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Autore: Raya_Cap_Fee    28/03/2014    5 recensioni
• Sequel di "Alla fine non hai scelta"• Dopo la morte di Turno per mano di Dubhe, Cormia si ritrova da sola nelle mura della Gilda. La sua vita è cambiata, è stata nuovamente stravolta da un ciclone. Sa di aspettare un figlio e sa di non poterlo partorire senza che nessuno se ne accorga. La Gilda è stata la sua casa per tredici anni ma ormai, per lei, non rappresenta più nulla. Inseguita da un sogno ricorrente in cui il suo compagno le grida di uccidere qualcuno, la nostra protagonista affronterà nuove prove, farà nuovi e vecchi incontri e infine affronterà la sfida più grande: essere madre.
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Ebbene sì, eccomi qui che ho deciso di torturarvi con un sequel ahahahaah. Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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YOU LEFT ME IN THE DARK



 
CAPITOLO DIECI: Blood, Tears and Fear.


Erowyn teneva gli occhi fissi sul soffitto della propria stanza. Si era svegliato di nuovo a causa di Cormia, nella stanza di fianco. Stavolta però gli pareva di sentirla anche singhiozzare.
Emise un sospiro e si girò su un fianco tentando di riprendere sonno senza riuscirci. Erano ormai tre mesi che aveva incontrato l’Assassina della Terra del Sole e si era reso conto che nel guardarla, qualcosa era cambiato. Provava il desiderio di  toglierle dal viso quell’espressione tormentata, di stringerla a sé.

All’ennesimo singhiozzo  si mise di nuovo supino e le dita si immersero nei capelli. Restò così per quello che gli parve un tempo infinito e poi decise di alzarsi. Sua madre dormiva profondamente nell’altra stanza e lui si avvicinò alla porta di Cormia.

Non era detto che lei reagisse bene e si tenne pronto per bloccarla se avesse tentato di aggredirlo scambiandolo per chissà chi. Aprì piano la porta ed entrò con metà del corpo per guardare dentro. La candela era ancora accesa sebbene illuminasse appena la stanza. Il letto era vuoto però, sfatto ma vuoto.

Erowyn però non faticò a incrociare la figura di Cormia e quando lo fece entrò velocemente richiudendosi la porta alle spalle “Cormia” sussurrò avvicinandosi.

Era rannicchiata nell’angolo, seduta a terra con le gambe distese davanti a sé, incapace ormai di rannicchiarle al petto come sicuramente avrebbe voluto.

“Cormia…” sussurrò ancora avvicinandosi. Lei sollevò gli occhi chiari e tirò su con il naso “Scusa…non volevo svegliarti…” si asciugò rabbiosamente una guancia. Erowyn si accovacciò al suo fianco e chinò appena il capo per guardarla in volto “Non dovresti stare seduta a terra”.

“Smettila” mormorò lei “Smettila di essere gentile con me, Erowyn”.

Il soldato si morse appena un labbro e inspirò profondamente “Altro incubo?” chiese quindi alla ragazza che annuì. Avrebbe tanto voluto stringerla sé, sentire tra le dita la consistenza di quei capelli tanto biondi da sembrare bianchi. Alzò una mano ma un’occhiata di lei lo fermò a mezz’aria “Ti aiuto ad alzarti, avanti” disse infine. Le prese entrambe le mani e la rimise in piedi.

“Grazie…” sussurrò lei fissandosi brevemente la pancia. Erowyn fece lo stesso, non gli importava se quel figlio apparteneva a un altro uomo, un uomo che lei amava ancora.

“Torna a dormire” disse Erowyn sollevando lo sguardo su di lei “A domani…” aggiunse facendo per andarsene. Si sentì per afferrare per la casacca, da dietro, le unghie di Cormia sembrarono trafiggergli la pelle e raggiungergli l’anima. Si voltò appena, speranzoso ma lei lo fissava seria “Non farlo, Erowyn” disse soltanto.

Il soldato schiuse appena le labbra e poi uscì dalla stanza trattenendo il fiato. Cormia non era stupida era ovvio che si fosse accorto del suo comportamento. Era appartenuta alla Gilda, coglieva sempre le sfumature di quanto la circondava.


 
Una settimana dopo quella notte Erowyn, per sfuggire da quegli occhi grigio-azzurri che scopriva a fissarlo di tanto in tanto decise di accompagnare la madre al mercato del villaggio. Camminava al fianco della madre che, con un cestino al braccio, scrutava la merce con occhio critico “Quanto resterai ancora, Erowyn?” chiese la donna lanciando un’occhiata al figlio. Il soldato si strinse appena nelle spalle “Al momento non hanno bisogno di me. Ma non credo che resterò qui ancora per molto…” disse. Aveva voglia di tornare a Makrat o negli accampamenti. Aveva voglia di andare ovunque lontano da Cormia.

“Che ne dici se vai a prendermi la stoffa da Yras mentre io faccio la scorta di spezie umh?” chiese la madre.

 
Erowyn fece quanto detto e una volta incontrata nuovamente la madre, appena un’ora più tardi, la vide turbata.

“Che succede, madre?”

“Tu sei sicuro che Cormia sia una profuga di guerra, Erowyn?”

Quella domanda riuscì a bloccargli il respiro in gola per un lungo momento “Ma certo…perché me lo chiedi?”

“Una ragazza mi ha chiesto di lei, poco fa”

Erowyn aggrottò la fronte “Una ragazza? Com’era?”

“Tutta vestita di nero…”

Bastò quello a metterlo in allarme. Lasciò la presa sulla stoffa che teneva in braccio e qulla cadde a terra “Erowyn, stai attento…Dove corri? Erowyn!”


 
Cormia sedeva su una delle sedie intorno al tavolo in cucina. La casa era silenziosa senza Ilona  e Erowyn. Con un sospiro lanciò un’occhiata fuori dalla finestra aperta dalla quale entraval’odore di salsedine. Socchiuse per un’attimo gli occhi e si abbandonò ai sensi.

Uno scricchiolìo dietro di sé la fece ridestare. Le palpebre si sollevarono di scatto e la mano corse al pugnale assicurato all’avambraccio. Balzò in piedi facendo cadere la sedia e si spostò di lato appena in tempo per evitare che un pugnale da lancio le si conficasse nella schiena.

“Non mi aspettavo di coglierti impreparata d'altronde…” disse una voce. Cormia soffermò lo sguardo sulla figura. La Gilda era giunta infine a cercarla.

“Eleint…quale onore..”.

Cormia ricordava quella ragazza. Era entrata un anno dopo di lei ed era decisamente una delle più folli. I folti capelli neri e ricci le incorniciavano il volto piccolo e appuntito sul quale spiccavano due occhi color zaffiro.

“E così…è questo il motivo. Dimmi, Cormia, da chi ti sei fatta ingravidare? Sua Eccellenza sarebbe lieto di ucciderlo insieme a te”

Cormia fece una smorfia “Non parlare. Se sei qui per uccidermi, fallo. O almeno muori nel tentativo”

Eleint emise una risata cristallina e la guardò con diprezzo “Morirai.  Prenderò il tuo sangue e anche il suo….” cennò al ventre rigonfio.

Cormia estrasse il pugnale di Turno dall’avambraccio e invitò Eleint a farsi avanti. Poteva essere meno agile ma non stupida.

“Cormia!”

La voce di Erowyn risuonò nei dintorni della casa. Cormia trattenne il fiato e Eleint sorrise “E’ lui?” domandò soltanto con un nuovo sorriso prima di scattare in avanti brandendo il pugnale.
Cormia evitò il primo affondo scartando di lato ma non fu abbastanza veloce da attaccare e Eleint rise.

“Cormia!” la voce era più vicina.

“Rimani fuori!” gridò lei in risposta “Stanne fuori!”

“Stai cercando di salvargli la vita, Cormia? Perché? Appena finito con te prenderò anche la sua”

Cormia digrignò i denti e scattò in avanti. Non riuscì di nuovo a colpire l’altra con il pugnale ma le afferrò un braccio torcendoglielo dietro la schiena. Erowyn si stagliò contro la porta d’ingresso spalancato, dal volto arrossato e il respiro accellerato dalla corsa. Portò una mano al fianco ma qualcosa baluginò nell’aria. Erowyn fece appena in tempo a scostarsi ed evitare che quel pugnale da lanciò risultasse mortale.

Cormia udì un grido soffocato quando il pugnale di Eleint si conficcò delle spalla del soldato. L’assassina provò a divincolarsi ma Cormia fu più veloce. Brandì il pugnale di Turno e tagliò la gola alla ragazza.

Il sangue le colò viscoso sulla mano e sul braccio ancora prima che con un strattone lasciasse andare Eleint agonizzate sul ligneo pavimento della cucina. Cormia fece appena una smorfia e la voltò con un piede in modo da guardarla negli occhi dilatati. La bloccò a terra con un piede sul petto mentre lei cercava inutilmente di tamporare il sangue che usciva dalla ferita “Salutami Thenaar…” disse sprezzante premendogli la gola con lo stivale. Eleint rantolò e alla fine smise di muoversi.

Cormia tornò a respirare normalmente ma quei movimenti le erano costati grandi energie. Un lamento la fece voltare e abbandonò la figura di Eleint per muoversi verso quella di Erowyn stesa sull’uscio “Erowyn…” mormorò avvicinandolo. Un pugnale da lancio gli trafiggeva la spalla destra e il sangue imbrattava la casacca blu che indossava.

“Erowyn!” gridò un’altra voce e Cormia sollevò lo sguardo verso Ilona che ansante correva verso di loro.

 
Angolo Autrice
Capitolo dieci! Evviva! Spero che questo Incontro/scontro vi sia piaciuto e non sia stato…emh…cruento? No, vero? .-.
Un bacione a tutti voi!
Raya_Cap_Fee

 
   
 
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