Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: 1rebeccam    31/03/2014    10 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




 

Capitolo 26
 
 

Le tre auto frenano stridendo in contemporanea davanti al civico 2148 di Clinton Hill.
La zona residenziale, ma non troppo pretenziosa, si presenta con una schiera di villette singole con giardino.
La strada è tranquilla, Beckett e i colleghi scendono velocemente, controllando l’esterno della casa e i dintorni della via, mentre Castle resta seduto in macchina, come imbambolato. Come già gli era successo al distretto qualche ora prima, sente i suoi pensieri lavorare piano, in contrasto con la fretta dei suoi amici.
Il giardino di casa Grayson è un miscuglio di fiori cresciuti qua e la quasi solo per la forza di volontà, ormai soffocati dalle erbacce, abbastanza alte da aver avuto qualche mese per prendere piede. Il roseto quasi addossato all’angolo destro della casa è praticamente rinsecchito. Ombre di rose bianche e rosa ormai secche pendono dai rami, mentre il resto dei boccioli giace a terra privo di vita. Certo Dunn non si era preso la briga di fare giardinaggio, ed era così strano pensare che nessuno dei vicini avesse fatto caso al cambiamento di quel giardino, sicuramente tenuto sempre pulito e in fiore. Per un attimo immagina la signora Grayson intenta a tagliare le rose per metterle in vaso, mentre con cura elimina le erbacce intorno e gli animaletti nocivi alla crescita dei boccioli.
Scende dall’auto, chiude lo sportello e si appoggia alla fiancata dell’auto. Osserva le altre villette, le facciate sono dipinte di colori chiari e tenui che le fanno sembrare deliziose casette per le bambole. Si sofferma sui fiori, le siepi ben curate, tricicli e biciclette lasciati andare sui vialetti. Immagina le famiglie intorno al tavolo per la cena oltre quelle pareti calde ed accoglienti, qualcuno magari ha già finito e si sta rilassando comodamente sul divano dopo una giornata frenetica e di lavoro.
Beckett attira la sua attenzione con un gesto della mano e lui si riscuote da quell’osservazione attenta, che lo ha portato inconsciamente ad immaginarsi la vita solitaria di un uomo che si portava dentro il suo dolore in silenzio. Tanto in silenzio che nessuno aveva più fatto caso a lui.
Con le mani in tasca si avvicina a Kate e oltrepassano il cancello che protegge la casa, soffermandosi davanti alla porta.
-Voi due sul retro.-
Ordina a Francis e Baxter, i due agenti di pattuglia che li hanno raggiunti per la perquisizione.
Esposito mette la mano sulla maniglia e fa un cenno con gli occhi a Beckett, quando questa si muove in senso orario sotto la sua stretta, facendo socchiudere la porta.
-Che gentile… ci ha lasciato la porta aperta!-
Esclama, aprendola del tutto ed entrando con cautela.
Beckett e Ryan lo seguono facendo entrare Castle per ultimo.
Puntano la pistola verso la cucina, ma si rilassano quando vedono i colleghi.
-La porta sul retro era aperta detective. Di là non c’è nessuno.-
-Nemmeno al piano di sopra.-
Dice Esposito dopo aver controllato le due camere da letto.
Si guardano intorno ancora qualche secondo, poi Kate ordina a Francis e Baxter di setacciare la zona e parlare con i vicini.
-E’ andato via da poco Beckett.-
Esclama Ryan dopo aver aperto il frigorifero.
-C’è poca roba, ma è fresca. L’insalata risale a ieri.-
Continua dopo avere controllato la data di confezionamento. Kate stringe i pugni.
-Come volevasi dimostrare. Sapeva che saremmo arrivati a Grayson… è andato via al momento giusto.-
I ragazzi annuiscono, mentre Rick, nel silenzio più assoluto si guarda intorno, osservando i gingilli di porcellana dentro la credenza del soggiorno, i centrini lavorati a mano sistemati sulle spalliere delle poltrone e sul tavolo, le foto alle pareti e il bellissimo orologio a pendolo, posizionato alla destra della porta d’entrata, che però è fermo alle 11.30.
L’agente Francis rientra in casa in compagnia di una donna.
-Detective, le presento la signora Brumby, abita qui accanto. Dice di aver visto Stephan Grayson questa mattina.-
La donna fa una smorfia.
-Non è che lo dico… è vero. Ho visto il signor Grayson stamattina, si stava preparando per andare a pesca!-
Kate le sorride e fa un cenno della testa a Francis perché si allontani.
-Il collega non voleva essere scortese, signora Brumby.-
-A me è sembrato che volesse darmi della rimbambita, come se avessi detto una cosa che non sta né in cielo e né in terra.-
Kate sorride ancora, cercando di calmare la donna.
-Stava andando a pesca ha detto?-
La signora Brumby sorride a sua volta, compiaciuta delle buone maniere della detective.
-Si, tornavo a casa dalla spesa e lui stava caricando il portabagagli. Aveva la canna da pesca e una di quelle cassette enormi che contengono di tutto…-
Si avvicina a Kate con un’altra smorfia.
-…probabilmente anche dei vermi vivi!-
Kate annuisce, dando un occhio a Rick, che continua a osservare ogni granello di polvere possa esistere in quella casa.
-Conosce da tanto il signor Grayson?-
-Da quando lui e la moglie sono venuti a vivere qui. Carol era una donna adorabile, esuberante e sempre sorridente, lui è completamente diverso. Timido e silenzioso, ma gran lavoratore e tanto gentile.-
La donna si rabbuia all’improvviso.
-Da quando Carol è morta si è rinchiuso ancora di più in se stesso. Viveva per quella donna, erano in simbiosi…-
Rick si gira di colpo a guardare Kate, ha gli occhi lucidi e l’aria di un bambino sperduto. Lei riporta l’attenzione sulla signora Brumby e sospira.
-Nelle ultime settimane ha notato qualcosa di strano nel signor Grayson?-
-Non più del solito. Sa… io conoscevo meglio sua moglie, con lui ho sempre scambiato poche frasi ed il saluto. Gliel’ho detto, è timido e riservato.-
La donna corruccia la fronte.
-Ma perché tutte queste domande? Gli è successo qualcosa? La prego, mi dica che il caro signor Grayson sta bene, era così contento di andare in montagna oggi.-
Kate scuote la testa, accompagnandola alla porta.
-E’ solo un’indagine di routine signora Brumby.-
La donna si guarda intorno spaesata.
-Ma che indagine di routine dovreste fare sul signor Grayson?-
Kate evita la domanda, mettendo fine alla discussione con garbo.
-E’ stata molto gentile. Grazie!-
La signora Brumby si avvia verso casa sua, tenendo gli occhi fissi su Kate, sinceramente preoccupata per il suo vicino.
Castle non ha ancora detto nemmeno una parola, si sposta a guardare fuori dalla finestra, posando lo sguardo sul roseto e la frase della signora Bumby gli fa eco nelle orecchie, viveva per quella donna, erano in simbiosi…
Chiude gli occhi e scuote la testa. Grayson era un uomo schivo e solitario, dopo la morte della moglie può essere sembrato normale che lasciasse andare tutto in malora, ma lui l’amava e se come immaginava, quel roseto era l’orgoglio della moglie,  era impossibile pensare che un uomo che viveva solo per lei, lo lasciasse morire.
Corruccia la fronte immedesimandosi nella solitudine di ques’uomo, nelle sue giornate spente e sempre uguali dopo la morte della donna che era la sua vita e sente un groppo alla gola.
-Sempre più gentile il nostro amico…-
Esclama Ryan, mostrando una busta trasparente.
-…ha lasciato gli attrezzi del mestiere. Baffi, pizzetto e neo finti ed un paio di lentine scure.-
-Quello che lo faceva essere Grayson. Evidentemente, una volta evaso, deve aver tagliato il pizzetto vero, per potersi camuffare in modi diversi.-
Risponde Kate, cercando con lo sguardo Rick. Lo vede di spalle, dritto davanti al pendolo e così intento ad osservarlo che non li ascolta nemmeno.
-Castle!-
Senza girarsi le fa segno di avvicinarsi. Apre lo sportello che racchiude il pendaglio, si china a guardarlo e lo tocca leggermente con un dito.
-E’ strano che non cammini. E’ tenuto bene, Grayson non lo avrebbe lasciato rotto.-
-Forse lo ha rotto Dunn!-
Ipotizza Esposito, ma Rick si sporge più avanti e sposta il pendaglio verso destra.
Sospira attirando di più l’attenzione di Kate, che si china accanto a lui guardando nella stessa direzione.
Dietro al pendaglio scorge una lacrima rossa. Il resto del viso è nascosto, ma capisce già che si tratta della copertina di un nuovo capitolo. Lo disincastra con attenzione per non sgualcirlo e il pendaglio riprende la sua oscillazione lenta e ritmata, provocando il suo ticchettio.
Rick legge mentalmente il titolo, cerca di reprimere un lamento per uno spasmo e si appoggia alla parete per sorreggersi.
-Sarà meglio leggerlo, magari ci dà qualche altro indizio.-
Esposito prende di fretta il manoscritto dalle mani di Beckett, ma si ferma quando vede Castle scuotere la testa.
-Non ci darà nessun indizio. Nel messaggio che ha mandato a Nikki dice che avremmo trovato le risposte alle nostre domande nei capitoli omaggio che avrebbe lasciato in giro. Sta tornando indietro con il racconto. Questo capitolo parla di Grayson… e fa anche lo spiritoso! Mors Tua, Vita Mea… la tua morte è la mia vita…-
Kate annuisce.
-La morte di Grayson  gli ha ridato la vita!-
Rick si lascia andare lentamente a terra, appogiato alla parete e i ragazzi gli vanno immediatamente incontro.
-Ehi… che ti prende?-
Lui alza lo sguardo su Kate che sembra paralizzata.
-Sono solo stanco…-
-Ti portiamo in ospedale brò.-
Ryan fa la mossa di chinarsi per aiutarlo ad alzarsi, ma lui scuote ancora la testa.
-Leggiamo prima la storia. Sto bene…-
Kate annuisce preoccupata e fa segno ad Esposito di cominciare a leggere.

 
Stephan Grayson era un uomo mite, tranquillo, silenzioso e soprattutto… era un uomo solo.
Aveva raccolto informazioni su di lui senza destare sospetti, una domanda qua e la ai compagni di disavventure o ad una guardia più accondiscendente.
Una notizia oggi e una domani, tanto per fare quattro chiacchere e parlare del più e del meno.
Era solo, completamente.
Stephan Grayson era la persona che gli serviva…

 
Rick stringe le braccia alle ginocchia, cercando di reprimere il dolore, diventato insopportabile e soprattutto visibile. Kate non gli toglie gli occhi di dosso, consapevole che dovrebbe stare in ospedale. Digrigna la mascella e torna a prestare attenzione alla voce di Esposito.
 
Lavorava nelle cucine, aveva accesso alla caldaia. Era bravo con i circuiti elettrici, bastava invertire un paio di fili per fare un bel botto.
E poi c’era Grayson…
Si fece crescere baffi e pizzetto, aspettò paziente che Stephan accettasse il suo aiuto per scaricare il furgone, raccontò una storia strappalacrime sulla sua vita, senza che lui gli rispondesse mai, fino al giorno in cui, l’uomo con il giubbotto blu e l’arcobaleno disegnato sulle spalle, gli rivolse la parola.
Giorno dopo giorno anche lui gli raccontò la sua storia e così ebbe la certezza che era il suo uomo, il suo capro espiatorio.
Quel giorno, come sempre, lo aiutò a scaricare, mentre le due guardie all’entrata del cortile li controllavano e altri tre detenuti ripulivano la grande stanza.
Aveva sistemato a dovere la caldaia, era difettosa da tempo, lo sapevano tutti, nel giro di pochi minuti si sarebbe scatenato l’inferno.
 

-E’ pazzesco!-
Esclama Ryan.
-Come si può organizzare un piano di fuga del genere, senza dare nell’occhio?-
-Basta avere… pazienza.-
Sussurra Rick, respirando sempre più a fatica.
Esposito resta in silenzio a guardarlo. Sono sempre più preoccupati, ma lui sembra non farci caso, perché lo guarda fisso e gli fa cenno di continuare.
 

Poggiò l’ultima cassetta di mele a terra nel magazzino e finse di essersi fatto male.
Grayson gli si avvicinò per aiutarlo e lui lo colpì alla testa.
Lo spogliò, rivestendolo con la sua tuta arancione, indossò i suoi abiti, le guardie non avrebbero fatto caso ai pantaloni troppo corti. Sistemò il corpo dentro la stanza della caldaia . Inforcò gli occhiali da sole ed il berretto, prese le cassette vuote da riportare sul furgone ed entrò in cucina. I suoi compagni stavano ancora lavorando e le guardie erano tranquille.
Si avvicinò alla porta.
-Ho finito, ci si vede tra un paio di giorni.-
Disse ad una delle guardie, che annuì, saluntandolo con un gesto della mano.
Si avviò al furgone, lentamente, contando i secondi che lo separavano dall’esplosione.
3, 2, 1…
 

-Boom! Ed è tutto finito!-
Esclama con rabbia Esposito, scaraventando il manoscritto al muro.
-Ha ucciso quattro persone in quel carcere per potere evadere, avrebbe potuto fare una strage… e adesso…-
Stringe i pugni e Kate gli si avvicina di scatto, quando vede Rick deglutire e farsi piccolo tra le sue stesse braccia, come se si sentisse in colpa per quella rabbia, per la sofferenza dei suoi amici.
-Basta Espo! Tutto questo non serve a niente.-
Gli dice facendo cenno verso Castle ed Esposito sospira, sollevando le mani davanti al viso come a volerle chiede scusa. Raccoglie lei stessa il manoscritto da terra e prosegue a leggere.
 

Non era stato difficile, era stato solo lungo.
Aveva dovuto dare fondo a tutta la sua pazienza per potere gioire di quel momento.
Tre anni… c’erano voluti tre, lunghissimi anni.
Anni in cui non aveva fatto altro che pensare a lei. Un pensiero fisso, continuo.
Io ti vedrò morire…

 
Kate si ferma, sente lo sguardo di Rick addosso, ma non riesce a ricambiarlo. Chiude gli occhi per riprendersi e torna a leggere le ultime righe.
 

Salì sul furgone.
Il cancello di ferro che lo aveva tenuto prigioniero fino a quel momento si spalancò e lui si ritrovò per strada… libero!
Guardò la sua immagine nello specchietto retrovisore e la faccia di Grayson gli sorrise.
Sollevò la visiera del berretto da baseball e lo ringraziò di cuore per avergli concesso la sua inutile vita.
Mors tua… vita mea!

 
Kate si sofferma a guardare Rick. Ha lo sguardo perso nel vuoto e non riesce più a fingere di non sentire dolore. Consegna il manoscritto ad Esposito e gli mette una mano sulla spalla.
-Dateci un paio di minuti. E tenete lontano anche Francis e Baxter.-
I ragazzi annuiscono, escono chiudendosi la porta alle spalle e lei si siede a terra accanto a Rick.
-Adesso ti porto a fare il prelievo e non ammetto repliche.-
Gli sussurra dolcemente prendendogli la mano. Lui annuisce soltanto e Kate appoggia la testa sulla sua spalla.
Rick le stringe la mano e si accuccia di più a lei.
 
 
Pensava a lei in continuazione, dentro quella stanza completamente chiusa, con le pareti uguali al pavimento e come unico arredo solo un duro letto.
Pensava a lei in continuazione, dentro quel cubicolo isolato dal resto del mondo, dove il giorno e la notte avevano lo stesso colore e il tempo non aveva fretta.
Pensava a lei in continuazione, vedeva la sua morte in modi diversi e tutte le volte era lui ad ucciderla.
Sarebbe uscito da quel posto prima o poi… lo pensava di continuo, così come pensava di continuo a lei e, alla fine, ci era riuscito.
Mesi prima era uscito da quella prigione di massima sicurezza a testa alta, senza che nessuno se ne accorgesse e, se solo avesse voluto, se solo avesse deciso di cambiare continente, nessuno avrebbe mai sospettato nulla.
Ma lui aveva architettato tutto non certo per sparire… anzi! Aveva aspettato tre lunghi anni per un motivo più importante, non certo per la libertà.
Quella è effimera… se non sai viverla.
Lui la libertà la viveva nella sua mente e la sua mente la metteva in pratica.
Aveva pensato alla trama della sua vendetta per tre anni, non sapeva come sarebbe stata la scrittura, ma era sicuro che prima o poi sarebbe riuscito a decidersi… e poi aveva conosciuto il Professore e gli si era aperto il mondo…
L’idea iniziale era di avvelenare lei, seguirla nel suo calvario e rubare i suoi ultimi respiri, ma poi li aveva visti insieme. Li aveva seguiti, mentre facevano la spola da una casa all’altra.
Da una camera da letto all’altra…
In quel momento, la rabbia era stata incontenibile e aveva cambiato trama, aveva strappato e gettato via tutto quello che aveva già scritto e aveva ricominciato, ritrovando la serenità.
Era ancora seduto alla sua scrivania.
Teneva gli occhi chiusi, per riposare la mente dopo tutti gli avvenimenti delle ultime ventiquattro ore. Con una mano teneva il settimo capitolo della sua storia, con l’altra stringeva la boccettina che aveva nascosto attaccata al collo.
Tutta la sua libertà era racchiusa in quei due oggetti.
Il settimo capitolo di un grande libro, una storia che avrebbe tenuto il lettore con il fiato sospeso e che avrebbe portato i protagonisti alla distruzione e la boccettina piccola e liscia che stringeva nella sua mano. Il poco liquido che conteneva era la sua libertà assoluta e avrebbe reso libera anche Nikki.
Lei stava cadendo, sempre più in basso, sempre più avvolta nel buio e lui era l’unico che avrebbe potuto renderla libera.
Aprì gli occhi, quando sentì la trasmittente prendere vita.
Era arrivata a casa di Grayson.
Sorrise guardando l’orologio sul computer. Era in perfetto orario. La trama procedeva bene.
Chiuse ancora gli occhi, percependo l’ansia e la rabbia nella voce di ognuno di loro, la stanchezza in quella della sua vittima.
Quando sentì la voce di Nikki ebbe un sussulto, strinse i pugni desiderando di esserle accanto per sentire il suo profumo e godere della sua paura.
Mise da parte il manoscritto e aprì il cassetto centrale della scrivania, prese la tabella compilata dal Professore, ma prima di aprirla rivolse lo sguardo al trasmettitore, che gli rivelò che Nikki e lo scrittore avevano trovato il sesto capitolo nel pendolo.
Si mise comodo e rilesse l’ultima frase di pagina uno della tabella.
‘L’individuo comincerà ad accusare stanchezza, piccoli crampi e dolori, soprattutto nella zona addominale. Questa prima fase potrà durare dalle 9 alle 12 ore.’
-Dalle 9 alle 12 ore…-
Ripeté a se stesso. Guardò l’orologio e sorrise compiaciuto.
-Dodici ore. Sono già passate dodici ore Nikki e il tuo scrittore comincia a stare davvero male.-
Girò il foglio e, mentre Nikki leggeva le ultime righe del suo capitolo, ripassò le fasi descritte dal Professore a pagina due della tabella.
 
  • A dodici ore dal contagio, il soggetto accuserà malessere generale e debolezza. Questa fase si presenterà con dolore acuto, ma discontinuo. La tossina agirà ancora in maniera frammentaria, infettando lentamente l’organismo, alternando nel soggetto momenti di benessere a momenti di crisi.
  • Durante la sperimentazione, la cavia ha avuto problemi di respirazione per tutta la durata dell’esperimento. Si può asserire quindi, che la tossina agirà principalmente sull’apparato respiratorio.
  • Nella parte finale di questo stadio il soggetto sarà inappetente e avrà problemi anche a livello motorio. Mi riservo di aggiungere che queste fasi possono subire variazioni, a seconda dello stato di salute del soggetto prima del contagio. Questa seconda fase potrebbe prolungarsi per altre dodici ore…
 
Sono seduti a terra da qualche minuto, appoggiati al muro, vicini e con le mani strette in assoluto silenzio. Kate sente il ticchettio leggero del pendolo e gira la testa verso le lancette dell’orologio, che hanno ricominciato a muoversi, ricordandole che ogni oscillazione scandisce il loro tempo.
-Dobbiamo andare Castle.-
Lo aiuta ad alzarsi e restano fissi con lo sguardo.
Nessuna discussione potrebbe essere più eloquente di quello che esprimono i loro silenzi.
-Do disposizione ai colleghi per il rientro e poi andiamo.-
Lui annuisce e lei esce per un momento. Quando rientra lo vede intento a fissare le foto sulla parete. Lo aveva già fatto quando erano arrivati, ma adesso le guarda con le lacrime che traballano nei suoi occhi e con una tale attenzione da non accorgersi che lei è rientrata.
Si sente stringere il cuore, gli mette una mano sulla spalla e inclina la testa.
-Castle!-
Lui sussulta, ma non si volta.
-Si può essere talmente soli da diventare invisibili!?-
Sussurra continuando a passare gli occhi da una foto all’altra.
-Guarda queste foto Kate, era felice solo con lei. Quella donna era tutta la sua vita. Non c’è nessuna foto di lui da solo, né  prima del matrimonio, né dopo la morte della moglie.-
Scorre lo sguardo da una foto all’altra e sospira.
-E’ come se avesse vissuto soltanto dopo averla incontrata e dopo sia morto con lei.-
-Castle, dobbiamo andare…-
Cerca di riscuoterlo lei, ma Rick scuote la testa violentemente.
-Santo cielo Kate, quest’uomo è morto da quattro mesi e non se n’è accorto nessuno!-
Si porta le mani alla testa e lascia che le lacrime scorrano sul suo viso senza vergogna.
-Era un brav’uomo, onesto e solo… così solo che alla fine è diventato davvero invisibile. Dunn lo ha ammazzato come un cane e non se n’è accorto nessuno… nessuno ha sentito la sua mancanza…-
Kate cerca di calmarlo, l’agitazione sta prendendo il sopravvento e non gli fa certo bene.
-Quanta gente dovrà ancora morire per quest’assurda vendetta? Quanta gente dovrà ancora morire per colpa nostra? Quanta Kate?-
-Castle smettila, devi calmarti!-
Scuote la testa singhiozzando e ad un tratto si piega su se stesso per una fitta all’addome.
Kate cerca di sorreggerlo, ma lui si accascia a terra, contorcendosi e lamentandosi.
-Esposito, Ryan…-
Urla Kate e i colleghi aprono la porta di colpo.
-Espo prendi le siringhe sulla mia macchina.-
-Oddio Kate…-
Sussurra Rick, aggrappandosi a lei e stringendole una mano tanto da farle male.
-…è ins…insopportabile…-
Cerca di parlare, ma gli manca il respiro e tossisce convulsamente.
-Prendo dell’acqua!-
Esclama Ryan, mentre Esposito rientra di corsa con la valigetta. La apre con difficoltà perché gli tremano le mani e continua a guardare Castle che si contorce per il dolore. Prende la siringa e, sempre tremando, riesce a fargli l’iniezione al braccio, attraverso i vestiti.
Rick continua a respirare male. Kate lo stringe a sé, consapevole che l’unica cosa che può fare è aspettare che la medicina faccia effetto.
-Tranquillo Rick, tra poco starai meglio.-
Gli accarezza il viso, cercando di sollevarlo per farlo respirare meglio, mentre Ryan ed Esposito lo guardano impotenti.
-Calmati Rick… la medicina farà effetto presto.-
La sua voce è un sussurro, lo tiene stretto cullandolo, sentendo le sue mani stringersi sui suoi vestiti, man mano che il dolore aumenta d’intensità.
-Cerca di respirare con calma…-
Continua a sussurrare fino a che la stretta di Rick diventa più morbida e, lentamente, si lascia andare tra le sue braccia, rilassandosi completamente, ma con il respiro corto.
Kate continua a parlargli con dolcezza e dopo un paio di minuti Rick solleva finalmente il viso, sudato e provato per la crisi appena avuta.
Si guardano per un momento interminabile e lui alza lentamente la mano per asciugarle le lacrime sul viso. Lei corruccia la fronte stupita, non si era resa conto di stare piangendo fino a quel momento.
-E’ questo… che… che mi spa… venta!-
Balbetta a fatica Rick e quando lei gli mostra la sua espressione confusa, lui solleva le dita bagnate delle sue lacrime.
Kate scuote la testa e lo bacia sulla fronte continuando a stringerlo.
Ryan gli avvicina il bicchiere d’acqua.
-Bevi Castle, ti sentirai meglio.-
Aspettano qualche altro minuto e poi si guardano a vicenda.
-Te la senti di alzarti?-
Lui annuisce, Esposito gli prende il braccio, se lo mette attorno al collo e lo aiuta a tirarsi su.
-Va meglio?-
Gli chiede, aiutandolo a stendersi sul divano.
-Si, il dolore è passato… ho solo bisogno di un paio di minuti.-
-Adesso si va dritti in ospedale e se è necessario, ci resti!-
Esclama Kate, ma prima che lui possa protestare le squilla il telefono. Risponde immediatamente appena vede il nome della Gates illuminare il display.
-Ci sono novità sul Professore?-
Le chiede ansiosa, mettendo il telefono in viva voce e la donna all’altro capo del telefono sospira così pesantemente, che le speranze di Kate si spengono all’istante.
-No Beckett, sappiamo solo che il giorno che è uscito di prigione è andato in banca e ha chiuso il conto. Sono riuscita a rintracciare l’impiegato che lo ha servito, nonostante l’ora è riuscito a farmi avere l’estratto conto di quel giorno. Ha ritirato esattamente 42.567 $ e ha prelevato tutto in contanti.-
Kate sospira guardando i colleghi.
-Questo significa che non ha carte di credito o assegni da potere rintracciare. Voleva far perdere le proprie tracce.-
-Proprio così e penso anche che volesse rendersi irrintracciabile soprattutto per tenersi lontano da Dunn. Per quanto riguarda Abraham Pratt, alla scuola non sanno più niente nemmeno di lui, pare che lo abbiano licenziato subito dopo l’arresto del Professore.-
Kate corruccia la fronte.
-Per quale motivo? Non c’è niente che faccia pensare che fosse suo complice.-
-Era suo amico, pare che passassero molto tempo insieme e così lo hanno buttato fuori… gente facoltosa Beckett!-
Conclude la frase irritata.
-Adesso è tutto chiuso, ma domattina vedrò di fare controllare gli uffici dell’Anagrafe e del Catasto, per trovare qualcosa di più anche sul signor Pratt.-
-Mi scusi signore, allora come mai mi ha chiamata?-
-Ho fatto controllare tutte le notizie di cronaca dal 18 ottobre ad oggi, ho pensato che magari Dunn poteva aver combinato altri disastri prima degli omicidi e mi sa che abbiamo fatto bingo! Un paio di mesi fa, c’è stato un incendio di dimensioni colossali alla Green Chemicals Indistries, una grossa industria farmaceutica.-
-Mi ricordo, hanno avuto danni per milioni di dollari. I giornali ne hanno parlato per giorni.-
-Infatti. Ho contattato il proprietario, John Statson. Mi ha detto che l’incendio è stato doloso, tutta l’ala ovest del fabbricato è andata completamente distrutta… e in quell’ala si trovava anche un magazzino che conteneva sostanze velenose che si usano per la composizione di particolari medicine, ovviamente in dosi millesimali.-
Kate controlla Rick che ascolta ad occhi chiusi ancora disteso. Respira a fatica, ma sembra più calmo.
-Comincio a capire capitano. Dunn potrebbe avere rubato la sostanza che gli serviva per il veleno, per poi dare fuoco a tutto l’edificio per coprire il furto.-
La Gates annuisce sorridendo, anche se la sua detective non può vederla.
-Esatto. E’ quello che ho pensato anch’io. Fare avere una lista di quelle sostanze alla dottoressa Dobbson potrebbe essere importante, potrebbero circoscrivere il campo di ricerca.-
Kate annuisce e si morde le labbra.
-Gli ha chiesto di mandarle la lista per e-mail?
-Si, ma Statson mi ha risposto che dal suo ufficio non uscirà nulla, pare che gli abbiano mosso delle accuse pesanti sul fatto che l’incendio lo abbia appiccato lui per riscuotere l’assicurazione. E’ arrabbiato e restio per questo Beckett, quindi bisogna andare da lui e fare opera di convincimento di presenza.-
-D’accordo capitano, mi dia l’indirizzo.-
Chiude la chiamata e Kate si rivolge ai colleghi.
-Bene! Voi andate da questo Statson, io accompagno Castle in ospedale.-
-No, va tu.-
La voce di Rick dietro di lei la fa sussultare, non si era accorta che si fosse alzato.
-Niente affatto, ti porto in ospedale e niente storie…-
-Non voglio fare storie, voglio solo che ci vai tu, voglio che ci parli tu con questo tizio, può accompagnarmi Ryan in ospedale.-
Kate corruccia la fronte.
-Perché?-
-Perché tu sei più brava di loro…-
Sussurra sorridendo e guardando i due amici che si fingono offesi.
-…no scherzo… solo che hai promesso che mi avresti salvato ed io ho messo la mia vita nelle tue mani. Non voglio che perdi tempo ad accompagnarmi in ospedale, quando l’unica che può convincere quel tipo a farsi dare quella lista sei tu! Lo sappiamo tutti che se ti ci metti sei tremenda!-
-Nel senso che devo fare la faccia cattiva?-
Dice lei storcendo le labbra e lui sorride. Ha il viso più rilassato, è evidente che la medicina ha fatto effetto e il dolore lo ha abbandonato per un po’.
-Puoi anche fargli delle moine, se può servire… senza esagerare però!-
Questa volta è lei a sorridere e alla fine annuisce.
-Va bene. Andiamo noi due Esposito. Ryan… mi raccomando!-
L’irlandese annuisce e vanno via ognuno sulla propria auto e per destinazioni diverse.
-Ryan, ti spiace passare un momento da casa di Beckett?-
Chiede Rick una volta partiti e lui corruccia la fronte.
-Perché?-
-Oh andiamo Ryan, guardami. Mi sono arrotolato per terra, sono sporco e sudato, non posso presentarmi dal medico così. Ho bisogno di rinfrescarmi e cambiarmi. Casa mia è dall’altra parte della città, mentre casa di Kate è di strada, così non perdiamo altro tempo.-
Ryan annuisce e svolta a sinistra.
-Ok… dimentico sempre che adesso la metà dei tuoi vestiti è a casa sua.-

 
Si appoggiò di nuovo allo schienale della sedia e sospirò, chiudendo il ricevitore della trasmittente nascosta dietro il pendolo a casa di Grayson.
-Non troverai notizie sul piccolo storpio e quando arriverai al Professore, sarà troppo tardi. Io so come finisce questa storia Nikki, non dimenticarlo!-
Sussurrò accarezzando i fogli che teneva ancora tra le mani, li r
ipose poi nel cassetto, richiudendolo con forza.
-Il tuo scrittore è un uomo sano e forte Nikki, non morirà presto. Sopporterà… per te… sembra così innamorato! Stai piangendo senza nemmeno accorgertene, vero Nikki? Le prossime dodici ore saranno ancora di dolore silenzioso, fino a quando non avrà più la forza di sorreggersi sulle gambe e, soprattutto, di sorreggere te!-
Fece un bel respiro e controllò il materiale che aveva disposto sulla scrivania. Era il momento di prepararsi per il prossimo capitolo omaggio.
Collegò i cavi al portatile, lo rese anonimo con uno dei suoi geniali congegni e si mise a lavoro.
Sarebbe stato pronto allo scoccare della mezzanotte… il nuovo giorno avrebbe avuto un grande inizio…


Angolo di Rebecca:

Mors tua, vita mea... Dunn comincia a spiegare le sue gesta e, come se non bastasse, li ascolta, li spia... 
Castle dà segni di cedimento, non solo fisico. Per sua natura riesce ad entrare nei "personaggi" e immedesimarsi nella vita solitaria del povero Stephan Grayson, lo ha messo KO.
Kate sente il dolore senza nemmeno rendersene conto...

Grazie come sempre e resistete come meglio potete in questo mese senza i tontoloni :3
BaciBaci!
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: 1rebeccam