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Autore: bLoody queeN    06/07/2008    7 recensioni
Anima errante, per sempre errante. Amava definirsi così, un lupo solitario, un predatore che non cacciava. Non si era mai abbassato al livello dei suoi simili, mai, sin da quando il suo cuore aveva smesso di battere.
Dopo Illusions, che avete apprezzato, torno con una storia decisamente cupa che però a me piace. In una Londra simile a quella di fine 800 - inizi 900, Edward, Winry, Alphonse, Roy e Riza sono costretti a sopravvivere come meglio possono. La loro vita non è di certo delle più normali, soprattutto quando nascono problemi con un "clan" di vampiri. Volete saperne di più? Leggete!
Genere: Generale, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Un pò tutti, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14
// Edward VS Envy \\

Uno sguardo pieno d'odio non bastava ad intaccare il sorriso di colui che aveva ucciso la sua famiglia e gli aveva privato della vita. La ferita che gli aveva già inferto sul collo, con le sembianze di Winry, iniziava a farsi sentire e le sue forze stavano scemando, abbandonandolo pian piano. Era quello il suo asso nella manica? Ben pianificato, davvero...
Una risata pazzesca spezzò la notte di tenebra completa, sotto gli occhi stupiti di tutti gli spettatori, Envy compreso: cosa prendeva a quello? Edward aveva cominciato a ridere di gusto, nonostante il cuore - ormai fermo - implorasse pietà, dopo quell'ennesima ferita. L'unica cosa che poteva fare, adesso, era fingere come aveva sempre fatto. Avrebbe ucciso Envy, un Envy preso dal panico e terrorizzato dal vero figlio del Padre. Avrebbe provato sulla sua pelle il sapore della morte. Avrebbe rimpianto di averlo reso ciò che era.
«Che cos'hai da ridere? Hai sentito cosa ti ho appena detto?» Quell'espressione allibita caricava troppo il volto delicato di Alphonse, rendendolo grottesco. Edward continuava imperterrito a ridere, mentre crepe si creavano man mano intorno ai suoi piedi. Di quel passo, avrebbe distrutto tutto il suolo di Londra, radendola al suolo.
«Ho sentito, ho sentito.» rispose il biondo, controllando il riso. «Sai, Envy, c'è una sola cosa di cui ti sono grato. » Envy alzò lo sguardo verso gli occhi ricolmi d'ira e odio del suo avversario, il cui volto era intriso di istinto omicida. Il vampiro si ritrovò, per la prima volta nella sua vita, a rabbrividire. « Questa notte sono contento che tu mi abbia trasformato in una bestia a tua immagine e somiglianza, quanto meno riuscirò ad ucciderti con più facilità.»
Scattò in aria con un salto spaventoso, tenendo fermo Envy con lo sguardo: infatti, l'aria intorno all'assassino della sua famiglia si stava comprimendo a tal punto che un normale essere umano sarebbe morto per mancanza di ossigeno. Certo, il concetto non era applicabile su un vampiro, ma questa tattica impediva ad Envy ogni movimento. Edward sorrise, prima di ricadere ad una velocità impressionante proprio sul volto di Envy-Alphonse, che barcollò per qualche secondo, prima di riprendere il suo aspetto originale. Quest'attimi di estazione da parte del vampiro, gli costarono caro: Edward gli fu sopra nel giro di qualche secondo e le fiaccole abbandonarono tutte contemporaneamente la propria postazione per puntare verso Envy, imprigionato dalla presa ferrea del figlio del Padre.
«Tu... dovresti... essere fuori di te...» riuscì a malapena a sussurrare Envy. Edward sorrise di nuovo: il cuore implorava pietà, implorava le lacrime, implorava qualsiasi cosa che non fosse né ridere né sorridere; eppure lo ignorava, perchè si ero auto-convinto che lui non aveva più bisogno di un cuore. Di lì a poco tempo, avrebbe perso quel poco di umano che gli era rimasto. Che senso aveva continuare a fingere? Poi un ricordo prese il controllo dei suoi pensieri. Un bacio, il bacio di Winry. Che per un momento aveva risvegliato il suo cuore. Lei, che aveva detto di amarlo.
Le fiaccole caddero a terra. Envy ghignò dell'improvvisa resa di Edward e stava per riprendere l'offensiva, desiderando porre così una fine vincente a quell'incontro, durato ormai troppo a lungo, ma accadde qualcosa di inaspettato: tra le crepe e le macerie, apparve la figura scura e affascinante del Padre.
Hohenheim della Luce aveva osservato e colto le parole di Envy, ma aveva deciso di lasciar finire il combattimento: aveva bisogno di sapere che cos'era quella doppia essenza di cui il figlio sembrava vittima e, adesso che sapeva di cosa si trattava, era giunto il momento che da tempo aspettava.
«Envy, ti sei macchiato di una grave colpa.» non lo guardava in volto, sembrava quasi il giudice di un processo ormai in via di risoluzione. Fu quella voce piatta a far rabbrividire nuovamente Envy. «Non solo hai attentato alla vita di quello che consideri il capo assoluto della tua specie, ma hai reso un essere umano uno di noi. Questo comporta la tua distruzione, vampiro.»
«Aspetti, padre! Era solo una mes-» ma non fu capace di finire la frase che - sperava - l'avrebbe salvato da morte certa, che il suo braccio si polverizzò. A differenza di Schicksal, che era sparita in un unico momento, Envy si sgretolava parte per parte, arto per arto. Edward era ancora in ginocchio, a terra, tentando di udire, senza successo, il battito del suo cuore. Ogni suono, al di fuori di quello che necessitava di sentire, gli giungeva ovattato, fin quando non si accorse di essere trascinato da qualcuno.
Aveva perso tutto ciò che gli restava. La sua umanità. Aveva quasi ucciso Envy, aveva quasi perso quel cuore che non batteva più, ma c'era. Era sparito Edward? Era ormai stato assorbito completamente da Pride? Per un attimo, desiderò avere lacrime per piangere. Dov'era finito l'Edward di cui si era innamorata Winry? Lei avrebbe mai potuto accettare un assassino nel suo cuore? E perchè si domandava così tante cose, adesso? Ormai era finita. Anche volendo tornare da lei, di lì a pochi giorni sarebbe divenuto un mostro. Esattamente tre giorni. Preso da questi pensieri, si addormentò; cadde sfinito dalla stanchezza, come non gli succedeva da tempo.
Quando aprì nuovamente gli occhi, si trovò ancora una volta nello stesso giorno in cui suo padre gli aveva raccontato la propria storia. Si raggomitolò su sé stesso, com'era solito fare da piccolo e nei momenti di disperazione, per non farsi vedere piangere, anche se adesso non c'era bisogno.
«Edward, ragazzo mio...» la voce di suo padre non fu mai così calda come quella notte: nonostante l'odio, la rabbia e il rancore che aveva provato per lui in quei lunghi dieci anni, si lasciò accogliere tra le sue braccia, come tanto tempo prima soleva fare. «Che cosa ti turba così tanto?» chiese Hohenheim, mentre Edward scuoteva la testa, facendo segno che non c'era nulla che non andasse. L'uomo sospirò e allontanò dolcemente il figlio da sé e dicendo: «Io ti ho raccontato la mia storia, figliolo, anche se la seconda parte sei venuto a saperla in modo poco delicato; adesso voglio sapere la tua.»
Dopo un primo attimo di esitazione, Edward iniziò a raccontare tutto, sin dalla notte in cui era morto. L'avevano accolto in un clan, strappando la promessa di lasciare in vita il piccolo Alphonse, in cambio della sua partecipazione alla Settima Rossa. Poi aveva cominciato a vagare come un lupo solitario, tornando solo di rado da quelle bestie e finendo così per incontrare, in una serata troppo simile a quella in cui Trisha aveva perso la vita, Alphonse per strada. E poi Winry, ancora, la fuga dai ricordi e dalla realtà, le spiegazioni al fratello e di nuovo Winry, che aveva di nuovo acceso una piccola speranza nel suo cuore, in cui pian piano aveva occupato un posto sempre più grande... fin quando lei non aveva urlato quelle parole. Fin quando lei non aveva dichiarato di amarlo, rischiando la vita di fronte ad una creatura che non avrebbe esitato un solo attimo ad ucciderla e tutto per lui. Hohenheim ascoltò ogni singola parola del figlio, senza accennare a far commenti o a proferire parola. Quando Edward tacque per più di una manciata di secondi, l'uomo si alzò e si mise davanti al camino. «Quanto dolore hai provato, figlio mio. Di quanto peso si è caricato il tuo cuore? Avrei voluto che tu non provassi quello che ho sofferto io. Neanche la metà. Ma purtroppo così è stato e tutto ciò che posso offrirti è... una seconda possibilità.» Edward alzò lo sguardo sulla saguma improvvisamente cupa del padre: che intendeva dire? «Vorresti tornare umano, Edward?»






















Eccomi di nuovo in ritardo =_= lo so, sono una persona inaffidabile, ma sapevo che luglio sarebbe stato così: la gravidanza di mamma è al termine e io sono stata caricata di responsabilità e impegni di cui solitamente non mi occupo. Perdono T_T quando mio fratello sarà finalmente nato, tutto riprenderà il suo corso (storie vecchie comprese ^^).
Un paio di spiegazioni su questo capitolo - e sull'intera vicenda, a dir la verità: questa fic è stata molto cupa sin dal principio, gli stessi personaggi hanno dei background a dir poco spaventosi e questo, credo, deve aver dato una visione in negativo del finale che mi sto apprestando a creare.
Ora, visto che io sono ancora la solito, inguaribile romantica, non potevo lasciare Edward a patire le pene dell'inferno alle prese con un'esistenza eterna che non desidera neanche e a capo  di un mondo che non è il suo (anche perchè ha ufficialmente vinto la Settima Rossa, il ragazzo). E' anche per questo che ho scelto Hohenheim come Padre: lui comprende i sentimenti di Edward e cerca di aiutarlo.
In quanto alla "dimensione umana", nel prossimo capitolo la storia di Roy e Riza verrà spiegata e chiarita!
Perdonatemi se questa settimana non rispondo ai commenti, ma sappiate che mi fate un immenso, immenso, immenso piacere <3








Anticipazioni Capitolo 15 - Love often makes fun of us:
«O è uno che non ti sa apprezzare» proferì Riza «o ti ama davvero tanto.» concluse, ripensando ai propri trascorsi con il suo promesso.
  
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