Gas e la "pietra arcobaleno"
“Gas,
dove stai andando?”
Un
piccolo folletto si blocca sul ciglio della grotta e si gira pian piano con un
sorriso innocente in viso.
“Io?
Da nessuna parte, mamma!”
Un
folletto adulto gli si avvicina con le mani sui fianchi e scuote la testa:
“Allora, cosa pensi, che non abbia capito che stai cercando di svignartela?”
“Solo
cinque minuti!” comincia a lamentarsi il piccolo.
“Hm...
e va bene, fra cinque minuti qui, e guai a te se fai ritardo! È quasi sera e lo
sai che Monk non è una foresta sicura, quando fa buio!”
“Va
bene mamma, ciao mamma!” Il folletto si dilegua fra gli alberi ridendo e
saltellando. Ogni tanto si ferma per riposare e far rifornimento di bacche rosse
e succose che riempiono i grandi arbusti della foresta. Il cielo, seminascosto
dalle fronde degli alberi secolari, si è dipinto di rosa e il sole è ormai del
tutto tramontato. Nell’aria, l’odore dei fiori appena sbocciati è molto
forte e riempie l’animo di gioia. Gas continua la sua corsa finché il canto
dei grilli non lo fa fermare “No! È tardi!” Si gira e riprende a correre
nella direzione dalla quale è venuto. Quando i suoi occhi vedono la caverna che
gli fa da casa, è ormai buio. Ha ancora il fiatone, quando, entrando con un
balzo, urla “Mamma, papà, sono tornato!” ma ad accoglierlo non vi è
nessuno “Mamma... papà...” Comincia a girare l’intera casa: la tavola è
pulita e lo spazio circostante silenzioso. Il folletto cammina lentamente e va
poi a sedersi a terra, vicino la parete rocciosa. Rimane in quella posizione in
attesa, ma il tempo passa e non succede nulla. Gas si sente solo e comincia ad
avere fame “Forse... forse si sono arrabbiati con me perché non sono tornati
e se ne sono andati via; ma io non volevo fare tardi...”Grosse lacrime
cominciano a scendergli giù dalle guance “Mamma, papà, perché siete andati
via? Io sono stato cattivo, ma se tornate, non lo faccio più!” Comincia a
singhiozzare e nasconde il viso tra le braccia.
“Gas!
Non piangere!” Il piccolo, a quelle parole alza la testa e vede un piccolo
esserino luminoso.
"Chi
sei?” chiede con voce tremante.
“Io
sono Dilly, una fata della foresta Monk!”
“E
sai dove sono la mia mamma e il mio papà?”
L’esserino
annuisce con il capo “Si, sono stati catturati! È stata la scimmia senza
pelliccia!”
Gas
sgrana gli occhi “E adesso non li rivedrò più!” ricomincia a singhiozzare
“Sono stato cattivo e ora non ho più la mamma e il papà!”
“Non
piangere, forse c’è un modo per salvarli!”
Il
folletto apre la bocca e guarda la fata con aria speranzosa poi, tirando su con
il naso, domanda “E come?”
“Tempo
fa delle scimmie senza pelliccia si accamparono nella foresta. Avevano con loro
delle pietre con dentro l’arcobaleno!”
“E
com’è questa pietra?” chiede con curiosità.
“Non
lo so, ma non l’ho mai vista, ma la scimmia senza pelliccia sembra molto
felice, quando la guarda!”
“Molto
felice? E perché?” chiede ancora .
“Non
ti so rispondere... ti ho detto quello che so!”
Gas
asciuga gli occhi e si alza da terra “Dove sta la pietra con dentro
l’arcobaleno?”
“È
nella sua tana abbandonata!”
“Io
voglio la mia mamma e adesso vado a prendere quella pietra!”
“Fa
attenzione piccolo Gas!” esclama Dilly con aria preoccupata.
Il
folletto si volta e grida “Io non sono piccolo!” poi comincia a correre,
senza fermarsi neanche per riprendere fiato.
È
notte fonda, quando arriva presso una costruzione fatiscente: ha una forma
rettangolare ed è completamente di legno. Ci sono delle piccole aperture
tutt’intorno e sulla parte frontale un solo grande buco dietro il quale si
scorge solo il buio. Gas si avvicina con cautela guardando in tutte le
direzioni. Mette un piede nella costruzione e un brivido gli scuote il corpo.
All’interno non si vede nulla e il folletto è costretto a procedere tentoni.
Un rumore improvviso lo fa irrigidire: ha troppa paura anche per scappare.
Trattiene il fiato, ma, dopo qualche istante, non accade nulla. Riprende ad
avanzare con il cuore che batte a mille. Avverte qualcosa in movimento vicino al
piede: un qualcosa che d’un tratto sibila. Gas urla e, inciampando nei suoi
stessi piedi, cade all’indietro. Si alza e sempre urlando esce dalla
costruzione arrampicandosi con estrema agilità sul primo albero che vede. Si
aggrappa al tronco tremando come una foglia e guarda con gli occhi sbarrati, il
buco dal quale poco prima è entrato: un piccolo serpente, più spaventato di
lui, striscia velocemente nell’erba, sparendo fra gli alberi. Il folletto
scende dall’albero e riprende a guardare quella che è stata la tana della
scimmia senza pelliccia, mentre il pensiero dei genitori lontani si fa più
opprimente. Si siede sull’erba ed appoggia la schiena al tronco dell’albero
più vicino; chiude gli occhi, sfinito e, senza il minimo sforzo si addormenta.
Il
cinguettio degli uccelli sveglia il folletto che apre gli occhi e si guarda
intorno disorientato: non riesce a capire perchè si trova lì e non nel suo
letto, ma non ci vuole molto per ricordare il tutto. Vede la costruzione,
davanti a sé, e si rialza in piedi: di giorno quella strana tana fa meno paura.
Si fa coraggio col pensiero si poter rivedere di nuovo i suoi genitori ed entra
all’interno. Lo spazio è pieno d’ogni sorta di strani oggetti che Gas non
ha mai visto, ma non si ferma molto ad osservarli, cominciando subito la ricerca
del sasso con l’arcobaleno. Trova tante piccole cose che assomigliano ad una
pietra, ma nessuna sembra avere un arcobaleno all’interno. In una cassettina,
però, ne trova una davvero bella che emette tanti luccichii.
“Però
non è quella che mi serve!” Gas si siede a terra sbuffando. In quel momento
un raggio di sole, attraverso uno dei piccoli buchi, colpisce il sasso che
riflette la luce sulla parete opposta colorandola proprio come l’arcobaleno.
“Oh...”
Il folletto spalanca gli occhi rimanendo a bocca aperta davanti a quello
spettacolo “Che bello! Allora è questo il sasso! Adesso posso far tornare a
casa mamma e papà!” Gas sorride e balza in piedi. Nello stesso istante
l’arcobaleno svanisce ma ormai la sua mente e già altrove; la scimmia senza
pelliccia... Gas sa dove può trovarla: la sua tana è oltre la foresta Monk. A
lui non è stato ma permesso oltrepassare il ruscello ma sa, che, dopo
l’acqua, gli alberi della foresta cominciano a diminuire fino a sparire; ed è
lì che inizia il territorio di quello strano e terrificante animale. Tutti lo
temono anche se sono in pochi ad averlo visto davvero.
Il
folletto riprende il suo cammino con passo immutato, ma, nonostante abbia
attraversato il ruscello da un po’, la foresta non sembra finire. Comincia ad
essere stanco e rallenta il paso. I morsi della fame si fanno sentire sempre di
più e quasi non riesce a proseguire. Si ferma vicino un cespuglio e comincia a
raccoglierne i frutti. Prende a mangiare, sedendosi a terra con aria triste
finché non vede un’ombra davanti a sé. Alza la testa e scorge un lupo grigio
e dai grandi occhi gialli
“Piccolo!
Cosa ci fai qui, lo sai che è zona proibita?” chiede bruscamente l’animale.
Gas,
con la bocca piena, lo guarda e cerca di rispondere “Devo trovare la mia mamma
e il mio papà, li ha presi la scimmia senza pelliccia!”
“Ah,
davvero, mi dispiace!”Il lupo distoglie lo sguardo e rimane in silenzio mentre
il folletto continua a mangiare con avidità.
“Ascolta,
se vuoi posso accompagnarti fino alla fine di Monk!”
Gas
guarda il lupo con aria sorpresa “Davvero? Grazie!” sorride con le labbra
sporche di rosso e, dopo essersi riempito la pancia, sale in groppa al lupo che
comincia a correre con agilità.
Quando
l’animale si ferma, ci sono ancora molti alberi, ma da quella parte il cielo
è molto più visibile.
“Buona
fortuna, piccolo!” esclama il lupo grigio scomparendo tra la vegetazione .
"Io
non sono piccolo!” sussurra Gas con il broncio.
Non
trascorre molto e il folletto si ritrova davanti ad uno spettacolo sconcertante:
gli alberi sono completamente spariti lasciando il posto ad una vasta distesa
d’erba, priva di qualsiasi tipo di pianta; nessun posto dove nascondersi,
nessun posto sul quale salire. Poco lontano vi è una costruzione enorme che ha
tutta l’aria di una trappola e il cielo, da quella posizione sembra quasi
incombere minacciosamente su un piccolo esserino come lui. Si avvicina sempre più
a quell’immensa costruzione, procedendo con cautela e, d’un tratto, sente
una voce. Si blocca, e quasi comincia a tremare “Questa è la scimmia senza
pelliccia... ora prende anche me!”
Cerca
di ordinare alle sue gambe di muoversi ma queste non gli danno ascolto. La voce
si avvicina sempre più, sempre più... il folletto spalanca gli occhi ed apre
la bocca, ma non riesce a dire nulla. Non sa se essere spaventato o incuriosito
dall’essere che, a pochi metri da lui è ammutolito e lo sta guardando: è un
po’ più alto e più robusto di lui, ha due braccia, due gambe e una testa.
“È
questa la scimmia senza pelliccia?” si chiede continuando a rimanere fermo.
“Tu
sei uguale a quegli animali strani che ho visto ieri!” Esclama l’altro con
aria eccitata.
Gas
non dice nulla.
“Si,
è vero, solo che tu sei piccolo!”
“Io
non sono piccolo, perché tutti dicono la stessa cosa?” sbotta il folletto
innervosito.
“Ah!”
grida l’essere con un gran sorriso cominciando a saltellare da un piede
all’altro “Tu parli, tu parli!”
Si
avvicina un po’ di più e allunga una mano verso il braccio di Gas che
comincia ad indietreggiare “Sei strano!” esclama con un altro sorriso
“Perché non ti fai toccare? Io non ti voglio fare niente.”
Il
folletto si blocca, stringe i pugni ed urla “Tu sei la scimmia senza
pelliccia, sei cattivo, hai preso la mia mamma e il mio papà!”
“Io
non sono una scimmia! Le scimmie sono brutte! Sono un bambino e mi chiamo Jimmy!
E tu cosa sei?”
“Un...
un folletto... mi chiamo Gas!” sussurra tenendo d’occhio lo strano essere
che, però non sembra essere pericoloso.
“Allora
quegli animali che il mio papà ha portato ieri sono la tua mamma e il tuo papà!”
esclama pieno d’entusiasmo
“Si!
Io sono venuto qua per farli tornare a casa!” Apre la mano e fa vedere
all’altro la pietra che ha trovato.
“Ecco,
la fatina mi ha detto che alle scimmie senza pelliccia piace e così li lascia
andare!”
“Ti
ho detto che sono un bambino! Perché hai le orecchie a punta?" Domanda
avvicinandosi quasi a sfiorarlo.
Gas,
però, non si muove “E perché hai quei vestiti strani?”
“Anche
i tuoi sono strani... bambino!”
L’altro
sorride “Se vuoi vedere i tuoi genitori ti posso dire dove sono!”
“Davvero?”
quasi urla il folletto.
“Si,
certo, ma tu mi fai vedere da vicino quella pietra?”
“Si!”
esclama mollando la pietra con dentro l’arcobaleno al bambino.
“Ah,
ma è solo un pezzo di lampadario!”
“Cos’è
un lampadario?”
“È
... è una cosa che serve per mettere le lampadine!”
“E
che cosa sono?” chiede l’altro curioso.
“Uffa,
ma non sai proprio niente! Servono per fare la luce! Tieni, non mi serve, ne ho
tante a casa!”
Gas
riprende la pietra con aria un po’ delusa “Però è bella! C’è
dentro l’arcobaleno!”
Jimmy
lo guarda per pochi secondi e poi gli si illumina il viso “È vero, anche
quelli che ho io, certe volte, lo fanno! È bello!”
Gas
rimane in silenzio “Cosa c’è?”
“Voglio
la mia mamma!” “Va bene, adesso ti faccio vedere dov’è!” Il bambino
comincia a camminare seguito dal folletto e si dirige sul retro della casa dove
vi sono tante gabbie; in ognuna vi sono animali diversi e, in una più grande,
due strani esseri.“
Mamma,
papà!” urla Gas andando vicino alla gabbia .
“Gas,
che ci fai qui!”
“Io
non volevo farti arrabbiare, non volevo fare tardi!” Il folletto comincia a
piangere.
“Shhh...”
Sussurra il bambino un po’ allarmato “Non gridare o papà ti sente!” Jimmy
si avvicina e con un gesto apre la porta della gabbia facendone uscire i due
prigionieri. Gas salta addosso alla madre nascondendole il viso in grembo.
“Adesso
torniamo a casa!”
“Sì,
a casa!” sussurra con voce tremante.
“Ora
sei felice?” domanda il bambino guardandolo incuriosito.
“Sì,
sono felice!” Il folletto allunga il braccio e avvicina la pietra al bimbo
“Tieni, te la regalo!”
“Tienila
tu, io ne ho tante, così puoi vedere l’arcobaleno, quando vuoi!”
Gas
lo fissa e sorride senza dire nulla.
“Avanti,
Gas, torniamo a casa!” esclama il padre che si volta verso il bambino e quasi
sussurra “Grazie!” prendendo poi il figlio per mano e cominciando a
ritornare a gran passi verso la foresta Monk.
“Ciao!”
urla Jimmy agitando la mano.
Il
piccolo folletto si volta a guardarlo e con un sorriso risponde al saluto.
FINE
Note:
ho scritto questa breve fiaba per un laboratorio linguistico. La storia doveva
essere indirizzata a bambini di scuola primaria, ma a me sembrava adatta anche
ad un pubblico di età maggiore e quindi ho deciso di postarla! Spero vi sia
piaciuta!
Grazie
per l'attenzione!
Baci
baci
Prue