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Autore: alltheslove    30/03/2014    3 recensioni
Non sapeva ancora bene se fosse l'ultimo pezzo, quello che mancava ancora, quello che completava il tutto, o se fosse il primo pezzo, quello in cui tutto il resto si costruisce attorno, piano piano e dipendentemente.
Una cosa la sapeva però, non l'aveva mai messa in dubbio, quello era il pezzo più bello del puzzle.
ATTENZIONE: questo è il continuo di 'I became nothing without you.'
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Hey, Hi.”
I became nothing without you.
(cliccate sul titolo qui sopra per leggere la prima one shot)

 


Oggi era il 16 aprile e, proprio come il 15 aprile, il 14 e tutti gli altri prima da due anni, lei era tornata lì. In quel luogo conosciuto da tutti, visitato da molti e apprezzato da nessuno. Nel luogo dove tutti i cari parenti, amici e conoscenti riposavano. L'aveva raggiunta anche oggi, la lastra di marmo bianca imbandita da fiori perdipiù bianchi, con varie scritte e una foto. La sua foto. E Sea pur andandoci da ormai due anni si chiedeva ancora come in una fotografia così piccola, così insignificante, ci potesse essere impresso così tanto. Ogni giorno si chiedeva anche che cosa centrasse lei con quel posto: l'aveva detto prima, parenti, amici e conoscenti. Lui, in quella piccola foto, non era un suo amico, nè un conoscente, nemmeno un fratello o suo padre. Quello che sarebbero potuti diventare qualcosa gliel'ha impedito, il destino, che divenne stretto, crudele, inutile. Quello che ha visto distruggere una vita e rinascere un'altra. Si, a lei piaceva usare quel termine "rinascere" perché infondo una rinascita è quello che lui le aveva dato. E perciò nonostante continuasse a chiederselo, capiva che lei in quel posto centrava più di qualsiasi altro. «Hey... Ciao.» Si era seduta al solito posto, sul marmo bianco di fronte alla sua foto che aveva accarezzato sussurrando quelle parole. «Mi arrenderò nel dirti che è da maleducati non rispondere.» Continuava ad accarezzarla e continuava a sorridere, un sorriso che poche volte lasciava intravedere, quello sincero, quello non forzato, quello spontaneo che ti viene alla vista di una cosa che ti rasserena, che ti rassicura. E puntualmente quelle poche volte erano lì sopra che avvenivano. Stare lì la rasserenava, che paradosso eh per un cimitero? Eppure lì le sembrava quasi di sentire quel contatto fisico tanto agoniato, e il sorriso sulla foto accendeva una piccola fiamma in una giornata buia. «Va bene, Mr chiacchierone, a quanto pare anche oggi parlerai solo tu!» Il sorriso si era fatto più largo, fino a far trasparire i denti bianchi, fino a far trasparire la lingua tra i denti: particolare che come si poteva vedere dalla foto, avevano in comune. E forse era quello ad averla attratta di più. E forse era quello ad averlo attratto di più. «Anche oggi ho tante cose da dirti. Sai con cosa comincerò. Pensi che non lo so che ti annoio!» Aveva accennato una risata pensando a quelle semplici frasi che gli ripeteva ogni giorno. Era stupido forse cominciare il discorso sempre nello stesso modo, ma che poteva farci? Aveva bisogno di ricordarglielo, aveva bisogno che lui lo sapesse. Era come una promessa e non aveva intenzione di infrangerla nessun giorno a venire. «Quindi, taci per un secondo e ascolta.» Si prendeva per stupida da sola, ma sorrideva e le faceva bene parlargli come se fosse davvero li, e in un certo senso ci credeva alla sua presenza, la sentiva ogni volta che il vento soffiava. «Bene. Sai? Non vedevo l'ora di venire qui. Di arrivare al nostro solito posto e stare un po' con te. Non vedevo l'ora di scappare un po' dagli altri e rifugiarmi solo da te. Di stare un po' soli io e te e raccontarci la nostra giornata.» Dalla realtà, di scappare un po' dalla realtà, da quella in cui lui non è davvero lì, ma migliaia e migliaia di anni luce di distanza, come le stelle. Quella in cui lui non è davvero lì a stringerla e tutto fa più paura. Ed eccole quelle semplici frasi, doveva ricordarglielo perche lui doveva sapere che lei voleva stare lì con lui e non vedeva mai l'ora di farlo. Tutte le altre ore della giornata, quelle in cui non si trovava in quel posto, le sembravano solo di passaggio, ore in cui doveva perdere tempo per non annoiarsi mentre aspettava le ore in cui invece smetteva di sopravvivere e cominciava a vivere. «Oggi sono andata all'Università. Ti ricordi di quel ragazzo che ho conosciuto? Quello che spesso si siede vicino a me? Oggi mi ha chiesto di uscire.» L'aveva conosciuto fin dall'inizio dei corsi. Era simpatico e avevano subito stretto amicizia. Insieme riuscivano ad allentare quelle ore pesanti dell'Università. Era alla mano, faceva sempre battute che la facevano ridere. Era un bel ragazzo, alto, con i capelli castani lasciati sulla fronte e gli occhi azzurri. Era dolce, gentile e a tutti faceva piacere averlo intorno, compresa lei. Il tipo ideale, lei gli voleva bene e lui le aveva chiesto di uscire. «Gli ho detto di no.» Il suo sguardo si era fatto più serio e aveva lasciato il sorriso. «La mia amica Sophie mi ha detto che mi sto rovinando la vita. Che devo andare avanti e provare a vedere qualche altro ragazzo.» Da quando è che non usciva con qualcuno? Ah si, due anni. «Ma io sinceramente non ho capito cosa volesse dire.» E invece era palese, e la parte più remota di sè conosceva bene il significato di quelle parole. «Cosa non andrebbe nella mia vita? Da che cosa dovrei andare avanti?» Le risposte se le poteva offrire su un piatto d'argento, il fatto è che lei a quella verità non riusciva a darle importanza. Sarebbe rimasta sola fino all'ultimo dei suoi giorni? È quello che intendeva l'amica? Se non si fosse decisa ad oltrepassare la sua "storia" e vedere qualcun altro si sarebbe rovinata la vita rimanendo sola? Sea si era aperta in una leggera risata. «Non sono sola.» E di nuovo il suo sguardo serio varcato da un impercettibile sorriso. «Sono loro che non riescono a vederti.» E no, non intendeva vederlo fisicamente. Non intendeva che era cosi illusa che ora faceva finta di vederlo veramente. Intendeva semplicemente che lui era nella sua vita di tutti i giorni. Era presente in ogni suo gesto, in ogni sua parola. Era il pezzo che riempiva il puzzle e anche volendo, magari spingendo un po di più, un pezzo diverso non sarebbe entrato lo stesso, e allora il puzzle sarebbe rimasto incompleto. E gli altri non potevano vederlo, ma lui era lì e lei non l'avrebbe lasciato. «Perchè dovrei vedere qualcun altro? Per essere felice? Sono più felice così, con te. E loro non riescono a vedere nemmeno questo.» Sorrideva e qualcosa le era rimasto in gola. «Sei il pezzo migliore del puzzle.» E poco importa se non sarebbe riuscita a vedere o non avrebbe voluto vedere nessun altro in quel senso. Lei aveva già il suo pezzo migliore, perchè avrebbe dovuto cambiarlo con qualcos'altro che non ne sarebbe mai stato all'altezza?
Un venticello aveva preso a soffiare, smuovendo i capelli lunghi di Sea, le accarezzava le braccia e le labbra sottili. E Sea sorrideva. Sorrideva nel pensare che il destino era stato così crudele nel portarglielo via, e dopo anche cosi comprensivo e amorevole da decidere di farla innamorare di lui, così tanto da riuscire a farle sentire semplicenente che lui non le era stato portato via per niente. Era lì, ed alloggiava nei suoi pensieri più belli.
«Si, Zayn, sei il mio pezzo preferito.»


*ANGOLO AUTRICE*
Ecco il continuo della prima one shot, non ho voluto inserire la reazione di Sea quando viene a scoprire della morte di Zayn per vari motivi.
Spero vi piaccia, lasciate una recensione perchè sono curiosa di sapere cosa ne pensate :)

 
  
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