il seno! Deve essere un fascino, tipo, sofisticato!-

Per fortuna finalmente era arrivata la sua camomilla.

-Ti prego, vedi tu se puoi risistemare questo disastro...-

La donna non se lo fece ripetere. Si chinò a fissare, con un leggero punto, i due lembi dell’abito. Sorrise osservando Feliks girare freneticamente il cucchiaino nella bevanda fumante.

-La modella aveva detto che non respirav...- stava cercando di giustificarsi l’inesperto collega, artefice del “disastro”.

-Deve tipo camminare, non respirare.- sentenziò il ragazzo, passando a sgridare i parrucchieri che, con il loro osceno abuso di boccoli, avrebbero coperto le spalline dei suoi vestiti.

-Primadonna.- commentarono gli assistenti appena fuori dalla portata delle sue orecchie.

In effetti, ad una prima impressione, Feliks era proprio così. Si comportava da bambino incosciente e capriccioso, puntando i piedi su ogni dettaglio e reagendo in modo esageratamente emotivo ad ogni imprevisto. Pretendeva la perfezione e aveva sempre da ridire. Non era mai soddisfatto di come i suoi bozzetti venivano resi, sulla stoffa. Costringeva tutti i sarti a fare ritocchi su ritocchi. Pretendeva sempre stoffe di prima scelta, costringendo quei poveracci a mediare continuamente tra le sue richieste e le esigenze economiche dell’azienda.

Sembrava non rendersi conto del denaro, della stanchezza, di nulla a parte se stesso e il suo senso estetico, e forse era davvero così.

In quel che faceva, però, metteva un immenso altruismo che solo i più attenti sapevano cogliere.

Rifaceva infinite volte i suoi bozzetti, cercando la sua speciale idea di perfezione. Spostava strategicamente gli orli, disegnava pieghe e giostrava le forme con equilibrio maniacale. Voleva disegnare i vestiti più belli, ma anche adatti a più clienti possibili.  Non voleva creare semplici abiti. Voleva regalare a chi li indossava una pelle in cui stare bene, in cui sentirsi rappresentati, oppure camuffare le proprie insicurezze.

Come faceva lui con la sua maschera da primadonna.

La sarta si affacciò da un paravento per osservare la sala gremita di acquirenti, volti noti, giornalisti. Dietro, accalcati e non tutti autorizzati, i fashon blogger dell’ultim’ora armati di telefoni cellulari.

Era sempre così, ad ogni collezione che quello stilista, poco più che ragazzo, presentava. Un successo assicurato prima ancora che gli abiti facessero la loro comparsa, addosso a modelle che, comunque, per lui non li avrebbero mai indossati abbastanza bene. In qualche modo, anche nel passo meccanico di quelle filiformi figure dallo sguardo vacuo, quel gioco di materiali e forme, di equilibri, rendeva parte della passione con cui era stato immaginato. Portando così lo stilista ai vertici della popolarità ad ogni stagione.

-Cammina, tipo, come uno zombie. Tiratela dentro immediatamente!- si lagnava Feliks, mentre sistemava le pieghe della camicia della prossima modella. -Mi sa che presto avrò bisogno di un’altra camomilla...-

Silenziosa, senza commenti, la sartina di fiducia si allontanò di nuovo verso il bar, sorridendo di nascosto del melodramma inscenato da quel buffo artista. A modo suo anche lui si camuffava, povero caro, per essere abbastanza sgargiante per quel mondo patinato. La donna a volte provava quasi tenerezza. Avrebbe voluto mettere una mano sulla testa di quello che avrebbe potuto essere suo figlio e, con voce stridula, la comandava a bacchetta, salvo poi abbracciarla a sfilata finita, con un sorriso infantile ed entusiasta.

Un giorno anche lui avrebbe trovato il modo di sentirsi bene nella sua pelle, sperava, ed avrebbe abbandonato quella maschera per mostrare finalmente la splendida persona che era...per il momento, intanto, a dispetto della giovane età, era un grande stilista.

 

Angolo di IMma

Ok, sentitevi in diritto di linciarmi per questa cosa, ma la verità è che per Polonia non riuscivo ad immaginarmi un lavoro migliore. xD

Il titolo dovrebbe voler dire “vestiti firmati”...secondo Google traduttore che, tra l’altro, si è rifiutato di darmi una traduzione decente di “stilista”. Insomma, anche lui mi rema contro, quindi se fosse sbagliato non esitate a correggermi.

Ringrazio come sempre coloro che hanno recensito lo scorso chappy: Micchan che si sente sempre in colpa inutilmente, Lady White Witch super collega di scleri, Alice in the box che ringrazio anche per i preziosi suggerimenti e la fedele Princess L

Saluti

IMma

  
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