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Autore: Evilcassy    30/03/2014    6 recensioni
E' passato un anno e mezzo dagli eventi di TS:W, e di Loki, improvvisamente, si perdono le tracce.
Nessuno sa che, su Nifleheim, vive proteggendo la Creatura il cui dominio, secondo una profezia delle Norne, sarà superiore a quello di Odino.
Ma le nubi non possono celare per sempre il Regno delle Nebbie dallo sguardo dell'Universo, né la Terra può sperare di scampare alla vendetta di Titano.
I destini di Loki, e dei Sette Vendicatori dovranno incrociarsi di nuovo.
Complicandosi ulteriormente, come se non lo fossero abbastanza...
[Sequel di The Seventh e The Seventh: Winter]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 10: Coming to the Jungle



Guardati intorno, disse. Non c'è profeta nella lunga storia della terra a cui questo momento non renda giustizia. Di qualunque forma abbiate parlato, avevate ragione.”

[Cormac McCarthy, La Strada]



Una madre comune, realizzata ed orgogliosa, dirà che non c'è nulla di più bello al mondo del sorriso del proprio figlio.

Per la sottoscritta, neomadre a tradimento in crisi d'identità, non c'è nulla di meglio nell'Universo intero che vedersi comparire la propria migliore amica - l'altra chiappa del culo, la metà rossa del cielo, la zoppa con cui hai imparato a zoppicare – in un mattino di inizio maggio speso nel vano e vago tentativo di montare la cameretta alla tua biologica infante.

Quando apro la porta del Lair e mi ritrovo davanti Natasha quasi mi commuovo: L'abbraccio stretta mugolando frasi incomprensibili, prima di trascinarla dentro e pregarla di non lasciarmi mai più. "Parlami di qualcosa. Di qualsiasi cosa di lavoro." La imploro:"Armi, proiettili, S-Fury-Ate, gare di sputi dal ponte dell'Helicarrier: qualsiasi cosa."

"Uhm... Abbiamo un nuovo tipo di manette ad alta resistenza e... Ah! Fury ha perso le chiavi dell'Acura mentre era da solo a Caracas.” Alza il mento in un cenno di saluto – stranamente ricambiato – a Loki e prosegue: “Ci siamo beccati le sue bestemmie via radio per un'ora, prima che qualcuno riuscisse a raggiungerlo."

"Ma perché me le perdo queste cose!" Piagnucolo."Signorina, ma non eravamo a farci un pisolino?" Hela che arriva con le braccia colme di pupazzi di varie forme cattura la mia attenzione e quella di Natasha. Trotterella verso suo padre e gli stampa uno dei suoi baci sugosi. Poi si avvicina a noi seminando pupazzi sul suo goffo cammino.

"Ciao." La saluta Natasha, inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza. "Abbiamo fatto shopping vedo!"

"Chiunque varchi quella porta entra con un pupazzo per lei ed un regalo per sfottere me."

"Oltre alla torta di pannolini di Coulson?"

Apro la zip della felpa: nel vedere la mia maglietta con la stampa di Mommy of The Year Natasha fatica a trattenersi dal ridere.

"Fai poco la spiritosa, prima o poi ti capiterà qualcosa di cui potrò sfotterti apertamente." Hela apre le braccia verso Natasha per farsi prendere in spalla e lei non si fa desiderare: "Allora zia Nat te la ricordi!"

Loki ripianta gli occhi nel manuale di montaggio del lettino: “La dolce zia Nat di cui porta il nome.”

Natasha mi guarda senza capire.

"Per evitare problemi burocratici futuri ho hackerato il sistema anagrafico statale e l'ho registrata. Loki ha calcolato l'equivalente terrestre della sua data di nascita ed io ho scelto il nome terrestre completo, per assonanza. Per l'anagrafe americana, e Loki ci tiene a precisare solo per quella, si chiama Helena Natalia Borgo. Che te ne pare? Ti fa piacere?"

Lei sbatte gli occhi sorpresa. Ho sbalordito la VedovaNera, è un evento da segnare sul calendario e festeggiare con frequenza annuale. “Io... io ho solo dato il tuo nome alle mie vecchie ciabatte!"

"Beh, sono morbide e calde..."

"Puzzano!"

"Se è questo il problema, dai il mio nome alle tue Lobutin preferite!"

"Posereste a terra mia figlia? Non vorrei che l'idiozia irradiata dalla conversazione possa bloccarle lo sviluppo." Ci schernisce Loki.

"Accidenti, oggi è ancora più simpatico del solito." Commenta Natasha.

"Siamo entrambi un po' acidi, ultimamente."

"Momento per una pausa?" Propone.

Gli occhi di Loki restano nel manuale, ma alza un dito: "Per me Earl Grey."

"Prego, il bollitore è lì." Rispondo seccata indicandolo con un cenno della testa.

"Vicino a te."

Allungo la mano: "Come vedi, è fuori dalla mia portata."

Natasha ed Hela spostano lo sguardo da uno all'altro in contemporanea: "Non intendevo quella pausa."



Pepper raccatta da terra il succhiotto che Howie ha lanciato con un gesto di stizza mentre Tony gli infilava la giacca e se lo passa in bocca per pulirlo prima di restituirlo al piccolo proprietario: “Davvero, Tony, sei sicuro di non volerlo tenere qui? Posso chiedere ad Liselotte di raggiungerti per darti una mano.” Tony scuote velocemente la testa: “Ma Howie sembra aver legato con Hela…”

Non. Mi. Interessa. Niente.” Scandisce Tony dondolando il figlio: “Avrà tempo per farsi amici quando andrà al college, tra sei anni. Al momento, visto che non è ancora un adolescente precoce, desidero tenere fuori dalla portata di mio figlio le cattive compagnie.” Pepper scuote la testa e si infila le scarpe e Tony aggiunge qualche raccomandazione ad Howie sul non rompere le scatole alla madre durante il volo per Los Angeles, né di vomitare su Happy.

Ah, tesoro, dimenticavo: ho apportato qualche modifica alla StarkMom…”

Ancora con questa storia!”

Non mi fido a mandarvi in giro sguarniti, con Loki sullo stesso pianeta.” Pepper lo accusa di essere decisamente paranoico e gli sfila Howie dalle braccia: “Paranoico io? Prima ero troppo avventato, ora sono troppo paranoico…”

Saluta papà…”

Prima vuoi che cambi, poi mi accusi di stare cambiando…”

Ci vediamo tra due giorni, amore. E, per la cronaca, non sei cambiato affatto. Per fortuna.”



"Per merenda solo frutta."Nello zainetto rosa di Hela Loki infila due arance ed una mela. "Al massimo, se ha ancora fame, uno yogurt può bastare. Niente carboidrati, tantomeno zuccheri."

Natasha mi lancia uno sguardo interrogativo: "Da quando in qua è un esperto di alimentazione infantile?"

"Da che ha iniziato a frequentare siti web sull'infanzia. E trollare in forum di mamme ansiose."

"Lo fai anche tu?"

"Certo. È divertente!"

"Voi due avete decisamente bisogno di un pomeriggio da soli."

Loki si è messo a spiegare ad Hela che starà con zia Natasha solo per qualche ora. Le raccomanda di fare la brava, di non piangere e lascia che la piccola riprenda in mano tutta la sua famiglia di pupazzi.

"Fuori c'è una bella giornata, pensavo di portarla a Central Park."

"Non è una brutta idea." Concordo "A prendere una boccata d'aria fresca..."

"Sta bene. Ma bada, Agente Romanoff: Se torna con anche solo un graffio..." Natasha guarda me, Hela che le ha già dato la manina, poi incrocia lo sguardo minaccioso di Loki e alza gli occhi al cielo. "E se inizia a piangere, riportarla subito a casa."

Da dietro la schiena di Loki, scuoto la testa fortissimo: No, Nat. Ti prego no.

Lei sorride complice,prende Hela in braccio, entrambe ci fanno ciao ciao con la manina, e poi escono dalla porta.

Silenzio.

Incredibile, non lo ricordavo così bello.

Un sogno.

Loki si appoggia le mani ai fianchi.

"Turbato?" Domando abbracciandolo da dietro appoggiando il viso sulla schiena. "Paura di aver fatto una cosa irresponsabile?"

Resta un attimo immobile, fisso a guardare la porta. Ma quando le mie mani si spostano dal suo petto verso il basso, scatta e si allontana, tornando verso il lettino ancora smontato, lasciando su due piedi e con il cuore pressoché sanguinante: “Prima finiamo.”

Alzo gli occhi al cielo, recupero il manuale e mi siedo a gambe incrociate per terra. Loki mi getta uno sguardo e piega le labbra nel sui piccolo ghigno mellifluo.

Che hai da sfottere ora?

Apre le braccia, palmi verso il basso a sovrastare i pezzi di legno smontati. Quando muove le dita, iniziano a vibrare e si alzano come piccoli soldatini sull'attenti quando volta i palmi. Quando chiude le mani, si assemblano perfettamente incastrandosi tra di loro a formare il lettino bianco e rosa.

Non ho parole.” Ciè, le ho, ma son tutte brutte.

Per questa sciocchezza?”

Accartoccio il manuale tra le mani: “È da tre ore che tentavo di montarlo! Non potevi farlo prima?”

Non me l'hai chiesto.”

Questo è troppo. Gli lancio la palla di carta che è ora il manuale in pieno viso. Lui la para senza problemi: “Io ti strozzo.”

Non credo” Mi schernisce chinandosi verso di me. “Non hai intenzioni migliori, ora?” Si getta la pallina dietro le spalle, mi prende e mi solleva: “Perché io sì.”

Se la metti così...”



Clint non ha decisamente fatto i salti mortali, ma non ha neppure inforcato gli occhiali da sole per chiudersi nel solito ostinato mutismo.

D'altro canto, Hela sgambetta curiosa per il Nest aprendo sportelli e cassetti, curiosando e infilandosi ovunque: "Beh, si dà da fare" commenta Natasha: "Comprendo che la privacy di quei due fosse andata a ramengo."

"Una vera sfortuna." Commenta sarcastico Clint schiantandosi sul divano. Hela lo raggiunge e tenta la scalata ai cuscini.

"Addison mi pareva piuttosto abbacchiata, ne aveva bisogno. Pensa a quante volte è uscita per lasciarci da soli in casa..."

"Una, due volte al massimo." La guarda aggrottare la fronte e allarga le braccia: "Scusa se il solo pensarci mi dà il voltastomaco!"

Natasha sospira, poi recupera la manina della bambina con la promessa di un giro a Central Park: "Lasciamo questo brontolone sul divano."

"'Toone!" ripete la bambina annuendo vigorosamente.

Non fanno in tempo ad arrivare all'ascensore che Clint le raggiunge: "Non vorrai mica lasciarmi sotto lo stesso tetto di quei due che... bleah! Non voglio neanche immaginarlo!"




Ci sono rapporti in cui tutto si risolve a parole.

Ma Loki è un bugiardo, un tessitore di inganni. E se io non sono alla sua altezza, è solo perché ho qualche millennio di esperienza in meno.

Per noi che viviamo di frasi ambigue e menzogne, è meglio usare le labbra in altri modi.

A che pro spendere tempo in frasi fatte, a convincere l'altro della nostra sincerità e dei nostri sentimenti, quando uno non può fidarsi delle parole dell'altro?

Sono una donna concreta: mi baso sui fatti, non sulle parole.

Ed i fatti dimostrano ben più di quanto le sue parole - leziose, sibilline, argute, graffianti - siano in grado di fare: l'intensità del suo sguardo, l'avidità dei suoi baci e delle sue carezze, il suo abbraccio che diventa così possessivo da risultare quasi feroce: Bisogno. Desiderio. Passione.

Ma le donne che si fanno sciorinare dai loro uomini l'elenco dei sentimenti possibili e immaginabili, lo sanno cosa si perdono nel frattempo?

Si leva i pantaloni di dosso praticamente inciampandoci sopra, lo circondo con le gambe e rotoliamo sul letto. Mi muovo sopra di lui strappandogli dei gemiti di piacere. Affonda le unghie nelle mie cosce, mi fa rotolare sulla schiena e riprende il controllo, bloccandomi i polsi sopra la testa e tuffando le labbra nel mio petto. Mordicchia e succhia, sogghigna nel mio orecchio quando urlo il suo nome.

Crolla su di me, le braccia a stringermi mentre riprendiamo fiato. Trovo la sua fronte con le labbra e la bacio accarezzandogli i capelli.

Lui alza appena la testa dal mio petto, ancora ansante, trova il mio sguardo e piega le labbra tumide in un sorrisetto sornione: "Pensi di essertela cavata con così poco?"

"Tesoro, stavo per dirti la stessa cosa."

Ma sì, a volte le parole possono anche servire.




Thor non fa in tempo a raggiungere i gradini del trono che Odino ha già steso la mano e richiamato a sé il Mjolnir.

"Padre..."

"Silenzio!" Odino si alza ed ordina alle guardie che hanno scortato il principe di uscire. "Stolto, ingrato, insolente! Questo è l'erede che ho cresciuto? Questo, il figlio che mi merito?"

"Padre, io..."

"HO DETTO SILENZIO!" Il Re stringe il manico del Mjolnir, come se si stesse imponendo di non usarlo lui stesso: "Disubbidire a me, per salvare una creatura il cui stesso concepimento è una bestemmia! Ingannarmi, per aiutare colui che inganna per primo!"

"L'interpretazione delle Norne era sbagliata, l'ho dimostrato! La bambina sarà Regina negli Inferi un giorno. Un Regno che non necessita della tua tutela, ma che reclamerà comunque la tua sudditanza!"

"Ah, è questo dunque che aneli? La mia morte?" Ringhia Odino: "Scendi la china del mostro che consideri tuo fratello, arriverai a tentare di uccidere il tuo stesso padre!"

"NO, MAI!" Ora è Thor ad urlare: "Possibile che tu non riesca a comprendere?"

"Io comprendo solo che mio figlio, il mio unico figlio ed erede vola tra i regni, giocando a fare il paciere e l'eroe, occupandosi di qualsiasi, sciocca questione fuorché della difesa di Asgard."

"Midgard è sotto la mia tutela!"

"E quando tu sarai chiamato al tuo ruolo su questo trono? La lascerai perdere? Quale sarà la tua priorità?"

Il Principe non riesce a rispondere, Odino invece annuisce. Gli restituisce il Mjolnir e gli indica la porta: "Fuori dalla mia vista. Non considerarti più appartenere a questo trono, né Principe di Asgard. Vattene su Midgard, a vedere il suo popolo e i tuoi cosiddetti amici invecchiare e morire nell'arco di una tua stagione. Vattene su Midgard, a proteggere la progenie maledetta di chi ti pugnalerà alle spalle."

Thor gli ha già voltato le spalle ed è quasi alla porta, quando si ferma per fare un'ultima domanda: "E Sif?"

"Improvvisamente ti è cara la sua sorte? Avrei voluto imprigionarla, accusarla di tradimento come meritava e condannarla a morte. Ma sono un Re saggio, e ho compreso che la stupidità delle sue azioni è stata dettata dalla sua natura di debole donna sentimentale. Ho spezzato la sua spada davanti agli occhi e l'ho cacciata dalla Prima Guarnigione. Il suo orgoglio ferito farà il resto."



Trova Sif in una locanda ai margini della città, davanti ad una pinta di birra scura con il cappuccio calato sulla testa e Fandral e Hogun a tenerle compagnia in silenzio.

Nel vederlo entrare i due si alzano e gli vanno incontro, gli battono due pacche sulle spalle e ad un suo cenno si allontanano per lasciarli soli. Thor si siede di fronte a lei, ignorando il locandiere che gli getta uno sguardo dal bancone aspettando un cenno per l'ordinazione.

"Voglio porgerti le mie scuse."

Lo sguardo di Sif seguita a restare fisso sulla schiuma della birra. Quando le dita di Thor si appoggiano sulle sue ritrae la mano e volta lo sguardo altrove.

"Ti ho trascinato in questa storia, ho messo a repentaglio il tuo onore da guerriera."

"Il mio onore da guerriera non è stato messo a repentaglio." Sif beve un gran sorso dalla pinta e finalmente gli pianta lo sguardo duro sul viso: "Il mio onore da guerriera è stato spazzato via. Cancellato. Spezzato con la mia lama."

"Non era mia intenzione."

"Solo perché non ti importava."

"Non dire così io..."

"Oh, Thor, taci. So tutto. Sarò pur considerata inutile e stolta da Odino, ma per qualcuno conto ancora qualcosa. E non sto parlando di te. Quando il Re mi ha rilasciata - senza la mia armatura, senza la mia spada - ho raggiunto Heimdall e gli ho detto che volevo raggiungerti. E lui... beh, lui mi ha raccontato tutto quello che stava vedendo. Tutto."

"Perdonami. Te ne prego. Non posso tornare indietro e cancellare tutto questo, ma permettimi di rimediare."

"Hai già fatto abbastanza."

"Nella sua ira Odino mi ha imposto di lasciare Asgard. So che non sarà un esilio eterno: ti prego, vieni con me. Quando e potremo tornare insieme..."

"Ho detto di smettere di parlare." Sif si alza con la pinta in mano e l'ha scolata tutta d'un fiato.

"Ti ho offesa in un modo che non meritavi, voglio solo che tu..."

Il boccale vuoto di Sif cala con forza e si infrange sulla fronte di Thor, facendolo crollare all'indietro dalla panca, lungo disteso sul pavimento.

Sif sputa per terra, si avvicina al bancone tra lo stupore dei presenti e lancia il manico di metallo del boccale, unico pezzo rimasto intatto, tra le mani dell'oste: "Scusa, ma il Re mi ha tolto la spada."



Natasha ha comprato un palloncino gonfiato con l'elio da un venditore ambulante e lega il laccio al polso di Hela. È buffissima: ha perennemente lo sguardo all'insù per guardare il palloncino e tiene il braccio alzato come se dovesse spiccare il volo da un momento all'altro anche lei per seguirlo.

L'area gioco è affollata da genitori, tate e bambini, e per lei è tutto nuovo: ha la bocca perennemente aperta dalla sorpresa, e la manina libera dal palloncino sempre tesa a toccare tutto.

Dopo l'iniziale ritrosia Clint si è lasciato un po' andare: la accompagna tra i giochi dei più piccoli ed aiuta Natasha a seguirla - "Pensavo fosse più facile, accidenti!" Ammette lei - e quando gli capita tra le mani un volantino dello Swedish Cottage propone di andare a vedere lo spettacolo delle marionette: "Magari starà ferma per un po'!"

Hela indica con il ditino tante cose e lancia gridolini per attirare l'attenzione, guardando prima Natasha e poi Clint quasi spazientita: "Credo che stia esigendo delle spiegazioni." Ipotizza Natasha con un mezzo sorriso: "Dev'essere tutto così nuovo per lei..."

Ci provano, dando un nome a quello che lei indica, finché non si indica le labbra con il pollice: "Ecco, questo lo capisco da sola. Hai sete, vero?" Nat sfila dallo zainetto il biberon e lei ne succhia un gran sorso. “È sveglia, non è vero?"

Clint annuisce. "Non sembra neppure una gran rompiscatole, chissà da chi ha preso."

Le labbra carnose di Natasha si piegano in un sorriso. Poi Hela indica una costruzione di legno e si fa accompagnare nell'esplorazione.

Clint si siede sulla panchina più vicina, una signora attempata prende posto dall'altro parte, dopo aver lasciato libero il nipotino di correre sull'altalena ed esclama improvvisamente: "Complimenti, avete davvero una bella bambina!" Lasciandolo per un attimo interdetto. Quando realizza si affretta a scuotere la testa: "Oh no, non è nostra. Lei è... è la figlia di una nostra amica, non abbiamo niente a che fare con lei.”

"Oh!" La donna ridacchia complice, intima al nipote di non allontanarsi e torna ad interessarsi di nuovo a Clint: "Quindi siete quel tipo di zii putativi che portano i nipotini a spasso per fare le prove?" Cosa? Gli occhiali da sole gli scivolano lungo il naso. "Oh, non faccia lo stupito! Lo fanno tutti... e la sua fidanzata mi pare piuttosto presa!"

Beh, sembra davvero così: Nat sta spingendo la ruota su cui è seduta la bambina e risponde con un sorriso al suo applauso sgangherato. Ripensa al suo discorso di qualche giorno prima, sente la fronte imperlarsi di sudore: “Lei...lei non conosce Natasha. Mi creda.”



Natasha e Hela tornano verso la panchina per la merenda che la signora se ne è appena andata con il nipote per lo stesso motivo.

Mentre la bambina succhia lo spicchio d'arancia che le ha sbucciato Natasha, Clint decide che è arrivato il momento di intavolare il discorso: "Forse è il caso di mettere un paio di cose in chiaro."

"Uhm?" Natasha si distrae dallo sbucciare la frutta ed Hela protesta. Lei chiede scusa e le porge un altro spicchio.

"Tra di noi, intendo. Voglio dire:" Clint si sta pentendo di aver intrapreso quella strada, che le sopracciglia di Natasha si stanno aggrottando ed è il segnale che non sta capendo dove voglia andare a parare e dal 'non comprendere qualcosa' a 'comprendere male' il passo è breve ed in genere provoca anche molto dolore. "In effetti non ne abbiamo mai parlato. Ecco. Voglio dire, noi siamo una coppia, ora viviamo anche insieme..."

"Clint, sii conciso."

"Non abbiamo mai parlato di fare dei passi successivi."

Natasha sospira: "Clint, non sappiamo neppure se nel weekend saremo ancora qui o in missione chissà dove. Non sappiamo se avremo tutti gli arti al loro posto la settimana prossima, né tanto meno se saremo vivi il mese prossimo. Non mi pare il caso di pensare ad eventuali vacanze estive, figurati ad altri..." Storce la bocca, porgendo un altro spicchio ad Hela: "...passi."

Lui annuisce: "Hai perfettamente ragione. Scusa. È che..."

"Cosa?"

"Vorrei sapere se, un giorno, ti verrà voglia di dire 'Basta' e..."

"Perché dovrei dire 'basta'? Non potresti volerlo fare tu?"

"Certo! Certo... potrei. Sì, potrei farlo io. Magari con ancora tutti gli arti attaccati. Vivo. E, se volessi farlo, potrei voler comprare una casa a Brooklyn" Natasha storce di nuovo la bocca: "O a Long Island e prendere un cane, e..."

"Odio i cani. Sporcano e puzzano."

"Potrei volere dell'altro?"

"Un'iguana?

"Uhm. Beh, anche. Però... Nat... parlando per ipotesi. Tu ci hai mai pensato a..." Lascia scivolare gli occhiali lungo il naso ed indica con lo sguardo la bambina.

"Mangiare un'arancia?"

"No. Avere figli."

"Ah!" La risata di Nat è evidentemente nervosa. Si infila addirittura un pezzo di frutta in bocca anziché darlo alla bambina, che piega le labbra in un broncio offeso: "Tutto questo gran preambolo solo per chiedermi questo. Per fortuna che ti avevo detto di essere conciso."

"Già. Quindi? Sto parlando per ipotesi, ma forse è il caso di mettere in chiaro le cose.”

"Una relazione non deve sfociare necessariamente nella procreazione. Non c'è scritto da nessuna parte, non è un obbligo. Siamo già in sette miliardi su questo pianeta, è il caso che qualcuno si trattenga." L'arancia è finita ma Hela reclama ancora. Natasha le propone la mela e quando la bambina annuisce estrae un coltello a serramanico da chissà dove ed inizia a sbucciargliela.

"Giusto. Hai ragione, non dovevo neppure domandartelo. E' che ti guardavo con Hela e mi era sorto il dubbio che..."

"Cancellalo." Sospira Natasha. Sembra che stia indugiando ad aggiungere qualcosa.

Clint: "Se ti ho infastidito ti chiedo scusa."

"No, no. Mi hai chiesto un parere, è lecito. Credo. Solo che, beh..." Serra il coltello e se lo rinfila nella manica della giacca. "Ad essere onesti, c'è una cosa di cui dovrei parlarti. Una cosa che riguarda il mio passato e che ultimamente è tornata alla ribalta." Muove la mano all'altezza della testa, come ad indicare la confusione che si trova dentro: "Sai che intendo."

"Ti ascolto."

"Io..." Natasha si guarda attorno: "Un momento, dov'è Hela?"

È solo pochi metri distante, seminascosta da un cespuglio, ma a Natasha sono sembrati chilometri.

Lei ha il nasino all'insù e guarda il palloncino che si è slacciato dal polso e si allontana velocemente spinto dal vento, Natasha indovina la sua espressione sconsolata nonostante sia voltata di spalle: "Te ne compro un altro." Promette, abbassandosi sulle ginocchia e prendendole una manina per farla voltare: "Hela..."

Del verde negli occhi della bambina non c'è traccia: sono completamente dorati.

Natasha inizialmente resta completamente spiazzata, poi si sforza di sorridere, mentre la prende in braccio e finge indifferenza, che la bambina sembra non essersi accorta di nulla. Dietro di sé, Clint si domanda ad alta voce cosa possa averlo scatenato: "Non ne ho idea."

Si guardano attorno.

Eppure c'è qualcosa che non va. Ma cosa?

I bambini continuano a giocare, c'è gente che cammina, fa jogging, gira in bicicletta. Un inserviente, su un sentiero, scende dalla piccola vettura di servizio e ci gira attorno come se la stesse controllando.

Clint suggerisce di tornare alla Tower, Natasha annuisce e si aggiusta Hela su un fianco.

Varcata l'entrata del rettangolo ovattato di Central Park la situazione è surreale: "Nessun rumore di auto." Mormora Clint.

La 5th Avenue è un lungo serpentone di taxi gialli e autobus fermi con i cofani aperti, in cui si affacciano autisti e passanti stupiti e confusi.

Al centro di un incrocio c'è un incidente. Non sembra nulla di grave, ma un paio di donne sono sedute sul bordo del marciapiede e si lasciano tamponare le ferite sul viso da un uomo che indossa ancora il caschetto da ciclista.

Nessuna sirena in lontananza.

Indicando il semaforo, Clint nota che è spento: "Deve esserci stato un blackout, non sento nemmeno la metropolitana muoversi sotto."

"E da quando un blackout fa fermare le automobili?"



Il fiume di parole di Bruce dura da ore: cerca di farle capire quanto la situazione possa essere precaria e pericolosa, di come è necessario che si allontanino e che non può funzionare che l'Hulk può scappare di nuovo dal suo controllo e che...

"Non me ne frega un cazzo!" Lo interrompe Jane. Bruce trasale. Dentro di sé l'Hulk apprezza l'inaspettata sboccatezza della dottoressa. La trova sexy, e non è un buon segno. "Tu mi vuoi?"

"Jane, qui non si tratta di cosa voglio, ma di cosa posso avere."

"Cazzate!"

"No, non lo sono."

"Sì, lo sono! Hai lasciato andare l'Hulk solo perché quel sovrannaturale idiota del mio ex ti ha indotto a farlo. E ti sei più che trattenuto: a parte una finestra rotta, non c'è stato nessun problema. Non pensavi neppure di poter fare sesso, per colpa dell'Hulk e, beh, mi pare che ci siamo riusciti. Temevi di non poter sopportare un litigio, per colpa dell'Hulk, ed invece..."

"Credimi, vederti in canotta e jeans attillati, furiosa e che utilizzando un linguaggio scurrile... beh, non lascia l'Hulk completamente...uhm, indifferente."

"Davvero? E cos'è, incazzato con me perché non voglio che la nostra storia finisca?"

"A dire la verità no, ecco. Lui è... uhm, credo ti trovi sexy. Jane, Jane, ti prego non toglierti la canotta, non è un buon segno che lui si senta eccitato e...."

La maglietta di Jane finisce da qualche parte della stanza e Bruce fatica a distogliere lo sguardo: "E tu come ti senti?"

"Spaventato?"

Jane ride volutamente provocatoria: "Da queste tettine?" Prende la sua testa tra le mani e lo forza a voltarsi verso il suo viso: "Guardami. Avanti, fallo."

"Jane io..."

"Non costringermi a diventare cattiva."

"Jane, ti prego, non è un gioco."

"No che non lo è: voglio solo che tu apra gli occhi, mi guardi, e ti rendi conto che hai una persona davanti a te disposta a rischiare tutto pur di averti al suo fianco. Pensi che non sappia cosa significhi il pericolo? Mi ci sono sempre trovata in mezzo a mio malgrado, lo sai bene, non puoi dire che sia una persona sprezzante dei rischi. Eppure ora lo faccio. Perché? Perché ne vale la pena!" Bruce si lascia sfuggire un singhiozzo, Jane preme le labbra sulla sua fronte: "Quindi ora apri gli occhi e guarda le mie tettine."

"Lo sto già facendo." Bofonchia Bruce.

Jane ridacchia: "E l'altro che dice?"

"Apprezza." Lascia correre le mani lungo la schiena nuda e trova la stoffa ruvida dei jeans sui glutei: "Ma promette che non interferirà."


Fottuta. Fottuta. FOTTUTISSIMA!” Maria Hill chiude di botto il cofano del fuoristrada, aggiungendo un calcio al paraurti anteriore. Darcy le ricorda che è a noleggio: “E quelli si fanno pagare i danni il doppio.”

Beh, allora fattureranno allo S.H.I.E.L.D anche il guasto di questo motore di merda.”

Hey! Guarda il lato positivo! Sei bloccata nel qui con me.”

Ma Maria è troppo irritata per darle corda e scansa l'abbraccio della ragazza: “C'è poco da scherzare: Dovrò per forza farmi venire a prendere in elicottero, e chissà che mazzetta dovrò sborsare per comprarmi il silenzio del pilota...”

Posso correre a cercare aiuto al primo centro abitato a cercare un meccanico.” Propone Steve, scendendo dal sedile del passeggero.

La prima città è a cinquantasei miglia e devi attraversare il deserto.” Puntualizza Maria.

Beh, è praticamente il mio jogging mattutino..”

Ti ricordo che stai parlando con Capitan America. Lui attraversava il deserto europeo con un carro armato sulle spalle, durante la Seconda Guerra Mondiale. Prendendo i nazisti per un orecchio.”

Non esiste un deserto europeo, Darcy.”

Beh, però c'erano zone scarsamente abitate...” Chiosa Steve. “Sai, con le evacuazioni...”

Lascia perdere, davvero. Chiamiamo i rinforzi e faremo una colletta.” Maria si arresta guardando il display dello StarkPhone. Lo agita, lo alza, controlla meglio togliendosi gli occhiali da sole e poi chiede a Darcy di prestarle il suo: “Questo coso non funziona.”

Neppure il mio. Non c'è campo.”

Mi stai prendendo in giro?”

Assolutamente, guarda!” Gira lo schermo per farla controllare, poi alza lo sguardo sulla torre delle antenne che sovrasta la Base. “Che strano. Dovrebbe avere massimo campo, quei cosi garantiscono una copertura pressoché totale. Deve esserci un guasto.”

Iniziano ad esserne troppi, per i miei gusti.”

Steve si guarda attorno. “Non è che avete un diodo al germanio?”

Cosa?”

Volendo, posso costruire una radio anche senza, ma così mi sarebbe molto più semplice. Che dite?”



"Dottoressa Foster?" Alla porta uno dei suoi collaboratori bussa insistentemente. "Può venire un attimo?"

"Non ora."

"È urgente!"

Jane rotola via da Bruce, recupera jeans e canotta e va alla porta con la furia che monta: "Dimmi."

"Stanno succedendo cose strane."

"Chiama i Ghostbusters." Jane fa per chiudere la porta ma l'altro la ferma: " È saltata la corrente, ma anche i generatori sono fuori uso. Non c'è alcun segnale né satellitare né telefonico, siamo completamente isolati e..."

"D'accordo, manda Darcy a..."

"Non vanno neppure le automobili, Dottoressa."

Alle sue spalle, Bruce ha ritrovato i pantaloni e li ha indossati, dopo aver constatato di aver rotto la zip nella foga: "È molto strano."

L'altro sogghigna, aggiustandosi gli occhiali: "Chiamo i Ghostbusters?"



Lo StarkJet sussulta forte, Pepper impreca mentalmente alzando gli occhi dallo schermo del computer per controllare Howie sul sedile di fronte. Il bambino si è finalmente concesso un pisolo - cosa piuttosto rara, ha ereditato la mancanza di sonno paterna - e i sussulti l'hanno interrotto: ecco che si stropiccia un occhietto e sbadiglia. Pepper allontana il computer, si allunga per slacciargli la cintura e prenderlo in braccio per cercare di farlo riaddormentare subito, prima che si riprenda.

Getta un primo sguardo fuori dall'oblo - cielo limpido, senza una nuvola - e poi un secondo. C'è qualcosa che non va. Mentre fissa i motori sull'ala pregando di trovare un accenno del rosso del calore, Happy spalanca la porta della cabina, la faccia stravolta e la fronte imperlata di sudore: "Pepper... abbiamo un problema...."


Virgina Potts-Stark è una donna pragmatica: Se c'è un problema, lo risolve. Se non può risolverlo, allora fa in modo che il problema non sia più tale.

Innanzitutto, Howie non si è accorto di nulla. Per cui è importante continuare a mantenersi calmi, finché è possibile, perché ha notato che il suo brillante cervello va abbastanza nel pallone quando il pianto del figlio diventa isterico, figurarsi un pianto spaventato.

Perciò deglutisce, inspira profondamente, e poi guarda dritto negli occhi Happy e con la voce il più calma possibile gli indica di prendersi il paracadute. Happy annuisce, Pepper guarda l'orologio: Tony ha detto che per attivare la MarkMom le basta tener premuti contemporaneamente i tre tasti del quadrante. L'aereo sta iniziando a destabilizzarsi, il muso inizia a piegarsi verso il basso. Pepper perde l'equilibrio, cade in avanti, Howie sbatte contro i sedili e si sveglia di colpo urlando.

Tenendolo stretto per un braccio, Pepper rischiaccia i tasti del pulsante.

Niente.

Merda.

Fa appello a tutto il suo sangue freddo - dov'è quando ne ha bisogno? - e alla sua lucidità mentale - Howie, ti prego, smetti di piangere! - e cerca di focalizzare la sua attenzione sulla valigetta dell'armatura. La individua nell'ultima cappelliera in coda. Deve raggiungerla. Se non funziona il richiamo, ci sono sempre i comandi manuali: sono autoalimentati dal reattore Arc dell'armatura, perciò sempre funzionanti.

Non può mettersi a scalare il corridoio dell'aereo trascinando suo figlio.

Happy, si è allacciato il paracadute e gli urla di passarglielo tendendo le braccia verso di loro. Pepper lascia il braccio del bambino, che scivola sul linoleum del corridoio e viene accolto dalle braccia dell'uomo.

Poi si toglie i tacchi e comincia a correre lungo il corridoio, puntando i piedi e le ginocchia per vincere l'inclinazione sempre maggiore. Si arrampica tra i sedili, si aggrappa alla cappelliera e la apre, trova la valigetta dell'armatura e l'afferra: la maniglia ha riconosciuto la sua impronta digitale e si attiva al suo comando.

Si apre e le avvolge i polsi, poi il resto delle braccia, le spalle e poi scende tutta la schiena. L'aereo è ormai completamente verticale quando l'armatura si chiude sulle gambe ed i piedi. Pepper salta verso la cabina di pilotaggio, recupera Howie, lo stringe al petto e l'armatura avvolge anche lui: mentre gli schermi olografici si accendono davanti ai suoi occhi lo sente ridacchiare.

Happy alza il pollice lei fa saltare il portellone con un colpo dalla mano sinistra e si lancia fuori, seguita dall'uomo con il paracadute.

I propulsori della StarkMom disegnano una piroetta nel cielo per la gioia del suo occupante più piccolo mentre il paracadute di Happy Hogan si apre.

Lo StarkJet si schianta contro il costone di una montagna ed esplode in una palla di fuoco.




Cominciamo? Ma sì, cominciamo, che l'ho tirata abbastanza per le lunghe.

Non dite che maltratto sempre Sif, comunque.

Stasera andrò a vedere The Winter Soldier, temo che se sarà così bello come dicono mi spazzerà via tutto l'headcanon del Tsuniverse. Speriamo di no, sono ancora indietro a finire questa storia! D:

Ad ogni modo, voglio ancora ringraziare tutti quanti per il sostegno e il seguito che state dando a questa storia.

GRAZIE, davvero. Siete preziose ed ogni vostro commento è una coccola, per me.

Naturalmente, non abbiate remore a dirmi se c'è qualcosa che non va: le critiche, purché costruttive, sono sempre più che accette.

Per domande, curiosità o quello che vi viene in mente vi rimando al mio ask:

Per tutto il resto... c'è MasterStark!

Alla prossima, se vorrete,

EC


   
 
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