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Autore: Midlight    06/07/2008    1 recensioni
L'ennesima Mary Sue ad Hogwarts? Forse, ma l'accoglienza non sarà tra le più classiche, seppure dopo un attimo di perplessità iniziale. Perché, andiamo, lo sanno tutti che le Mary Sue non esistono.
*** NB: nella mia fanfic (a differenza che nella trama originale) all'inizio del quinto anno di Harry, Hagrid è a Hogwarts. ***
Genere: Parodia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando la sveglia suonò, quella mattina alle sette, Maria Susanna aprì i suoi grandi occhi dalle iridi multicolori e si portò una mano alla bocca per asciugarsi la bavetta. Richiuse quindi le palpebre per qualche minuto, finché non sentì sua madre chiamarla dalla cucina. «Vaffanculo, mà!», urlò quindi, e si rimise a dormire.

La mattina successiva il tutto si svolse in modo identico, salvo il fatto che dopo il gioioso saluto a sua madre, Maria Susanna venne scossa con gentilezza da suo padre, e costretta ad alzarsi. «Mari, su!», esclamò più volte l'uomo prima di riuscire a farle riaprire gli occhi cangianti, «devi alzarti! Oggi è il primo settembre!»
La ragazza si rizzò a sedere, lentamente ma di scatto, e si sistemò i boccoli biondi. Quel giorno avrebbe cominciato il suo percorso nella sua nuova scuola, Hogwarts.

Erano le undici meno dieci, e la ragazza era in piedi sul marciapiedi del binario 9 3/4 con i suoi genitori accanto, nonostante suo padre fosse un Babbano - infatti lei lo aveva fatto passare grazie ad uno straordinario potere che aveva ereditato dalla bisprozia della nipote della sorella della cugina acquisita. Il fumo già si alzava lentamente nell'aria, mentre gli studenti cominciavano a prendere posto e a salutare la famiglia, e la fanciulla con gli occhi blu (quel giorno c'era il sole) si guardava intorno curiosa: nuove facce da memorizzare, nuove persone delle quali non le interessava niente da conoscere, nuove mirabolanti avventure da vivere, con le quali poter superare di fama Colui-che-era-sopravvissuto; e a quel proposito, lo cercò con lo sguardo, lui, Cespuglio e Pel-di-carota, ma non vedeva nessuno di famoso. "Che affronto!", pensò la donzella con i capelli dal colore del grano maturo dorato sotto il sole d'estate. Decise allora di salutare i suoi genitori, con la dolcezza che la contraddistingueva, e di cercarsi un posto. «Ciao mà, ciao pà, ci vediamo!», urlò da lontano, e salì sul treno, bestemmiando come uno scaricatore di porto quando il baule le sfuggì di mano e le scivolò sul piedino, rovinandole i sandali di Manolo Blahik con tacco 27.
Guardò in vari scompartimenti, finché, alla fine del treno, non ne trovò uno quasi vuoto: al suo interno vide solo una ragazza stralunata con lunghi capelli biondissimi e occhi sporgenti come tuorli d'uova all'occhio di bue. Stava leggendo una rivista che teneva sottosopra e canticchiava.
Mari sedette e la fissò, e la ragazza alzò lo sguardo e ricambiò lo sguardo in modo assorto. Nel suo perfetto inglese, allora, Mari prese la parola, con il suo solito fare brillante e avvincente e timido e dolce e delicato.
«Tu... tu devi essere...» la ragazza la guardò incuriosita, chiedendosi come mai un'estranea dovesse conoscere il suo nome. «Tu sei Ginny, giusto? Ti ho riconosciuta subito, sai, sono informatissima sul mondo dei Maghi e seguo molto le avventure di quello che diventerà il tuo fidanzato nel prossimo libro e sono molto interessata a questa lotta contro Voldemort che state comb...» «Io sono Luna... tanto piacere» la interruppe trasognata l'altra, facendo ammutolire Mari per l'imbarazzo che però non provava perché aveva una personalità troppo forte per lasciarsi toccare da simili facezie. «Luna... Luna Lovegood, Lunatica Luna, Luna quella strana, ah, ho capito, sì, quella Luna, ahaha, quella Luna...» disse, sfoderando il suo sorriso migliore e mettendo in mostra tutta la sua diplomazia.
Luna si rimise a leggere il giornale, un po' meno canticchiante, e pochi minuti dopo la porta dello scompartimento si aprì ed entrarono quattro ragazzi, due maschi e due femmine. «Harry! Harry Potter!» urlò entusiasta Maria alzandosi in piedi per abbracciare entusiasta Hermione. «Harry è lui», disse quella, gelida, indicando il ragazzo più basso dei due, moro e con gli occhiali a fondo di bottiglia. «Ah, ma certo, lo sapevo, sono solo inciampata e sono finita su di te, scusami tanto...» «...Hermione. Mi chiamo Hermione» disse la ragazza tra i denti prima di sedersi di fianco a Luna, che la guardò di sfuggita prima di rituffarsi nella lettura, ma solo per qualche attimo; mentre Mari Su rintontiva i tre rimasti di chiacchiere, Luna si avvicinò al viso di Hermione e le fece vedere l'articolo che stava leggendo con tanto interesse. «Vedi, Herm, qui parla di Mary Sue... dice che si stanno espandendo ovunque, e soprattutto nel mondo magico... ho paura, mi sa che quella è una di loro», bisbigliò indicando Maria Susanna. Ron si era seduto di fronte a loro, e lui ed Hermione si scambiarono uno sguardo divertito. «Andiamo, Luna. Le Mary Sue non esistono».
  
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