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Autore: SylPms    30/03/2014    1 recensioni
Dalla storia
[...]Si disse che per quella volta poteva concederglielo e far finta che fosse tutto rose e fiori tra loro, anzi, forse glielo doveva, visto quello che sarebbe successo la sera stessa. Il pensiero lo fece mentalmente indietreggiare per un momento, così come la vista della sua spensieratezza e voglia di vivere nascoste chissà dove fino a quel momento. I capelli le ondeggiavano davanti al volto, incastrandosi di tanto in tanto tra le leggere screpolature delle labbra, nella fossetta del collo e sulle braccia. [..]
[..]“Che succede?” mormorò appena, con gli occhi indecifrabili, mentre si passava una mano sulla fronte sudata.
“Non sono una ragazzina” si affrettò a precisare “Lo voglio quanto te”
Damon maledì quella sua intraprendenza data dall’alcol. Se avesse detto un’altra parola del genere non si sarebbe più controllato. “Ti conviene stare lontana, Elena”
Lei non lo ascoltò e fece un passo, un altro ancora. “Non ho paura di te, Damon” disse con voce profonda “Non ho paura che tu mi possa far male” gli mise una mano sul petto, ormai vicina “Hai reso la mia vita eccitante e avventurosa, mi fai sentire viva” [..]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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;Gravity
 
Quando Elena riprese conoscenza, non sapeva dove fosse. Sentiva quell’odore tipico dei seminterrati o delle vecchie cassapanche dei nonni. Era incredibilmente umido e per niente accogliente. La scarsa quantità di tessuto che si ritrovava addosso inoltre, non la copriva abbastanza per darle un riparo sufficiente per quella temperatura. Battendo lievemente i denti si tirò su e si rese conto di essere adagiata su un letto sistemato alla buona con una di quelle lenzuola bianche e anonime degli hotel. A parte un piccolo spiraglio di luce lunare che entrava dalla finestrella un paio di metri più in alto, la stanza era completamente al buio. Il pavimento era scosceso e ciò che rimaneva delle mattonelle era a pezzi. Ringraziava di avere almeno un paio di ciabatte con sé o avrebbe potuto prendere perfino il tifo. Si passò una mano tra i capelli, ancora indolenzita e si guardò il palmo per vedere se per caso stesse sanguinando.
Ricordava di essere scesa al piano di sotto per aprire la porta e poi.. ah si, Damon l’aveva rapita. Fantastico, pensò. – Damon! – cominciò ad urlare – Questo non era nei patti! – disse arrabbiata, per quanto ci riuscisse. A parte quel breve momento di incoscienza non aveva ancora chiuso occhio e la stanchezza che provava non era del tutto indifferente. Sbuffò non ricevendo alcuna risposta in cambio e sconsolata si riadagiò sul letto. Era abbastanza buio per uccidersi con un solo passo e poi non pensava che Damon sarebbe stato così stupido da lasciare la porta aperta. Si mise una mano sotto la testa, in mancanza di un cuscino e chiuse gli occhi, per ragioni di forza maggiore.
 
Un lieve raggio di sole entrato da chissà dove le sfiorava il viso. Riusciva a sentirne il calore piacevole sulla sua pelle ancora intorpidita dal sonno. Le ciglia iniziarono a vibrare mentre le membra si risvegliavano con lei. Un dolce odore di lampone la invase e quasi non ricordava più la spiacevole sensazione della sera prima. Fece sbattere velocemente le palpebre per mettere a fuoco l’intera situazione e sobbalzò per il gradevole ambiente in cui si trovava, o forse per la presenza di Damon semisdraiato al suo fianco. – Buongiorno , raggio di sole – esordì.
- D-damon.. – Elena assunse un tono a metà tra lo spaventato e l’imbarazzato. Sistemò velocemente la vestaglia per coprire quel misero tessuto di pizzo rosa che formava la scollatura a cuore della sua camicia da notte e si tirò leggermente su. – Oh tranquilla, mentre ti trasportavo ha avuto tempo di cadere e cadere – sorrise sollevando un lato della bocca, facendo indugiare lo sguardo sul petto di Elena, come aveva probabilmente già fatto.
- Che significa questo? – si mise sulla difensiva Elena.
- Che il tuo seno è stato in bella mostra per tutto il tempo – precisò Damon.
Elena roteò gli occhi arrossendo leggermente – Intendo, questo – indicò la stanza dove si trovavano – E’ un rapimento o un tentativo di …rimorchiarmi? – disse, confusa.
- La sistemazione di ieri sera era temporanea. Solo il meglio per i miei ostaggi-
- Ma perché? Che senso ha rapirmi? Non faceva parte dei patti!-
- Oh, molte cose non facevano parte dei patti! Arruolare una squadra capitanata dal mio caro fratellino non faceva parte dei patti, lasciare che quella streghetta da quattro soldi mi trattasse come un imbecille non era nei patti, ma non importa. Non saranno certo questi dettagli ad impedirmi di realizzare il mio piano- disse con un tono stranamente pacato.
- Ma forse lo farà Klaus! – disse Elena decisa, senza pensare che forse non era il caso informare Damon riguardo l’arrivo dell’immortale.
- Klaus? Klaus è qui? – Damon sembrava alquanto agitato, per non dire furibondo. Si alzò e poggiò una mano contro lo stipite della porta, a destra del letto.
- Sì – ribadì fermamente Elena – E ha intenzione di proteggermi!-
Damon si lasciò scappare una risata sarcastica – Proteggerti? Non hai pensato che forse voglia distruggere la sua unica possibilità di essere vulnerabile?- scosse la testa di fronte alla sua ingenuità. Elena rimase interdetta. Non aveva mai pensato a quell’eventualità. Klaus non aveva minimamente nominato quella “clausola” anche se effettivamente proteggerla per questioni morali, era una motivazione che poteva avere molte falle, volendo.
- Che c’è? Pensi ancora che ci sia gente puramente altruista al mondo?-
Si voltò a guardarla. Era seduta nel letto con le coperte che le coprivano il corpo esile dall’ombelico in giù. Le braccia erano completamente molli ai lati del suo corpo, forse per colpa di quell’ultima rivelazione. La testa era leggermente piegata in avanti e i capelli le circondavano perfettamente il viso , nascondendone le gote. – E cosa vorresti ottenere con questa mossa? – chiese, senza pretendere davvero nulla.
Damon la guardò ad occhi sbarrati e poi si rilassò – Non lo so, ok? – La verità era che essere trattato in quel modo l’aveva infastidito e non poco. Voleva provare a Bonnie e a se stesso che non esisteva nessuna maledizione. Dopotutto, aveva rapito Elena e ciò significava metterla in pericolo.
- Mh – si limitò ad affermare – Sai, non vedo l’ora che passi la cometa o quel che diavolo ti serve. Facciamola finita così sarete tutti contenti e io sarò libera da questa tortura – sbuffò e si lasciò nuovamente sprofondare nelle coperte.
Damon la guardò fissare il vuoto per un po’. Aveva in viso un’espressione indecifrabile , come se ormai fosse incurante del pericolo che la circondava.
- E poi.. di chi è questa casa?-
- Della mia colazione – disse tranquillamente Damon.
 
Quando scesero al piano di sotto, Elena fu strabiliata di trovare una torta di mele ancora intatta sul tavolo di ciliegio in cucina. – Che fortuna, aveva appena fatto una torta così non devo preoccuparmi di sfamarti- disse sarcastico prendendo un bicchiere precedentemente posato sul bancone. Era stato riempito con un liquido rosso scuro ed Elena ci mise poco a capire cosa fosse.
- Davvero una donna squisita – disse Damon, assaporandone goccia per goccia il sapore.
- Da quando voi vampiri svuotate le vene nei bicchieri? – disse Elena, addentando una fetta di torta con poca fame.
- Non volevo fare troppo l’esibizionista con te –
In quel preciso momento il telefono di Elena squillò spostandosi di qualche millimetro sul tavolo. Entrambi guardarono il display all’istante e prima che Damon potesse afferrarlo, Elena lo prese correndo via mentre premeva il tasto per accettare la chiamata.
- Bonnie , Damon… -
Interruppe la frase bloccata nei polsi dalla presa ferma dei vampiro che la fece rimanere con il telefono stretto nella mano destra, a mezz’aria.
- Proprio non vuoi capire, Elena-
“Elena” gridò Bonnie dall’altro lato
- Tranquilla, Bon Bon, stiamo solo facendo normale conversazione tra vittima e carnefice-
“Elena, fa come ti ho dett-“ fu l’ultima cosa che riuscì a dire Bonnie, ma fu abbastanza per far ricordare ad Elena della loro conversazione.
- Questo lo prendo io, mh?- disse Damon, mettendosi in tasca il telefono di Elena che sbuffò, contrariata. Cosa aveva intenzione di fare? Sequestrarla fino all’arrivo della cometa? E poi non aveva ancora capito in cosa consistesse il fantomatico rituale o cosa servisse esattamente.
Gli voltò le spalle per tornare in cucina e quando vide la lama di un grande coltello da macellaio brillare sul lavandino, un’idea le balenò per la mente. Bonnie era stata chiara a riguardo: non doveva temere nulla. E poi, anche se fosse, ormai davvero aveva iniziato a disprezzare la sua stessa vita, dato che era causa di così tanti drammi. Prese un bicchiere dallo scolapiatti e fece scorrere l’acqua dal rubinetto. Damon si stava avvicinando per finire la sua colazione quando un forte odore di sangue si insinuò tra le sue radici. Elena si voltò verso di lui. La lama del grande coltello era ora conficcata nel suo fianco destro e aveva subito creato una larga macchia di sangue sulla sua vestaglia bianca. Con una mano annaspò cercando un piano di appoggio dietro di lei cominciando a tremare. Damon sgranò gli occhi e senza nemmeno pensarci si precipitò verso di lei, afferrandola prima che potesse cadere.
- Ma che diavolo fai?-
Con un colpo netto estrasse la lama dal suo corpo ed Elena gemette dal dolore, quasi in lacrime.
Giaceva inerme tra le sue braccia e il pavimento. La sensazione che dava quella grande perdita di sangue era quasi piacevole. Ogni secondo che passava sentiva una grande leggerezza avvolgerla, come se avesse perso il controllo su ogni parte del suo corpo e la guardasse da un’altra prospettiva. Damon le tirò un leggero buffetto sulla guancia. – Elena, non è il momento. Dannazione – disse tra i denti. L’odore del sangue di Elena era un forte richiamo per Damon. Non aveva mai avuto problemi a controllarsi, sebbene la fame avesse avuto sempre il primo posto nelle sue priorità ma con il suo sangue c’era qualcosa che non andava. Delle piccole vene rossastre iniziavano a farsi strada sul suo volto, annegando di sangue anche i suoi occhi. Vedendola arrancare e tossire spasmodicamente però, qualcosa prese il sopravvento dentro di lui. Con forza si morse il polso e lo premette contro le labbra di Elena. Anche se in preda alla quasi totale incoscienza, l’odore del sangue di Damon spinse Elena a berlo, vorace. Alla prima goccia, si attaccò possessivamente al suo braccio succhiandone quanto più possibile. Damon la guardava quasi estasiato e non poté fare a meno di gettare leggermente la testa all’indietro mentre sentiva il liquido lasciare le sue vene. Quando Elena si staccò sentì qualcosa di strano animarlo. Lei giaceva appoggiata con la testa al suo avambraccio, come se stesse dormendo. Senza perdere di vista un attimo il suo respiro che faceva innalzare e abbassare il petto, la adagiò sul letto nel quale aveva dormito e si sedette accanto a lei, attendendo un suo segno. Guardo i morsi sul suo stesso polso rimarginarsi e poi rivolse uno sguardo al viso ora rilassato di Elena. L’aveva salvata perché gli serviva viva per portare a termine il rituale, non trovava altra spiegazione logica. Eppure si sentiva profondamente sollevato ora, mentre sentiva il battito del suo cuore tornare regolare e la ferita rimarginarsi.
 
Stefan guardava Bonnie con aria preoccupata. Nonostante la rivelazione della strega riguardo alla maledizione che sembrava aver colpito Damon, non riusciva ad essere completamente sereno. Le aveva procurato tutto ciò che le serviva. Stava provando a fare un incantesimo di localizzazione usando il pettine di Elena per rintracciarla. La pressione che gli occhi di Stefan esercitavano su di lei però, rendevano tutto più difficile. Gli lanciò un’occhiata eloquente e il vampiro si voltò di spalle, guardando fuori le foglie che venivano scaraventate sull’asfalto.
Bonnie si concentrò e improvvisamente le candele che aveva disposto intorno a lei si accesero. Mentre si apprestava a pronunciare la formula magica si fermò e un gemito spaventato fece voltare Stefan. Era Bonnie a fissarlo insistentemente ora e con un’aria per niente tranquilla.
- Allora? Dov’è? – la incalzò Stefan
-Io.. era in una pozza di sangue e.. respirava appena.. – mormorò tremante Bonnie.
Stefan sgranò gli occhi all’idea dell’esile corpo di Elena privo di vita. – Sei riuscita a vedere dove? –
- Era.. era una casa luminosa e grande, come quelle poco fuori Mystic Falls..-
Non fece in tempo a finire la frase che Stefan era già sparito. Conosceva quel posto e sapeva dell’esistenza di vecchie residenze adiacenti ad altrettanto vecchie fattorie in campagna. Ci volle un po’ prima di trovare la casa desiderata ma un forte odore di carne bruciata gli fece individuare la casa che cercava. Probabilmente Damon si era nutrito della proprietaria e ne aveva bruciato il corpo poco più in là. Regnava una strana tranquillità lì intorno ma, aguzzando l’udito, poté udire dei passi leggeri provenire dall’interno. Cercando di non fare rumore entrò in casa, cosa possibile dal momento che la proprietaria non era più in vita. Un forte odore di sangue lo invase ed ebbe come un giramento di testa. Il suo istinto gli fece momentaneamente abbandonare il vero motivo della visita e si recò in cucina, dove una grande macchia di sangue si estendeva sul pavimento. Il viso di Stefan sembrava paralizzato e così i suoi occhi, sbarrati e attratti da quella visione. Si chinò quasi inconsciamente e si disse che una sola goccia non avrebbe fatto alcuna differenza. Il sangue era a pochi centimetri di distanza da lui e gli sarebbe bastato allungare la mano per sentirne il sapore. Il sangue di Elena. Gli costava molto non saltarle addosso e divorarla, ogni volta. La sua pelle emanava un odore tale da fargli perdere il controllo, bastava che gli si avvicinasse per sentire il dolce rumore del suo sangue scorrere veloce nelle arterie. Un rumore proveniente dal piano di sopra lo fece trasalire. Sembrava tosse. Poi la voce di Damon.
- Andiamo Elena, perché fai così! –
Un altro colpo di tosse seguì il precedente, come se Elena stesse rimettendo qualcosa. Si precipitò immediatamente di sopra senza indugiare e fu sconvolto dalla scena che si trovò davanti. Damon era seduto su un angolo del letto e con  una mano una piccola bacinella blu , mentre con l’altra teneva stretti i capelli di Elena che stremata sputava sangue dalla bocca.
- Damon! Che diavolo hai fatto?? –
Disse adirato Stefan, tenendosi a distanza da tutto quel sangue. – Tranquillo fratello, è il mio sangue quello che sta rimettendo – spiegò Damon. – A quanto pare non le piace – sottolineò.
- Il tuo sangue? E perché avrebbe dovuto berlo?-
- Si dà il caso che Miss Intelligenza, si sia pugnalata e io abbia cercato di salvarla-
Elena riprese momentaneamente fiato, poggiando la testa contro il cuscino. La sua pelle era pallida e tumefatta, come se l’avessero presa a pugni. Una grande macchia di sangue copriva la coperta all’altezza del suo addome , lì dove le sue mani erano posate e non riuscivano a smettere di tremare.
- Perché non guarisce? –
- Non lo so ! – disse stizzito Damon – Forse il suo essere una dea dell’immortalità, la rende immune a certi rimedi –
-Ma perché l’hai fatto, Elena? – chiese Stefan, profondamente in pena per lei.
-Per.. la maledizione – tossì Elena, con poca voce in gola – E poi.. che importa ormai, è meglio così-
-Non pensare nemmeno una cosa simile.. –
Elena voltò il viso dall’altra parte. Non aveva la minima forza in corpo, nemmeno di alzare un dito. Ogni volta che Damon cercava di curarla, sentiva lo stomaco rigirarsi e non riusciva più a trattenere il suo sangue dentro di sé.
- Sto continuando a farle bere il mio sangue. Anche se lo rigetta, perlomeno ritarda la morte- disse, noncurante di usare quel termine in presenza di un umano.
- Deve esserci una soluzione! –
- Certo che deve, non può morire ora!- sottolineò Damon.
- Ancora non ti arrendi, fratello? Non le farai del male e non provare a dirmi che la stai aiutando solo perché mosso dal tuo enorme senso di egoismo- scosse la testa Stefan. – Chiamo Bonnie, forse saprà cosa fare-
 
Non appena Bonnie arrivò, corse dall’amica ormai irriconoscibile. Delle grandi occhiaie violacee si erano fatte strada sul suo viso e la lentezza con cui sbatteva le palpebre, le fece capire che doveva fare in fretta. Damon era poggiato contro lo stipite della porta, per controllare che nessuno facesse nulla di avventato.
- Elena – la chiamò dolcemente Bonnie. Elena la guardò accennando ad un sorriso e si lasciò stringere la mano. –Ora ci penso io, non preoccuparti-
Damon roteò gli occhi davanti a quelle frasi fatte che non facevano altro che sprecare il loro, suo, tempo. Una sensazione di bagnato sotto il tuo naso gli fece portare una mano al viso e rimase sconvolto quando le sue dita si tinsero di rosso. Ripulì tutto il sangue e rimase per qualche secondo a guardarsi i polpastrelli prima di farne sparire ogni traccia.
Dopo aver pronunciato per l’ennesima volta la stessa formula, Bonnie sospirò, esasperata e si portò una mano contro la fronte. Niente di quello che aveva provato aveva provocato il minimo cambiamento in Elena e ormai non sapeva più che fare.
- Tranquilla , Bonnie – mormorò appena – Non è colpa tua-
- Certo che lo è! – disse, disperandosi – Ti ho detto io di.. – scosse la testa prendendosi il volto tra le mani.
Damon assistette alla scena senza dire nulla e si avvicinò ad Elena avendo cura di allontanare Bonnie per darle un’altra razione di sangue che ben presto sarebbe finita nella bacinella, con il resto. Si morse il polso e quasi come un gesto automatico, lo avvicinò alla sua bocca. Elena lo guardò senza battere ciglio. – Allora? Bevi! – Elena sospirò appena e scosse la testa.
- Che cosa significa?- avvicinò di più il braccio.
- Tanto lo sputerò, non ha senso-
-Beh, ha senso tenerti in vita nel frattempo che si trova una soluzione!-
-E’ la morte, Damon. Non c’è soluzione- tossì sputando delle gocce di sangue.
Damon sbuffò sarcastico – Eppure ne hai la prova davanti agli occhi-
-Non diventerò un vampiro-
-Certo che no, mi servi umana e oltretutto rigetti il sangue di vampiro quindi la cosa non è possibile-. Le afferrò poco delicatamente la testa e la spinse contro il suo braccio. Il colorito di Elena migliorava ogni volta che beveva un po’ del sangue di Damon ma durava ben poco.
-Potremmo chiedere a Klaus!- disse dal nulla Bonnie.
Damon si girò verso di lei con aria scioccata –Klaus? Non ci pensare minimamente!-
-Damon, lui è immortale! Deve pur significare qualcosa!-
-Io non mi fido di lui- scosse la testa
-E noi non ci fidiamo di te!- lo indicò con tono accusatorio. – Tutta questa storia è colpa tua e non importa se andrai a perderci, per risolverla!- disse adirata, e si recò di sotto.
 
Quando Klaus arrivò, preceduto da Caroline, Damon era piuttosto restio ad aprirgli la porta sebbene non gli servisse alcun invito. – E questa chi è? La tua groupie?-
-Damon Salvatore!- gli tese la mano, senza essere ricambiato –Che piacere incontrarti! E così, sei alla ricerca dell’immortalità, non è un’impresa da niente- disse sarcastico.
Damon evitò di rispondergli e gli voltò le spalle – Oh, non fare così! In fin dei conti io dovrei essere il tuo idolo. Non è così speciale come si crede- si scrollò le spalle –E’ molto meglio- rise beffardo.
-Avanti, va di sopra a salvare Elena, come le hai promesso- sottolineò – Se è davvero ciò che intendi fare-
-Oh, certo che lo è! Io mantengo la parola data e non c’è nulla che mi stia più a cuore della vita di Elena con la differenza che io voglio che lei sia viva finché la sua vita umana lo permette- appuntò Klaus. – E comunque rassegnati, non scapperai facilmente dalla maledizione- sorrise – Sei stato così stupido da non leggere tutte le clausole?-
Damon lo guardò con odio stringendo i pugni ma ciò rese Klaus ancora più soddisfatto – Quindi suppongo non saprai nemmeno che ora le vostre vite sono indissolubilmente legate: muore lei, muori tu- sorrise diabolicamente e lo sorpassò prendendo una punta di sangue che era tornata a d uscirgli dal naso.
 
-Amore, che brutta cera!- Klaus fece il suo ingresso nella stanza a braccia aperte. Elena cercò di sollevarsi, quasi in segno di rispetto ma lui fece in tempo a metterle una mano sulla spalla per bloccarla. – Non ti scomodare- le sorrise, quasi dolcemente. Le passò una mano sulla fronte e lei gemette , riuscendo appena a respirare. Klaus, come da prassi, si morse il polso ma Elena lo fermò prima che potesse procedere. – Damon ci ha già provato, non funziona- scosse la testa. Klaus scosse la testa e si voltò a guardare Damon. – Ma io sono un immortale, non un vampiro qualunque, qualcosa deve pur significare- Avvicinò di nuovo il suo polso alle sue labbra ed Elena presa a bere. Sbarrò gli occhi sentendo il benessere che ogni goccia di quel liquido le provocava e quando fu sazia lo lascio andare. – Piano, tesoro, non sono modi che ti si addicono- disse, togliendosi via una goccia di sangue dal polso.
La reazione fu istantanea. Il colorito di Elena migliorò all’istante , il suo respiro tornò regolare e riuscì a sentirsi subito in forze. Dal suo canto, Damon dovette ammettere a se stesso che con la sua guarigione anche lui aveva iniziato a sentirsi rinvigorito e ciò gli fece suo malgrado ammettere che forse c’era un fondo di verità nelle parole di Klaus.
- Mi-mi sento benissimo!- disse Elena, controllando immediatamente la ferita, completamente rimarginata.
- Non c’è di che – si alzò, a lavoro compiuto.
- Grazie Nick – lo abbracciò Caroline, che fino a quel momento non aveva detto una parola.
- Vi converrebbe ringraziare Caroline – aggiunse –Vista la poca fiducia che mi avevate dato, ero un po’ restio ad aiutarla. In fondo il mio dovere è salvarla dal dono, non dai suoi tentativi da suicida-
-Grazie Caroline- disse Elena, abbassando lo sguardo.
- Sono così contenta che tu stia bene – disse, sinceramente rincuorata Caroline. Elena riusciva a vedere la sua amica dietro quell’espressione e per un momento volle credere che fosse davvero così.
-Dovresti.. sì, rimanere con me e Bonnie per un po’ sai..devi raccontarci tutti i dettagli- sorrise vagamente Elena, cercando l’approvazione di Bonnie.
Caroline si voltò verso Klaus cercando quasi approvazione e quando lui le rivolse un sorriso gentile, lei gli stampò un bacio in cambio. –Che ne dite di un pigiama party? Vado a casa a prendere trucchi e caramelle! Sarà fantastico!-
Quella era davvero la loro Caroline e sebbene avesse un po’ di risentimento a riguardo, Bonnie le sorrise annuendo.
- Klaus – esordì Bonnie – c’è una cosa che volevo chiederti-
Il vampiro annuì – Lasciami essere la tua enciclopedia –
- L’altro giorno l’amuleto di Elena ha iniziato a bruciare sulla sua pelle senza nessun motivo..-
-Oh, un motivo c’è per tutto, Bonnie.- le fece notare Klaus – Quell’amuleto era di Katerina, Emily l’aveva realizzato per lei. Pare servisse a preservare e amplificare il suo dono ma mai ha avuto una reazione simile. Anche se con Katerina ci si poteva aspettare di tutto. E’ probabile che soffrisse davanti ai miei occhi senza battere ciglio- fece spallucce Klaus – Mi dispiace, Bonnie –
Bonnie storse la bocca perplessa e pensò che doveva essere stata la vicinanza improvvisa di Klaus a attivare l’amuleto poiché portava dentro di sé lo stesso potere di Elena. Tuttavia non ne era certa, perché la prima volta che Elena si era trovata in sua presenza, non era successo nulla.
- Ora, se volete scusarmi, accompagno Caroline a casa e poi sarà tutta vostra per stasera- sorrise alla bionda che gli strinse la mano. – Ah, assicuratevi che Elena sia al sicuro- guardò direttamente Damon. – Tra pochi giorni passerà la cometa ed è meglio tenerla lontana da Mystic Falls. Inoltre, questa casa è deliziosa, posso farti avere l’atto di proprietà se lo gradisci, Elena! Nessuno verrebbe a cercarti qui-
Elena annuì flebilmente senza nemmeno pensarci, un po’ provata dal nessuno verrebbe a cercarti che le faceva ricordare che qualcuno avrebbe potuto cercarla per motivi non proprio leciti.
Elena si alzò dal letto come nulla fosse e si rese conto di avere un’enorme macchia di sangue sui vestiti. Storse la bocca a quell’odore poco piacevole e sospirò. Notò con la coda dell’occhio Stefan fuori dalla porta. Non si era fatto vedere per tutto quel tempo e guardando la sua espressione, presunse che era per via del forte odore di sangue che emanava. Gli sorrise flebilmente e lui scosse la testa, sorridendole di rimando. Lei alzò la mano come per salutarlo e lui sparì subito.
- Dai Bonnie, va a prendere le tue cose e ci vediamo stasera – le mise una mano sulla spalla – Ho bisogno di una serata normale-
- Normale? Con Caroline vampiro?- scosse la testa
- Fa uno sforzo, Bon – la supplicò. Bonnie annuì e le sorrise abbracciandola. – Cerca di rimanere viva fino alle otto –
La stanza si era svuotata senza che se ne rendesse conto fatta eccezione per Damon, che era rimasto sulla soglia della camera a guardarla.
- Dovrei cambiarmi adesso – disse Elena, inacidita.
- Cosa ti è saltato in mente, Elena? Potevi ucciderti!-
- Tranquillo, il mio cuore ancora batte – si premette una mano sul petto, senza sapere che ormai per Damon le speranze di portare a termine il suo piano erano scese di molto. Ucciderla lo avrebbe portato alla morte e per portare a termine il rituale, avrebbe dovuto trovare qualcuno in grado di aiutarlo. Avrebbe potuto andarsene e farla finita con quella storia ma non faceva parte di lui lasciare le cose a metà, né tanto meno fare un’uscita di scena così bassa.
-Hai sentito che cosa ha detto Klaus , no?-
-Cosa? Che ci potrebbe essere qualche altro squilibrato in giro?- disse sarcastica
-Nessuno sarebbe mai al mio livello-
Elena scosse la testa, abbastanza stanca di tutto e lo guardò. – Smettila di tenere questa faccia che non ti appartiene. Le buone maniere non allevieranno quello che farai-
-La tua quasi morte ti ha resa più strafottente o sbaglio?-
-Sono stanca Damon. Stanca di essere presa in giro. Vuoi a tutti i costi la tua immortalità e allora prenditela- si avvicinò a lui –Vivi per sempre. Vivi senza paura, senza limiti. Vivi da solo- scosse la testa – Vivi come Klaus. Tormentato dai sensi di colpa e perennemente solo. Augura a Caroline una vita eterna con lui e non penso ci sia cosa peggiore del rovinare la vita di qualcuno per rendere meno miserabile la propria – buttò fuori d’un getto.
Damon la guardò senza dire niente. Sapeva bene cosa volesse dire. Costringere qualcuno all’eternità. Era esattamente quello che Stefan aveva fatto con lui, difficile a credersi. Quando si era risvegliato morto, pieno di rabbia e risentimento, si era detto e così aveva detto a Stefan che se voleva davvero condannarlo ad una vita da vampiro, l’avrebbe fatto appieno, godendosela in tutti i suoi lati peggiori. – Non sai neanche di cosa stai parlando – sibilò, senza staccare lo sguardo da lei e in quegli occhi Elena poté trovare per la prima volta un sentimento: il dolore.
Schiuse leggermente la bocca e lo guardò stringere i denti forse con tutta la forza che aveva in corpo. In quel momento i suoi occhi blu sembravano un grande lago calmo illuminato dal sole. Non aveva mai notato quella loro particolare sfumatura calda. Piegò la testa cercando di leggervi di più ma Damon si allontanò. – Ci sono dei vestiti nell’armadio, probabilmente ti staranno tre volte grandi- scrollò le spalle.
Elena abbassò la testa per quel brusco ritorno alla realtà e annuì.
- Se vuoi migliorare la cosa, vieni di sotto a mangiare qualche cosa che porterà i tuoi livelli di colesterolo alle stelle – le fece un cenno e non appena Elena varcò la soglia, sentì un delizioso odore di fast food arrivarle alle narici e farle brontolare lo stomaco.


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Note dell'autrice: questo capitolo mi sembra estremamente lungo ma andava fatto ! Non mi sembrava il caso di dividerlo e poi è abbastanza dinamico, quindi spero non vi annoi! :O Le scene fluff che accenno nella descrizione generale della storia arriveranno molto presto. Per ora l'incognita rimane il vero volto di Klaus e forse anche la misteriosa reazione dell'amuleto ! Si scoprirà tutto ! Un bacio!
  
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