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Autore: Simonne Lightwood    31/03/2014    2 recensioni
PRESUNTA PRIMA PARTE DI COHF, incentrata sul ritorno dei Malec. Una riappacificazione che però avverrà nel più inatteso dei modi.
Un pericolo incombe sui figli di Lilith, minacciando la vita di Magnus. E se neanche i suoi poteri gli fossero d'aiuto questa volta? E se Alec , il suo ormai ex fidanzato, fosse l'unico in grado di salvarlo dalla crudeltà di Sebastian?
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isabelle stava camminando a passi rapidi verso la stazione della metropolitana. Voleva tornare all'Istituto il più in fretta possibile.
Era tardi ormai, e la pungente aria autunnale la stava facendo rabbrividire. Sotto la giacca di pelle da motociclista, indossava un leggero vestito porpora di velluto, che le arrivava a metà coscia. Il suono dei tacchi a spillo, appuntiti come coltelli, dei suoi stivali neri penetrava il silenzio della sera. 
Isabelle stava tornando da un appuntamento con Simon, che, per sua sorpresa, l'aveva invitata a cena nel lussuoso ristorante-trattoria italiano Joanne, nell'Upper WestSide. 
La Cacciatrice aveva deciso di seguire il consiglio di Clary, quando, circa una settimana prima, le aveva suggerito di confessare a Simon ciò che provava per lui. Non era stato facile, per lei, aprire il suo cuore a qualcuno. Ma l'aveva fatto. Per la prima volta, Isabelle Lighwood - spietata Shadowhunter e affascinante rubacuori - era arrossita leggemente, mentre guardava negli occhi Simon e gli chiedeva se avrebbe voluto essere il suo ragazzo.
Simon le aveva detto di si, con un ampio sorriso, prima ancora che la ragazza potesse finire la frase. In quel momento Isabelle si era sentita incredbilmente sollevata e felice allo stesso tempo. Era proprio contenta di sapere che il ragazzo ricambiava i suoi sentimenti. Ma chi avrebbe mai detto di no alla bellissima Isabelle Lightwod?
La Nephilim svoltò l'angolo, era quasi arrivata alla stazione della metropolitana. Tra meno di mezz'ora sarebbe stata a casa, al caldo. 
In momenti come quello desiderava che Simon avesse la macchina e la riaccompagnasse a casa. Sarebbe stato più piacevole che camminare da sola, in una fredda serata di fine novembre, per raggiungere la metropolitana. 
Passando davanti all'ospedale Lenox Hill, sentì uno strano rumore e si fermò, girandosi per vedere di cosa si trattasse. 
Era come se qualcuno, o meglio qualcosa, stesse masticando, facendo un rumore disgustoso. Isabelle seguì il suono, si avvicinò di più e.. sussultò.
Davanti ad un bidone della spazzatura, attorno al quale giacevano numerosi rifiuti, c'era una creatura mostruosa, obesa e ricoperta di dure squame ossee e molteplici bocche munite di zanne, tra le quali erano intrappolati pezzi di carne che aveva l'aspetto di essere marcia.
Isabelle capì in fretta di cosa si trattava: un demone Fame. 
La creatura teneva qualcosa tra le mani grottesche, qualcosa simile ad un animale putrefatto. La Cacciatrice si portò una mano alla bocca, cercando di respingere un conato di vomito. Con un gesto rapido, liberò il pugnale, che fino a quel momento era infilato nel suo stivale.
Il mostro avanzò goffamente verso di lei, con le fauci spalancate. Era talmente grasso che faceva fatica a muoversi. La ragazza approfittò della sua lentezza, lanciando il coltello direttamente contro il suo cuore. La Cacciatrice inorridì, vedendo che la sua arma veniva masticata e ingoiata da una fauce che il demone aveva al posto del cuore. 
-Il mio pugnale nuovo!- strillò Isabelle, irritata. -Hai idea di quanto costino quelli con l'impugnatura di quercia?! - 
Con un altro gesto rapido, tirò fuori dall'altro stivale una spada angelica.
 -Eremiel - disse e la spada emanò un intenso bagliore bianco. 
Il demone indiettreggiò, avvertendo la presenza angelica. La Nephilim gli conficcò la spada in un occhio, accecandolo. Il mostro emise un terribile lamento e intanto Isabelle era già dietro di lui. Decise che lo avrebbe ucciso pugnalandolo alla schiena. Quando la creatura fece per voltarsi, era troppo tardi. Isabelle gli aveva conficcato nella schiena la spada, che era passata attraverso la gabbia toracica e gli aveva perforato un polmone. Vide il demone dimenasi e capì che era ora di liberare Eremiel. Si riprese l'arma, intrappolata tra le costole del mostro. Una pozzanghera di sangue nero si formò ai suoi piedi. Vide il demone rimpicciolirsi sempre di più fino a sparire. 
-Buon viaggio verso il Vuoto, demone. - disse compiaciuta e si avviò verso la stazione, come se non fosse successo niente. 

Maryse era in cucina, intenta a prepararsi una pozione per il sonno. 
Negli ultimi giorni aveva dormito poco e delle profonde occhiaie si erano formate sotto i suoi occhi stanchi. Di notte si girava e rigirava nel letto, pensando a ciò che era successo in quel periodo. Pensava ad Alec e alla sua infelicità. Pensava a Jace e al fuoco intrappolato dentro di lui. Pensava alle ali dell'angelo spezzate. Pensava ad Isabelle e al suo nuovo fidanzato vampiro. 
Cercò di scacciare quei pensieri e di concentrarsi sulla pozione. Maryse aveva preparato alcuni infusi insieme a Hodge, ma da quando lui se n'era andato non aveva più toccato gli ingredienti, per paura di combinare qualche disastro. E ora eccola li, davanti al grande tavolo di frassino, mentre cercava di ricordare il quinto ingrediente della pozione. Aveva già messo le lacrime di belladonna, un cucchiaino di miele, una foglia di menta, una prugna schiacciata, cosa mancava? 
Ad un tratto, davanti agli occhi della donna, comparve dal nulla una fiammella. Capendo all'istante di cosa si trattava, Maryse mise una mano nel fuoco, che però non la scottò, e ne tirò fuori un biglietto piegato in quattro. Era un messaggio col fuoco: il mezzo di comunicazione più rapido ed efficace tra gli Shadowhunters. Lo aprì e iniziò a leggere. 

''Mia cara Maryse, 
ti scrivo questo messaggio per avvisarti che domani sera sarò a casa. Avrei voluto tornare prima, ma, come già sai, alcuni impegni mi hanno trattenuto ad Alicante per più tempo del previsto. Ho saputo ciò che sta combinando Jonathan Morgenstern (sappiamo entrambi che a Idris le informazioni si diffondono in fretta). Non vedo l'ora di rivedere te e i nostri ragazzi. Aspettami per l'ora di cena.
Un bacio, 
Robert''

Il biglietto prese fuoco e si trasformò in cenere non appena la donna lo ebbe appoggiato sul tavolo.
Fece un sospiro di sollievo: suo marito sarebbe tornato l'indomani e non sarebbe più stata sola. Sì, perchè da quando Max -il suo bambino, il minore dei suoi figli - era morto, Maryse si sentiva davvero sola. I suoi figli erano grandi ormai, sapevano prendersi cura di sè stessi e andavano da lei solo quando avevano bisogno di qualcosa. Non aveva più nessuno a cui leggere una storia, cantare la canzone della buonanotte, o rimboccare le coperte la sera. 
La porta della cucina si aprì e sua figlia entrò nella stanza. 
-Mamma, cosa ci fai ancora alzata? E' tardi, pensavo fossi andata a letto. - disse Isabelle, dirigendosi verso il lavandino, per sciacquare una spada angelica sporca di icore demoniaco. 
-Non riuscivo a dormire, così ho cercato di prepararmi una pozione per prendere sonno. - spiegò la madre di Isabelle, abbassando lo sguardo sull'intruglio mal riuscito.  -Poco fa ho ricevuto un messaggio da tuo padre. Ha detto che sarebbe tornato domani. - 
-Finalmente! Stavo iniziando a pensare che si fosse dimenticato di noi. - disse la figlia, con un tono sarcastico.
-Non dire queste cose, Isabelle. Sai che tuo padre è stato molto impegnato ultimamente. - 
Isabelle asciugò la spada con uno straccio. -Impegnato a fare cosa? A cercare di diventare il nuovo Inquisitore senza nemmeno avvisare noi, la sua famiglia? - 
Maryse, per una volta, taque. Non riusciva a trovare una risposta a quella domanda, o meglio, a quell'affermazione. Sapeva che in fondo sua figlia aveva ragione, soltanto che non voleva ammeterlo nemmeno a sè stessa.

Qualche ora prima..
Alec si trovava davanti all'edificio di mattoni rossi in cui aveva trascorso così tanto tempo, nell'ultimo periodo, che gli era diventato familiare quasi quanto l'Istituto. Raggiunse la grande porta di metallo, accanto alla quale c'era una serie di campanelli. Alec si ricordò, con un velo di tristezza, di non avere più le chiavi per l'appartamento. Quando Magnus l'aveva lasciato, gli aveva chiesto di lasciarle nel suo loft. Premette quindi il campanello con su scritto ''BANE''. Aspettò un attimo. Non ci fu risposta. Dopo qualche istante suonò di nuovo, con più insistenza. Silenzio. 
Alec perse la pazienza e decise che avrebbe utilizzato una runa di apertura. Tirò fuori lo stilo dalla tasca dei pantaloni di cuoio e iniziò a tracciare la runa, mentre lo stilo si riscaldava al suo tocco. Poco dopo, la porta si spalancò e il Nephilim entrò. Salì i gradini due a due, colto da uno strano nervosismo. 
Arrivato al terzo piano, sgranò gli occhi nel vedere che la porta dell'appartamento di Magnus era stata letteralmente staccata dai cardini.
Cos'era successo? C'era forse stata una rapina? Ma chi avrebbe mai derubato il Sommo Stregone di Brooklyn? 
Alec entrò nell'appartamento, con il cuore in gola. Si fermò ad esaminare la porta che era stata buttata giù e..sussultò. 
Sul legno di frassino era tracciato uno strano marchio color sangue. Non era una delle aggraziate rune angeliche dei Nephilim. Si trattava di una runa demoniaca, ne era certo. Probabilmente una runa di apertura.
Ad un tratto, gli tornarono in mente le parole del messaggio di Catarina Loss. 
''Sebastian sta cercando una potente Strega o uno Stregone da cui prelevare il sangue e iniettarselo nelle vene''.
Il cuore di Alec si strinse in una morsa, togliendogli il fiato. Erano stati gli uomini di Sebastian a rapire Magnus, non ci voleva un genio a capirlo.
Si diede mentalmente dello stupido per non esserci arrivato prima. Cadde in ginocchio, cercando di riprendere fiato, mentre il cuore gli batteva talmente forte contro la gabbia toracica, che sembrava voler scappare via. 
Fece un respiro profondo e si alzò in piedi, avviandosi verso la camera da letto dello Stregone. Fu sconvolto nel vedere che la stanza era stata messa sottosopra. Magnus non era un fanatico dell'ordine, certo, ma in quel momento regnava il caos più totale. I numerosi libri erano stati buttati giù dagli scaffali ed erano sparsi sul pavimento. Le ante dei cassetti, e perfino quelle dell'armadio, erano spalancate. 
Era evidente che avevano cercato un libro, ma quale? 
Ad un tratto intravide l'ombra di una figura avvicinarsi silenziosamente alla stanza. Si trattava per caso di un altro degli uomini di Sebastian che aveva usato una runa del silenzio ed era lì per ucciderlo? Il Cacciatore sfilò un pugnale dalla pesante cintura di cuoio.
-Chiunque tu sia, esci fuori e combatti! - disse Alec, cercando di parlare con un tono minaccioso. Poi la porta si aprì e davanti al Nephilim comparve...
il Presidente Miao. 
La povera bestiolina lo guardava come se fosse uno psicopatico. Alec fece un sospiro di sollievo e ritirò l'arma, avvicinandosi al gatto.
-Presidente! Che spavento mi hai fatto prendere. - vedendo che il ragazzo aveva ritirato il pugnale, il gatto si lasciò accarezzare. 
-Non puoi rimanere qui da solo, ti porto con me all'Istituto. - disse, some se l'animale potesse capirlo. -E poi andiamo a salvare Magnus. - 
Salvare, sì. Perchè il Nephilim se lo sentiva che lo Stregone, nonostante tutto, fosse ancora vivo e avesse bisogno di lui.
Alec decise che non sarebbe rimasto in quell'appartamento un altro istante. Prese in mano il Presidente, piccolo come un criceto, e uscì dal loft. 
Decise che non sarebbe tornato a casa subito, aveva bisogno di un po' di tempo per riflettere e decidere in che modo intervenire. Avrebbe girovagato per Manhattan per qualche ora. Infondo, è da una settimana che non metteva piede fuori dalle quattro mura dell'Istituto, un po' d'aria fresca non gli avrebbe fatto male. 

-Mi hai portato ciò che ti avevo chiesto, Highfall? - la voce dell'uomo era piatta, familiare.
- Sono m-mortificato, ma n-non sono riuscito a trovarlo, mio S-Signore. L'abbiamo cercato per più di un'ora, ma non siamo riusciti a trova-
-Come sarebbe a dire non siete riusciti a trovarlo?! - ringhiò il primo. -Vi avevo affidato un incarico così facile che avrebbe potuto svolgerlo persino un neonato, con i vostri poteri! - 
Magnus sentiva quelle voci che sembravano così lontane e così vicine allo stesso tempo. Ma cosa stava succedendo? Chi erano quegli uomini? E perchè non riusciva ad aprire gli occhi? Questo non lo sapeva. Tutto ciò che sapeva era che si trovava in un posto freddo e umido, sdraiato su una superficie liscia, che le sue mani erano legate dietro la schiena con qualcosa che sembrava sul punto di lacerargli la carne. Era consapevole del fatto che ci fosse una fonte di illuminazione nella stanza, poteva intravedere la luce attraverso le palpebre chiuse. Cercò di parlare, o meglio di gridare, ma dalla sua gola non uscì alcun suono. Si sentiva debole, molto debole.
-Vi prometto che rimedierò, mio Signore. Tornerò nella casa dello Stregone e troverò il libro. Non vi deluderò una seconda volta. 
-In effetti non ti conviene farlo, Highfall. Perchè se lo farai, non sarò più così comprensivo.
-Ma certo, mio Signore. Sarete soddisfatto di me quando..
Magnus non riuscì a sentire il resto della frase. Nonostante i suoi tentativi di rimanere sveglio e sentire il resto della conversazione, fu sconfitto dal sonno, che ancora una volta ebbe il sopravvento su di lui. 

Alec girò la chiave nella toppa ed entrò nell'Istituto. Fu accolto da un piacevole calore e si tolse gli stivali e la sciarpa. Dopo di che, lasciò il gatto sul tappeto e si avviò verso la Biblioteca, dalla quale, con sua sorpresa, sentiva le voci di sua madre e sua sorella. Il ragazzo fu più che contento di sapere che erano sveglie, doveva assolutamente parlare con Maryse di ciò che era successo. Nel corridoio incontrò Jace, che indossava un paio di jeans e una una camicia firmata. Probabilmente era tornato da poco. 
Il biondo, vedendo l'amico pallido come un fantasma, gli andò incontro.
-Alec! Ti ho cercato oggi pomeriggio. Potevi almeno avvisare che saresti uscito - disse.
 Il moro avvertì che c'era una punta di preoccupazione nella sua voce. 
-Jace, devo dirvi cos'è successo oggi pomeriggio, ciò che ho visto è..-
Alec stava parlando troppo in fretta, e mentre parlava Jace notò che gli tremavano le mani. 
-Alec, calmati. Qualunque cosa sia successa, adesso andiamo in Biblioteca e ne parliamo con calma con Maryse. Sono sicuro che riusciremo a risolvere la questione. Il moro annuì con poca convinzione, si tolse la cintura alla quale erano appese le armi e seguì l'amico in Biblioteca.
Quando Maryse e Isabelle, che erano nel bel mezzo di una conversazione, si accorsero della presenza dei due ragazzi, si voltarono contemporaneamente verso di loro. 
-Jace, quando sei tornato? Non ti ho sentito entrare - disse Isabelle, andando verso il biondo. 
Maryse non gli lasciò il tempo di rispondere e, notando l'espressione affranta di Alec, si rivolse al figlio.
-Alexander, per l'Angelo! Sembra che tu sia tornato da uno scontro con un demone Superiore! - la donna si avvicinò al figlio, posandogli affettuosamente una mano sulla guancia arrossata per il freddo. -Si può sapere cos'è successo? - 
-Mamma, per favore. Non è il momento. - disse il primogenito dei Lightwood, togliendo la mano della madre dalla propria guancia con gentilezza.
-Sono stato a casa di Magnus oggi pomeriggio - iniziò il Nephilim, dopo aver preso un profondo respiro. -La porta dell'appartamento è stata buttata giù con una runa di apertura demoniaca. - 
-Cosa? Com'è possibile? - chiese Isabelle, spalancando i suoi occhi scuri. 
-E'sicuramente opera di Sebastian - disse Jace, con una certa quantità di odio nel pronunciare quel nome. 
Il viso di Maryse si fece improvvisamente pallido. -Allora fa sul serio. - 
-Lui fa sempre sul serio. - commentò Isabelle. 
-Mamma, dobbiamo salvarlo, non c'è tempo da perdere! - Il tono Alec era implorante. 
-Lo so, Alexander, lo so. Ma è l'una meno un quarto di notte- disse Maryse, lanciando un'occhiata all'orologio da polso - e non abbiamo alcun indizio che ci aiuti a capire dove si trovi Sebastian. Di certo non possiamo andare a cercarlo ora, non credi? - 
Dopo un attimo di silenzio, Alec parlò. -Hai detto che avresti convocato il Conclave.. - 
-E lo farò - lo interruppe sua madre. -Li chiamerò domani stesso. Ma ora, tutti a letto. - 

Isabelle fu svegliata dal suono del campanello dell'Istituto. Chi osava disturbare i Lighwood alle sette del mattino?
Protese pigramente un braccio verso il suo malconcio telefono rosa, per controllare l'ora, e fu sorpresa di scoprire che erano quasi le dieci e mezza. 
Il campanello suonò di nuovo e la ragazza rimase un attimo in attesa che qualcuno andasse ad aprire. Quando non sentì il rumore dei passi, sbuffò, dirigendosi verso la porta per vedere di chi si trattava. Di solito non ricevevano visite di sabato.
-Devo sempre fare tutto io - borbottò, mentre camminava a piedi nudi lungo il corridoio.
Poi aprì la porta. Davanti a lei c'era una ragazza alta quanto Clary. I suoi lunghi capelli biondo cenere erano raccolti in una treccia a lisca di pesce. 
Aveva la pelle chiara e i suoi occhi erano di un colore inverosimile. Erano viola. Senza sfumature azzurre o verdi, ma completamente viola. Isabelle pensò che probabilmente portava le lenti. Poi guardò attentamente il suo viso. La fronte e gli zigomi alti, le labbra sottili, il viso ovale.. i tratti di quella ragazza le erano stranamente familiari. Sul suo collo erano ben visibili la runa di blocco e quella dell'agilità. 
Poi lo notò. 
Ai piedi della ragazza c'era un vecchio trolley nero, che aveva l'aria di essere pieno. 
-Ciao, posso esserti d'aiuto? - chiese Isabelle.
-Sì. Sono Taylor Lightwood, non ho un posto dove andare e chiedo di essere ospitata all'Istituto. - 


ANGOLINO DELL'AUTRICE
Eccomi di nuovo qui, con il terzo capitolo :')) devo ammettere che mi piace com'è venuto, in particolare amo il finale *risata malefica*.
Il titolo non è il massimo, ma non sono brava a inventare titoli, siate comprensive. Intanto che il sito si decide a lasciarmi cambiare il nick, sto preparando il prossimo capitolo :) chi sarà Taylor? e che ruolo avrà nella storia? Lo scoprirete soon.
-Simo
  
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