Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |       
Autore: Rota    07/07/2008    3 recensioni
Correvo, dio quanto correvo. In testa una sola cosa: correr, correre, correre. Dietro di me, la morte personificata che mi inseguiva, più forte, veloce e resistente di un uomo normale, un Immortale. No, non volevo morire. Ero terrorizzato, il perfido gioco di luci ed ombre della boscaglia attorno a me mi dava la sensazione di sentirlo, vederlo ovunque. Una radice mi fermò, facendomi cadere; steso a terra non ebbi la forza di rialzarmi, aspettai lì che mi finisse...... (prima opera, siate clementi!!!!)
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sab- 1 Correvo, dio quanto correvo. In testa una sola cosa: correre, correre, correre. Dietro di me, la morte personificata che mi inseguiva, più forte, veloce e resistente di un uomo normale, un Immortale. No, non volevo morire. Ero terrorizzato, il perfido gioco di luci ed ombre della boscaglia attorno a me mi dava la sensazione di sentirlo, vederlo ovunque. Una radice mi fermò, facendomi cadere; steso a terra non ebbi la forza di rialzarmi, aspettai lì che mi finisse. Invece della morte mi arrivò alle orecchie un grido rauco e una volta aperti gli occhi vidi il cadavere di quel mostro, il corpo da una parte e la testa dall'altra. Alzai gli occhi per non sentirmi male, vidi un cappotto di colore verde militare con un cappuccio, tante tasche e bordi scuciti. I pantaloni erano larghi e blu, ai piedi c'erano scarponi neri; anche le mani erano coperte da guanti neri di pelle. In alto invece il viso di quell'essere dal sesso indefinito non si vedeva, grazie alla presenza di un fazzoletto rosso tirato su fn sopra il naso. Gli occhi verdissimi e alcuni ciuffi rossastri erano le uniche cose che si vedevano di lui chiaramente e senza dover ricorrere all'immaginazione. Con voce alterata dal cotone del fazzoletto, si occupò di me:
-Stai bene? Non sei ferito, vero?-
Sentii un ghigno vicino all'orecchio, di scatto mi voltai di lato; mi vidi vicinissimo un secondo ragazzo dai lunghi capelli neri e un sorriso beffardo. Io saltai dallo spavento, lui dalla felicità di avermi sorpreso. Allegramente e rizzandosi pian piano, saltellò verso il suo compagno:
-Sab, Sab, questo è sano almeno quanto me!-
Sembrava stranamente infantile per un aspetto così maturo. Era ato e muscoloso, armonico nel complesso; vestiva sportivo, qusi elegante. Aveva un grosso tubo metallico dietro la schiena, allacciato alla spalla e al fianco. L'unica cosa che stonava era il tono della sua risata, acuta e insopportabile. Anche "Sab" era evidentemente irritato da comportamento di quel tale, infatti sedò la sua allegria con un gesto brusco e una frase sibillina, indicando i resti dell'Immortale:
-Se non la smetti immediatamente, finirai come quell'affare davanti a me!-
Il tipo di fermò subito, ma non sise di sorridere, sapeva che mai Sab avrebbe fatto una cosa del genere. Sab si avvicinò a me e i aiutò ad alzarmi, mi guardò un attimo per vedere se fossi rimasto effettivamente ferito e poi si incamminò senza più dire una parola. Il ragazzo dietro di lei mi trascinò con loro. Spinto dal ragazzo, dissi qualcosa, volendo chiarire esattamente l'identità di chi avevo di fronte:
-Scusate, ma voi chi siete?-
Solo il tipo che mi stava spingendo si degnò di rispondermi; disse:
-Io sono Ives, chiamami pure Iv!! Quello sgorbio davanti a te è Sab!-
Guardai la nuca di Sab, sperando che si voltasse, ma la mia attesa fu... "premiata" da alcune brusche domande:
-Tu abiti nel villaggio qui vicino?-
Lo aveva detto con un tono quasi minaccioso, come se non potessi permettermi di non rispondergli. Sempre spinto da Iv, risposi:
-Si, se quello che faccio può essere definito abitarvi....-
Altra domanda secca:
-Conosci qualche posto dove si può alloggiare a basso prezzo?-
Risposi affermativamente e così si concluse il nostro primo discorso. Iv, invece, si rivelò incredibilmente loquace, almeno lui cercò di farmi sentire a mio agio. Arrivammo al mio villaggio e senza troppi preamboli Sab mi ordinò di condurli alla locanda prima designata. Il mio villaggio era una tappa tipica dei viaggiatori diretti alle grandi città, ma tutti i suoi abitanti capirono alla prima occhiata che nè Sab nè Iv erano stranieri normali. Percorremmo quelli che erano i 45 metri di strada che formavano la via più lunga e importanti dell'abitato, attirando l'attenzione e le chiacchiere di tutti. Non importò molto a nessuno dei tre, a me perchè ero abituato, a loro, perchè animati da quella che si può definire assoluta indifferenza.
Arrivati alla locanda, pensai bene di andarmene per i fatti miei, ma Iv mi bloccò subito chiedendomi con una risata dove stessi andando. Risposi seccamente che volevo tornarmene a casa così lui rise ancora più forte. Sentii allora una delle poche frasi veramente lunghe che Sab diceva abbastanza spesso:
-Penso che l'azione fatta questo pomeriggio sia equiparabile ad un salvataggio. Quindi, a conti fatti, io avrei salvato una vita, ossia la tua. Per cui, dato che a questo modno non si fa nulla gratis, la mia azione ha un prezzo come tutte le altre cose. Quindi, ciò che ho impedito che tu perdessi, lo rivolgio indietro. Tu mi sei debitore di una vita. Non mi interessa se la tua, quella di un altro, se di un albero o di un animale, nemmeno quando e come me la darai, sappi solo che la pretendo!-
La cosa più orrenda è che l'aveva detto in assoluta calma. Le chiesi di ripetere, esterrefatto, e allora intervenne Iv:
-Sab voleva dire, con quelle parole complicate, che ora tu hai il dovere di seguirla ovunque lei vada finchè non le salverai la vita a tua volta, hai capito?-
Rimasi a bocca aperta una seconda volta, stavo ancora per replicare quando il braccio di Sab si mosse e una lama uscì dalla manica del cappotto verde e arrivò fino a toccarmi la gola. Gli occhi che Sab mi rivolse erano lucidi e minacciosi. Disse allora:
-Vuoi pagare il debito ora e subito?-
Abbassai gli occhi rassegnato, mentre Sab tornava alle faccende burocratiche e Iv Rideva della scena tra sè e sè. Fatto ciò, mi fu concesso di restare nella mia camera fino a sera con Iv, godendo di una compagnia stranamente silenziosa e discreta. Ci chiamò il cameriere a sera inoltrata, raggiungemmo Sab a un tavolo già imbandito per la cena. Fu quando lei abbassò il fazzoletto che mi accorsi della sua femminilità; non commentai per non essere nuovamente minacciato a morte.
Nel mezzo del pasto, Iv si rocordò di un passaggio fondamentale; con la bocca piena di cibo mi chiese:
-Come ti chiami? M'è sfuggito il particolare....-
Io, per educazione, finii il mio boccone, e risposi:
-Mi chiamo Riccardo, ma potete benissimo chiamarmi Dick!-
Iv fece un cenno e io, incitato da questo inzio di discorso, volli proseguirlo:
-Perchè ceniamo così tardi?-
Si aspettò dieci minuti quando da fuori iniziarono le grida e loro ebbero completamente finito di mangiare. Allora Sab mi rispose:
-Perchè nella mezz'ora in cui non si digerisce uccideremo tutti gli Immortali qui attorno!-
Si alzò solennemente e da sotto entrambe le maniche della sua giacca crebbero due lunghe lame, lucide e minacciose. Con un cenno sia lei che Iv si mossero, diretti verso la porta; io uscii con loro. Le poche persone che abitavano il mio villaggio erano tutte in strada, correndo e urlando come impazzite; dietro, un gruppetto di 5 Immortali che sadicamente le stava inseguendo. Iv, nell'uscire, mi infilò in tasca qualcosa di freddo e di metallico e poi con Sab andò direttamente in mezzo alla strada e qui si fermarono mentre io rimanevo sulla porta della locanda a guardare.
Sono poche le differenze tra un uomo e un Immortale: la prima, l'Immortale è un non- morto, la seconda, per "vivere" necessita del cuore di un altro essere vivente tra cui prediligono i cuori umani, la terza, la sua pelle è terribilmente fredda e nessuno dei suoi organi, comunque presenti ne corpo, funziona, l'ultima, può morire solo per una cosa: la decapitazione. Quando gli Immortali videro Sab e Iv sulla strada si fermarono a loro volta e risero come matti, deridendo l'assurdo coraggio che animava quei due stolti. Sab non disse nulla, i suoi occhi lampeggianti parlavano per lei. Neanche quando uno di quei immondi esseri si avvicinò a lei e le disse:
-Peccato che ci siano umani così stupidi da non svolgere il loro dovere di topi! Così il gatto dovrà provvedere a questo...-
I suoi compagni risero, Sab alzando il braccio colpì e taglò qualcosa alla sua sinistra, si sentì chiaramente il rumore di uno specchio che si infrangeva. La testa dell'Immortale si staccò dal resto del corpo, che cadde morto a terra; vicino a Sab era comparso uno specchio, sulla cui superficie c'era l'immagine dell'Immortale. La lama della ragazza aveva infranto lo specchio a livello della gola. Sab si impegnò in un'altra frase complessa, la seconda della giornata, un record per lei:
-Mi presento, prima che sia troppo tardi. Io sono Sabrina Sokes, per le persone comuni, Sabrina dei 1000 specchi per gli Immortali. Ogni specchio in mio possesso rappresenta uno di voi, la vostra anima corrotta a cui avete rinunciato! Io ho il compito di uccidervi tutti e vi posso assicurare che ho intenzione di adempirvi fino alla fine!-

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Rota