KEY
 

"Ehi, Key! Lo sai vero che il caffè non è la chiave della vita". Il detective della polizia di Washington, Jonah Strauss, sorrise alla battuta, mentre la collega a cui l'aveva rivolta lo guardò male. Era da quando le aveva affibbiato quel soprannome che ogni mattina la salutava così. Il nomignolo comunque non le dispiaceva e così ormai tutti la chiamavano in quel modo, a volte addirittura il capitano.
"Mi chiedo come fai a stare sveglio bevendo solo tè", disse lei sedendosi alla sua scrivania e dando un sorso al caffè fumante che teneva tra le mani come un tesoro.
"Sarà che dormo di notte...". La collega non fece in tempo ad aprire la bocca per rispondere alla provocazione che il loro capitano arrivò alle loro scrivanie.
"Basta battibeccare, Strauss. Avete un caso, muovetevi". Senza dire altro i due si alzarono e, prendendo le loro cose, uscirono di corsa.

In poco tempo arrivarono sulla scena, già contornata dal solito nastro giallo. Dei passanti stavano parlando con dei poliziotti, probabilmente avevano assistito alla caduta. Infatti, quella mattina, un uomo si era buttato, o era stato buttato, giù da una finestra al quarto piano. Per prima cosa i due detective si diressero verso il corpo, che non era stato spostato, per scoprire chi era.
"Allora, Key, chi era lo sfortunato?", chiese Jonah cercando di sbirciare da sopra la spalla della collega lo schermo della macchinetta leggi-impronte.
"Un secondo, Jonah, magari non lo riconosce come al solito". Aveva appena finito di parlare che si sentì un bip, segno che la macchinetta aveva concluso. Key, che aveva girato lo sguardo verso il collega per parlargli riguardò lo schermo e si lasciò sfuggire un'esclamazione. "Merda!". Si girò di nuovo verso Jonah con la faccia tra l'arrabbiato e l'infastidito. Il morto era il caporale William Locker.

***

"Domani guido io!", stava dicendo Ziva mentre lei e Tony uscivano dall'ascensore. Quest'ultimo sbiancò.
"Oh no, tesoro, ci tengo a tenermi dentro la mia colazione". La moglie, che camminava di fronte a lui si girò di scatto a fronteggiarlo.
"Stai insinuando che guido male? Almeno se guido io arriviamo in orario per il lavoro". Tony non fece tempo a rispondere che Gibbs arrivò, con passo svelto, dietro di loro e lasciò uno scappellotto ad entrambi.
"Niente litigi matrimoniali in questo ufficio, o potrei pensare a reinserire la regola dodici". Mentre lo diceva raggiunse la sua scrivania e, senza fermarsi, prese la pistola e il distintivo e tornò verso l'ascensore.
"Non mettetevi comodi, abbiamo un caso", disse senza neanche guardare Tony e Ziva che si stavano per sedere alle loro scrivanie. "McGee, smettila di ridacchiare e muoviti!". L'agente più giovane fece subito sparire il sorrisetto che aveva sulle labbra mentre i suoi colleghi lo guardavano male.







Salve! Eccomi di nuovo qui con una long. Non ci capite niente? Normale... Vedrete che il prossimo sarà chiarificatore... Intanto spero mi lasciate almeno un commentino! (i prossimi capitoli saranno più lunghi, parola di scout!)
PS Come avrete sicuramente notato Tony e Ziva sono sposati! Più avanti noterete che ci sono altri elementi strani che non ho specificato nella descrizione della storia, per chi conosce le mie precedenti storie sono elementi presi dalla saga con presente Kelly.