Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ILoveRainbows    27/03/2014    0 recensioni
Le coincidenze non esistono. O sbaglio? E se non ci credete... Se per due giorni di seguito incontraste il vostro idolo non in mezzo alla folla, ma relativamente da solo, non smettereste di crederci pure a voi alle coincidenze?
Dal primo capitolo:
Quasi inchioda dallo spavento e poi accosta la macchina guadagnandosi la rabbia e le grida degli automobilisti.
Si gira verso di me. - Che c'è?! -
- Torno subito. - Senza altre parole scendo dall'auto con un balzo, sotto lo sguardo pesante di mio zio.
Ho visto la Perfezione più tre suoi amici.
Faccio una breve corsa fino ad essere davanti all'entrata di Radio Deejay e pochi passi dietro di loro.
Solo a quel punto realizzo che non ho la più pallida idea di cosa dire. Purtroppo le mie gambe godono di vita propria e prima di riuscire a fermarle mi trovo spiaccicato sulla schiena di una persona molto magra, ma muscolosa, e decisamente alta.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2

Volerei se potessi. Ho un appuntamento con Mika. Ok, mi sto facendo troppi film mentali. Meglio se torno con i piedi per terra.
Purtroppo il mio cuore ha la meglio sul cervello e passo il giorno cantando "The Origin Of Love". Sembra che tutti abbiano notato la mia allegria.
È anche vero che tutti dicono che il 99% del tempo sembro un personaggio dei fumetti che sprizza fulmini e che si porta dietro una nuvoletta carica di pioggia mentre ringhio tuoni, ma non pensavo che in me potesse esserci un cambiamento così radicale.
All'uscita decido di andare a comprare dei fiori ed esco dal fioraio con un vaso di rose, uno di girasoli (che so perfettamente che non sopravvivranno), uno di orchidee, uno di margherite, uno di papaveri e uno di violette. Ora sembro io un fioraio; in bici. Non so come faccio a non schiantarmi o a investire qualcuno. In compenso tutti si girano e mi indicano fra bisbigli.
Quando arrivo a casa smonto dalla bici e faccio acrobazie per prendere i fiori tutti in un colpo e non dover fare mille trasporti. Per fortuna ce la faccio, ma ho rischiato di far volare le violette in testa alla vecchietta del primo piano e mi sono punto con una rosa.
Quando arrivo davanti alla porta dell'appartamento lascio le piante per terra per riuscire ad aprire la porta e poi, lasciandola aperta, ne porto nell'ingresso due alla volta creando una giungla di fiori.
Luca evidentemente è in casa e non è occupato a fare altro, se non stare davanti alla tv a fare zapping e grattarsi la pancia.
Deve aver sentito il baccano che sto facendo perché sbuca dalla porta del soggiorno per guardare cosa sto facendo in corridoio.
- Ma che caz.. - non l'ho mai visto con sta faccia. Dovrei fotografarlo.
- Zitto e aiutami. - esclamo cercando di tirare in casa il vaso del girasole che pesa decisamente molto.
Quando siamo riusciti a portare tutti i vasi in casa chiudo la porta e mi siedo a terra. Impresa compiuta. Ormai più nulla è mission impossible. Effettivamente nelle ultime ventiquattro ore la mia soglia dell'impossibile si è decisamente alzata.
Luca si piazza davanti a me a braccia incrociate. - Mi spieghi che cosa significa? -
Lo guardo ancora sorridente. La mia giornata non è ancora stata rovinata. - Ho pensato che in questa casa mancasse colore. -
- Così hai deciso di comprare una decina di piante. - 
- Hai colto nel segno. -
Scuote la testa e si siede su uno sgabello dietro di lui con aria stanca. - Che ti succede ultimamente? -
Arrossisco fino alle punte delle orecchie, di nuovo. - Niente - dico tormentandomi le mani.
- Daniele, ti conosco da quanto? Da ventun anni? Credi che non capisca ancora quando c'è qualcosa che non va? -
Colpito e affondato. Odio giocare a battaglia navale o a poker, sono un pessimo mentitore.
- No, sul serio. Tutto bene. -
Mi guarda con aria paterna. - Sicuro? -
- Sì papà. -
Un sorriso gli increspa le labbra. - Dai, stasera sono tutto tuo. Che vuoi fare? -
- Cosa consiglia lo chef? - chiedo.
Si alza di scatto facendo finta di accarezzarsi la barbetta che non ha. - Film e pop corn oppure discoteca. -
- Credo che opterò per film e pop corn. -
- Scelta saggia. - Dice aiutandomi ad alzarmi. - E sentiamo, che film vorrebbe vedere? -
- Pensavo a James Dean. - dico con sguardo sornione.
- Chissà come mai... - commenta andando in cucina a preparare i pop corn.
Io invece vado in camera mia nella mia personale "videoteca" e tiro fuori "Gioventù Bruciata". Perfect!
Vado in soggiorno e accendo il maxi-schermo che io e Luca, da fanatici del cinema, ci siamo comprati qualche mese fa. Il miglior affare della mia vita. 
Infilo il DVD nel lettore e faccio partire la pubblicità buttandomi sul divano. Poco dopo arriva Luca con i pop corn e ci mettiamo a vedere il film.
Lo so a memoria... Lo ammetto. Tutte le scene, tutte le battute, i tagli di scena, i piani sequenza, i cambi di camera... Tutto! Vedere questo film con me comporta sempre una lezione su come è stato creato, ma questa volta la mia mente è troppo concentrata su altro. Non riesco a seguire nemmeno il mio film preferito.
Il mio cervello è già alla mattina dopo, al bar, al ricciolino. Non credo di aver mai amato così nessuno, e in realtà non lo conosco nemmeno.
A metà del film mi alzo e, in modo simile a uno zombie, mi dirigo verso la mia camera dove crollo sfinito sul letto sognando l'incontro del mattino dopo.
Alle sei sono già in piedi canticchiando "I Wanna Rock" a causa della sveglia.
Facendo la doccia però metto su musica e finisco a cantare "Bohemian Rhapsody", che il mio iPod ha deciso che dovevo assolutamente provare ad intonare. Non credo di essere pessimo a cantare, ma stiamo parlando di Freddie, non ho speranze. Sì, io e Mr. Hyde non abbiamo speranze, come no. Devo ricordarmi di smettere di farneticare e di parlare di noi al plurale. Urta, e non poco!
Per le 6.30 sono pronto per uscire. Spruzzo un poco di colonia e mi chiudo il portone alle spalle.
Prendo la bici e pedalo velocemente fino al bar. Parcheggio in modo veloce, ma silenzioso e, dopo essermi dato una sistemata, entro.
Mi do un'occhiata in giro per cercare di individuare il riccio, ma non lo vedo e mi siedo a un tavolino un po' in disparte dove però riesco a vedere l'entrata del bar. Ordino un cappuccino e una brioche alle noci e mi metto a smangiucchiare.
Qualche minuto dopo lo vedo entrare. Aria allegra, vestiti colorati, capelli scompigliati.
Si guarda intorno anche lui, ma quando mi guarda non gli faccio nessun segno, anzi, faccio finta di guardare da un'altra parte. Non sono più sicuro che quello che ha detto ieri vale veramente o se lo ha detto per scherzare.
Poi lo vedo sedersi sulla sedia vuota di fronte a me in tutta la sua perfezione. - Hi Daniele. -
Arrossisco.
Non ci posso credere! Ancora?!
Vabbè... Almeno cerchiamo di parlare decentemente. Deglutisco appena. - C...ciao. -
Mi sorride e chiama il cameriere. - Un caffè all'americana e... What's that? - mi chiede.
- Una brioche alla cioccolata. -
- E una di quelle please. - Il cameriere annuisce e si congeda.
Fra di noi cala un silenzio carico di tensione. Uh, un po' di tensione sta svolazzando davanti a me, la posso praticamente toccare.
- Allora, tutto bene? -
Sembra quasi che lo risveglio da un sogno. - Oh, - sorride ancora di più; - sì, tutto bene. You? -
- Ancora un po' frastornato per essere qui con te. Non in quanto cantante che adoro, beh, anche... Però perché sei te, e... No vabbè. -
Daniele piantala, non gliene frega niente.
Stiamo qualche altro minuto in silenzio. Io osservo in modo interessato il liquido marrone nel bicchiere e lui beve tranquillamente osservandomi.
- Allora, - dice infine e io mi faccio subito interessato. - Cosa studi all'università? -
- Arte, disegno, ma anche musica - mi fermo un attimo. - E danza. E teatro. Un po' di tutto. Comunque cose artistiche. Amo l'arte e tutto quello che rappresenta e contiene. Scusa, mi sto facendo trasportare, di nuovo... - mi gratto la testa e lo guardo.
Mi sta ascoltando interessato con l'aria un po' trasognata.
- Please, continua - dice tornando in sé. - È interesting. -
- Dubito. Comunque dicevo che l'arte per me è tutto. La musica, il disegno, anche la scrittura a modo suo, anche se non mi piace così tanto, mostrano chi sei. Con l'arte ci si può esprimere senza paura. Si può mostrare la propria vera natura... - ho iniziato a gesticolare e racconto con più enfasi del solito. Continuo elogiando l'arte e non so più neanche io cosa sto dicendo. Però mi piace, non ho mai trovato nessuno che mi ascolti. A parte Luca, ma lui mi ascolta da sempre, non è la stessa cosa. Sto farneticando probabilmente, ma non mi interessa in questo momento, sto esprimendo cosa sento.
Per tutto il tempo lui mi guarda leggermente trasognato e allo stesso tempo concentrato per capire cosa sto dicendo. 
Quando finisco fa un breve applauso. - Bravo. Saresti un ottimo... How do you call them? Quelli che parlano in pubblico. -
- Oratori? - azzardo e sono quasi sicuro che è la parola che cerco.
- Exactly! - Sorride felice. - Saresti un ottimo oratore. -
- Maddai! Io?! Mai. -
- Ti ci vedrei come comico. - Dice scrutandomi.
Mi impongo di provare a stare serio. Poi realizzo: non si può stare seri in sua presenza!
Guardo l'ora 7.34. Acciderbiolina! 
Arriverò in stra ritardo.
Sono combattuto. Una parte di me vorrebbe rimanere qui per sempre. L'altra, che non ho ancora deciso se è la più intelligente, dice che dovrei alzarmi e andare all'università.
Per una qualche strana ragione riesce a vincere la seconda. Non voglio portare via neanche altro tempo alla Perfezione.
- Beh, io... Dovrei andare o non arriverò mai. -
Di nuovo si riscuote dai suoi pensieri. - Sì sorry, è colpa mia. - Esclama alzandosi di colpo e andando a sbattere su un lampadario decisamente troppo basso sopra di lui. - Ouch! -
- Tutto bene? -
- No, yes, si. Stupid chandelier! - Si massaggia il punto della testa che ha subito l'impatto con il lampadario e sono tentato di accorrere in suo aiuto.
Dopo qualche secondo per fortuna si riprende e ci avviamo verso la cassa.
Riesco ad arrivare per primo. - Pago tutto. - e così dicendo tiro fuori dieci bigliettoni sperando che bastino.
- No, wait! - mi ferma la Perfezione. - Pago io. -
- Non se ne parla - dico scuotendo la testa. - Pago io. -
Alla fine ho la meglio e riesco a sdebitarmi in parte con Mika per l'occasione che mi ha dato.
Quando siamo fuori mi avvio verso la bici e lui mi segue a coda a pochi centimetri. Poi inizio ad aprirla, avendo alcuni problemi con il lucchetto ovviamente, e lui mi osserva incuriosito. Sembra non abbia mai visto una bici. Ah già, dimenticavo che lui preferisce il monopattino.
Appena sono riuscito a liberare la mia bici gli tendo la mano. - È stato un vero onore e un piacere passare questa colazione con te. -
Mi stringe la mano e sento dei brividi corrermi lungo la schiena. - The same for me, ma non è finita qui. Devo assolutamente sdebitami per la colazione. -
- Fugurati - dico con un segno della mano. Ci manca solo che uno dei miei idoli, i miei irraggiungibili idoli, si senta in debito con me.
- Insisto. - Ha una faccia determinata. So che non ho speranze quindi cedo senza combattere.
- Okay. - 
Sorride compiaciuto si se stesso. - Tomorrow morning alla stessa ora di oggi. Stesso posto di oggi. -
Annuisco. - Allora a domani Mika. -
Faccio finta di toccarmi il cappello che non ho in segno di saluto e, inforcata la bici, parto verso scuola.

ANGOLO SCRITTRICE: so di averci messo molto. chiedo di essere assolta e mi scuso. Sul capitolo non c'è molto da dire. Un po' alla volta comunque conosceremo Daniele: sia di aspetto che di carattere, ma un po' alla volta. Boh, sto farneticando anch'io. Quindi stacco la spina per stasera.
ILoveRainbows
  
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