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Autore: CassandraBlackZone    31/03/2014    1 recensioni
Paura? No, lei non aveva affatto paura. Ed era proprio questo quel qualcosa in più.
Correre per lei non era mai stato un modo per scappare, anzi: correre per lei era l’unico modo per superare la monotonia e anche se stancante, era lo svago che più la soddisfaceva. Persino più del contare le statue del Duomo.
Emily amava correre. Da sempre.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Se c’era una cosa che Massy odiava, era dover segnare autografi. Forse odiare era una parola grossa, perché alla fine venir adorato da adulti, ragazzi e bambini era piacevole, ma dopo un po’ le dita gli cominciavano a fare male e iniziavano a formarsi due o tre calli sui polpastrelli. Ricordò che una volta non riuscì a tenera in mano una tazza di porcellana per una settimana. Fu un periodo terribile per lui, sicchè amava bere il tè.
Massy controllò il suo orologio da polso. Aveva ancora tre ore di tempo e poteva godersi qualche bella storiella del suo vecchio amico. Almeno avrebbe sorriso un po’, ma prima preferiva salutare per bene il suo fidato compagno di spettacolo.
Il locale, ormai privo di spettatori,dal palco pareva triste e silenzioso. Anche fin troppo.
Massy si concesse due minuti per chiudere gli occhi e ricordare i suoi primi spettacoli.
1704: l’anno del suo primo debutto, l’alba della guerra per la successione spagnola, ma che nonostante tutto era riuscito ugualmente a strappare qualche sorriso. Da quel giorno si era affermato come il miglior mago in circolazione, senza però farsi notare troppo; solo le voci lo avevano aiutato ad avere un buon pubblico. Giornalisti? Ricordava bene che se avessero osato anche solo avvicinarsi a lui o scrivere su di lui, avrebbe minacciato di non esibirsi più. Ecco come era rimasto anonimato, ma soprattutto fuori dai guai.
Il tempo passava e passava, e lui ancora riscuoteva una certa fama, di più dopo aver sistemato il suo buco nero e creato Jake, il suo assistente androide fidato. Già, doveva anche trovargli un nuovo padrone finita tutta quella storia.
Oltre a Jake e al suo amato locale, a Massy mancava una sola persona da salutare: il Dottore, il suo migliore amico e salvatore. Se quel giorno non avesse visto quella buffa cabina blu precipitare proprio vicino alla sua baracca, lui non avrebbe vissuto la vita agiata che tanto desiderava, ma sarebbe sicuramente morto, tra le frustate dei suoi meschini padroni.
Aperti gli occhi, Massy fissò il tavolo su cui il Dottore e la sua compagna stavano seduti durante lo spettacolo.  Ormai a pezzi, erano rimasti solo grossi frammenti che oscillavano, in procinto di cadere rovinosamente a terra.
Un’oscillazione, due oscillazioni…
 
Crash
 
Detto fatto. Il più grosso era caduto e si era frantumato formando a sua volta altri pezzi.
Con un salto il vecchio mago scese dal palco e prese in mano uno dei frammenti, che al primo contatto praticò dei tagli sul palmo. Pizzicava, per certi versi, ma a lui non importava. Era ormai arrivata la sua ora.
Sul pezzo di vetro Massy vide il suo riflesso ; le sopracciglia erano folte e bianche, il suo volto scavato e i capelli color platino facevano da cornice assieme ai suoi orecchini.
“Ma guardati” forzò un sorriso “Sei solo un vecchio, che cosa puoi fare ancora per lui? Niente, se non proteggerlo per un po’”
A peso morto, l’alieno lasciò scivolare il vetro sul pavimento e alzò gli occhi sull’immenso soffitto sopra di lui. Le lacrime presero a scendere copiosamente sulle guance, dei brividi percossero il suo corpo fino alle punta delle dita. “ Sei davvero fortunato, amico mio. Morire fa veramente schifo.”
 
“Buco nero.” Randy sventolò davanti al volto inespressivo di Jay la risposta della comunicazione.
L’enorme scritta in rosso allarmò il giovane soldato fino a farlo sobbalzare:

 
Missione d’emergenza. Reietto 3185511 localizzato.
 

“Ma che diamine?…”
“Altro che guastato, quel vecchiaccio lo ha risucchiato con un buco nero. Se fosse stato uno di noi sarebbero stati guai.”
“Chi ti ha detto del reietto?” chiese Jay agitato “Chi?!”
“Woah, rilassati giovanotto! I sistemi di sicurezza dell’unità 14 hanno rilevato all’ultimo momento la presenza del reietto. Grazie ai dati di Kranov.”
Jay non stette ad ascoltare il suo compagno di gilda idiota e rilesse più volte quelle lettere cubitali rosse. Se non fosse stato per i suoi coetanei attorno a sé, ma soprattutto per Randy, avrebbe stracciato il foglio in quel preciso istante e addio missione; ma sapeva bene che avrebbe rischiato grosso “E allora?” disse alla fine, cercando di recuperare la sua risolutezza.
E allora?! Abbiamo la possibilità di prendere quel reietto! Mi hanno detto che vale un bel po’! Ho fatto domanda affinché affidino la missione a noi du-…”
“No.”
L’entusiasmo di Randy si spense in un attimo assieme al suo sorriso giallastro “Che cosa?”
“Ho detto no.”
Il giovane cacciatore poteva sentire benissimo quello anziano respirare pesantemente gonfiando il petto, come un grosso gorilla pronto ad attaccare, ma Jay non si scompose e rimase immobile, per niente spaventato.
“Sei per caso impazzito, Jay?”
“No.”
“Oggi sei in vena di dire no! Abbiamo tra le mani una buona missione con cui sfogarci, e tu la rifiuti? Che cos’hai nel cervello, eh?!”
“Il buon senso.” rispose Jay senza indugio “E magari qualche neurone in più di te, Randy.”
Ed eccolo lì, il toro infuriato, pronto ad assestare un pugno deciso su Jay.
“Tu… piccol-!!!....”
“Abbassa quel pugno. Randy della gilda Loto 2.”
Le nocche della mano di Randy sfiorarono di poco la fronte di Jay all’arrivo di Shila, cacciatore di prima categoria, nonché membro del Consiglio Loto.
La tuta bianca della donna brillava talmente tanto sotto le luci, che i due in nero dovettero coprirsi gli occhi con una mano.
Tra i cacciatori non era difficile distinguere chi fosse superiore e chi inferiore. Erano i vestiti  a fare la differenza; il grigio per i cacciatori inesperti, il nero per i cacciatori di una certa abilità e il bianco per i cacciatori dalle capacità disumane.
Colori semplici, ma facili da interpretare.
Randy tirò giù il braccio e andò sull’attenti, con gli occhi che non osavano incrociare lo sguardo di ghiaccio di lei“Se cadi così in basso per una semplice provocazione ti avverto che il tuo titolo di cacciatore non lo terrai a lungo. Sono stata chiara?”
“S-sì, signora.”
“E se devo essere sincera, sono d’accordo con il tuo compagno.”
“Sì, signora.”
“Randy della gilda Loto 2. Va’ nella sala di sorveglianza numero 431. Hanno bisogno di aiuto.”
Velocemente Randy fulminò con lo sguardo Jay e, senza disobbedire, andò verso gli ascensori per le sale di sorveglianza. La prossima volta ti uccido: questo diceva il suo sguardo.
“Mi chiedo cosa ti abbia spinto a scegliere un compagno così diverso da te, Jay. Potevi permetterti di meglio.”
“Diversamente da me Randy è molto forte. Io sono più adatto a pensare.”
“Un tempo non eri così.”
“Le persone cambiano, signora.”
“Ho fatto come mi hai chiesto. Ho archiviato quella missione appena mi hai chiamata.” disse Shila tirando fuori dalla tuta immacolata, il suo palmare “ sei riuscito a mandarmi la richiesta dieci secondi dopo aver letto la comunicazione senza farti notare. Davvero notevole. Se continui così finirò col chiedere un tuo trasferimento. Il bianco non ti starebbe male, sai?”
“Non sarebbe corretto.”
Shila soffocò una risata “Sei tu quello troppo corretto. Jay, tu sei molto intelligente,per questo che ti ho fatto questo favore, ma soprattutto perché io e te siamo buoni amici.”
“Per questo la ringrazio di nuovo.”
“Ma è una missione assai importante. Perché rinunciare?”
“Perché non è il momento, signora.”
Jay strinse con forza la tasca destra della sua tuta nera “Il reietto lo voglio cercare io, ma non ora.”
“Capisco. In tal caso rimarrà archiviato fino a quando non vorrai occupartene, e non preoccuparti di Randy. Ci penserò io.  Ascolta, un giorno mi piacerebbe bere qualcosa con te. Senza dovermi dare del lei. D’accordo?”
Il ragazzo annuì accennando un sorriso."Certo."
Date due pacche sulle spalle, Shila lasciò Jay da solo coi suoi pensieri, a pensare cosa avrebbe fatto non appena si sarebbe trovato davanti al reietto. O ancora peggio: a cosa gli avrebbe detto dopo tutto quel tempo. All'improvviso sentì un innato bisogno di prendere a pugni qualcuno.
 
Con la delicatezza di un cameriere esperto, Jake appoggiò sul tavolo tre tazze fumanti di tè, accompagnate da una ciotola di biscotti assortiti fatti in casa “Ecco a voi. Servitevi pure.”
“Grazie mille!” il primo a buttarsi fu il Dottore, che subito si infilò in bocca due biscotti al cioccolato, sorseggiando poco per volta il dolce intruglio di erbe. Bergamotto: un classico. “Oh, questo tè è davvero fantastico! Complimenti, Jake!”
“Mi lusinga, signor Dottore. La ringrazio.”
“Ma figurati! Ragazzi, dovete assolutamente assaggiare i biscotti! Sono buonissimi!”
“Fai sul serio?” disse Emi irritata per niente vogliosa di mangiare “Dimmi che stai scherzando.”
“Hm? Che vuoi dire?”
“Credo che Emi intenda… questo.” Jeremy alzò gli occhi al soffitto alto cinque metri. Un soffitto nettamente più alto rispetto al lungo corridoio dalle pareti nere.” E ovviamente Emi intenda anche il fatto che siamo in un salotto al quinto piano e non più al piano terra. Al centro di Londra.”
Il Gallifreyano smise di masticare di colpo e guardò i due ragazzi alquanto perplessi. Buttato giù l’ultimo boccone si pulì la bocca coi palmi delle mani e si schiarì la voce “Ok. Credo proprio che vi debba delle spiegazioni.”
“Direi proprio di sì.” dissero all’unisono i due umani.
“Tranquilli, è un concetto molto semplice! Io ho già visto una cosa del genere, solo che non erano una porta, ma una foresta in una scatola e in un salotto.”
“Ok… comincio ad essere confuso.”
“Quella che poco fa abbiamo attraversato era una porta dimensionale. Una porta che collega due posti diversi. Per farvi un esempio, avete entrambi presente le Cronache di Narnia, non è vero?”
“Sì.”
“Certo.”
“Bene, è lo stesso concetto dell’armadio, e si chiama piano dimensionale. Una foresta in un armadio e in una soffita.”
“Quindi… noi ci siamo spostati solo grazie a quella porta?”
Il Dottore schioccò le dita soddisfatto “Precisamente.”
“Credo che diventerò pazzo insieme a voi.”
“Benvenuto nel mio mando JC.”
“Se volete scusarmi, devo assicurarmi che il maestro Massy stia bene. Fate come foste a casa vostra.” fatto un profondo inchino, l’androide lasciò che i tre ospiti gustassero il tutto, e si diresse alla porta di legno nero. Rimasti soli, Jeremy ed Emi poterono finalmente analizzare il salotto attorno a loro.
Come la sala del locale, le pareti erano di un bianco brillante, dove le uniche macchie erano il tavolo rivestito di una tovaglia nera, la poltrona di pelle rossa e il cammino scoppiettante alle loro spalle. Seduti com’erano, poterono anche distinguere altre due stanze lungo i due corridoi ai lati dello stesso cammino.
“Non vorrei dire una sciocchezza ma… siamo per caso a casa di Massy?”
“Giusta osservazione, Emi. Siamo proprio a casa di Massy, ma bando alle ciance, e parliamo di cose serie. Jeremy, tu che sei il nuovo acquisto, tocca a te parlare.”
“A-acquisto?!”
“Abbiamo poco tempo, perciò mi limiterò a dirti che sono un alieno millenario con due cuori e che viaggio nel tempo e nello spazio con una macchina del tempo più grande all’interno. Domande? Me le farai dopo. Ora, le cose più interessanti: che cosa ti ha spinto a cercare Emi?” Il Dottore appoggiò i gomiti sul tavolo con una certa serietà e rimase in silenzio, in attesa che il ragazzo si decidesse a parlare.
“Ecco... io veramente… non so da dove cominciare…”
“E’ normale che tu ti senta un po’ sotto pressione. Dopotutto hai assistito ad una sparatoria, scoperto l’esistenza di due alieni, di un androide e di un piano dimensionale, ma come ho già detto, abbiamo poco tempo. Perciò è meglio se inizi.”
Jeremy si concesse un’altra pausa di silenzio, alzò lo sguardo verso ad Emi, trepidante nel sapere tutto, visto che era la diretta interessata, e guardò infine il Dottore sempre più impaziente. Ormai con le spalle al muro. Appoggiati anche lui i gomiti, si decise a raccontare.
 
   
 
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