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Autore: Rio no Kitsune    30/03/2014    2 recensioni
BlueJewel/BlueMoon
La Regina ha molti segreti, ma il più importante e pericoloso è racchiuso in un cofanetto che, in punto di morte, affida a Reinette, la Piccola Regina dei fiori.
Morte, sangue e intrighi sono legati allo scrigno e Reinette, da semplice custode, si troverà molto più coinvolta di quanto non desiderasse.
Liberamente ispirato a "La lettrice di fiori" di Elizabeth Loupas
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I

 

 

 

Vimere: morte, silenzio, memoria

 

 

 

 

 

 

 

Sussurri e bisbigli. Ne era piena l’intera stanza.

La Regina stava morendo e le preghiere che uscivano dalle labbra di oziosi cortigiani e sciocche dame non potevano salvarla. Erano fiorite le vimere, i fiori della morte, quella mattina stessa. Era giunto il momento.

In un angolo lontano, sulla nuda pietra lontana dal caminetto, con le ginocchia indolenzite, speravo.

La libertà che aspettavo, che mi era stata tolta a quattordici anni, potevo ora riprendermela.

Le gambe, i piedi, l’intero mio corpo desiderava fuggire da quel palazzo e tornare a Lythbend, tornare da chi amavo e finalmente sposarmi. E così sarei tornata ad essere Reinette, la lettrice di fiori, e null’altro. Non una strega, non un’indovina da poco, non un’eretica.

I miei fiori, i suimettes, stavano per fiorire per la terza volta da quando mi ero allontanata dalla mia terra e io sarei stata lì per vederli e godere del loro profumo.

Una voce roca e inaspettata interruppe improvvisamente qualsiasi altro suono.

Erano giorni che la Regina non parlava e tutti i presenti volsero lo sguardo all’enorme letto, i cui pesanti tendaggi cremisi erano stati scostati per permettere a tutti di vegliare l’ammalata.

Lueil, la dama di compagnia favorita della Regina le si avvicinò.

-Dice “Reinette”, chiama la nipote, la piccola regina-

-Non credo- intervenne la sorella –credo che la Regina desideri parlare a Rein Bluesilvae-

Gli sguardi di tutti si soffermarono su di me.

 

Non odiavo la Regina. Mi aveva salvata dalla mia stessa famiglia, mi aveva istruita, mi aveva ammessa nella sua cerchia, ma ad un prezzo troppo alto per me. A palazzo avevo Auler, Altezza e Camelot, ma ero stata strappata al mio mondo e mi sentivo come gli splendidi uccelli esotici che, rinchiusi in gabbie dorate, divertivano i cortigiani e si prestano ad essere argomento di conversazione anche per l’ultimo dei servitori, e di questo non potevo che incolparla.

L’avevo mal sopportata per anni, rifugiandomi nel giardino ogni volta che potevo.

Quando mi accostai al capezzale della Regina e i suoi occhi verdi, duri come smeraldi, si fissarono nei miei, scorsi fiorire la morte nel suo sguardo, più chiaramente che nei giorni precedenti, ma si erano aggiunta le elive, rampicanti dalle foglie larghe che suggerivano legami, contratti e promesse. Un sospetto nacque e mi avvolse mentre mi accostavo alla sua destra. Il volto scarno e pallido era incorniciato perfettamente dai capelli neri, morbidamente e ordinatamente acconciati, che spuntavano da sotto una cuffia ricamata d’oro e trapunta di perle. Mi stupii di quanto potesse essere bella, anche se debole.

-Mia Regina- dissi, inchinandomi leggermente –sono Reinette-

-Bene. Recati in giardino e cogli i tuoi fiori. Voglio che tu mi legga il futuro- disse con affanno.

Il disprezzo penetrò nella mia corazza d’indifferenza come la nebbia in una finestra. Nessuno però avrebbe apertamente contraddetto la Regina, anche se morente.

Corsi fuori il più velocemente possibile e mi addentrai nella parte più selvatica del giardino, lontano dai viali e dalle fontane. Raccolsi molte vimere dal cespuglio pieno di gemme sbocciate di fresco. Mi sussurrarono di calmarmi e di fare in fretta. Cercai anche della prina, piccoli fiori blu-grigi del buon riposo con le loro radici dall’ odore inebriante. Poi presi le elive che crescevano proprio sulle pareti della camera della Regina. Riempii il cesto e tornai dentro.

I fiori sussurravano, quasi cantavano, e sapevo che significava che stava per accadere qualcosa di importante.

Le foglie e i gambi duri delle elive quasi si attorcigliarono intorno alle mie mani e i petali delle vimere mi accarezzarono i polsi. “Sbrigati, sbrigati.”

-Mia Regina, sono tornata- dissi entrando.

Lei aprì gli occhi e si rivolse a Lueil. –Lasciateci sole-

Il rumorio dei presenti si intensificò, ma nessuno osò opporsi. –Certo, mia Regina- disse Lueil.

I nobili allontanandosi dalla loro porzione di tappeto, che proteggeva dalle piaghe per la posizione fissa e scomoda la loro preziosa pelle, mi scoccarono sguardi di risentimento e sospetto. Sapevo che nessuno di loro era così infelice per la morte della Regina. Corrotti, arrampicatori sociali, spie, approfittatori. C’era un intero campo di erbacce in quella stanza ed era per questo che potevo affrontare le loro occhiate a testa alta.

Era in particolare Rilen, il fratellastro della Regina, che mi squadrava quasi con odio.

Quando anche l’ultima delle dame si fu ritirata chiudendo la porta, la Regina mi prese la mano con una forza che solo il delirio poteva conferirle.

-Reinette, non c’è molto tempo. Devi giurare che farai ciò che ti dirò. Sto morendo, lo so bene, e non ho bisogno dei tuoi fiori per capirlo, ma c’è qualcosa che devo mettere al sicuro prima di andarmene e che deve essere consegnato a mia nipote e solo a lei. Giura e sarai libera.-

Non era per i fiori che mi aveva consultata, avrei dovuto immaginarlo.

“So che non sei mai stata felice qui” dicevano i suoi occhi “ma ti chiedo di aiutarmi come io ho aiutato te”. Le elive si avvolsero con decisione intorno alla mano destra e mi spinsero a rispondere.

-Lo giuro- dissi.

Sarebbe stato un ringraziamento per tutto quello che le dovevo -e le dovevo molto, nonostante mi avesse tolto tanto- e poi sarei stata finalmente sciolta da ogni vincolo con lei.

-C’è una chiave d’argento legata alla mia collana. Prendila e vai allo scrittoio. Apri lo scompartimento in basso a destra, quello con incisa davanti la luna nascente. Ci troverai un cofanetto. Richiudi a chiave e portalo qui-

Feci come aveva detto e trovai in fondo allo scomparto un cofanetto in metallo leggerissimo e bordato d’oro. Vi erano incisioni su tutti i lati e una scritta in una lingua che non conoscevo.

Lo portai alla Regina che lo strinse a sé con preoccupazione.

-Questo scrigno contiene qualcosa che solo la futura Regina, mia nipote, può avere. Rilen la cerca da anni e nobili e cortigiani non aspettano altro che metterci le mani sopra per poterla vendere ai nostri nemici. La devi portare nella Caravelle, la stanza segreta che si trova al di sotto della mia cappella personale. È un luogo sicuro, sconosciuto a tutti. Ci si accede per un passaggio nascosto. Sotto il bordo destro del camino troverai un’incisione in rilievo, premila e si aprirà l’accesso.- disse la Regina, con voce cupa e ansimante.

-Segui il percorso segnato dalle fasi lunari. So che sarai in grado, Reinette. Non dovrai mai parlare a nessuno di tutto questo. A nessuno Reinette. Devi portarlo via da qui senza che ti scoprano e nasconderlo al sicuro nella Caravelle. Sii forte-

Poi chiuse gli occhi e raccolse a fatica un respiro. -La chiave che lo apre purtroppo è andata perduta-

-Ma allora… come farà…-

-Ho già provveduto a che si facciano ricerche. I maledetti Doranjers la pagheranno!-

-I Doranjers, i vostri parenti da parte dei Montelunae?-

-A loro era affidata la chiave. Dicono di averla smarrita, ma l’avranno sicuramente venduta. Molti nemici vogliono la fine dei Merilight.-

Il fuoco crepitava piano mentre osservavo la Regina regolarizzare il respiro. Era allo stremo.

-C’è un’ultima cosa. Sotto il mio cuscino c’è una lettera. Dovrai consegnarla a mia nipote.-

Esitante infilai la mano sotto il guanciale rosato e trovai una pesante busta in pergamena, chiusa dalla cera con impresso il sigillo reale.

-Prometti, Reinette. Prometti che gliela consegnerai- supplicò, stringendo nuovamente il mio braccio.

-Sì, Maestà-

-Molto bene- si rilassò velocemente e mi lasciò il braccio dolorante. Chiuse gli occhi con lentezza, come se si fosse addormentata.

Mi inchinai un’ultima volta di fronte alla donna che mi aveva salvata, di fronte alla Regina Eliza Merilight.

Non potevo uscire da quella stanza con il cofanetto in vista, quindi usai i fiori e lo nascosi nel cielo sotto di loro. Le elive si strinsero con vigore attorno al metallo lucido, sussurrando e cantando.

Gettai un ultimo sguardo al letto, al suo viso perfetto, poi mi voltai e urlai.

-La Regina sta morendo! Presto!-

Le porte si aprirono di colpo e i nobili si riversarono nella stanza, scostandomi con durezza. Non ci volle molto perché capissero che non c’era nulla da fare.

Vidi raccogliersi tutti in preghiera, completamente dimentichi di me.

Vidi Lueil sorridere furtivamente di fronte alla morte di colei che aveva passato giorni e notti a compiacere.

Vidi Rilen avvicinarsi furtivo alla collana per prendere la chiave che avevo rimesso al suo posto e fuggii più velocemente possibile.

Corsi nelle mie stanze dove trovai tutti ad aspettarmi e chiesi ad Auler di andare a sellare subito i cavalli. Camelot capì immediatamente che non c’era tempo da perdere e preparò in fretta il necessario. Altezza chiuse a chiave le porte e le sbarrò.

-Di qua Mia Signora-

Ci infilammo nel corridoio buio di servizio e raggiungemmo le stalle. Non avevo tempo di portare il cofanetto nella Caravelle così decisi di portarlo con me a Lythbend.

Nut, il mio cavallo color caramello, mi aspettava impaziente e gli montai sopra con urgenza. Sentivo grida e comandi, ma non ero sicura che fossero per la mia cattura.

A un garzone di stalla inviai un messaggio per Bright. Finalmente ci saremmo riuniti.

Lasciammo il castello e la capitale, addentrandoci nella campagna, allontanandoci dalla mia prigione.

I profumi sembravano più dolci, il cielo azzurro più terso. Il vento mi scostava i capelli dal viso, e vidi il paesaggio trasformarsi sotto i miei occhi: le montagne e le rocce brulle lasciavano il passo ai campi coltivati e alle zolle umide.

Godevo della libertà riacquistata, ma incitavo Nut a correre più veloce, temendo di essere inseguita, e i fiori che avevo lasciato in un sacco, avviluppati attorno allo scrigno, sembravano esortarmi a non rallentare.

 

 

 

 

 

//Angolo Autrice:

Mi spiace molto di non aver aggiornato prima, ma l’università mi ha tolto tutto il mio tempo e non riuscivo a concentrarmi e a dedicarmi alla scrittura.

Se avete già letto il Prologo, ben trovati, se, invece, avete appena scoperto questa storia, benvenuti. Sarà un lungo viaggio, la mia prima storia che abbia una trama molto complicata e piena di indagine, e spero che mi accompagnerete, anche solo leggendo. I capitoli saranno lunghi più o meno come questo, perciò non sarò affatto regolare con l’aggiornamento, anche perché lo studio viene prima di tutto e ho previsto che saranno circa 35, esclusi il prologo e l’epilogo.

La mia protagonista, Rein, detta Reinette (in francese significa “Piccola Regina”), avrà un bel po’ di grattacapi in questa storia e soffrirà molto. Ci sarà il lieto fine, ma sarà molto più avanti e l’atmosfera misteriosa dominerà l’andamento dell’intreccio. Vi lascio con una domanda… cosa pensate si nasconda nel cofanetto?

Un bacio e a presto (spero),

Giulia

 

 

 

  
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