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Autore: finnicksahero    31/03/2014    4 recensioni
Mi sono sempre chiesta come si sono conosciuti Finnick e Annie, e durante l'ora di Chimica è nata questa storia. Dal testo:
-Piacere Finnick- dico porgendogli una mano, lei si volta verso di me ancora con il broncio sulle labbra e tende una mano -Annie Cresta-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo ventisette.

Due settimane.
Ero alla capitale. da due settimane.
Avevo visto solo Capitolini che mi pagavano con i loro sporchi soldi. Orami odiavo anche la vista di quelle cose così volgari.
Iniziai a chiedere altro, come i segreti, non quelli superficiali che non erano interessanti. No quelli più profondi, che risaiviano a molto tempo prima, tramandati da padre in figlio e via discorrendo, quello era interessante, quello mi interessava realmente, bastava baciarle, dirle oppure dirgli che erano bellissimi e questo li faceva aprire come libri, raccontavano tutto, ogni dettaglio, come niente, come erano stupidi, non sapevano che questo mi dava potere, mi aiutava a fuggire da loro, ma tanto meglio, loro non lo sapevano e così mi davano sempre più armi contro il nostro adorato presidente.
Dopo aver finito con una cliente ero tornato a casa e ora ero ubriaco fradicio, stavo sdraiato in maniera scomposta sulla poltrona di un verde nauseante, fissavo la televisione dove davano uno stupido film da capitolini, non che me ne fregasse realmente qualcosa, tutto faceva schifo, tutto era finto, come loro, come me.
Borbottai qualcosa e risi, ero ubriaco e non capivo niente, per cui ridevo, ridevo per non piangere, anche se ero a pezzi, dovevo andare avanti, prima o poi avrei dovuto diventare vecchio, non più desiderabile come qualche moda, dovevo solo aspettare e nel frattempo sperare come fanno i ragazzi alla mietitura, non che cambi qualcosa, fra la morte e una vita come questa, preferirei la morte, poco ma sicuro.
La porta dietro di me si aprii cigolando, mi girai e lasciai che un po' di liquore color caramello finisse sul tappeto nero, sulla porta c'era una figura, la vedevo sbiadita per via dell'alcool, ma notai le sue mani, che arrivarono alle guancie e le sfregarono, feci per voltarmi ma caddi all'indietro, sbattendo la testa. Risi. -Ho fatto tun- dissi in tono pratico, senti un sospiro e una leggera risatina un po' ovattata, forse per via delle lacrime.
Mi ritrovai un volto amichevole davanti alla faccia, i capelli erano stati tagliati corti, gli occhi nocciola erano un po' meno felici e determinati di quanto ricordassi, ma era lei. Con il suo viso, le sue labbra. Era Johanna, ne ero sicuro.
-Doccia, poi a dormire per smaltire la sbornia, come l'ultima volta, ti ricordi Finn?- chiese lei, tirando fuori un sorriso, mi aiutò ad alzarmi portandomi verso la mia camera, vidi una valigia vicino alla porta, gliela indicai e lei scosse la testa -Quando sarai in grado di ricordare- disse ridacchiando, lo feci anche io e poi chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalle sue braccia secche ma forzute.
Mi svegliai e aprii gli occhi, mi pentii all'istante. La testa iniziò a pulsarmi tanto da farmela prendere fra le mani e mi sfuggi un gemito di dolore, quando riuscii ad aprire gli occhi notai che Johanna era sulla porta con un mezzo sorriso sulla bocca e due tazze fumanti in mano, -Non riderei se fossi in te, Mason- dissi io, biascicando un po' le parole, alzò un sopracciglio e scosse la testa, -Sei senza speranze, Odair- disse lei facendomi sfuggire un sorriso -Caffè?- chiesi indicando la tazza, le mie unghie erano talmente rovinate da farmi schifo, lei annui e si avvicinò porgendomi la tazza fumante.
La presi e bevvi una lunga sorsata -Dimmi un po'- iniziai, fissai la stanza dove mi trovavo, ero nel mio letto, avevo un pigiama pulito ed ero sotto le coperte, -Come ci sono arrivato qui?- chiesi, lei si accoccolò su un puff rosa in un'angolo della stanza e sorrise -Sempre merito mio, come di regola- disse sorridendo, ricambiai e abbassai lo sguardo, iniziammo a parlare, le chiesi come stava andando, lei mi raccontò che si era rinserità nella comunità, avevo smesso di odiarla, stava andando tutto bene, fin troppo bene secondo lei, per l'appunto era stata mandata qua alla capitale a tempo indeterminato, proprio come me. C'era altro, lo sapevo, dal modo di mordersi il labbro, aprire e chiudere le mani e cercare di evitare il mio sguardo, ma lasciai perdere, se non si sentiva non volevo costringerla, io le parlai di me e di Annie dei suoi progressi, di come l'amavo e di come lei amava me, come aveva preso la notizia e tutto il resto, alla fine rimanemmo in silenzio, ognuno per un'attimo a combattere da solo i propri demoni, prima di tornare due normali ragazzi di diciassette anni.
Guardai l'ora e sospirai, -Devo andare a lavoro, mi vesto e scappo- le dissi alzandomi dal letto, lei fece lo stesso e venne con me in cucina, la vidi posare nel lavello le tazze sporche e poi si girò verso di appoggiandosi al bancone, pensai che stesse per fare un commento acido, oppure che stesse per dettare delle regole, ma alla fine disse la cosa meno prevedibile -Mi sei mancato- la fissai e abbassai lo sguardo -Per quanto odi ammetterlo, pure te- risposi io.
Alle undici la salutai con un bacio sulla guancia ed andai al mio appuntamento, pronto più che mai a scoprire nuove cose, visto che ora potevo condividerle.

Johanna.
Finnick, una cosa positiva in questo mondo pieno di crudeltà.
Avevo perso tutto e tutti nuovamente, mi era stato strappato nuovamente, per cosa poi? Per un capriccio di qualche stupido capitolino? Bella merda.
Per fortuna avevo trovato Finnick qua, era distrutto, stava cedendo a pezzi, ma un peso in due si regge meglio, tuttomè più facile quando si ha qualcuno con noi, quando qualcuno di aiuta, la sua voce mi avrebbe dato conforto e di questo gli ero grata.
Mi stavo innamorando di lui? Si, ne ero certa, lo amavo, ero certa di amarlo, ma come poteva il mio amore surclassare quello che provava per Annie, quando parlava di lei il mondo scompariva, i suoi occhi brillavano, anche quando l'aveva lasciato, lui l'aveva amata e ora che gli era stato nuovamente portata via, sarebbe impazzito, avrebbe perso la testa, ma sicuramente non l'avrebbe fatto, lui le aveva fatto una promessa e Finnick per quanti difetti possa avere, è un'uomo di parola, fin troppo a volte.
Uscii di casa e mi coprii con la sciarpa donatami da una vecchia signora del mio Distretto, la macchina mi stava aspettando puntuale 'Strano' pensai 'Non poteva certo farmi tardare' sali in auto e tenni la bocca chiusa, ma le orecchie tese, volevo sapere più cose di quel che già conoscevo, capire fino a quanto era fragile questo regime e santo cielo, lo avrei scoperto!
Mi ritrovai al caldo dentro la casa del presidente, c'ero già venuta, per poi essere portata via priva di sensi, rabbrividii al solo pensiero, una donna sorrise e mi lasciò entrare in una stanza laterale con la luce un po' fioca ricambiai il suo sorriso con un po' di timidezza, la porta si chiuse e sobbalzai quando un'applauso ruppe il silenzio -Brava, che interpretazione- disse una voce gelida come il proprietario, mi girai e sorrisi con un po' di arroganza -Lo so, sono un'ottima attrice- ribattei, lui ricambio il mio sorriso, ma non raggiunse i suoi occhi di ghiaccio.
-Mi dica cosa vuole e mi mandi via- dissi spazientita, dopo l'ennesimo minuto passato in silenzio -Signorina Mason, voglio quello che volevo l'anno passato, ma la risposta sarà sempre la stessa?- chiese, io annui feci per alzarmi ma lui mi blocco -Abbia ucciso la sua famiglia, so che ha dei nuovi amici, alcuni ancora estraibili, poi sopratutto il suo amore, Finnick- iniziò il presidente, mi risedetti e mi sentii morire -No- sussurrai scuotendo la testa, sorrise con malignità -Come speravo- disse si sporse un po' e abbassò la voce -Allora?- chiese, chiusi gli occhi per impedire alle lacrime di scendere -Allora- ripresi io -Farò tutto quello che lei vuole- dissi, quando riaprii gli occhi vidi, le sue labbra gonfie tinte di un rosso innaturale, sorridenti e i suoi occhi crudeli luccicare.
  
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