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Autore: Manuel WillyWonka    28/03/2014    2 recensioni
[Autori Libri]
Prima di tutto: la storia è dedicata e ispirata dall'autrice Lena G: chiunque estraneo a lei, potrebbe non capire.
Sí, chiunque legga potrebbe preoccuparsi della mia sanità mentale quindi: non leggete.
Passiamo ora al perché del titolo: tutti conoscono il film Scary Movie: questo racconto non è niente da diverso da questa serie cinematografica.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le Lene, i treni, le Piere, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i grillini di Beppe il mare, e in Italia nocquer tanto, seguendo l'ire e i giovenil furori di Renzi lor re, che si diè vanto di vendicar la morte di Bersano sopra re Berlusconi imperator romano Troviamo il nostro giovane protagonista, di nome Manuel, per le inquinate strade di Roma. Ma prima di tutto, voglio introdurre me stesso, il vostro caro narratore. Pensate a me non solo come la coscienza dei protagonisti, ma un pò anche come loro genitore, dato che ho l'ingrato compito di descrivere le loro gesta, e mi rendo conto fin dal principio, che tante cose potevano essere evitate. Ritorniamo ora al nostro eroe, o meglio dire, idiota di turno. Manuel vagava sconsolato per Roma, si rendeva conto di dover intraprendere un lungo viaggio, e di non sapere in primis orientarsi, e sopratutto non capiva nulla di treni. Pensava tra di lui, pensando in terza persona (anche se era convinto di usare la prima, sentendosi tanto il protagonista di una poesia su un cavaliere, che non ricordava). Voleva andare a trovare Lena, la sua scrittrice preferita, in quel di Genova. Manuel, come ogni buon romano che si rispetti, si perdeva sempre per le strade di Roma. Doveva recarsi alla stazione Termini, ma vagava ormai alla cieca. Stava ora attraversando un ponte, quando vide una figura umana, sul bordo dei quest'ultimo. Gli si avvicinò: - "Scusi, dove è la stazione Termini?" Il tizio non si girava, assorto a guardare giù dal ponte. - "Scusi, mi sente? Sa, dovrei prendere un treno a breve, mi serve aiuto". Il tizio finalmente si girò: - "Giovanotto, mi scusi ma ho problemi più gravi, ora" Manuel voleva buttarlo di sotto, per la presunzione. Ma pensò che con la gentilezza, poteva ottenere qualche informazione, anche se il tizio probabilmente non era di Roma, dato l'accento nordico. - "Mio caro lei, i problemi, semmai, siamo noi a farli diventare gravi. Vuole dirmi il suo nome? Il tizio rispose: -"Non so piú nemmeno io come mi chiamo, so solo che mi sento inadeguato in qualunque luogo di Italia". A Manuel veniva da ridere. - "Mio caro signore, dato che si sente inadeguato, la chiamerò col nome meno adeguato per un maschio: Pasquale! Anzi, no, forse Mattia! Il suo nuovo amico rabbrividí. - "Giovanotto, la scorsa vita forse mi chiamavo così. Ora so solo che mi ritrovo innamorato di una ragazza, presso la quale ho in affitto una camera. Per non parlare di suo padre, persona squisita, e del genero, che cerca di truffare tutti e due". Manuel non credeva più di tanto alle sue parole, visto che sembravano inventate sul momento. - " Mio caro, io mi appresto ad attraversare l'Italia per una persona: lei se fugge da chi le vuole bene, è un idiota. Ora immagino voglia buttarsi di sotto per una simile sciocchezza. Lasci perdere, torni da chi le vuole bene!" L'estraneo pensò alle parole del giovane. - " Ma si! Che vada in malora, quella casa di matti! Venga giovanotto, vengo anche io a Termini con lei. Grazie per avermi fatto riflettere." Il signore lasciò sul ponte cappello e soprabito. Si incamminarono così verso Termini, appena in tempo per prendere il treno del nostro eroe. -" Mio caro Mattia, è stato un piacere incontrarla. Senza contare, che se si fosse buttato, il treno avrebbe fatto ritardo, la ringrazio due volte". Ma il suo nuovo amico si era già allontanato. Dirò del Manuelo in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai, né in rima: che per i treni venne in furore e matto, d'uom che mai saggio era stimato prima; se da colei che tal quasi m'ha fatto, che 'l poco ingegno prese il treno per Lima, me ne sarà però tanto concesso, quando più tardi, ne accerteremo il decesso. Manuel aveva una strana sensazione. Appena il treno si mosse, si affacciò dal finestrino. Visto che lui era più uomo di cinema che di letteratura, sapeva cosa lo aspettava. Infatti, vedeva un gigantesco atlante, sbirciando dal finestrino. Scala 1:800000, datato 1984. Vedeva il treno abbandonare man mano l'Italia, ora stavano passando vicino la Gran Bretagna. Il nostro novello Ulisse non si dava pace: bestemmiava quel maledetto binario 9 3/4. Non aveva pensato a chiedere al giovane ragazzo vicino a lui, con la pettinatura da ragioniere e una strana cicatrice dove fosse diretto il treno che attendevano. Oltre a questo, gli facevano male le gambe per la camminata precedente e l'omero. Guardò di nuovo l'atlante: l'America era vicina. Quasi fu contento: da mesi teneva corrispondenza con uno scrittore di quel luogo, più precisamente di Providence. Strano tipo lo scrittore: si chiamava come una nota marca di PC, e amava scrivere di città perdute, di strani Dei e di mostri tentacolari. I loro rapporti erano un pò freddi, dopo che Manuel gli consigliò di smetterla con gli hentai con i polipi. Ma di certo lo avrebbe ospitato. Manuel si affacciò di nuovo: ora osservava le perverse rotaie immaginarie, che a un tratto curvavano verso sud, direzione Sudamerica. Ma lasciamo ora stare Manuel, per spostarci verso la sua amica, Lena. Sempre caro mi fu quest’ermo balcone, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il Manuelo esclude. Queste erano le parole che gridava lena, dal balcone della sua casa. Si struggeva per il ritardo del nostro Manuel, ormai furioso. Se solo lei avesse saputo dove si trovava, ne avrebbe riso per giorni. Vide, sotto il balcone, due vigili che la guardavano a loro volta. - " Signorina? Questo schiamazzo non s'ha da fare!" - " E come mai, mie bravi vigili? Sto aspettando un mio amico, che tarda ad arrivare" - " Signorina, è disturbo alla pubblica quiete. Don Renzi ci manda. Un frastuono simile è inammissibile, pensi agli appestati che riposano nel vicino ospedale!" Lena ora era ancora più triste. - " Oh, mie bravi vigili! Mi dispiace. Ma non perdete tempo con me. Magari avete da minacciare qualche prete". Lena sapeva della scarsa intelligenza delle forze dell'ordine. - " Signorina, per questa volta ce ne andiamo, ma ricordi, non s'ha da fare schiamazzi! I due s'allontanarono, verso il bar più vicino. Lena sentì un qualcuno che parlava romano, pensò fosse il suo Manuelo. Evviva, é il suon di lui. Così tra questo balcone s’annega il pensier mio: Ma era semplicemente un passante. E il suo affogar mi sarà dolce in questo mare. Lena era ormai, furiosa. Torniamo ora al nostro eroe. So che al lettore tutta questa storia sembrerà senza capo né coda. In effetti è così. Manuel era appena sbarcato a Lima. Questo furono le parole da lui usate, per quanto fosse arrivato in treno. Girava per la stazione, cercando un treno per Milano. Era più che furioso: si malediceva per la sua sbadataggine, malediceva Trenitalia, malediceva Re Silvio I. Ad un tratto sentì un "va a ciapà i rat". Inorridì a all'accenno di lingua polentosa. Ma se voleva salvarsi, doveva chiedergli aiuto. Osservò l'uomo che aveva bestemmiato, e fu meravigliato: si trovava di fronte Umberto Smaila, con il suo vocione che faceva eco nella stazione. Gli si avvicinò: - " Oh, caro Umberto, ora capisco perché gli egizi veneravano i gatti. Mi sono smarrito, non è che potrebbe aiutarmi?" Umberto si voltò: - " Giovane amico, sei il primo che si rivolge a me senza insulti. Di certo ti aiuterò a tornare nella nostra natia Italia". - " Oh, dolce Umberto, queste parole mi riempiono di giuoia il cuore. Tu che sei il vero re d'Italia, cosa ci fai a Lima?" - " Sono stato deportato, ma ho con me tre uova di gatto. Mi sono unito ad un popolo di Drogati, dopo che mio fratello mi ha promesso in sposo al loro re, ne ho preso il comando. Presto, l'Italia ci attende, non indugiamo!" Fu così che i nostri prodi, presero un treno per Milano, occupato completamente dai Drogati. Nel frattempo, Lena e sua sorella ricevevano in visita un triestino. Costui era un essere insignificante, un cosino. Era ricco, il padre gli aveva lasciato una fortuna. Si diceva perdutamente malato, anche se in cura da uno psichiatra. Fumava una sigaretta dopo l'altra, ma Lena aveva in mente solo Manuel. Ben presto in nostri eroi fecero sbarco a Milano. Manuel cercava un treno per Genova, ma Umberto gli disse: - " Oh, Manuelo, prima voglio presentarti un amico. É tanto che non lo vedo, vive isolato da anni". Manuel aveva già capito tutto. Si recarono così dall'amico di Umberto: di fronte al portone, Manuel lesse il nome del misterioso amico: Tiziano Sclavi. Non poteva crederci: solo un portone lo separava a da colui che lo aveva iniziato a leggere da piccolo, tramite il suo fumetto, Dylan Dog. Umberto suonava, ma nessuno apriva. Si sapeva che lo scrittore viveva recluso da anni, ignorando stampa ed amici. Manuel, mostrando una lucidità non da tutti, sapeva il perché lo scrittore viveva isolato. Aveva letto tutto di lui, lo conosceva. Sapeva che gli uomini, quando toccano il successo, smettono di preoccuparsi delle piccole cose. E questo non è il caso di dire che le piccole cose sono gli amici: ma bensí il campanello. Infatti, era rotto. Manuel bussò. La porta era aperta, entrò nella dimora di Sclavi. Ammirò la sua biblioteca, degna di un'università, i suoi CD e DVD. Sclavi era più collezionista di lui. Ora Manuel intravedeva una signore non più giovane, circondato da gatti. E pensare che solo quella mattina era a Roma, ed ora si trovava vicino alla cose che per lui più si avvicina ad un idolo: talmente idolo da non augurargli la morte. Farò di nuovo accenno alla lucidità dell'eroe, totalmente maturato nel giro di poche ore. Infatti, chi si trova al cospetto del proprio idolo, potrebbe correre verso di lui ad abbracciarlo. Altri, per timidezza, ignorerebbero l'autore. Ma lui no. Ormai era diverso. - " A Tizià, ma che cazzo ce fai co tutti 'sti gatti?" Queste furono le sue parole. Sclavi si girò. - " Oh, finalmente una visita. L'Italia mi odia. L'Italia mi snobba. Io non ce la faccio più. Dimmi, cosa ti porta da me?" Manuel dimenticò di aver lasciato Umberto in strada a "far da palo". Anzi, si dimenticò del tutto di lui. - " Oh Tiziano, sono anni che voglio chiederti delle cose; io faccio tutto quello che fa Dylan: Sono vegetariano Sono astemio Odio gli aerei Amo gli animali Indago l'incubo ogniqualvolta mi guardo allo specchio ... ma non ho successo con le donne, come lui". Sclavi si alzò dalla sedia. Indossava una camicia rossa, jeans e Doc Martens. - " Provare a perdere una trentina di kili no?" - " Oh Tiziano, lei è troppo simpatico. Ma basta parlare di me, mi parli del perché tutti la odiano". Tiziano si rassenerò per la prima volta in molti anni. - " I lettori si lamentano. Sergio si lamenta. Io scrivo come prima, ma nessuno più sembra capire". Manuel lo interruppe: - " In quanto lettore, posso dire che Dylan Dog è troppo collaudato. Inoltre, nessuno potrebbe creare in questo posto. Lei è circondato da gatti: come si sa, gatti e cani non vanno d'accordo. E poi, inventi di più. Groucho all'inizio era divertente, dato che citava le sue vere battute. Ma Groucho Marx e fratelli sono crepati quasi 100 anni or sono. Inizi col cambiare lui. Sclavi si illuminò: - " Che innovazione! Ma dove posso trovare un morto e non essere querelato dalla famiglia? Manuel sapeva già tutto. Intonò: " - Affacciati alla finestra, Tiziano mio, affacciati alla finestra, Tiziano mioooooo." I due osservavano ora Umberto. - " Caro Tiziano, ecco la nuova spalla di Dylan. Come vede é un comico famoso con diversi film all'attivo. É un ottimo sancho panza, anche perché di panza ne ha molta. - " Caro Manuel, lei salva ora il fumetto italiano! - " Tiziano, tutto ha un prezzo. Io potrei uscire di qui e scrivere io stesso un racconto con il bell'Umberto". - " Si sa che il mercato editoriale è spietato!" Sclavi tirò fuori tre grammi di fumo dalla scrivania. - " Caro Tiziano, io sono un uomo che vive d'amore: di quella roba non so che farmene." Il buon Tiziano allora gli fece una proposta che non poteva rifiutare. Manuel se ne uscì tutto contento dall'abitazione. Portava in tasca il fumo, e in mano un sacco da tre KL di lettieria per gatti. Avrebbe venduto il fumo a qualche drogato milanese, e la lettieria spacciandola per fumo a qualche dodicenne, all'oratorio. Disse ad Umberto di salire da Sclavi. Manuel si sentiva un novello editore. Ma la sua Lena lo aspettava. Proprio nello stesso istante, Lena pensava alla corda. Cantava: "Impiccheremo Lena con una corda d'oro, é un privilegio raro Non c'è nessun Manuelo a Piazza del Principe, é un pò strano" Manuel prese il treno per Genova. Arrivò in circa un'ora. Ormai il più era fatto. Per la terza volta non capi la differenza tra treno e aereo, e appena sbarco a Genova, si improvvisò poeta: "Nel mezzo del pomeriggio di nostra vita mi ritrovai per una Genova oscura ché la diritta via era smarrita". Esitò per un istante. "... e io me vado in pizzeria". Non faceva rima, ma era affamato. Comprò l'amata focaccia di Recco. Mentre mangiava, guardò in alto. Vide Lena affacciata al balcone. Infatti lui non sapeva il suo indirizzo, ma ricordava che Genova era un buco da una visita fatta in passato, quindi non ne aveva bisogno. Lena si precipitò per le scale. Si abbracciarono finalmente, dopo ore e ore di attesa, una capatina a Lima e dopo aver salvato il fumetto italiano, erano attaccati l'uno all'altra. Al vostro umile narratore non è permesso sapere cosa successe. Vi basti sapere che sono passati diversi lustri da quella giornata. E ora conosciamo i nostri eroi come padroni del mondo.
  
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