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Autore: Prue786    07/07/2008    1 recensioni
Piccola fiaba senza pretese: come, riuscendo ad andare oltre la paura e il pregiudizio, possa nascere un'amicizia interspecie
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gas e la "pietra arcobaleno"

 

 “Gas, dove stai andando?” 

Un piccolo folletto si blocca sul ciglio della grotta e si gira pian piano con un sorriso innocente in viso. 

“Io? Da nessuna parte, mamma!” 

Un folletto adulto gli si avvicina con le mani sui fianchi e scuote la testa: “Allora, cosa pensi, che non abbia capito che stai cercando di svignartela?” 

“Solo cinque minuti!” comincia a lamentarsi il piccolo. 

“Hm... e va bene, fra cinque minuti qui, e guai a te se fai ritardo! È quasi sera e lo sai che Monk non è una foresta sicura, quando fa buio!” 

“Va bene mamma, ciao mamma!” Il folletto si dilegua fra gli alberi ridendo e saltellando. Ogni tanto si ferma per riposare e far rifornimento di bacche rosse e succose che riempiono i grandi arbusti della foresta. Il cielo, seminascosto dalle fronde degli alberi secolari, si è dipinto di rosa e il sole è ormai del tutto tramontato. Nell’aria, l’odore dei fiori appena sbocciati è molto forte e riempie l’animo di gioia. Gas continua la sua corsa finché il canto dei grilli non lo fa fermare “No! È tardi!” Si gira e riprende a correre nella direzione dalla quale è venuto. Quando i suoi occhi vedono la caverna che gli fa da casa, è ormai buio. Ha ancora il fiatone, quando, entrando con un balzo, urla “Mamma, papà, sono tornato!” ma ad accoglierlo non vi è nessuno “Mamma... papà...” Comincia a girare l’intera casa: la tavola è pulita e lo spazio circostante silenzioso. Il folletto cammina lentamente e va poi a sedersi a terra, vicino la parete rocciosa. Rimane in quella posizione in attesa, ma il tempo passa e non succede nulla. Gas si sente solo e comincia ad avere fame “Forse... forse si sono arrabbiati con me perché non sono tornati e se ne sono andati via; ma io non volevo fare tardi...”Grosse lacrime cominciano a scendergli giù dalle guance “Mamma, papà, perché siete andati via? Io sono stato cattivo, ma se tornate, non lo faccio più!” Comincia a singhiozzare e nasconde il viso tra le braccia. 

“Gas! Non piangere!” Il piccolo, a quelle parole alza la testa e vede un piccolo esserino luminoso. 

"Chi sei?” chiede con voce tremante. 

“Io sono Dilly, una fata della foresta Monk!” 

“E sai dove sono la mia mamma e il mio papà?” 

L’esserino annuisce con il capo “Si, sono stati catturati! È stata la scimmia senza pelliccia!” 

Gas sgrana gli occhi “E adesso non li rivedrò più!” ricomincia a singhiozzare “Sono stato cattivo e ora non ho più la mamma e il papà!” 

“Non piangere, forse c’è un modo per salvarli!”

Il folletto apre la bocca e guarda la fata con aria speranzosa poi, tirando su con il naso, domanda “E come?” 

“Tempo fa delle scimmie senza pelliccia si accamparono nella foresta. Avevano con loro delle pietre con dentro l’arcobaleno!” 

“E com’è questa pietra?” chiede con curiosità. 

“Non lo so, ma non l’ho mai vista, ma la scimmia senza pelliccia sembra molto felice, quando la guarda!” 

“Molto felice? E perché?” chiede ancora .

“Non ti so rispondere... ti ho detto quello che so!” 

Gas asciuga gli occhi e si alza da terra “Dove sta la pietra con dentro l’arcobaleno?” 

“È nella sua tana abbandonata!” 

“Io voglio la mia mamma e adesso vado a prendere quella pietra!” 

“Fa attenzione piccolo Gas!” esclama Dilly con aria preoccupata. 

Il folletto si volta e grida “Io non sono piccolo!” poi comincia a correre, senza fermarsi neanche per riprendere fiato. 

È notte fonda, quando arriva presso una costruzione fatiscente: ha una forma rettangolare ed è completamente di legno. Ci sono delle piccole aperture tutt’intorno e sulla parte frontale un solo grande buco dietro il quale si scorge solo il buio. Gas si avvicina con cautela guardando in tutte le direzioni. Mette un piede nella costruzione e un brivido gli scuote il corpo. All’interno non si vede nulla e il folletto è costretto a procedere tentoni. Un rumore improvviso lo fa irrigidire: ha troppa paura anche per scappare. Trattiene il fiato, ma, dopo qualche istante, non accade nulla. Riprende ad avanzare con il cuore che batte a mille. Avverte qualcosa in movimento vicino al piede: un qualcosa che d’un tratto sibila. Gas urla e, inciampando nei suoi stessi piedi, cade all’indietro. Si alza e sempre urlando esce dalla costruzione arrampicandosi con estrema agilità sul primo albero che vede. Si aggrappa al tronco tremando come una foglia e guarda con gli occhi sbarrati, il buco dal quale poco prima è entrato: un piccolo serpente, più spaventato di lui, striscia velocemente nell’erba, sparendo fra gli alberi. Il folletto scende dall’albero e riprende a guardare quella che è stata la tana della scimmia senza pelliccia, mentre il pensiero dei genitori lontani si fa più opprimente. Si siede sull’erba ed appoggia la schiena al tronco dell’albero più vicino; chiude gli occhi, sfinito e, senza il minimo sforzo si addormenta.

Il cinguettio degli uccelli sveglia il folletto che apre gli occhi e si guarda intorno disorientato: non riesce a capire perchè si trova lì e non nel suo letto, ma non ci vuole molto per ricordare il tutto. Vede la costruzione, davanti a sé, e si rialza in piedi: di giorno quella strana tana fa meno paura. Si fa coraggio col pensiero si poter rivedere di nuovo i suoi genitori ed entra all’interno. Lo spazio è pieno d’ogni sorta di strani oggetti che Gas non ha mai visto, ma non si ferma molto ad osservarli, cominciando subito la ricerca del sasso con l’arcobaleno. Trova tante piccole cose che assomigliano ad una pietra, ma nessuna sembra avere un arcobaleno all’interno. In una cassettina, però, ne trova una davvero bella che emette tanti luccichii. 

“Però non è quella che mi serve!” Gas si siede a terra sbuffando. In quel momento un raggio di sole, attraverso uno dei piccoli buchi, colpisce il sasso che riflette la luce sulla parete opposta colorandola proprio come l’arcobaleno. 

“Oh...” Il folletto spalanca gli occhi rimanendo a bocca aperta davanti a quello spettacolo “Che bello! Allora è questo il sasso! Adesso posso far tornare a casa mamma e papà!” Gas sorride e balza in piedi. Nello stesso istante l’arcobaleno svanisce ma ormai la sua mente e già altrove; la scimmia senza pelliccia... Gas sa dove può trovarla: la sua tana è oltre la foresta Monk. A lui non è stato ma permesso oltrepassare il ruscello ma sa, che, dopo l’acqua, gli alberi della foresta cominciano a diminuire fino a sparire; ed è lì che inizia il territorio di quello strano e terrificante animale. Tutti lo temono anche se sono in pochi ad averlo visto davvero. 

Il folletto riprende il suo cammino con passo immutato, ma, nonostante abbia attraversato il ruscello da un po’, la foresta non sembra finire. Comincia ad essere stanco e rallenta il paso. I morsi della fame si fanno sentire sempre di più e quasi non riesce a proseguire. Si ferma vicino un cespuglio e comincia a raccoglierne i frutti. Prende a mangiare, sedendosi a terra con aria triste finché non vede un’ombra davanti a sé. Alza la testa e scorge un lupo grigio e dai grandi occhi gialli 

“Piccolo! Cosa ci fai qui, lo sai che è zona proibita?” chiede bruscamente l’animale. 

Gas, con la bocca piena, lo guarda e cerca di rispondere “Devo trovare la mia mamma e il mio papà, li ha presi la scimmia senza pelliccia!” 

“Ah, davvero, mi dispiace!”Il lupo distoglie lo sguardo e rimane in silenzio mentre il folletto continua a mangiare con avidità. 

“Ascolta, se vuoi posso accompagnarti fino alla fine di Monk!” 

Gas guarda il lupo con aria sorpresa “Davvero? Grazie!” sorride con le labbra sporche di rosso e, dopo essersi riempito la pancia, sale in groppa al lupo che comincia a correre con agilità.

Quando l’animale si ferma, ci sono ancora molti alberi, ma da quella parte il cielo è molto più visibile. 

“Buona fortuna, piccolo!” esclama il lupo grigio scomparendo tra la vegetazione .

"Io non sono piccolo!” sussurra Gas con il broncio. 

Non trascorre molto e il folletto si ritrova davanti ad uno spettacolo sconcertante: gli alberi sono completamente spariti lasciando il posto ad una vasta distesa d’erba, priva di qualsiasi tipo di pianta; nessun posto dove nascondersi, nessun posto sul quale salire. Poco lontano vi è una costruzione enorme che ha tutta l’aria di una trappola e il cielo, da quella posizione sembra quasi incombere minacciosamente su un piccolo esserino come lui. Si avvicina sempre più a quell’immensa costruzione, procedendo con cautela e, d’un tratto, sente una voce. Si blocca, e quasi comincia a tremare “Questa è la scimmia senza pelliccia... ora prende anche me!” 

Cerca di ordinare alle sue gambe di muoversi ma queste non gli danno ascolto. La voce si avvicina sempre più, sempre più... il folletto spalanca gli occhi ed apre la bocca, ma non riesce a dire nulla. Non sa se essere spaventato o incuriosito dall’essere che, a pochi metri da lui è ammutolito e lo sta guardando: è un po’ più alto e più robusto di lui, ha due braccia, due gambe e una testa. 

“È questa la scimmia senza pelliccia?” si chiede continuando a rimanere fermo. 

“Tu sei uguale a quegli animali strani che ho visto ieri!” Esclama l’altro con aria eccitata. 

Gas non dice nulla. 

“Si, è vero, solo che tu sei piccolo!” 

“Io non sono piccolo, perché tutti dicono la stessa cosa?” sbotta il folletto innervosito. 

“Ah!” grida l’essere con un gran sorriso cominciando a saltellare da un piede all’altro “Tu parli, tu parli!” 

Si avvicina un po’ di più e allunga una mano verso il braccio di Gas che comincia ad indietreggiare “Sei strano!” esclama con un altro sorriso “Perché non ti fai toccare? Io non ti voglio fare niente.” 

Il folletto si blocca, stringe i pugni ed urla “Tu sei la scimmia senza pelliccia, sei cattivo, hai preso la mia mamma e il mio papà!” 

“Io non sono una scimmia! Le scimmie sono brutte! Sono un bambino e mi chiamo Jimmy! E tu cosa sei?” 

“Un... un folletto... mi chiamo Gas!” sussurra tenendo d’occhio lo strano essere che, però non sembra essere pericoloso.

“Allora quegli animali che il mio papà ha portato ieri sono la tua mamma e il tuo papà!” esclama pieno d’entusiasmo 

“Si! Io sono venuto qua per farli tornare a casa!” Apre la mano e fa vedere all’altro la pietra che ha trovato. 

“Ecco, la fatina mi ha detto che alle scimmie senza pelliccia piace e così li lascia andare!” 

“Ti ho detto che sono un bambino! Perché hai le orecchie a punta?" Domanda avvicinandosi quasi a sfiorarlo. 

Gas, però, non si muove “E perché hai quei vestiti strani?” 

“Anche i tuoi sono strani... bambino!” 

L’altro sorride “Se vuoi vedere i tuoi genitori ti posso dire dove sono!” 

“Davvero?” quasi urla il folletto. 

“Si, certo, ma tu mi fai vedere da vicino quella pietra?” 

“Si!” esclama mollando la pietra con dentro l’arcobaleno al bambino. 

“Ah, ma è solo un pezzo di lampadario!” 

“Cos’è un lampadario?” 

“È ... è una cosa che serve per mettere le lampadine!” 

“E che cosa sono?” chiede l’altro curioso. 

“Uffa, ma non sai proprio niente! Servono per fare la luce! Tieni, non mi serve, ne ho tante a casa!” 

Gas riprende la pietra con aria un po’ delusa  “Però è bella! C’è dentro l’arcobaleno!” 

Jimmy lo guarda per pochi secondi e poi gli si illumina il viso “È vero, anche quelli che ho io, certe volte, lo fanno! È bello!” 

Gas rimane in silenzio “Cosa c’è?” 

“Voglio la mia mamma!” “Va bene, adesso ti faccio vedere dov’è!” Il bambino comincia a camminare seguito dal folletto e si dirige sul retro della casa dove vi sono tante gabbie; in ognuna vi sono animali diversi e, in una più grande, due strani esseri.“

Mamma, papà!” urla Gas andando vicino alla gabbia .

“Gas, che ci fai qui!” 

“Io non volevo farti arrabbiare, non volevo fare tardi!” Il folletto comincia a piangere. 

“Shhh...” Sussurra il bambino un po’ allarmato “Non gridare o papà ti sente!” Jimmy si avvicina e con un gesto apre la porta della gabbia facendone uscire i due prigionieri. Gas salta addosso alla madre nascondendole il viso in grembo. 

“Adesso torniamo a casa!” 

“Sì, a casa!” sussurra con voce tremante. 

“Ora sei felice?” domanda il bambino guardandolo incuriosito. 

“Sì, sono felice!” Il folletto allunga il braccio e avvicina la pietra al bimbo “Tieni, te la regalo!” 

“Tienila tu, io ne ho tante, così puoi vedere l’arcobaleno, quando vuoi!” 

Gas lo fissa e sorride senza dire nulla. 

“Avanti, Gas, torniamo a casa!” esclama il padre che si volta verso il bambino e quasi sussurra “Grazie!” prendendo poi il figlio per mano e cominciando a ritornare a gran passi verso la foresta Monk. 

“Ciao!” urla Jimmy agitando la mano. 

Il piccolo folletto si volta a guardarlo e con un sorriso risponde al saluto.

 

FINE

 

Note: ho scritto questa breve fiaba per un laboratorio linguistico. La storia doveva essere indirizzata a bambini di scuola primaria, ma a me sembrava adatta anche ad un pubblico di età maggiore e quindi ho deciso di postarla! Spero vi sia piaciuta!

Grazie per l'attenzione!

Baci baci

Prue

 

   
 
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