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Autore: Wazzighez    29/03/2014    0 recensioni
Piove, e la disperazione incombe, e l'acqua sul tuo volto scivola via, come la vita che sembra esserti sfuggita dalle mani.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva. Ma non forte. Qualche solitaria goccia fredda e sporca rimbalzava nei rigagnoli e nelle pozzanghere fangose ai lati delle strade. Pioveva, e un rivolo d'acqua giunse troppo presto sul naso di Frollo, facendolo rabbrividire. Le lenti degli occhiali erano punteggiate da quella miriade di buchi trasparenti, e la vista già cominciava ad annebbiarsi, e tutto intorno assumeva il colore bianco e lattiginoso del cielo, la nuvolaglia che quel leggero vento non riusciva a spazzar via.
Pioveva, e Frollo era seduto per terra, l'asfalto bagnato, duro e scomodo, la schiena appoggiata alla colonna del cancello, il cappuccio della felpa tirato sulla fronte, la stoffa dei pantaloni ormai fradicia. Ad un tratto il freddo colse le sue mani intrecciate, uno spasmo dovuto all'immobilità gelata le fece muovere, Frollo le appoggiò per un attimo in terra, bagnandole, per poi rificcarle nella tasca del suo felpone.
Il quieto ed irregolare ticchettio della pioggia cullavano dolcemente il ragazzo, che chiuse gli occhi, lasciando alle orecchie il compito di godersi quel malsano spettacolo che è il temporale. Tutto intorno gli sapeva di umido e di poco accogliente, la stoffa di quei vecchi jeans ormai completamente bagnati gli si era appiccicata alla pelle, sentiva le membra irrigidite e impossibilitate a compiere un gesto. L'acqua gli era entrata fin nelle scarpe,gli aveva intasato la capacità razionale di pensiero, e forse anche per questo, Frollo non sentiva il bisogno di alzarsi e correre a casa.
Aprì la bocca, tirò fuori la lingua, assaporò una di quelle gocce fredde, e sporche, e quasi salaci, e forse un po' amare o magari dolci, e che continuavano a picchiettare su quel ciuffo di capelli che scappava dal cappuccio, anch'essi incollati alla fronte, molli e quasi da strizzare.
Pioveva, e Frollo aprì gli occhi, scrutò attraverso l'acqua che ora picchiava e batteva forte su quell'asfalto bucato e rattoppato, e il suo monotono ticchettio diveniva presto un fragore assordante e bagnato, e Frollo si tappo' quasi le orecchie tanto per abituarsi a quella nenia lenta e costante che è la pioggia.
Fu il passo cadenzato e affrettato di un vecchio a distoglierlo dal suo ombroso stato, a fargli alzare la testa, osservare il cielo ormai scuro e coperto, un drappo grigiastro e cupo che rilasciava la sua acqua sulla strada, sulle foglie che fremevano, sugli alberi scossi dal vento, sui tetti delle case, sul campanello di una bicicletta vicina che tintinnava ogni tanto, e anche su Frollo stesso, che giaceva addossato a quella colonna, in una pozza d'acqua ferma e stagnante, immobile e con le mani strette attorno alle ginocchia portate al petto, e con i denti che avevano improvvisamente iniziato a battere.
Era freddo, attorno, fuori e dentro di lui: era freddo lui stesso, e il suo cuore era un'irremovibile blocco di ghiaccio che non riusciva a sciogliersi.

  
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