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Autore: _Takkun_    30/03/2014    13 recensioni
One shot dedicata al compleanno di un Capitano molto speciale:
In realtà stava solo recitando la parte dell’offesa. Sapeva bene dove si trovava in questo istante, anzi, era forse l‘unico giorno dell’anno in cui sapeva con certezza dove poterlo trovare. Era diventata una sorta di tradizione da quell’avvenimento.
*****
“Ehi, Benn! Sicuro che non si sia ubriacato? Guarda che se finisce in mare e affoga la colpa sarà esclusivamente tua, eh!” Disse Yasopp ridendo sguaiatamente.
“Tranquillo…” Rispose l’uomo con calma, bevendo il contenuto del suo boccale. “Con quello che deve fare gli serve la mente lucida, non corre alcun pericolo.” Disse asciugandosi con il dorso della mano un po’ della bevanda sulle labbra.
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“Sa Capitano, questo è l’unico momento dell’anno in cui riesco a sentirmi veramente in pace con me stesso.” Confessò Buggy appoggiando anche la testa all'indietro, per poi alzare lo sguardo verso l’alto.
*****
“Gli anni passano in fretta, eh? Ho una novità da raccontarti ma penso che tu la sappia già. Ho un nuovo componente all'interno della mia famiglia, un ragazzo che, devo dirla tutta, mi ha causato non pochi problemi! Gurarararara!”
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bagy il clown, Barba bianca, Portuguese D. Ace, Shanks il rosso, Silvers Rayleigh
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'About Roger'
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Auguri Capitano!
 




Bar “Tispenno”- Da Shakky – 30 Dicembre (Ore 21:43)
 
“Andiamo, dolcezza, è un periodo di festa, non vorrai veramente farci pagare?”
“In tutto sono settanta Berry, se non li vedo ne pagherete le conseguenze.” Disse in tono pacato, Shakky, a quel ridicolo gruppetto di pseudo pirati dall'aria poco sobria.
“Ma sentitela! Non credo tu riesca a capire la situazione in questo istante.” Le disse probabilmente il capitano degli altri quattro uomini. “Te lo spiego io. Una donna non può vedersela da sola contro cinque pirati come noi! E poi se ti facessimo del male non potremmo più essere considerati dei gentiluomini, no? Quindi tappati quella bocca, noi ce ne andiamo.” Decretò infine alzandosi dallo sgabello per poi cominciare a barcollare verso la porta, seguito a ruota dai suoi uomini.
“Ahahah! Come riesci a zittire tutti, capitano?” Domandò uno con il viso paonazzo a causa dell’alcool.
“È un’arte di pochi. Ahahah!”
“Possibile che nemmeno durante le feste abbia un momento di pace?” Sospirò la donna appoggiando la sigaretta ancora accesa sul posacenere. “Ehi, galantuomini.” Li richiamò uscendo dal bancone.
“Che vuoi don-“ Prima ancora che potesse finire di parlare si ritrovò colpito da un gancio di Shakky che lo fece sbattere contro la porta, scivolando di schiena lungo il legno di essa, fino ad arrivare a terra, privo di sensi.
“Capitano!” Urlarono i pirati rimanendo però a debita distanza dal corpo dell’uomo.  “Come ti sei permessa, donna?!”  Fece uno con un briciolo di fegato in più rispetto ai suoi compagni.
“Razza di pivelli.” Sospirò incrociando le braccia al petto. “Proprio perché è un periodo di festa sarò buona. Avreste potuto rendere le cose molto più semplici ma ora pretendo che voi mi diate tutto ciò che avete, altrimenti, beh, vi basta guardare quel disgraziato…”
Tempo pochi secondi e, dopo essersi caricati in spalla il proprio capitano, se la diedero a gambe lanciando per aria tutte le banconote in loro possesso. Shakky sorrise.
“Potevi rimanere con me almeno durante le feste…” Sussurrava ritornando al bancone. “Invece il signorino decide di lasciare una bella donna come me da sola…” Sbuffò riprendendo tra le dita la sigaretta di prima.
In realtà stava solo recitando la parte dell’offesa. Sapeva bene dove si trovava in questo istante, anzi, era forse l‘unico giorno dell’anno in cui sapeva con certezza dove poterlo trovare. Era diventata una sorta di tradizione da quell'avvenimento. Ogni anno, verso il venti di dicembre, ritornava al bar, le rivolgeva un saluto veloce con la mano e, dopo essersi preso almeno sei bottiglie di whisky, se ne andava facendole un cenno col capo. Il tutto senza spiccicare parola.
La donna inalò del fumo.
“Manca solo qualche ora, ormai…” Pensò.
 
****
 
Nuovo Mondo, Red Force- Ore 22.50
 
Sulla nave dell’Imperatore Rosso correvano fiumi di alcolici e dei canti gioiosi si potevano udire da ogni parte dell’imbarcazione. Le acque del Nuovo Mondo possono ritrovarsi così calme solo durante le festività natalizie ma non altrettanto tranquille sono le navi dei pirati.
Sulla Red Force il clima di festa si poteva avvertire subito.
Yasopp stava sfidando molti dei suoi compagni a braccio di ferro sotto la supervisione di Lucky che, insieme all'immancabile cosciotto di carne, si assicurava che nessuno barasse, o meglio, che Yasopp non barasse. Benn se ne stava in un angolo insieme ad un altro piccolo gruppo di pirati brindando con dei boccali colmi di birra o saké. Di Shanks, invece, non si intravedeva nemmeno l’ombra.
“Ma il Capitano?” Chiese ad un certo punto uno, notando la strana assenza del “Re delle sbronze”, come si divertivano a soprannominarlo i suoi uomini. Yasopp a quella domanda sorrise.
“Ehi, Benn!” Urlò richiamando l’attenzione del vice su di sé. “Sicuro che non si sia ubriacato? Guarda che se finisce in mare e affoga la colpa sarà esclusivamente tua, eh!” Disse ridendo sguaiatamente.
“Tranquillo…” Rispose l’uomo con calma, bevendo il contenuto del suo boccale. “Con quello che deve fare gli serve la mente lucida, non corre alcun pericolo.” Disse asciugandosi con il dorso della mano un po’ della bevanda sulle labbra.

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Il Rosso, alla vigilia dell’ultimo dell’anno, se ne stava appoggiato al parapetto della nave con in mano una bottiglia di Rum, in un punto in cui le voci dei suoi compagni arrivavano a malapena.  Rimase per un attimo in silenzio con il capo chino, a guardare le onde del mare che s’infrangevano lungo il fianco della sua nave, lo trovava estremamente rilassante. Poi, spostò il suo sguardo al cielo scuro, illuminato da una miriade di stelle.
 
“Manca poco...” Pensò.
 
“Ricorda, Capitano? In una notte identica a questa, le feci la mia promessa.” Disse con tono malinconico. “L’ho mantenuta, sono diventato uno dei pirati più temuti al mondo. Uno dei Quattro Imperatori, Shanks il Rosso. A volte, quando lo pronuncio, faccio quasi fatica a crederci e vengo deriso da molti dei miei compagni ogni volta che lo confesso. Crede sia stato merito del Cappello?” Continuava a parlare, consapevole del fatto che Roger, da qualche parte, lo stesse sicuramente ascoltando.
“Ora quel Cappello, proprio come lei fece con me, l’ho affidato ad un giovane del quale sono molto fiducioso, sa? Sono arrivato a scommettere il mio braccio su di lui e sono sicuro di potermi aspettare grandi cose in futuro. Rufy, il nome del ragazzo, le assomiglia molto.”
Stappò con un botto il tappo di sughero della bottiglia e subito dopo se la portò alle labbra per assaporare l’alcolico. Ma solo un po’, non voleva esagerare quella sera.
“Quanti ricordi ritornano alla mente…” Sussurrò, chiudendo gli occhi, beandosi della brezza marina e del lento cullare delle onde.
 
“Ehi ragazzo!” 
Il giovane mozzo sentì questo bisbiglio. La voce l’avrebbe riconosciuta fra mille.
“Uh? Dice a me, Capitano?” Chiese indicandosi il petto col pollice.
“Sì, tu! Avvicinati.” Gli fece segno con la mano, Roger, accovacciato in un angolino.
“Mi dica.” Shanks si abbassò alla sua altezza. Aveva uno sguardo furbo in volto il che implicava la scelta tra due opzioni: o ne aveva combinata una, o lo stava per fare e lo voleva come complice. Chissà per quale motivo temeva la seconda.
“Mi devi aiutare a fare una cosa.” Disse il baffuto sghignazzando. Appunto.
“Dipende da cosa ha in mente.” Lo avvertì. Quell'uomo era assai imprevedibile quando si metteva ad escogitare qualcosa.
“Nulla di che, e smettila di darmi del lei! Ti sembro vecchio come Newgate?” Lo rimproverò il Capitano. Il rosso rise.
“No, certo che no. Forza mi dica… dimmi!” Si corresse all'istante seguito dalla risata di Roger.
“Così va meglio. Ascolta, devo vendicarmi di Rayleigh.” Ecco, lo sapeva. Non poteva chiederlo a Buggy?!
“Cosa t-ti ha fatto Rayleigh-san questa volta?” Sospirò. Se doveva aiutarlo tanto valeva sapere i fatti, no?
“Mi ha vietato di mangiare il mio solito pasto delle cinque! Dice che mangiare come un “maiale” mi fa poco bene alla salute…” Sbuffò. Rayleigh e Crocus dovevano aver parlato riguardo la malattia del Capitano. “Maiale io, tsk!” Disse imbronciandosi. Il vice non aveva tutti i torti però, il Capitano sapeva essere un vero e proprio maiale quando mangiava, e quanto mangiava. Si stupiva sempre dell’enorme quantità di cibo che riusciva ad ingurgitare. 
“Ma io a cosa servo?” 
“Il piano era di nascondere tutte le sue scorte di alcool, così vediamo come si sente lui quando gli tolgono qualcosa di importante!” Si massaggiò la pancia dalla quale si sentiva provenire un continuo brontolio.
“Continuo a non capire la mia utilità nel piano…”
Roger sospirò. “Li alcolici si trovano in grosse casse di legno e per quanto odi ammetterlo, sono ancora debole dall'ultima iniezione di quel tranquillante, quindi entri in scena tu! Sei giovane, non dovresti avere problemi.” Sorrise smagliante, lasciando però con un’espressione preoccupata il giovane mozzo. Le fitte stavano diventando così forti che adesso necessitava persino di un tranquillante per sentire meno dolore? Roger, capendo a cosa fosse dovuta quell'espressione, gli tirò un’amichevole pacca sulla spalla facendogli quasi perdere l’equilibrio.
“Sto benissimo! È solo che preferisco non fare altri sforzi, non vorrei che Crocus mi sgridasse ancora. O che peggio mi togliesse la carne dalla dieta! Sai che tragedia?! Se non fosse per questi motivi lo farei da solo, te lo assicuro.” Incrociò le braccia al petto, annuendo sicuro di sé. Shanks non poté fare a meno di ridere alle parole del Capitano. Non sarebbe riuscito a dirgli di no in ogni caso. Aveva una sorta di potere per questo genere di cose. Riusciva sempre a convincere chiunque a fare qualsiasi cosa volesse, nel bene o nel male.
I due, dopo aver architettato il piano in ogni minimo particolare, procedettero con esso. Inutile dire che fallì miseramente non appena il Rosso ebbe messo piede all'interno della cambusa. Rayleigh, quando si trattava delle sue adorate bottiglie, possedeva una sorta di radar che lo avvertiva sempre di un possibile pericolo. O almeno così avevano ipotizzato Shanks e Roger, dopo essersi beccati una sgridata e un pugno in testa dal Re Oscuro. 
 
 
Sul viso dell’Imperatore comparve un sorriso. “La vita sulla Oro Jackson non poteva definirsi tranquilla, certo, ma i ricordi che ho di quando ero solo un giovane mozzo su quella nave, rimarranno i migliori e i più nostalgici della mia vita…”
 
****
 
Rotta Maggiore, nave di Alvida- Ore 23.00 
 
Sulla nave della piratessa Alvida, Buggy il Clown si ritrovava con gli stessi pensieri del Rosso per la testa.
“Un altro anno se n’è andato, e come al solito non ha portato nulla di buono se non un sacco di problemi…” Si lamentò il pirata, appoggiato di schiena alle assi in legno del parapetto, anche lui affiancato da un alcolico. “Sa Capitano, questo è l’unico momento dell’anno in cui riesco a sentirmi veramente in pace con me stesso.” Confessò appoggiando anche la testa all'indietro, per poi alzare lo sguardo verso l’alto.
“Molte cose sono cambiate da quel giorno, soprattutto io. Ora il mio unico obbiettivo è riuscire a far fuori quel  ragazzino dal cappello di paglia. Già. Lo stesso cappello di paglia che lei diede a Shanks e del quale io fui geloso, lo ammetto. “ Si mosse leggermente dalla sua posizione per trovarne una più comoda. “Sono sempre stato geloso del rapporto “speciale”, per così dire, che lei aveva con lui. Probabilmente litigavamo così spesso solo perché ero io a volerlo. Quell'idiota era così ingenuo, diceva sempre di volermi nella sua ciurma e mi considerava un suo amico. Anzi, molto probabilmente mi considera ancora uno dei suoi amici più cari, nonostante io, ai tempi,  dicessi sempre il contrario.” Sospirò, un po’ demoralizzato. “Lui sì che ha fatto strada: Shanks il Rosso, uno dei Quattro Imperatori. Scommetto che sarebbe disposto ad accogliermi a braccia aperte nella sua ciurma in qualsiasi momento ma, sarei troppo orgoglioso per accettare…”
Il pirata pagliaccio sorrise un attimo, pensando ad un preciso ricordo che di tanto in tanto non mancava di tornargli alla mente con malinconia…
 
I due giovani mozzi della Oro Jackson erano intenti a pulire da cima a fondo il ponte principale della nave… o meglio dire, Buggy stava pulendo da cima a fondo il ponte, Shanks se ne stava imbambolato con lo sguardo perso nel vuoto e lo spazzolone in mano, così, tanto per. Il rosso sospirò sognante. Il pirata pagliaccio trattenne l’istinto di buttarlo in mare, continuando a concentrarsi sul suo lavoro ma, all'ennesimo sospiro del compagno decise di mandare a quel paese la sua pazienza e di tirargli amorevolmente una spugna bagnata sulla faccia. Il gesto sembrò risvegliare il Bello addormentato in piedi dai suoi pensieri. 
“Buggy! Che diavolo fai?!” Urlò asciugandosi la faccia con la maglietta. 
“Avevo visto sul viso una macchia e volevo pulirtela, tutto qui…” Scrollò le spalle lui.
“Ah, davvero? Beh, allora grazie!” Sorrise il rosso facendo alzare gli occhi al cielo all'altro. Quanta stupidità può esserci in una sola persona? Fin troppa, e Shanks ne era una prova vivente.
“Ehi, Buggy! Stavo pensando ad una cosa…” Cominciò il rosso muovendo finalmente quello spazzolone.
“Questo l’avevo capito. E a cosa di preciso? Dimmelo solo se non è una delle tue idiozie.” 
“Stavo pensando alla mia futura ciurma.” Sorrise. 
“Ti avevo detto di non dirmelo se si trattava di una cavolata.” 
“Pensavo ai membri. Ovviamente ci sarai tu come mio vice…” Andò avanti lui senza prestare la minima attenzione al compagno che, come al solito, aveva da ridire. “Poi pensavo ad un cecchino come secondo membro, voglio il migliore sulla piazza. Tu cosa ne pensi a riguardo?” Domandò poi, curioso di sapere le opinioni dell’azzurro, sperando solo che non si trattassero delle solite imprecazioni nei suoi confronti.
“Inizia a pulire Shanks, smettila di sognare ad occhi aperti. È solo tempo perso…” Sospirò stanco, molto stanco. 
“Cosa stai dicendo, amico? Sognare, avere delle ambizioni da seguire, è questo ciò che rende la vita interessante e piena di avventure!” Si entusiasmò  il ragazzo con il cappello di paglia. “Vedrai che riuscirò a farti cambiare idea!” Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
“Piantala, Shanks! La vita non è fatta solo di sogni! Una persona non può restarsene imbambolata a pensare a cose che non si avvereranno mai in futuro! Avere delle ambizioni è da idioti! Adesso pensa al presente! Siamo solo dei mozzi, dannazione!” Sbottò Buggy, lasciando interdetto il compagno. Dopo tanto tempo finalmente era riuscito a sfogarsi.  Shanks nascose gli occhi sotto al cappello. Cos'aveva? Il bamboccio si era offeso alle sue parole? Tanto meglio, forse ora gli avrebbe aperti sul serio gli occhi. La realtà non si basa sui sogni. Se qualcosa va’ per il verso giusto si tratta solo di fortuna, nient’altro. Altro che ambizione e ambizione…
“Ritira immediatamente quello che hai detto!” Shanks, utilizzando come arma lo spazzolone in suo possesso, cominciò a colpire ripetutamente la testa del povero pirata pagliaccio. “Se nella vita non si ha un obbiettivo da raggiungere, se non si crede fermamente in qualcosa, che razza di esistenza si potrà mai avere?! Devi toglierti quest’idea dalla testa!”
Buggy era ormai al limite della pazienza. Non solo sul capo si erano formati una fila di bernoccoli dalle diverse grandezze, ma pretendeva che seguisse a tutti i costi le sue parole!
“E tu chi diavolo sei per dirmi cosa devo fare?! Io penso e credo a quello che mi pare e piace!” Anche lui, armatosi di spazzolone, cominciò ad utilizzarlo come se fosse una spada, colpendolo allo stomaco. “Ah! Un punto per me!” 
Shanks non poté far altro che imitare il compagno in quell'assurda battaglia a colpi di spazzoloni. Sarebbero andati avanti per ore se un’aura oscura non fosse comparsa sopra le loro teste.
“Vedo che avete molte energie per fare gli sciocchi…” I due sentirono un brivido correre lungo la schiena al sentire quella voce dal tono inquietante. Non ebbero il coraggio di voltarsi ma sapevano a chi appartenesse. “… ma allora perché non le utilizzate per compiere al meglio il vostro dovere?” Due pugni in testa e i ragazzi furono subito messi k.o. “Ohi, ohi…” Si massaggiarono il capo doloranti. 
“Come vi salta in mente di mettervi a giocare?! Non so più che cosa fare con voi due!” Si portò una mano tra i capelli Rayleigh, esasperato.
“Le chiediamo scusa, Rayleigh-san. Non accadrà più.” Si misero in ginocchio a testa bassa, non smettendo però di lanciarsi qualche occhiata di sfida. 
“Non me ne faccio niente delle vostre scuse se alla fine andate avanti a bisticciare come due mocciosi!”
“Andiamo Ray, non credi di essere un po’ duro con quei ragazzi?” 
La comparsa del Capitano durante queste situazioni era come un raggio di sole dopo una tempesta. 
“Tu saresti il primo a cui dovrei fare la ramanzina! È da te che prendono il cattivo esempio!” Rayleigh si fermò un attimo, riflettendo sulle parole appena dette. “Maledizione, parlo come una madre inacidita…” Si sbatté una mano sulla faccia facendo sghignazzare i tre. L’ira funesta del Re Oscuro non tardò ad arrivare nuovamente, questa volta coinvolgendo anche Roger. 
“Ahia!” Si lamentarono le “vittime”.
“Visto che lo trovate tanto divertente stasera niente cena per voi tre e tu, Roger, li aiuterai a pulire da cima a fondo tutta la Oro Jackson. Avete tempo fino all'alba di domani.” Concluse infine, ignorando totalmente le proteste del Capitano con uno sbadiglio. I due mozzi, ormai, ci erano abituati.
Roger sospirò. “Gli passerà. Non è così crudele.”
“Non ci conterei molto. Credo sia meglio cominciare. Non vorrei che ci vietasse di mangiare per il resto del mese.” Shanks si alzò stiracchiandosi a dovere, per poi andare sottocoperta a prendere il necessario per le pulizie. Avevano combinato un bel disastro lui e Buggy.
“Strano dirlo, ma questa volta sono d’accordo con lui.” Anche l’azzurro fece per alzarsi ma la voce di Roger lo fermò.
“Naso Rosso, un attimo!” 
A quel nomignolo una vena prese a pulsargli sul collo. “Si tratta del Capitano, devo tranquillizzarmi…” Si ripeteva mentalmente per evitare di sbraitargli contro. “Sì?” Chiese voltandosi.
“Prima che mamma Ray arrivasse, ho ascoltato la tua conversazione con Shanks.” Ammise. Ah, beh, certo! Lui veniva chiamato Naso Rosso ma il nome del bamboccio se lo ricordava! 
“E quindi?”
“Credo che tu debba dar retta alle parole del tuo compagno.”
“Mi scusi Capitano, ma preferirei non tornare su quest’argomento. Ho anch’io le mie idee e sono liberissimo di-“ Il suo discorso venne interrotto.
“Hai ragione, sei libero di scegliere in cosa credere e in cosa no ma, lascia che ti dica una cosa.” Si alzò, trasformando quell'espressione seria che raramente lo caratterizzava in un sorriso. “Se sono arrivato fin qui, lo devo solo ai miei sogni. Tutti voi siete preoccupati per questa stupida malattia ma io non ne capisco il motivo. Fin quando non avrò realizzato il mio sogno, fin quando non potrò dire di avercela fatta, niente, nemmeno la mia condizione fisica, mi impedirà di realizzare i progetti che ho in mente! Nella vita non bisogna mai arrendersi davanti alle difficoltà, ma si deve combattere per ciò in cui si crede, anche se questo dovesse significare mettersi contro il mondo intero! Non ti sto dicendo di cambiare il tuo modo di pensare, sarebbe sbagliato. Ti sto solo dicendo di rifletterci su e basta. In fin dei conti, avere un obbiettivo da raggiungere fa anche sentir bene.” Concluse ampliando ancora di più il proprio sorriso, lasciando letteralmente senza parole il ragazzo. Il significato di quelle parole era lo stesso ed identico a quelle di Shanks ma allora perché, dette dal Capitano, gli apparivano così significative rispetto a prima? 
 
“Era vero. Lei Capitano non scappava mai e per questo ero l’unico a considerarla un pazzo, probabilmente. Avevo paura, temevo che durante le battaglie potesse succederle qualcosa ma alla fine ne usciva sempre vittorioso e, sicuramente, molto più forte di prima.” Il pirata sospirò.
“Meno di mezz'ora…” Sussurrò stappando la bottiglia e bevendo un po’ del contenuto.
 
 
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Nuovo Mondo, Moby Dick- Ore 23:38
 
Nemmeno sulla Moby Dick il clima di festa mancava di farsi sentire.  La nave si ritrovava ormeggiata su un’isola ormai disabitata e tutti i comandanti, insieme alle rispettive flotte, si erano tutte riunite a bordo della grande nave per festeggiare insieme la fine dell’anno e, nonostante Pugno di fuoco fosse poco d’accordo, anche il compleanno di quest’ultimo. L’Imperatore Bianco, durante questi periodi, era felice di poter riavere l’intera famiglia riunita. Amava vederli insieme mentre scherzavano, bevevano e cantavano allegramente. Però, c’era un momento durante quelle feste in cui preferiva restarsene da solo, ripensando ai tempi ormai andati, alle avventure vissute in competizione a quello scavezzacollo di Roger. Era quasi ora.
“Marco.” Chiamò l’uomo facendogli un gesto con la mano.
“Dimmi padre.” Si avvicinò il figlio davanti al “trono” dell’Imperatore.
“Avrei un favore da chiederti. Tu e i tuoi fratelli potreste lasciarmi per un po’ da solo sulla nave?” Chiese seguito dall'annuire del biondo, che ne capì subito il motivo.
“Non devi nemmeno chiedere, padre.” Disse rivolgendosi poi ai suoi compagni. “Ragazzi!” Li richiamò attirando la loro attenzione. “Perché non andiamo a provare i fuochi d’artificio sulla spiaggia? Dobbiamo essere sicuri che per domani vadano bene, no?”
Alcuni lo guardarono con un sopracciglio alzato, altri rimasero a bocca aperta. Da quando il comandante apatico si interessava di queste cose?
“Volete sbrigarvi a scendere dalla nave o ci devo pensare io?!” Fece spazientito dall'espressione di quegli idioti.
“Calma Pennuto, ci hai solo sorpreso.” Intervenne Satch mettendogli una mano sulla spalla. “Non è che adesso si scopre che ti sei anche fidanzato?” Scherzò ricevendo un pugno in testa dal compagno.
“Prendete il necessario, forza.” Ordinò cominciando a dirigersi insieme a suoi sottoposti giù dall'imbarcazione e ignorando volutamente le urla del cuoco contro di lui. “Padre, niente saké mi raccomando.” Lo avvertì .
“Certo.” Rispose l’uomo sbuffando. Era felice che si preoccupasse per la sua salute ma quel ragazzo esagerava.
“Ma Marco, papà non viene?” Chiese Ace raggiungendo il fratello.
“No, preferisce rimanere a bordo. Ah, e tu, piccolo piromane, fa attenzione con i fuochi.” Disse accennando un sorriso, arruffandogli i capelli.
“Piantala!” Si lamentò imbronciandosi. “Non sono un bambino, Marco.”
“E io non sono un sacco da box!”  Urlò il comandante della quarta flotta massaggiandosi il bernoccolo in testa.
“Te lo sei meritato. Ora fate silenzio e andiamo.” Disse ritornando con la solita espressione apatica.
“Uh? Ehi, Teach! Forza, vieni!“ Lo chiamò Ace, vedendolo fermo impalato con uno sguardo perso nel vuoto in direzione di Barbabianca. L’uomo sembrò riprendersi da quello stato di trance.
“Eccomi comandante!” 

****
 
Barbabianca, non appena fu sicuro che tutti fossero scesi, si mosse leggermente e, portandosi una mano dietro la schiena estrasse quella misera bottiglia di saké nascosta tra il mantello e lo schienale del seggio. Durante tutta la serata aveva prestato la massima attenzione a non fare alcun movimento brusco o ad appoggiarsi troppo ad essa, non avrebbe voluto rinunciare anche a quel nonnulla. Il vecchio Imperatore si lasciò andare ad un sospiro.
 
“Gli anni passano in fretta, eh? Ho una novità da raccontarti ma penso che tu la sappia già.” Disse ridendo di gusto per poi scolarsi tutta la bottiglia in un sol sorso. “Ah, dannazione, sapevo che non sarebbe durata a lungo.” Si intristì guardando con rammarico il vuoto attraverso il vetro della bottiglia. “Comunque, ho un nuovo componente all'interno della mia famiglia, un ragazzo che, devo dirla tutta, mi ha causato non pochi problemi! Gurarararara!” Continuò ricordandosi le volte in cui Ace cercò di farlo fuori in tutti i modi possibili e inimmaginabili. “È un giovane veramente in gamba e non a caso stiamo parlando di tuo figlio, Roger. Devo dire che, per un attimo, mi ha sorpreso sapere quali fossero le sue origini, caratterialmente non siete molto simili ma, come si suol dire, buon sangue non mente, no?”  Sospirò portando il capo all'indietro, chiudendo gli occhi.
“Nemmeno lontanamente avrei potuto immaginare che uno come te, quello sciocco ragazzino che si divertiva a farmene passare di tutti i colori, avrebbe avuto un figlio in futuro. Conoscendoti, dubito che i tuoi ex-compagni sappiano della sua esistenza, soprattutto Rayleigh.” Si interruppe tossendo un attimo.
“Sono proprio vecchio, ormai.” Scosse la testa, demoralizzato. “A proposito, c’è una cosa del quale volevo parlarti, piuttosto importante. Ace conosce un ragazzo, che considera praticamente come suo fratello. Ecco, vedi, questo ragazzino possiede un cappello di paglia, identico in tutto e per tutto a quello che indossavi tu da  giovane e che poi vidi più volte addosso a quel Rosso. Ma non è questo il punto. Quando Ace mi mostrò per la prima volta l’avviso di taglia di quel ragazzo, ciò che attirò la mia attenzione fu il suo nome. Roger, a che razza di gioco stai giocando? O forse è uno scherzo del destino? È grazie alla volontà racchiusa nella “D.” che quei due sono riusciti ad incrociare le proprie strade? La leggenda che mi hai raccontato quella volta, riguarda questi due ragazzi? Beh, in tal caso, non mi dispiacerebbe rimanere ancora un po’ in vita per vedere cosa succederà quando quel tuo grande tesoro verrà ritrovato.” Il volto del vecchio venne illuminato da candidi raggi lunari e un ghigno compiaciuto si disegnò sulle sue labbra. “Potrei vederne delle belle.”
 
*****
 
“Comandante Marco! Questi dannati fuochi d’artificio non si accendono!” Si lamentò uno tirando un calcio contro la sabbia, imprecando. 
“La stessa cosa vale per noi!”
“Anche nel nostro gruppo i fuochi non si accendono!”
Si unirono alle lamentele altri.
“Satch, è possibile che questi giochi pirotecnici siano stati a contatto con l’acqua?” Chiese il biondo, osservando con le mani sui fianchi i propri compagni cadere seduti a terra sulla sabbia, ormai stanchi di tentare invano di accenderli.
“No, signor Usoparoledifficiliperchémisentosuperioreaglialtri!” Lo canzonò riferendosi al termine “giochi pirotecnici”. “Cioè, non che io ricordi almeno.” Ci rifletté su serio, scrollando poi le spalle. “Boh, non ricordo, Pennuto!” Disse infine sorridendo. Marco si limitò a sospirare, sbattendosi una mano sulla faccia.
“Non capisco che problemi vi fate. Forse quegli accendini non funzionano. Ci penso io, no?” Ghignò il corvino, creando una grande fiammata dalla mano destra.
“NO!” Gli urlarono contro i suoi sottoposti, saltandogli addosso. “Comandante non faccia pazzie!”
“Ma che diamine…?! Quali pazzie?!” Sbraitò Ace, furioso.
“Vuoi farci saltare tutti in aria?” Si avvicinò a lui, Satch, accovacciandosi alla sua altezza. “Magari questi fuochi hanno bisogno di tempo per accendersi e tu, mio caro, perderesti subito la pazienza creando un incendio di dimensioni devastanti.” Disse facendogli poi notare con un cenno del capo, la vicinanza di un fitto bosco alla spiaggia. “Ci penserà Marco, lui ama risolvere i problemi della famiglia! Giusto, fratellino?”
“Taci, Satch.” Gli disse in risposta la Fenice, avvicinandosi ai propri fratelli per capire quale problema potessero avere quei cosi.
“Tutto risolto!” Saltò in alto il comandante in quarta, aiutando il corvino ad alzarsi da terra.
“È commovente la fiducia che riponete in me ragazzi, davvero!” Fece ironico Pugno di fuoco ad alcuni dei componenti della propria flotta.
“Su, su, non ti scaldare!” Gli mise un braccio attorno al collo il castano. “Senti, avrei un favore da chiederti, anche se non è proprio per me. Però non devi dirlo a Marco, mi raccomando.” Lo raccomandò facendogli l’occhiolino. Ace annuì semplicemente, rimanendo comunque un po’ dubbioso.
 
*****
 
Come dettogli salì a bordo della nave senza dare troppo nell'occhio, alcuni spifferoni baffuti avrebbero potuto avvertire il biondo a detta di Satch. Naturalmente qualsiasi riferimento a Vista è puramente casuale.
Con in mano una bottiglia di saké di grandezza media, il corvino procedette dritto verso il ponte della Moby Dick.
 
“Marco è troppo severo con papà soprattutto quando siamo in periodi di festa. Porta questa al vecchio, vedrai che sarà contento. In fondo, cosa potrai mai fargli qualche goccia in più di saké?” 
 
Queste erano state le sue parole poco fa. Doveva ammetterlo, trovava estremamente divertente essere complice di Satch e papà.
Arrivò giusto all'ultimo angolo da svoltare per giungere al ponte ma la voce di Barbabianca lo fece fermare prima che potesse rivelare la sua presenza. Oltre a lui era rimasto qualcun altro sulla nave? Sporse la testa in avanti per svelare il mistero.
“No, sta parlando da solo.” Mormorò a se stesso.
“Anche se sono felice di aver realizzato il mio sogno, ovvero di formare una grande famiglia, ripensare ai nostri combattimenti, alle nostre bevute nei momenti di tregua e così via, tutto ciò mi fa provare una forte nostalgia nei confronti dei tempi andati, Roger.” Sorrise il baffuto, sospirando.
Ace, sentendo quel nome, chiuse gli occhi per un attimo, stringendo i denti. Appoggiò la schiena contro il legno della parete e lentamente scivolò fino ad arrivare seduto a terra. Mise di fianco a sé la bottiglia, passandosi una mano tra i capelli.

Roger, Roger, Roger…

“Roger.” Sibilò stringendo maggiormente i denti, con le mani a pugno.
“Gurararara! Dovresti sentirti lusingato, vecchio mio. Non è cosa da tutti i giorni sentir parlare così un pirata come me! Divento così sentimentale solo in vista del giorno del tuo compleanno.”
Ace mosse la testa di lato, credendo di aver sentito male le parole del padre.
“Ha detto il suo compleanno?” Abbassò gli occhi a terra, decidendo di rimanere lì nascosto un altro po’. Non che volesse origliare il discorso del vecchio, però, qualcosa gli diceva che avrebbe fatto meglio a restare lì in silenzio, solo un altro po’. 
 
*****
 
Rotta Maggiore – 23:55
 
Una piccola imbarcazione fatta prevalentemente di legno veniva cullata da quelle poche onde presenti nella fascia di bonaccia della Rotta Maggiore. All'interno di essa, un uomo se ne stava sdraiato mentre beatamente si scolava la terza bottiglia di whisky. Adorava da matti quell'alcolico.
“Eccomi qui, Roger. Sono puntuale come ogni anno, eh?” Rise, posando di lato la bottiglia. “Spero solo che non mi attacchi qualche mostro marino mentre facciamo “conversazione”, amico.” Scherzò, portando entrambe le mani dietro la nuca, chiudendo gli occhi.
“Lasciando da parte gli scherzi, sai che non sono mai stato un tipo dalle molte parole, per quello c’eri tu, il mio Capitano fuori di testa che non stava mai fermo un attimo e che mi faceva perdere anni di vita ogni volta che ne combinava una. ” Sorrise tra se e se passandosi una mano fra i capelli. “Sono cambiate molte cose da quando te ne sei andato. Fortunatamente, io non rientro nella lista di quelle cose, sono rimasto lo stesso… O almeno è ciò che continua a ripetermi Shakky quando la vedo, anche se non credo ne sia entusiasta.” Rise un attimo. “Beh, forse la cosa non ti interessa ma non saprei che altro… raccontar- Cosa mi hai fatto, Roger?” Interruppe il discorso di prima alzando il busto e mettendosi seduto,  facendo dondolare un po’ la barca a causa del suo cambiamento di posizione. Gli occhi cominciarono a diventare lucidi. Non piangeva e non aveva  mai pianto in vita sua, ma per il 31 dicembre faceva sempre un’eccezione speciale. “Prima di incontrarti, mai e poi mai avrei immaginato di ritrovarmi tra una ventina d’anni a parlare da solo su una misera bagnarola in mezzo al mare. Tsk, da solo… So bene che mi stai ascoltando, è come se avvertissi la tua costante presenza…”
 Alzò il polso per vedere l’ora sull'orologio che aveva rubato a quel cacciatore di taglie ancora alle prime armi a Sabaody. Mancavano gli ultimi dieci secondi.

“Dieci, nove, otto…” Cominciò il conto alla rovescia il Re scuro.
 
“… sette, sei…” Diceva Shanks a bordo della sua nave, intravedendo dalla porta aperta della cucina la lancetta dei secondi che lentamente stava giungendo alla mezzanotte .

“… quattro, tre…” Contò Buggy guardandosi anche lui l’orologio da polso e concedendosi un altro goccio dell’alcolico.
 
“… due…” Mormorò Barbabianca alzando lo sguardo verso l’orologio appeso alla parete distante da lui qualche metro.

“… uno…” Si unì Ace, accovacciato nello stesso posto di prima con le ginocchia al petto.
 
“Auguri, vecchio mio!” Fece Barbabianca, mentre un lacrima scendeva lenta su una sua guancia, pulendosela subito dopo con l’indice. Chissà come mai i ragazzi ci stavano mettendo così tanto a far partire quei fuochi? Poco male, avrebbe avuto un altro po’ di calma da dedicare a lui e ai suoi pensieri per quella notte.

“Auguri, Capitano…” Disse Shanks sedendosi sul pavimento del ponte con un sorriso malinconico, per poi cominciare a scolarsi tutta la bottiglia di Rum datagli da Benn poco prima che si allontanasse dal gruppo.
“Magari l’anno prossimo potrei raccontarle la storia di colui che la batterà, chissà…” Ampliò il suo sorriso il Rosso.

Ace si alzò da terra, afferrando in una mano il collo della bottiglia. Si avvicinò al parapetto della nave e, dopo aver dato un’occhiata al mare e alle stelle luminose che si riflettevano su di esso, stappò in un sol colpo il tappo versando il contenuto in acqua, lentamente.
“Sia chiaro, non è un modo per festeggiarti, ho solo riflettuto sul fatto che questa quantità di saké possa fare male a papà, quindi è meglio che me ne liberi, tutto qui. Io continuo ad odiarti…” Disse quest’ultima frase in un flebile sussurro, quasi inudibile, continuando a versare l’alcolico nell'oceano con un lieve sorriso sulle labbra.

“Auguri, Capitano.” Disse Buggy sbuffando scocciato per l’eccessivo casino causato dai suoi compagni di ciurma. Si rimise in piedi e con le mani in tasca, diede un ultimo sguardo al cielo di quella notte. I sentimentalismi erano durati fin troppo per uno come lui…
 
 
Rayleigh si tolse gli occhiali dal viso, strofinandosi gli occhi. Forse avrebbe pianto più tardi, o forse avrebbe fatto lo sforzo di trattenersi per non apparire uno sciocco bambino frignone ma, per adesso, avrebbe lasciato da parte le parole, concentrandosi solo sui suoi ricordi e sulla calma che quell'enorme distesa blu riusciva a trasmettergli.
“Auguri Roger, buon compleanno…”
 
 






Angolo autrice:
 
Auguri, Baffino! ^^  *Coff, coff*
Lo so, non è oggi il suo compleanno.
Spiegazione: questa “piccola” (si fa per dire) OS, sarebbe dovuta essere pronta per la vera data del compleanno di Roger ma, tra le festività e la pigrizia della sottoscritta, non sono stata in grado di finirla in tempo…
Quindi eccola qui, un po’ in ritardo o in anticipo a seconda dei punti di vista.
Non so nemmeno io da dove sia uscita questa “storia” ma mi è sembrata un’idea carina il fatto che le persone più legate a Roger riportassero alla mente qualche momento insieme a lui, in vista del suo compleanno. Beh, non ho altro da aggiungere, se vi è piaciuta e avete qualche minuto libero, una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate è sempre gradita! ^^
Alla prossima FF!
Un bacione! ;3
 
  
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