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Autore: bending    29/03/2014    0 recensioni
“Spero che il tuo punto di vista sia quello giusto… Regina in H-8”.
“Lo spero anch’io… Regina in A-8, scacco matto”. Rispose Johan.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Johan prese l’alfiere con due dita e lo spostò lungo il tavolo della scacchiera.
“Alfiere in H-6” esclamò.
Patrick fissò la scacchiera per qualche secondo, perplesso. Poi improvvisamente disse:
“sai, ieri sera pensavo a un vecchio discorso di cui parlammo tempo fa… Cavallo in F-7”.
Anche Johan, senza battere ciglio, rimase a fissare la scacchiera per qualche secondo prima di parlare.
“Ah si? A quale discorso in particolare? Torre in A-5”.
Patrick fissò nuovamente la scacchiera, riflettendo.
“Quando mi dicesti che il dolore e la solitudine fanno crescere le persone”.
“Si mi ricordo…” Rispose Johan.
“Pensavo” iniziò Patrick “I momenti di gioia sono inutili, poiché se una persona crede di aver trovato la felicità smette di migliorare se stesso, bloccando la sua crescita… pedone in C-4”.
“Hm-hm… Cavallo in B-5” Rispose Johan pochi secondi dopo.
Patrick si mise a studiare la posizione delle pedine, nel frattempo continuò a parlare senza sosta.
“Mentre, come hai detto tu, i momenti di dolore restano impressi nella vita delle persone, lasciando segni a volte indelebili. Nel momento in cui una persona sperimenta il dolore, comprende che quando gli eventi mutano non possono più tornare com’erano prima. Questo, a seconda dei casi, può causare forti traumi; Ma se si riesce a sopportare il dolore e a trasformarlo in esperienza si può maturare e crescere considerevolmente… Torre in E-2”.
“si ricordo quel che dissi quella volta…alfiere in G-8” esclamò Johan.
“Quindi” riprese Patrick “Se una persona vive nella felicità, non cresce e conduce una vita senza senso, ma se per crescere deve condurre una vita di dolore mi chiedo: nasciamo solo per soffrire? A questo punto non sarebbe meglio non nascere per niente? …Cavallo in C-6”.
Johan fece un sospiro, restò a lungo in silenzio osservando la scacchiera… poi guardò Patrick e iniziò a parlare gesticolando con le mani.
“Quel che ho detto può essere interpretato in altro modo se cambiamo punto di vista. Le persone che continuano a vivere provando esperienze dolorose senza soccombere ad esse diventano man mano più forti delle altre, come una selezione naturale. La tua domanda è sensata, ma io credo che a questo mondo esistano solo persone forti che sopravvivono alla sofferenza e persone deboli che ne soccombono, e che nascano per vivere costantemente con queste due scelte; ma non pensi valga la pena vivere anche solo per vedere fino a che punto un essere umano può diventare forte? Fino a che punto può stagliarsi sopra le persone a prescindere da quale mutazione possa avvenire nella sua mente attraverso le esperienze che attraversa? Le mie sono supposizioni, ma preferisco vivere superando qualunque sofferenza e vedere quanto potrò crescere fino al giorno della mia morte… Torre in H-8, scacco”. Disse.
Patrick assunse un’aria perplessa ma la sua risposta fu quasi immediata.
“Spero che il tuo punto di vista sia quello giusto… Regina in H-8”.
“Lo spero anch’io… Regina in A-8, scacco matto”. Rispose Johan.
Patrick sorrise, sollevò lentamente la testa e guardò fisso negli occhi Johan.
“Abbi cura di te”. Disse con voce ferma, una lacrima gli rigò la guancia sinistra.
Dopo pochi istanti una botola si aprì sotto la sua sedia e lui sprofondò nell’abisso, non ci furono urla, né altri suoni, nemmeno un tonfo. Dopo pochi secondi la botola si richiuse emettendo un suono metallico.
Johan rimase immobile a fissare il vuoto, finché sentì una mano sulla sua spalla.
“Bene professore, lei è l’ultimo scienziato rimasto in vita dopo queste partite. Come promesso, è libero di andare dove vuole, ci avete fatto divertire abbastanza e con i suoi colleghi avete reso grandi servigi alla nostra nazione, ormai non abbiamo più bisogno di voi”. Disse il soldato togliendo i blocchi metallici che trattenevano Johan alla sua sedia.
Lo scienziato si alzò, prese la pedina del re bianco che Patrick stava utilizzando fino a poco prima e lentamente si diresse verso la porta d’uscita.
“Lo spero davvero anch’io… Fratello”. Mormorò tra se uscendo dalla porta.
 
  
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