Burst
Ethan
non ricordava con chiarezza l’esplosione.
Dopo
essere corso via, intimidito dal rimprovero di Luke —Crono, non Luke;
Luke non esisteva più—, si era costretto a tornare
indietro. Quel Beckendorf era innocuo, Jackson non era più un problema, da come aveva potuto
vedere, e lui aveva già dimostrato troppe volte quanto fosse
codardo. Non se lo poteva permettere, si era detto.
Era corso
sul ponte dopo aver delegato ad un paio di dracene il controllo della sala
macchine, in prossimità dei mostri riuniti a guardare lo scontro tra il figlio
di Poseidone ed il re dei Titani, quando era
successo.
Il
prigioniero, quel figlio di Efesto,
aveva alzato la mano libera. Jackson si era
allontanato in tutta fretta verso la balaustra della Principessa Andromeda, ed era precipitato
in mare. Il suo signore aveva storto le labbra, le labbra
di Luke, in un’espressione sorpresa e sbigottita.
Poi,
tutto si era confuso.
Il tempo
era parso rallentare tutto insieme, e l’aria era diventata densa come gelatina.
Lo
sguardo di Ethan aveva colto
di sfuggita Beckendorf avvicinare l’indice
all’orologio sul suo polso, in un inquietante movimento in slow-motion.
Non aveva
capito subito, e smarrito, muovendosi a fatica nell’aria diventata ad un tratto
pesante, aveva cercato lo sguardo di Crono nell’inutile tentativo di trovare Luke, come a chiedergli cosa stesse
succedendo. Era stato terrificante e di sollievo al tempo stesso, notare che
quegli occhi avevano subito incontrato i suoi, in un breve scintillio azzurro
—l’azzurro degli occhi di Luke.
Il tempo
si era come fermato.
Forse era
stato il potere di Crono, ancora, o forse era stata solo un’impressione di Ethan, il suo sbigottimento.
In un
attimo aveva visto Luke mettersi a correre, superare
i mostri bloccati in un momento d’incredula confusione, e dirigersi verso di
lui. Digrignava i denti come se stesse soffrendo indicibilmente, e slanciandosi
in avanti lo aveva afferrato alla vita, spingendolo
senza fatica alcuna verso la fine del ponte, là dove venti metri d’altezza li
separavano dall’acqua.
“Morirò”
aveva realizzato il figlio di Nemesi, atterrito. “Morirò” aveva pensato, senza
avere la forza di ribellarsi alle mani di Luke —o era
Crono?. Gli si era aggrappato alla maglia, il fiato
strozzato in gola mentre quello saltava giù verso
l’acqua. Non aveva urlato. Si era solo stretto a lui, l’unico occhio sgranato
dal terrore, annaspando. E per un attimo aveva provato
a concentrarsi solo sulle sue braccia attorno alla sua vita, al suo mento
premuto sul capo, gli unici appigli che aveva in quel momento. Non era stato
difficile.
Poi era
arrivato l’impatto.
Senza
preavviso, forse appena più in ritardo di come se lo era aspettato, ma non meno
doloroso.
Ed
era svenuto.
Si era
risvegliato in un accampamento.
New York.
La testa
gli doleva da impazzire, ed i ricordi erano tremendamente confusi.
Tentò di
alzarsi, ma si trovò costretto a lasciarsi cadere nuovamente sulla branda.
Non si
spiegava ancora come avesse fatto a sopravvivere.
Sapeva
solo che Luke lo aveva salvato. Era certo che fosse
stato lui. Voleva esserne certo.
Quella piccola speranza gli scaldò improvvisamente il petto. Fece un po’ male.
La tenda venne scostata con un gesto stizzito, e fu proprio Luke ad entrare —no. Crono, stavolta. Un paio di occhi dorati si piantarono su di lui, ed Ethan parve scorgere uno scintillio di risentimento –Nakamura. Alla buon ora.- sibilò
il Titano –Alzati. Non manca molto alla battaglia, e non permetterò che tu
faccia il bell’addormentato.- la sua voce risuonava tremendamente minacciosa, ed il figlio di Nemesi
si fece piccolo sul letto, il terrore che già gli attanagliava lo stomaco.
Annuì
frettolosamente, diligentemente –Si, mio signore.- balbettò, alzandosi in
fretta e furia, nonostante la testa gli girasse, rischiando di inciampare.
Era
impossibile, si disse, mentre un brivido di paura mista ad angoscia gli
scendeva giù per la schiena. La frustrazione gli occluse la gola.
Luke
non esisteva più, e la sua fantasia, assieme alla sua paura
di morire, gli avevano solo tirato uno scherzo di pessimo gusto.
Si
diresse verso l’esterno, a passo svelto. Non riusciva a guardarlo.
Non fece
in tempo a scostare la tenda.
-Nakamura.-
venne richiamato.
Si voltò.
Gli occhi
dorati di Crono luccicarono perfidi –Dì anche ad una sola persona quello che è
successo, ed il Tartaro diventerà la tua nuova
dimora.- minacciò con un mezzo ringhio.
Ethan
sgranò l’occhio sano, stringendo le labbra. Fu come essere
colpiti da una secchiata di acqua gelida. Non seppe distinguere tra sollievo e
paura.
Sollievo
nel constatare all’improvviso che quanto la sua memoria gli aveva riportato
fosse vero, che da qualche parte, dentro il suo stesso corpo, la coscienza di Luke esistesse ancora. Paura
perché Crono lo teneva prigioniero, gli precludeva la possibilità di uscire.
Paura perché, semplicemente, Ethan aveva paura del suo signore, più di quanta ne avesse mai avuta in vita sua. Lo terrorizzava, e
questo terrore gli impediva di avvicinarsi a lui, e allo stesso tempo di
rifiutarsi di obbedirgli.
Ma Luke era lì, ancora, da qualche parte.
Luke esisteva.
Deglutì.
La voce gli si bloccò in gola.
Chissà se
avrebbe potuto tornare in sé stesso.
Avrebbe
voluto liberarlo, in qualche modo. Avrebbe davvero voluto provarci.
Crono
assottigliò lo sguardo, ed Ethan chiuse gli occhi,
voltando la testa con uno sforzo immane.
Annuì
ancora una volta.
Troppo
terrorizzato per avvicinarglisi.
Troppo
terrorizzato per non obbedirgli.
–Certo,
mio signore.-
Ed uscì
all’aria aperta, preparandosi alla battaglia che sarebbe
seguita.
*
Oddio, la mia prima fic nel fandom di Percy Jackson. Oddio oddio sono emozionata io- AHEM.
Salve a tutti (?). Sono nel giro (?) da poco più di un mese, e sono totalmente
innamorata di questa saga. Sono all’Eroe Perduto, al momento (e attendo con
trepidazione di avere Il Figlio di Nettuno sdgkjgnwlejknlvaf.pèòp),
ed ho da recuperare un sacco di fangirlamento represso-
Allora,
si. A-hem, una LukEthan.
Si, insomma, sono la mia OTP, li adoro. Mi è
dispiaciuto vedere così poco materiale su di loro ;u;
In questa
shot, semplicemente, ho descritto il missing moments dell’esplosione
provocata da Beckendorf (LE LACRIME DIO BUONO) sulla
Principessa Andromeda. Insomma, si sono salvati sia Luke (Crono) che Ethan, e la mia
fantasia è volata in lidi lontani e- ahem, ecco. Non
c’è molto da dire, a parte il fatto che Ethan,
a mio parere, è palesemente un gran bel codardo. Dal mio punto di vista fangirl, ha una cotta stratosferica per Luke,
ma non riesce a superare la sua paura, almeno fino alla fine del libro, dove fa
quello che fa.
Riordan
in dieci pagine mi ha fatto fuori l’OTP.
Ecco, in
questa fic, Luke diciamo… mhh…
“sbuca fuori”. Visto che Crono ancora non ha il pieno controllo del suo corpo,
ho immaginato che vedendo la sua donzella in pericolo (leggasi Ethan), abbia fatto un megasforzo superromantico ed abbia
imposto la sua personalità su quella del Titano per correre a salvarlo con
molto lov-
Che dire,
mmmh- spero vi sia piaciuta *u*//
Vi
saluto, e, uhm, sono contenta di essere approdata su queste spiagge (?)
Alla
prossima *7*/ *regala biscottini alle mandorle
Greta.