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Autore: Birra fredda    30/03/2014    1 recensioni
Prendete una manciata di flaconi di tinte per capelli, qualche piercing, una pagella scolastica deprimente, un fisico scarno, un sorriso strafottente, un paio di occhi vispi e allo stesso tempo velati di malinconia, un pacchetto di Marlboro rosse, una bottiglia di vodka alla menta e un dito medio perennemente alzato. Ora mischiate il tutto ed ecco a voi...
Chris Gaskarth!
Diciassette anni, batterista, pelle chiara, marijuana, rabbia repressa.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chris scese in cucina allacciandosi i jeans. Dire che si era alzato tardi era dire poco, in meno di dieci minuti, infatti, sarebbe passato il pullman e lui non aveva neanche fatto colazione.
“Meglio tardi che mai” scherzò Jack quando lo vide, masticando un boccone di pancake imbevuto di cioccolato con Lea che beveva il latte seduta sulle sue ginocchia.
“Vaffanculo” borbottò Chris in risposta, sedendogli accanto e versandosi una quantità spropositata di caffè nella tazza.
“Chris, c’è Lea!” lo richiamò esasperato Alex, emergendo dalla sala ancora in pigiama, con una coperta sulle spalle, gli occhi rossi e un colorito pallido.
“Hai la febbre Will?” si informò il ragazzo trattenendosi dallo scoppiare a ridere. Alex malato era uno spettacolo da non perdere assolutamente, sembrava ancora più cretino del solito.
“Perspicace” rispose sarcastico il maggiore sedendo a tavola insieme agli altri tra i brividi di freddo. “E tu, invece, sei in ritardo.”
“La perspicacia è una dote della famiglia Gaskarth, evidentemente” scherzò Jack beccandosi due occhiatacce dai fratelli. “Hey” disse subito dopo, “era un complimento, fratelli permalosi!”
“Risparmiati i complimenti per quando William comincerà a lagnarsi delle occhiaie” rispose stizzito Chris, facendo spalancare gli occhi al fratello maggiore.
“Ho le occhiaie?!” si infiammò Alex, saltando in piedi dalla sedia.
“Ma no, hai solo gli occhi un po’ lucidi ma è normale” gli rispose Jack a bocca piena, giurando mentalmente vendetta a quel ragazzino impertinente.
Alex si lasciò nuovamente cadere sulla sua sedia. “Devo sembrare uno zombie” si lamentò mollemente.
“Un po’” si intromise Lea scoprendo le fossette nelle guance paffute, facendo scoppiare a ridere lo zio e deprimere ancora di più il padre.
Chris aprì bocca per dirle di darle il cinque, ma il rumore del pullman che passava davanti casa lo distrasse. “Cazzo” disse a denti stretti, guadagnandosi uno schiaffo sulla nuca da parte di Jack. “Ho perso l’autobus” si giustificò stringendosi nelle spalle.
“D’accordo, vai a lavarti i denti” gli disse il chitarrista. “E muoviti, ti porto io a scuola.”
Chris pensò che avrebbe preferito farsi di corsa tutta la strada –che non era poca- piuttosto che farsi accompagnare da uno qualsiasi degli All Time Low. Lo sfottevano già abbastanza, non serviva che lo portassero anche in auto fino a scuola.
Non replicò, in ogni caso, rendendosi conto che non c’era alternativa migliore.
Salì velocemente in bagno, si lavò i denti, si passò velocemente una mano bagnata tra i capelli e si fiondò di nuovo al piano terra, dove c’era solo Alex raggomitolato sulla poltrona che guardava un cartone animato.
“Non ficcarti nei casini” disse il maggiore dopo qualche istante. “Oggi non potrei neanche venire a riprenderti, quindi vedi di non dare problemi. Non voglio che Jack si prenda il disturbo...”
“Ho capito Will” lo bloccò Chris con un sospiro.
“Sei pronto?” disse Jack irrompendo in sala con Lea per mano.
Chris annuì e osservò Lea che, nonostante entrambi i suoi papà le avessero detto di non avvicinarsi ad Alex, gli andava a dare un bacio prima di andare via.
“Fai la brava a scuola” le urlò dietro il cantante.
“Io sono sempre brava” rispose Lea.
Dopo aver lasciato Lea a scuola, che non voleva saperne affatto di smetterla di piangere e andare in classe, Jack accompagnò Chris.
“Mi raccomando, non metterti nei casini, non rispondere agli insegnanti e, per l’amor del cielo, vedi di non evadere” gli raccomandò il chitarrista prima di accostare davanti l’edificio giallognolo.
“Sicuro” ripose Chris ironico scendendo dall’auto. “A dopo Jack.”
Non appena scese dalla vettura, Chris capì che quella non era esattamente la sua giornata fortunata. Aveva perso l’autobus, Jack lo aveva accompagnato a scuola, di Pete non si vedeva neanche l’ombra sbiadita e il gruppo di bulli lo indicava ridendo da un angolo del cortile della scuola.
Sapeva benissimo che non sarebbe andata a finire bene, ma si impose di restare calmo e, dopo aver preso un lungo respiro, si avviò verso l’ingresso a sguardo basso facendo finta di nulla.
“Allora, essere inutile, ora sei diventato un vip anche tu?” cominciò uno, urlando a pieni polmoni per farsi sentire.
“Ti sei fatto l’autista?” continuò Marcus, il capo del gruppo, un energumeno che sembrava un po’ un gorilla, con le spalle troppo grosse, le braccia lunghe e le gambe corte.
“Evidentemente l’autista era in cambio della guardia del corpo” commentò Nick, il braccio destro di Marcus.
“Perché non vieni qui a salutarci, eh?” disse un altro.
Chris voltò lo sguardo dall’altro lato. Stava passando proprio davanti a loro e cercò di non ascoltarli.
Non avrebbe voluto attaccarli.
Rian gli aveva detto tante volte che l’ignoranza si combatte col silenzio, non con la violenza.
E aveva sempre fatto riferimento alle parole del batterista fino a quel momento. Ogni volta che aveva avuto voglia di picchiare qualcuno, si era concentrato sul fatto che l’ignoranza si combatte con il silenzio.
Ma non quella mattina.
Sapeva dal principio che sarebbe andata a finire male, ma non si sarebbe mai aspettato che potesse essere lui a reagire.
Lui.
Lui che dall’inizio del liceo si era riparato dietro la schiena forte di Pete, lui che si tappava le orecchie per non sentire i loro insulti, lui che ogni volta ci restava male e scolava un alcolico.
Lui che odiava ancora di più suo fratello, perché se Alex non avesse deciso di metter su uno stupido gruppo di checche e fosse stato un fratello maggiore normale, con un lavoro normale, tutti quegli insulti non sarebbero mai esistiti.
Eppure reagì.
“L’amichetto frocio del tuo fratellino sarebbe ancora in tempo a correre qui per salvarti il culo, sempre che non voglia correre qui per sfondarlo a qualcuno di noi” incalzò Nick.
E Chris reagì.
Potevano sfottere lui e sfottere Alex, potevano improvvisare balli idioti nei corridoi sulle note delle canzoni degli All Time Low, potevano sputargli e lanciargli palline di carta nei capelli durante le lezioni.
Ma non dovevano tirare in ballo Jack.
Non dovevano tirare in ballo nessuno degli All Time Low che non fosse suo fratello, né i suoi genitori o Lea, ma, dopo che Jack aveva coperto la sua ultima scappatella e dopo averlo accudito da sbronzo, non dovevano neanche pensare di poter dire qualcosa su di lui.
“Ripeti!” urlò il ragazzino voltandosi di scatto verso il gruppetto di bulli e camminando verso di loro a passo spedito. “Ripeti quello che hai detto” ripeté con voce acuta, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne.
“Mi hai sentito benissimo” rispose Nick incrociando le braccia al petto.
Senza quasi rendersene conto, Chris caricò il pugno e centrò quell’energumeno brufoloso e muscoloso dritto sul naso.
Si pentì di averlo colpito con un secondo di ritardo.
Non riuscì a vedere neanche uno stralcio dell’espressione di Nick. Vide improvvisamente solo un marasma di corpi e braccia e visi che si avvicinavano e poi più il nulla.
Solo la percezione dell’asfalto umido e del terriccio contro la sua schiena e il dolore.
Non capiva più dove finisse un energumeno e ne cominciasse un altro. Solo pugni che lo colpivano, scarpe firmate, mani aperte, gomiti, ginocchia, saliva.
Dolore. Dolore. Dolore.
Tornò bruscamente alla realtà solo quando udì un urlo. Una donna.
“Che cosa diamine state facendo?” gridò il professor White a seguito dell’urlo femminile, e a quel punto i bulli, all’unisono, smisero di colpirlo.
Chris chiuse gli occhi.
Si rese conto che il pestaggio era durato davvero pochissimo tempo, forse solo qualche manciata di secondi. Secondi infiniti. Dopotutto si trovavano nel cortile della scuola, era logico che qualcuno li avrebbe visti ben presto.
“Che cazzo avevate intenzione di fare?!” strepitò nuovamente il professore. “Andate immediatamente nell’atrio, tra poco faremo in conti”.
Silenzio. Passi. Sussurri.
“Chris” borbottò nuovamente il professor White quasi in un sussurro. “Chris stai bene?”
In risposta, Chris stava quasi per ridere. Mentre si sentiva toccare il viso e sollevare appena da terra sulle gambe di qualcuno, si rese conto che in quel momento avrebbe voluto farsi una bella risata.
Persino lui, che non poteva vedersi, si rendeva conto di avere un pessimo aspetto. E quel genio di uomo andava a chiedergli se stava bene.
“Chris... Hey, sono Wendy.”
Lui si sforzò di aprire gli occhi. Era lì, era lei che lo teneva tra le braccia e gli stava accarezzando il viso. Quegli occhi azzurri così vicini, le labbra morbide, le lentiggini, i capelli ramati.
Wendy.
“Hey” biascicò lui di rimando, rendendosi conto che per parlare doveva compiere uno sforzo non indifferente.
“Arriva l’ambulanza, okay?” gli disse lei continuando ad accarezzargli il volto. “Andrà tutto bene, te lo prometto.”
Chris pensò che quella promessa sarebbe anche potuta essere falsa, ma si decise a crederle. Si appigliò a Wendy, a quelle braccia magre che lo tenevano sollevato appena da terra, a quello sguardo preoccupato, e decise che se doveva morire, quello era il momento giusto per farlo.





















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Capitemi, ho i decimi di febbre, raffreddore e abbassamento di voce. Poiché non era ancora successo qualcosa di davvero drammatico (?) come piace a me, ecco a voi il colpo di scena.
Ho tante idee in mente per questa FF, ma troppa pigrizia per metterle in pratica. Vi informo di un fatto, intanto... le recensioni mi fanno scrivere meglio. Cioè, fin'ora questa long non mi stava piacendo molto, ma dopo aver letto le vostre 3 recensione all'altro capitolo mi si sono come accese delle lampadine che mi hanno fatto tornare a scrivere.

Ebbene, vi ringrazio a tutti voi che seguite questo frutto della mia mente malata,

Echelon_Sun

 
  
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