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Autore: OfeliaMontgomery    31/03/2014    2 recensioni
Il mio nome è Tiffany Rose e il giorno di Halloween ho perso tutti. Ho perso una madre dolce e apprensiva, una piccola sorellina giocherellona che amavo tanto e un padre protettivo che sarebbe andato contro tutti e tutto pur di proteggermi. I miei amici, Lola dolce e ingenua e Ryan forte e sempre con la battuta pronta. Se stavi male cercava in ogni modo di tirarti su di morale. E ora non ci sono più, sono tutti morti. Sono rimasta sola con l’altra mia sorella minore, l’unica che sono riuscita a salvare in quel maledetto giorno.
Quel giorno che tutti avevamo atteso con ansia si è trasformato in una carneficina vera e propria. I mostri camminavano in mezzo a noi. Quella notte i morti viventi, quegli zombie hanno attaccato ogni forma di vita distruggendola. Si sono nutriti di persone innocenti. Hanno infettato con il loro morso molte persone, trasformandole in zombie. E hanno ucciso, mangiato, squartato tutti, compresa la mia famiglia e i miei amici.
Nessuno sa il motivo di questa invasione, nessuno sa da dove sia potuto iniziare il virus. Per adesso l’unica mia preoccupazione è portare al sicuro mia sorella Alice. Il più lontano possibile dalla città.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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31, ottobre, 2013 – ore 18.37
– Per favore Tiffany, per favore –
Me ne stavo sdraiata su letto in camera mia, quando mia sorella Alice entrò buttandosi su di e scongiurandomi di uscire con lei quella sera. Quella sera ci sarebbe stata una festa piena di alcolici a casa di Ryan Meyer, il mio migliore amico. Quindi Alice non poteva venire con me. Oltretutto lei voleva uscire con me e andare in giro per le case a fare dolce o scherzetto.
Alice, dodici anni, una rompiscatole vivente. Indossava un bellissimo costume per Halloween. Si era travestita da Alice nel paese delle meraviglie e i suoi capelli si muovevano nell’aria. Era una versione in miniatura di nostra madre. Io ero l’esatto contrario di mia madre e delle mie due sorelle.
Entrambe avevano una folta chioma di capelli biondi lisci e splendidi occhi azzurri così brillanti da sembrare diamanti. Mia madre era minuta, arrivava a malapena a un metro e sessanta e per Alice era lo stesso. Invece io avevo una fluente chioma di capelli nero corvino lunghi fin sotto sopra alle spalle, occhi neri come la pece e gambe lunghissime. Ero alta un metro e settantacinque, tutto merito di mio padre. Lui era alto un metro e novanta e aveva i capelli e gli occhi scuri, ma mai quanto i miei.
– No, te l’ho già detto, vado ad una festa –
Alice mi salì addosso, facendomi mancare il respiro, non era di sicuro robusta o cosa, ma i suoi quaranta chili li pesava.
– Spostati che mi uccidi così – esclamai facendola rotolare giù dal mio fianco. Alice sbuffò alzandosi dal letto, si mise in piedi davanti a me ed incrociò le braccia al petto guardandomi con il suo sguardo da cucciolo.
Quando voleva qualcosa faceva sempre così. Metteva il broncio, incrociava le braccia al petto, faceva il suo sguardo da cucciolo e bam…lei riceveva tutto quello che voleva. I nostri genitori cadevano sempre nella sua trappola, ma non io. Io sapevo com’era e sapevo anche quando doveva darci un taglio, perché poi diventava fastidiosa.
– No. No. Basta, ora va’ fuori. Sono davvero stanca dei tuoi giochetti, se vuoi andare a fare dolcetto o scherzetto va’ con nostra madre – esclamai esasperata indicando la porta con il braccio destro stando sdraiata.
Alzai di poco la testa dal cuscino per guardare la porta aperta della mia camera e indovinate un po’ chi c’era appoggiata sulla soglia? Mia madre che aveva assistito all’ultima mia sfuriata.
Aveva il viso corrucciato mentre mi guardava dritta negli occhi. Deglutì e mi beccai un'occhiata furiosa da parte di mia madre.
– Dove devi andare di così importante da non poter portare tua sorella a fare un giro? – chiese mia madre alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto, proprio come aveva fatto poco prima mia sorella. Anche in fin troppe cose si assomigliavano.
– Ho da fare, tutto qua – bonfichiai guardandomi le unghie pur di distogliere lo sguardo da mia madre.
– Beh qualsiasi piano avevi programmato scordatelo. Tu stasera porterai tua sorella a fare dolce o scherzetto. E’ deciso, quindi evita di fare storie – concluse mia madre indietreggiando per poi andarsene via.
Urlai furiosa, – E’ tutta colpa tua! Mi sarei potuta divertire invece mi tocca farti da balia – esclamai puntando un dito contro a mia sorella. Alice mi guardò maliziosa poi mi fece la linguaccia ed uscì dalla mia camera saltellando felice.
Quella ragazzina era spietata e furba, tanto quanto stronza. Ma le volevo comunque bene, anche se mi rovinava quasi sempre i piani. Avevo diciotto anni e non mi ero mai divertita per davvero, non uscivo quasi mai perché dovevo fare sempre da baby-sitter alle mie due sorelle. Lottie la più piccola aveva due anni e mezzo. Era una forza della natura, una giocherellona. Sempre carica, sempre pronta ad esplorare qualche nuova parte - almeno per lei - della casa. Sembrava avere le pile di ricarica, non si stancava mai, sempre a saltellare per la casa. Lottie aveva dei bellissimi capelli ondulati biondo cenere, le guance rosee e morbide e due bei occhioni azzurri che andavano ad incorniciare il suo bel visino da bambola di porcellana.
Mi alzai dal letto sbuffando, presi il mio cellulare e mi chiusi in bagno, pronta a chiamare i miei amici per avvertili della novità. Niente festa per Tiffany!
Honey stai scherzando vero?’ mi chiese dall’altra parte Lola di sicuro intenta a prepararsi per la festa a casa di Ryan.
‘No honey. Mi madre ha deciso così’ risposi sbuffando, guardandomi allo specchio. No, non avevo proprio voglia di andare in giro con mia sorella. Volevo andare a quella dannata festa.
‘Cazzo! Mi dispiace. Non so cosa dire. Non può portarla in giro tua madre’
‘Se certo. Beh qualsiasi piano avevi programmato scordatelo. Tu stasera porterai tua sorella a fare dolce o scherzetto. E’ deciso, quindi evita di fare storie.  Ecco le esatte parole di mia madre’ sbuffai tornandomene in camera, dove trovai mia sorella Alice adagiare sul mio letto un costume identico al suo.
‘Scusami un attimo’.
– Cosa significa questo? Devo anche travestirmi? Non mi basta rompermi le palle con te, devo anche travestirmi. Di male in peggio – esclamai portandomi una mano sulla fronte e scuotendo la testa.
– Sì – disse semplicemente quella stronza prima di girare i tacchi e uscire di nuovo dalla mia stanza.
Ripresi il cellulare e continuai a parlare con Lola. ‘Quella stronza! Vuole anche mi travesta. E come minimo parlane con mia madre non servirà a niente. Mio padre ancora peggio. Sono tutti dalla sua parte’ quasi urlai dal nervoso che avevo. Povera Lola che dovette subirsi le mie urla e i miei scleri.
‘Cazzo, mi dispiace. Facciamo così: appena riporti a casa tua sorella, vengo a prenderti e ci andiamo a divertire insieme, vuoi?’
‘Certo che vorrei. Ma cosa ti fa pensare che mia madre me lo lasci fare?’
‘Basta sgattaiolare fuori dalla finestra. Cosa che hai già fatto milioni di volte. Ti ricordi quando siamo scappate per andare al concerto di Avril Lavigne?’
Oh...si che ricordavo. Il 13 dicembre 2011 ad Orlando. A quel tempo io e Lola avevamo sedici anni e da poco avevamo preso la patente. Avevamo organizzato tutto. Lei mi sarebbe passata a prendere con la macchina del fratello, all’insaputa di tutti. Dissi ai miei genitori che sarei andata a dormire, invece mi preparai per il concerto. Aspettai che Lola mi inviasse un messaggio e quando lo fece, buttai giù dalla finestra della camera la mia borsa, facendola cadere su una siepe. Poi mi buttai giù anche io, facendo il minor rumore possibile. Presi la mia borsa e corsi dentro alla macchina di Lola e partimmo per il nostro viaggio. Viaggiammo per quasi sedici ore di fila, ci fermammo solamente per fare benzina e per darci il cambio. Fu il concerto più bello della nostra vita.
‘Tiffany? Tiffany Rose?’
Tornai al presente e risposi a Lola che continuava a chiamarmi ‘Scusami, mi era persa nei miei ricordi’
‘Come sempre, d’altronde’ commentò ridendo dall’altra parte del telefono.
‘Attenta che se continui a ridere così va a finire che ti strozzi’ commentai tirando su dall’appendino il mio vestito da Alice nel paese delle meraviglie. Oh che palle!
‘Ah…che schifo. Mi toccherà vestirmi uguale a mia sorella, non posso nemmeno scegliere il costume da indossare’
‘Honey, devo andare. Mi sta chiamando Ryan dal telefono di casa’ disse dolcemente Lola dall’altra parte del cellulare, di sicuro con il sorriso sulle labbra. Mi facevano venire il voltastomaco da quanto erano zuccherosi quei due.
‘Okay. Divertitevi stasera. E non fate sesso’ dissi infine ridendo.
‘Scema! Ora vado, ciao’ mi salutò chiudendo la chiamata.
Sospirai buttando il cellulare sul letto, poi guardai il costume. Mi dovevo preparare per andare in giro con mia sorella. Benissimo. Chissà quanto mi divertirò.

 
  
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