Dance&love
Amore perso
Miroku aprì gli occhi frastornato.
Era stato svegliato dal suo cellulare che vibrava sul comodino. Un messaggio di
Sango.
BUONGIORNO
AMORE MIO…SONO QUASI SOTTO CASA TUA, QUANDO SUONO FAMMI SALIRE COSI’ ANDIAMO
INSIEME A SCUOLA…BACIO…TI AMO.
Il ragazzo lanciò
scocciato il cellulare per terra e si mise una mano tra i capelli,
spettinandoli un po’. Si mise a sedere nonostante le gambe gli facessero un
male atroce; anche le braccia erano doloranti e facevano fatica a muoversi.
Aveva dormito in una posizione particolarmente scomoda, con il braccio di Keisuke sotto la sua testa e le gambe intrecciate con
quelle del ragazzo…aspetta un attimo…KEISUKE?? E’
vero…Keisuke…
Miroku si alzò in piedi e voltò il capo quasi con timore, per
poi vedere colui che quella notte era stato il suo amante. Il moro aveva voglia
di urlare per quello che aveva fatto, ma era stufo di pentirsi e di piangere
sul latte versato! Ormai era successo…sì, si era innamorato di un ragazzo…e non
riusciva più a sopportare l’idea di essere fidanzato con Sango.
Non si faceva sentire per tutto il giorno e poi saltava fuori proprio nei
momenti meno opportuni. Stava arrivando, l’aveva detto, era quasi sotto casa,
poi sarebbe salita senza preavviso e avrebbe assistito alla scena in cui Miroku cercava di spiegarle che non era come pensava e lei
sarebbe scappata in lacrime…sì forse era questo che sarebbe successo…ma
a lui non importava…possibile che fosse diventato così insensibile? Per di più
verso la ragazza che non molto tempo prima avrebbe anche
sposato, senza pensarci due volte!
Ma eccolo lì
l’inconveniente. Colui che aveva davvero rovinato tutto. Eccolo lì che si
rigirava fra le lenzuola sbadigliando e riprendendo sonno.
Miroku non sapeva più che pensare. Si buttò a peso morto sul
letto a pancia in giù, facendo sussultare il compagno.
“Ma fai sempre così
tanto casino quando ti alzi la mattina?” borbottò Keisuke affondando la testa nel cuscino.
“Zitto! Sto
pensando!” lo zittì Miroku.
“Ma perché, tu
pensi?” il ragazzo con il codino si voltò di scatto a guardarlo male.
“Eddai, che scherzo! E a che stavi pensando?” chiese Keisuke sbadigliando sommessamente e mettendosi anche lui a
sedere.
“A che cosa fare
con la mia ragazza”
“La lasci…” disse
semplicemente il biondo.
“Sì, come se fosse
semplice!”
“Se vuoi ci parlo
io!”
“Tu non parli con
nessuno…te ne stai buono buono
qui nel lettuccio…anzi vestiti và!” fece Miroku
alzandosi, ma fu tirato indietro per il braccio.
“Mi vesti tu? Non son capace…!”
“Ma finiscila…Hanno
suonato…minchia adesso che faccio?” chiese Miroku agitato quando sentì il
citofono squillare. Era sul punto di rispondere, quando il ragazzo biondo lo
raggiunse completamente nudo e prese il citofono.
“Ci parlo io…tu
stai lì buono buono sul
lettuccio…”
Il moro non fece in
tempo a fermarlo che l’altro aveva già risposto.
“Chi è?......ah…….sì lo so che non sono Miroku. Certo che sei perspicace! Come hai fatto a capirlo?.......Chi sono io?........ma come non lo sai? Sono il
ragazzo di Miroku………ah lui sta con te?...Com’è che ti chiami?...Sango?...mhm…no, non mi sembra di aver sentito questo nome ieri
sera, né tanto meno stanotte! A parte che Miroku era
più occupato a fare degli ansimi convincenti, piuttosto che parlarmi di
te………cosa? Non ci credi a cosa? Al fatto che stanotte il tuo ragazzo ti abbia
tradita? Se vuoi te lo faccio dire da lui! Guarda, è
qui vicino a me che non si è ancora rivestito…ha pure dei bei boxer. Puma,
giusto? Ho indovinato la marca?.........ehi
ragazzina?? Ci sei? Yuuuu? Ops,
forse si è offesa, io non la sento più!” così dicendo, Keisuke
rimise al suo posto il citofono e poi si rigettò sul letto, non facendo caso
alla faccia sbalordita e drammatica di Miroku.
In seguito se ne
accorse.
“Beh, che c’è? Che
fai lì impalato? Lo so che sono troppo bello, ma addirittura fissarmi così! Lo
so che mi mangi con gli occhi!”
Miroku dovette ammetterlo. E dovette anche ammettere che Keisuke l’aveva liberato di un bel
peso, anche se in modo un po’…beh in modo un po’…un po’. Il moro si diresse
verso il letto fingendosi arrabbiato. Keisuke si
nascose sotto le lenzuola urlando come un idiota.
“No, non mi
picchiare, non mi fare la bua!”
Miroku sbuffò –Ma può essere tanto
stupido?”-
“Dai, esci di lì!
Conto fino a 3…” lo intimò il giovane.
“Non sapevo che
avessi imparato a contare!”
“Questo è troppo!”
esclamò Miroku alzando le lenzuola e facendo il
solletico al ragazzo, che per poco non cadeva dal letto. Risero entrambi per un
bel po’, finchè Keisuke non
fece segno di fermarsi.
“Lo sai che
sembriamo due femminucce, vero?” disse.
“TU sembri una
femminuccia!”
“Vuoi vedere che ti
faccio cambiare idea?”
“Ne dubito…”
commentò Miroku alzando le sopracciglia. L’altro rise
beffardo, gettò le lenzuola da un lato e si mise a cavalcioni
sul busto del moro. Quest’ultimo si eccitò all’istante e, senza rendersene
conto, iniziò a fremere per poi stringere tra le braccia il suo amante. Keisuke lo guardò sognante e poi prese a baciarlo
violentemente, accarezzandogli il torace, con movimenti da far girare la testa.
“Allora…pensi ancora
che sia una femminuccia?”
“Sì…non mi hai
ancora mostrato del tutto la tua virilità…”
“Ah…vuoi che vada
fino in fondo eh?” queste furono le ultime parole di Keisuke,
perché subito dopo venne aggredito da un lungo bacio,
seguito da un rapporto indimenticabile. E mentre i due ragazzi si stavano
godendo in pieno la mattinata, Sango correva in
lacrime, disperata e senza una meta. Si sentiva persa, abbandonata, inutile,
idiota. Aveva perso tutto! Non aveva più nessuno che stesse
dalla sua parte: Kagome era partita, Miroku l’aveva tradita e Koga era
in crisi perché aveva litigato con Miroku e non
voleva parlare con nessuno, se non con la sua stessa coscienza. La ragazza non
sapeva più che fare. Se piangere, arrabbiarsi, ridere per quanto sia stata
stupida a fidarsi di un ragazzo……Perché tutti gli uomini erano uguali? Perché?
Basta, Sango aveva deciso…sarebbe passata anche lei
sull’altra sponda…tanto non aveva niente da perdere…niente…
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Due occhi spenti e
neri correvano oltre il finestrino. Il cielo era diventato limpido, l’aereo
stava scendendo di quota e i palazzi si riuscivano a intravedere.
Pochi minuti dopo,
il velivolo aveva già toccato terra e poi si fermò quasi di botto. Kagome uscì dall’aereo senza aspettare London,
fingendosi offesa. Ma poi forse lo era davvero…cioè insomma! L’aveva lasciata
da sola in balia di quel mostro di Sesshomaru…che per
di più faceva anche sogni erotici su di lei! Ma che aveva fatto per meritarsi
tutto questo? E non era ancora finita lì!
… …
I ragazzi entrarono
con cautela, uno per uno, nella halle dell’albergo,
trascinando ognuno i propri bagagli. Kagome si fermò appoggiando la valigia e sgranchendosi le gambe: poi
guardò la sala: non ne aveva mai viste di così grandi! I lampadari erano
enormi e le pareti erano decorate da affreschi stupendi. Stare lì dentro le dava un non so che di importante. Mentre la fila di ragazzi procedeva verso le camere, London raggiunse l’amica.
“ma dov’eri finita??” chiese London trascinando a
fatica il suo bagaglio, che era tre volte più grande di lei.
“Io con te non ci
parlo!”
“L’hai appena
fatto!” rise London.
“No, parlavo con
quella dietro”
“Anche adesso parli
con quella dietro?”
“C’è una mosca
fastidiosa che continua a ronzarmi intorno, non la sopporto più!” disse Kagome fingendo di scacciare una mosca.
“Dai…parlami finchè stiamo insieme… non possiamo scegliere la persona
con cui condividere la camera…” commentò la ragazza malinconicamente.
“Come no?? Che fanno, ci smistano?” esclamò di scatto Kaggy.
“Già……oh…ti stanno
chiamando! Mi sa che devi già andare! Se capiti con un bel fighetto,
avvisami e io verrò subito da te!” sorrise London e
poi spinse l’amica in avanti, che si ritrovò davanti ad un’insegnante di ballo
classico che teneva in mano una lista.
“Higurashi…camera numero 17…con Lakuni”
disse quello.
Kaggy sbuffò. Già il cognome non le presagiva niente di
buono…per non parlare del numero della camera! Inuyasha
si offrì di accompagnare i ragazzi alle camere. Arrivati davanti alla numero 17, Inuyasha si
accostò all’orecchio di Kagome.
“Io dormo proprio
nella stanza di fronte…non provare a fare la furba…perchè ti controllo…”
La ragazza scosse
la testa sorridendo ed entrò seguita da una ragazza. E così la sua “compagna”
era una ragazza. Tanto meglio…
Una volta chiusa la
porta, Kaggy si sedette sul letto e incominciò a
togliere la roba dalla valigia, osservando l’altra ragazza che, invece, aveva
lanciato la sua borsa sul pavimento e si era chiusa in bagno sbattendo la
porta. Mah…
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I ragazzi avevano
due giorni per esercitarsi prima dell’esibizione ma,
prima di quel giorno, Kagome voleva vedere il padre.
La voglia era troppo forte, la curiosità di dove viveva, dove lavorava, come
passava il tempo, era troppa!
Così, quando ne
ebbe l’occasione, chiese al “capogita” il permesso di
poter uscire dall’albergo per raggiungere il luogo dove abitava il padre e gli
mostrò il biglietto su cui era scritto l’indirizzo. L’uomo fece un cenno di
permissione, ma poi aggiunse:
“Però,sicuramente non ti lascerò andare da sola…Sarai
accompagnata da un insegnante…e magari anche da un altro ballerino”
“Ok…” annuì Kaggy.
Quel pomeriggio la
ragazza si fece trovare sulla soglia dell’uscita dell’hotel.
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Ciao
Gente…che ve ne è sembrato di questo capitolo?? Ha
saziato un pochetto la vostra fame di capitoli? Eheh…
Lo
so, aggiorno molto lentamente, ma ormai questo è il mio ritmo…poi ora arriva
l’estate e diventa difficilissimo riuscire a scrivere qualcosa…ma
abbiate buona fede, perché io non sparisco mai del tutto!!
Ringrazio
tutti coloro che continuano a commentare! GRAZIE!! E se avete qualche consiglio
da darmi riguardo alla piega che sta prendendo la storia, fate pure!! J
Alla
Prossima!!