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Autore: La Mutaforma    30/03/2014    1 recensioni
Un breve appunto alla pagina 283, il capitolo sul Naturalismo francese. In quella che doveva essere una giornata troppo calda per pensare.
Non era un promemoria, e nemmeno una confessione.
“29 Marzo 2004, ore 12, 56 minuti e troppi secondi
Ormai manca poco. La settimana prossima saremo in viaggio per Parigi. Ti aspetto al bar del corso.”
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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29 Marzo 2004, ore 12, 56 minuti e troppi secondi 
Ormai manca poco. La settimana prossima saremo in viaggio per Parigi. Ti aspetto al bar del corso.

 

 

2014, un giorno qualunque;

Un breve appunto alla pagina 283, il capitolo sul Naturalismo francese. In quella che doveva essere una giornata troppo calda per pensare.
Non era un promemoria, e nemmeno una confessione. 
“29 Marzo 2004, ore 12, 56 minuti e troppi secondi
Ormai manca poco. La settimana prossima saremo in viaggio per Parigi. Ti aspetto al bar del corso.”
Subito sotto, un asterisco e il nome di Flaubert.

Dieci anni prima quel libro logoro era stato nuovo.
Lo immaginò avvolto nella plastica trasparente, la copertina lucida, le pagine profumate.
Adesso sembrava mangiato dai banchi e dalle penne, piegato dalle varie borse in cui era passato e dalle mani che nella tensione avevano ripiegato gli angoli delle pagine.
Dieci anni prima era appartenuto ad una persona che si chiamava D’Urso Laura.
Surreale, come Dio nella creazione -proprio come aveva appuntato in quella pagina su Zola dieci anni prima- la sua penna era scivolata ovunque sulle pagine, e non era mai propriamente lei. 
Avrebbe potuto riconoscerne la calligrafia, ma non le mani.
Di quella penna nera conosceva il nome, e una data.
E un viaggio.

La signorina D’Urso poteva avere un’età che oscillava tra i ventisette e i ventinove anni.
Ed era stata studentessa proprio come lui, aveva passato pomeriggi a sfogliare quel libro senza senso.
E quel 29 marzo stava pensando a Parigi.
Aveva già la valigia sotto il letto.
Partiva con la scuola? Con la famiglia?

Trovare la signorina D’Urso non era stato difficile. 
Avevano frequentato la stessa scuola. Aveva un account su facebook. Scriverle un messaggio era stato anche troppo facile. 
Avevano parlato. E parlato. Ma non avrebbe saputo dire di cosa.
“Signorina, ho il vostro libro di letteratura. Dove posso portarvelo?” 
“Bar del corso, la seconda traversa. Mi trovi lì” 
Fine della conversazione.

Laura D’Urso era sottile come un fiore consumato dal vento. 
Al collo sottile pendeva una grossa collana che non brillava, e sembrava il peso di una storia che non aveva scritto.
La guardava cercare il tempo tra le quelle pagine; l'ha portato lì per lei. Tra gli altri nomi in copertina, forse avrebbe riconosciuto il suo.
“Com'è andato il viaggio?”
“Dove?”
Lo ha capito dopo dieci anni. Non era un promemoria. E nemmeno una confessione.
Era la speranza.
“A Parigi, dieci anni fa”

“Non c'è stato nessun viaggio. È saltato”  





Un appunto (haha): 
Ho trovato un messaggio del genere sul mio libro di letteratura. Ah, quando manca l'ispirazione potresti scrivere davvero su qualunque cosa. 
Mi chiedo se la precedente proprietaria del libro si sia divertita a Vienna. 
Sono passati dieci anni. Non potevo dire cosa più inappropriata. 
(Voglio interdere questo scritto come la sintesi della mia vita. Un viaggio rimandato) 


 

   
 
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