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Autore: weownthenight    28/03/2014    1 recensioni
❝ Le lacrime bagnarono la pelle nuda di lui, che ebbe un piccolo brivido per il contatto.
Lei piangeva e lui le accarezzava i capelli.
Lei singhiozzava e lui premeva le labbra sulla sua fronte.
Lei era in difficoltà e lui arrivava.
Era sempre così, era sempre stato così. ❞
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Priscilla, Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Sabbie mobili.

 


Il buio era appena diventato padrone del cielo, cacciando il sole ad ovest e illuminando la volta celeste con il lieve bagliore delle stelle. La luna, ancora in fase crescente, brillava della sua luce riflessa, sola e malinconica.
L’aria dei dormitori era pregna di un acre odore di fumo che contrastava con quello più puro della cera sciolta, che raffreddatasi, pendeva dalle candele spente prendendo le più strane forme.
Le cucine si erano svuotate, non un singolo tintinnio di pentole e bicchieri, neanche quel delizioso profumo di cena gradita che aveva sempre caratterizzato quel luogo.
I personaggi dei quadri, quei pochi che c’erano a quel tempo, riposavano quieti all’interno delle loro cornici, non si sentiva neanche la voce stridula della Signora Grassa.
Il castello era avvolto da un gelido silenzio, capace di spezzare anche le dure pietre che componevano la massa muraria.
Tosca lo avrebbe odiato, lei era sempre così rumorosa e vivace. Salazar lo avrebbe amato, perché era duro da far male, era musica per le sue orecchie.
Priscilla, invece, lo avrebbe ritenuto sgradevole eppure sarebbe riuscita a trovarne il lato positivo, come una buona dose di ispirazione per riflettere.
Erano questi i pensieri che affollavano la mente di Godric, che rompeva quel fastidioso silenzio con un risonante scalpitio di stivali da cavallerizzo. I passi erano frenetici e nervosi e gli occhi tristi, come chi vede la meta davanti a sé e non riesce mai a raggiungerla.
Una volta raggiunta la Torre Ovest, alzò la candela all’altezza degli occhi per riuscire a vedere meglio, cercando disperatamente la porta mogano scuro. Non appena la individuò, la aprì senza indugi.
 
Fu catturato da un bagliore intenso, dovuto alla decina di candele accese all’interno della stanza, e fece fatica ad abituare la vista a tanta luce. In quello stato, la figura di Priscilla assumeva toni celestiali, quasi surreali. Sembrava frutto di un incantesimo.
 Ma lei era lì con il suo abito blu e bronzo, i suoi lunghi e scuri capelli che incorniciavano il  bel viso e ricadevano come una cascata sulle spalle e sulla schiena, i suoi profondi occhi neri in cui adorava perdersi, la sua bocca sottile e le pelle talmente bianca che sembrava essere di porcellana.
 
« Godric. » disse la donna con sorpresa, allontanando le braccia dalla pancia e abbandonandole lungo i fianchi. Si scostò dalla finestra, muovendo qualche passo nella sua direzione.
 
Sarà stato il suo semplice aspetto o il modo in cui aveva pronunciato il suo nome con quell’inconfondibile accento scozzese che ha addolcito lo sguardo di Godric, nonostante gli occhi velassero ancora risentimento e ira, veleni del suo cuore. « Ho saputo, Priscilla. Salazar mi ha informato. »
 
« Speravo di poter essere io a dirvelo. » rispose, portando istintivamente una mano alla bocca.
Fu invasa da un tremendo senso di colpa, che fece tremare le sue labbra.
 
« Non sarebbe cambiato molto, sapete? Io mi chiedo solo perché lui e non me. »
C’era dolore nelle sue parole e Priscilla lo percepì dal vago tremolio della voce. Provò una fitta al petto; Godric, l’uomo più coraggioso e valoroso del Paese, si lasciava sopraffare così dalla passione amorosa? Immaginò la situazione contraria: lui felice con un’altra donna e padre di una bellissima bambina, mentre lei rimaneva un semplice amore del passato.
Dovette trattenere le lacrime, sopportando il bruciore alla gola.
 
« Godric, voi sapete che io avrei scelto voi, sempre voi. Anzi io sceglierei ancora voi, se solo potessi! Ma io sono stata promessa a quell’uomo fin da bambina e c’è un grande legame tra le nostre famiglie che va oltre la nostra unione, perché risale a generazioni fa! Non posso romperlo, tradirei la mia famiglia!
Sono impotente, non ho alcuna possibilità di evitare il mio destino. » replicò lei sofferente. Gli occhi iniziarono ad inumidirsi, ma la sua mente le ordinò di fare il possibile per trattenere le lacrime. Abbassò lo sguardo puntandolo sulla scrivania di quercia, sentendo quello di Godric bruciarle addosso.
 
« Non potete fare nulla? Priscilla, voi siete una donna geniale e la migliore strega che ho mai incontrato in tutta la mia vita. Se lo desiderate davvero, voi sareste capace di trovare un modo per evitare il vostro destino. Non lasciate che altri tessano i fili della vostra vita, prendete il vostro ago, prendete il vostro filo e cucite.
Cucite per me, per noi.
Conoscete quell’uomo la metà di quanto conoscete me, perché – ammettiamolo – voi sapete così tanto di me che a volte penso che la mia stessa origine si riconduca a voi.
E non importa quanto questo vi costerà o ci costerà, finché avremo l’un l’altro il mondo non potrà mai spaventarci. » ribatté l’uomo, esprimendo i concetti con così tanta naturalezza che sembravano semplici assiomi aritmantici.
 
« Non c’è più tempo per tornare indietro, Godric, e non c’è possibilità di cambiamento. Non voglio mettere in pericolo la vita di mio figlio prima ancora che venga al mondo. »
Portò le mani al grembo, sentendo il leggero gonfiamento della pancia che cresceva. Trovò il coraggio di guardarlo, avvertendo il sentimento di tradimento che lui provava. Se qualcuno gli avesse lanciato un Cruciatus, avrebbe certamente avuto un aspetto migliore.
 
« Priscilla, voi non capite, io lo amerò come se fosse mio figlio. Io lo amerò tanto quanto amo voi.
Immaginate che bel pargoletto, con  i vostri profondi e riflessivi occhi scuri e le vostre mani, lunghe ed esili. » disse con dolcezza, avvicinandosi a lei e prendendole le mani. Quelle mani che avrebbe riconosciuto tra milioni. Quelle mani che si incastravano perfettamente con le sue. Quelle mani che avrebbe voluto stringere prima di dormire e magari anche per tutta la notte.
Puntò gli occhi nei suoi,  riuscendo a scorgere il proprio riflesso. « Voi non sapete la felicità che ho provato nel momento in cui Tosca ci ha presentati. Non immaginate come il mio cuore abbia gioito forte nell’avere cotanta bellezza davanti agli occhi e a come la mia mente abbia trovato serenità nel conoscere la vostra, così saggia e brillante.
Noi ci apparteniamo, Priscilla, voi siete me ed io sono voi. »
 
Lei liberò le sue mani dalla stretta, allontanandosi. Perché ricadere in quella follia amorosa? Cosa aveva portato? Un passione che bruciava la pelle, che consumava le ossa e che indeboliva il cuore.
Ma, nonostante questo, l’amore per lui era come ossigeno. Godric la faceva sentire viva, perché lei era Godric.
 
Priscilla non riuscì più a trattenere i singhiozzi, scoppiando in un pianto isterico. Si accovacciò sulle ginocchia e si coprì il viso con le mani, sentendo le lacrime calde scivolarle sui polpastrelli. Chi voleva ingannare? Godric era l’amore della sua vita, Godric era l’unica cosa che era sempre contata, l’unica che era sempre venuta prima di tutto e tutti. E adesso? Doveva necessariamente finire tutto? Doveva dire addio al modo in cui le accarezzava il viso, a quello in cui la guardava negli occhi o a quello in cui le donava il suo cuore come mai nessun’altro aveva fatto? Lei non voleva rinunciare a tutto questo, lei non voleva rinunciare a Godric.
Perché privarsi di ciò che ci rende felici?
Nel frattempo lui aveva ridotto le distanze, buttandosi a terra sulle ginocchia e circondando la schiena curva di Priscilla con un braccio. La strinse a sé, perché non esisteva miglior rifugio per l’amore che l’amore stesso.
Era inutile dimenarsi per scampargli, perché l’amore era così: come delle sabbie mobili. Più cercavano di uscirne e più affondavano, più combattevano per allontanarsi e più si avvicinavano. Se vuoi combattere le sabbie mobili devi semplicemente abbandonarti a loro.
E Priscilla decise di abbandonarsi all’amore. Alzò la testa quanto bastò per raggiungere l’incavo del collo di Godric, dove affondò il viso.
Le lacrime bagnarono la pelle nuda di lui, che ebbe un piccolo brivido per il contatto.
Lei piangeva e lui le accarezzava i capelli.
Lei singhiozzava e lui premeva le labbra sulla sua fronte.
Lei era in difficoltà e lui arrivava.
Era sempre così, era sempre stato così.
 
Il calore che emanava era confortante e scaldava il cuore, mentre il suo profumo calmava i polmoni. Ogni singolo incontro con lui era una rinascita e lei non avrebbe mai potuto rinunciare a quella sensazione di rigenerazione.
Sibilò un “ti amo” contro la sua clavicola, che ricevette risposta con altrettanta pacatezza che sembrava essere un segreto, il loro segreto.
Perché l’amore è così, è silenzioso e mite prima di trasformarsi in una travolgente onda rumorosa.
 
« Sarai una splendida madre. » 





Sono una persona orribile perché non torno su efp da mesi e mesi. 
Da un po' di tempo penso a  questa ship - e ci tengo a precisare che Tumblr me l'ha gonfiata con gif e quant'altro - e penso che loro due insieme siano carinissimi. Anche se, in realtà, immaginavo un triangolo con Salazar ma lui deve scaldere le sue labrucce per Tosca. 
In ogni caso spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate della OS e della ship - sono da OTP, vero? 
Benny.
  
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