Under the tree
(At
your side.)
L’albero
era sempre quello, sempre lo stesso.
Avrebbe
potuto riconoscerlo tra mille, in una foresta incontaminata o in un giardino
multietnico. Non importava. Davvero, non sarebbe importato.
Se
anche fosse stato reciso, smorzato dalla furia umana, lei avrebbe saputo
ritrovarlo ugualmente. Per la strana legge per cui le cose importanti, quelle veramente importanti, sono sempre dove
le lasci l’ultima volta. E lei ci credeva, ci credeva sul serio a quelle
sciocchezze, perché a volte, la notte, erano l’unico appiglio a mantenerla
sveglia [viva].
Appoggiò
una mano curata sul tronco, riscoprendola pallida, troppo pallida rispetto al
marrone del tronco. Era perché aveva bisogno di più sole. Nulla di allarmante,
comunque.
La
corteccia al tatto lasciava una strana sensazione. Ruvido e…scartavetrato. Com’era possibile poi?
Si
ammonì mentalmente, scuotendo la testa e lasciandosi sfuggire un sorriso stanco
sulle labbra carminio.
-Stai diventando vecchia, mia cara.-
Alzò
lo sguardo e si stupì di come le fronde sembrassero quasi palpabili.
Lo
ricordava forse più alto, stranamente. Avrebbe dovuto ritrovarlo e non
ricordarlo più alto, no? Molto più in alto dell’ultima volta, perché gli alberi
non rimpiccioliscono giusto?
Ma
forse, soltanto, era lei ad essere cresciuta. E ad essere anche cambiata?
Chissà…
Era
in ritardo di almeno venti minuti, come al solito. La lezione di far attendere
per essere più ricercata l’aveva imparata a pennello e, talvolta, persino
insegnata. Eppure avrebbe dovuto saperlo che quelle cose, valevano solo per gli
uomini (avrebbe dovuto, avrebbe proprio dovuto visto che ne era la predicatrice).
Ma
era fatta così, in fin dei conti, nevvero?
Lei
sorrise, sotto quel rovere, in quell’assolato pomeriggio estivo (caldo, ancora
una volta).
Non sarebbe cambiata mai, mai e poi
mai.
#
When the daylight's gone and you're on your own
And you need a friend just to be around
I will comfort you, I will take your hand
And I'll pull you through, I will understand
And you know that
#
“Ieri ho studiato tutto il pomeriggio, perciò è andato
bene. È andato bene sicuro.”
Lo sguardo è fisso, deciso come quello di un ninja
prima di andare a combattere.
Lei la osserva in silenzio, fedelmente al suo fianco,
incapace di disturbare il rassicurante vociare della compagna. Senza sapere
bene come distogliere gli occhi da quelle pozze azzurro sbiadito, insicura se
esserne effettivamente capace o meno. Indecisa se volerlo distogliere davvero,
lo sguardo. Perché è tutto lì il punto, e certe cose sono troppo complicate per
comprenderle appieno. Ma lei non è geniale, lei non è brava a capire le cose e
per quanto ne sa, quel cuore piccino può battere più forte anche per un
capriccio, soltanto per un banale capriccio.
“Tu, Sakura? Anche tu hai studiato tutto il giorno
ieri, no?”
Poi all’improvviso, eccola nel bel mezzo della
discussione. Il riflesso del proprio volto rispecchiato dall’azzurro dei suoi
occhi. E stavolta è difficile riuscire a decifrare il fremito che la percuote,
mentre si accorge di essere [non essere] lei [più] il fulcro del discorso
adesso [invisibile].
“Sì.”
Lei le afferra la mano, con semplicità, un gesto
complice, affettuoso, che la fa arrossire suo malgrado.
“Perciò sarà andato bene ad entrambe. Per forza.” E
scrolla le spalle esili, come è abituata a fare, i capelli dorati che oscillano
dalla coda, e lei si accorge che ha un suono diverso, rassicurante, detto da
lei.
“Hai ragione tu, Ino.”
Per forza. Così. Per forza.
Perché la mano è ancora lì, appoggiata sulla sua,
nonostante il caldo insopportabile appena mitigato dall’ombra proiettata dalla
fronda.
È ancora lì e lo sanno entrambe, lo sanno bene che ci
rimarrà.
#
I'll be at your side, there's no need to worry
Together we'll survive through the haste and hurry
I'll be at your side
If you feel like you're alone and you've nowhere to turn
I'll be at your side
#
Era
in ritardo. Come al solito. Eppure, allo stesso tempo ed in egual misura,
peggio del solito.
Ma
c’era una spiegazione. Una di quelle plausibili, concrete e veritiere, diversa
da quelle campate per aria che era solita tirare in ballo all’ultimo secondo
per avere salva la faccia. Stavolta c’era per davvero una scusa.
Colpa
dell’Hokage (no, non era una balla), che l’aveva voluta per forza vedere a
dieci minuti dal fatidico incontro. E per discutere cosa, poi? Di un errore, di
uno stupido errore.
Insomma
non era né la prima né l’ultima ad aver sbagliato eppure sembrava che fossero
tutti decisi a rivalersi su di lei. Come se non si sentisse già in colpa
abbastanza (ma ovviamente questo non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura
perché era fatta così, prendere o lasciare).
Avrebbe
voluto controllare un orologio e capire di quanto tempo era effettivamente in
ritardo, però al momento non disponeva di alcuno strumento in grado di
riferirle l’ora, perciò l’unica cosa che le rimaneva da fare era correre.
Lei
era ancora lì? La stava aspettando? Se l’era…ricordato?
Era
sciocco avere tutti quei dubbi, lo sapeva, tuttavia era più forte del suo
volere. La paura di ritrovarsi da sola, di scoprire che… Bruciava. Bruciava
terribilmente e, sul serio, odiosamente. Irrazionale, come ogni altra paura.
Tuttavia
adesso proprio non aveva il tempo per perdersi in simili cose. Doveva soltanto
correre, respirare e correre, senza sapere di preciso perché quel maledetto
appuntamento fosse diventato all’improvviso tanto
importante. O forse lo era sempre stato, solo che lei con i suoi occhi spenti non
aveva voluto vederlo.
-Stai diventando rammollita, Ino.-
Si
ammonì mentalmente, picchiandosi il capo con il pugno della mano destra nella
corsa e mostrando la lingua ad un invisibile interlocutore.
E
nell’impegnarsi tanto in tutte quelle piccole attività, non si era neppure
accorta di essere arrivata.
Ma
il rovere era lì, imponente e statuario, talmente tanto che le venne spontaneo
rallentare il passo fino quasi a fermarsi.
Lei
era lì, all’ombra del fogliame, la schiena in linea con il tronco e gli occhi
di foglia puntati verso di lei.
“Ciao,
Ino.” Lei sorrise e, all’improvviso, la paura era scomparsa, dissolta nel tempo
e nello spazio (era mai esistita?).
Avanzò,
piano e con quella grazia acquisita nel tempo, sforzandosi di [non] apparire
[essere] matura ed elegante [emozionata].
“Ciao,
Sakura.”
#
If life's standing still and your soul's confused
And you cannot find what road to choose
If you make mistakes (make mistakes)
You can't let me down (let me down)
I will still believe (still believe)
I will turn around
And you know that
#
Si sono incontrate all’ombra del solito albero, il
prato di fiori che incontaminato si estende bellissimo dinanzi ai loro occhi
sognanti.
Lei sta canticchiando qualcosa d’incomprensibile, ma
guardando i suoi occhi di foglia non è difficile capire che è felice. Almeno,
non lo è per lei. Lei che la conosce persino meglio di quanto conosca se
stessa.
L’aria è fresca, pizzica sui volti ancora arrossati
dalla calura estiva.
“A che pensi, Ino?” Poi è lei a scacciare per prima il
silenzio.
Si volta, una ruga d’espressione a delimitare la fronte
nivea.
“Oggi è sei.”
L’altra annuisce, perplessa, ma non la interrompe,
decisa a lasciarla continuare.
“I numeri pari mi portano sfortuna.”
Conclude infine la frase la biondina, sbuffando
contrariata quando la solita ciocca ribelle ne approfitta per profilarsi
davanti agli occhi.
“Davvero, Ino?”
L’altra sembra stupita e non si preoccupa di nasconderlo.
D’altronde, che motivo avrebbe di farlo?
Le amiche non si nascondono mai, mai niente.
“Sì, davvero.”
“Però il mese è dispari, no? Voglio dire, è luglio,
quindi è sette. Oggi è sei, sette.”
L’altra vi pensa su, per un istante, prima di annuire
con un sorriso.
“Hai ragione, Sakura. Non ci avevo pensato.”
Concede, prima di ritornare a concentrarsi su quegli
odiosi esercizi di matematica.
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I'll be at your side, there's no need to worry
Together we'll survive through the haste and hurry
I'll be at your side
If you feel like you're alone and you've nowhere to turn
I'll be at your side
#
“Sei
in ritardo.” La voce di Sakura si colorò di un finto risentimento mentre la
sgridava, come se non sapesse anche Ino che era soltanto un modo come un altro
per lacerare il silenzio.
“Sono
una donna di mondo, io, mica come te
Fronte Spaziosa!” Sbuffò l’altra, aderendo al tacito patto imposto dalla rosa. “E
comunque non è colpa mia se Tsunade ha voluto vedermi giusto dieci minuti prima
dall’appuntamento!”
Il volto
dell’altra assunse un’espressione stupita, quasi basita nel guardarla. “Davvero?
E come mai?”
Ino
rimase per un istante ad osservarla, di sottecchi, sorpresa nel notare che
certe cose non erano ancora cambiate. Come il modo buffo in cui Sakura
corrucciava la fronte, facendo increspare le sopracciglia assurde, di quell’assurdo
colore. E forse, chissà, anche da vecchia decrepita sarebbe stata in grado di
farlo.
“Umpf,
ma niente! Sciocchezze!” Liquidò tuttavia la questione la Yamanaka in un batter
di ciglia, per nulla intenzionata a rimuginare sulla faccenda.
“Sempre
per Choji?” Insistette però Sakura,
sussurrando l’ultimo nome quasi fosse stata una bestemmia.
La bionda
sussultò, appena, all’udire quel nome, il nome del suo secondo compagno di
team.
Choji.
Già.
-Avrei dovuto aspettare, non avrei
dovuto costringerlo a seguirmi. Non avrei dovuto…metterlo in pericolo.-
Ma contrariamente
ai suoi pensieri, contrariamente a quanto fatto o dichiarato fino a quel
momento (era solo uno sbaglio, che poteva farci? Capitava a tutti di sbagliare,
no? Beh, era successo a lei, fine della storia), stavolta Ino non discostò lo
sguardo dal verde di lei.
“Ha
davvero così tanta importanza per te saperlo, Sakura?”
Una
folata di vento improvvisa scosse le foglie, creando una malinconica nenia,
mentre il verde si confondeva con l’azzurro, ancora.
E ancora, ancora, per chissà quante
altre volte ancora.
#
I'll be at your side
I'll be at your side
You know that
#
“Ino?”
Sakura la guarda, quasi timorosa di parlare.
L’altra sbuffa, fingendosi seccata.
“Che c’è?”
“Niente, è solo che…” Sakura deglutisce, insicura sulle
parole da utilizzare, ma poi alza lo sguardo, ferma. “Mi stavo chiedendo, ecco,
perché ti sei arrabbiata tanto a- all’accademia.”
Ino alza la testa dal libro d’amore che sta leggendo, o
per meglio dire sfogliando, catturando il verde foglia dell’amica.
“Sono solo delle stupide oche senza cervello!” Sbuffa
quindi, impaziente. “Appena passa un bel ragazzo, vanno in delirio! Come se lui
le guardasse davvero, figuriamoci!”
L’Haruno abbassa la testa, visibilmente scossa. “Parli
di S- Sasuke?”
“Ovvio.” Poi la guarda obliqua, in tralice. “Non dirmi
che piace anche a te!”
Sakura arrossisce di botto, sentendosi tirare in ballo
tanto indecorosamente.
“N- No. E a te?” Azzarda, alzando di nuovo lo sguardo
in quello dell’amica.
Ino stringe gli occhi, abbozzando un’espressione
scocciata degna di Shikamaru.
“Ma no, figurati!”
“Ah.” E il sollievo è palpabile come l’aria, come l’erbetta
sotto di loro, mentre Sakura sorride senza alcun motivo apparente. “Ino?” La
chiama di nuovo quando l’altra ritorna a scartocciare le pagine del romanzo.
“Sì?” Non alza neppure lo sguardo, la biondina, sicura
che sia una sciocchezza.
“Mi… Mi prometti che non litigheremo mai, p- per un
ragazzo?”
Ino non può più tenere il capo chino e pensare a quello
stupido libro, perché la domanda di Sakura è importante.
È venale.
“Certo Sakura, te lo prometto.”
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I'll be at your side, there's no need to worry
Together we'll survive through the haste and hurry
I'll be at your side
If you feel like you're alone, you've got somewhere to go
'Cos I'm right there
I'll be at your side, I'll be right there for you
(Together we'll survive) through the haste and hurry
I'll be at your side
If you feel like you're alone, you've got somewhere to go
'Cos I'm at your side, yeah
#
Ino
si voltò e Sakura non poteva saperlo che era solo una scusa per non dover
affogare in quegli occhi.
“Ino,
aspetta!” La richiamò, quasi impaurita dal pensiero che lei potesse andarsene.
“Che
c’è?” Alzò un sopracciglio l’altra, girando il capo per poter intravederne i
lineamenti gentili.
Sakura
respirò, chiudendo gli occhi ed assaporando la brezza di vento, prima di
riaprirli e colpire le iridi dell’altra con le proprie.
“Non
l’hai fatto per me, vero?”
E la
domanda valeva più di mille altre parole, di tutte quelle che non erano state
mai in grado di dirsi e di quelle che a modo loro si erano dette.
Ino
si voltò del tutto, sorridendo in modo così lieve da sembrare una smorfia,
mentre lo sguardo cadeva sul tronco del rovere alle spalle di Sakura.
“Avrei
mai potuto mettere in pericolo uno dei miei compagni di squadra solo per te, Sakura?” C’era ironia nella sua voce
e…una punta indistinta di qualcos’altro.
L’Haruno
abbassò lo sguardo, incapace di riuscire a nascondere la propria delusione.
“Pensavo
che…”
“Sasuke?”
L’anticipò l’altra, ancora quel miscuglio indefinito nel tono.
Sakura
sospirò, torturando il vestito rosso. “Sì.”
“Beh,
ti sei sbagliata. Non avrei mai fatto una cosa del genere soltanto perché qualche
idiota ha detto di aver visto Sasuke qui da qualche parte. Non mi chiamo mica Naruto,
io!” Ino alzò gli occhi al cielo, improvvisandosi attrice di tragedie, tuttavia
sollevando lo sguardo Sakura si accorse che qualcosa non quadrava.
Ino
non la stava guardando. Nemmeno per sbaglio. Neppure per una sola volta.
“Certo,
Ino.” E allora sorrise, nonostante il tono tagliente che avevano le parole dell’altra,
riconoscendo infine quel qualcos’altro.
-È come allora. Ino… Non hai mai
smesso di proteggermi vero?-
Avrebbe
voluto essere in grado di dirle a voce quelle cose, di poterle chiedere
direttamente a lei. Ma Sakura non era mai stata brava con le parole, o con le
domande. Non era mai stata geniale, né sapeva capire le cose.
Certe cose non cambiano davvero mai.
“E
adesso che fai lì impalata? Me lo offri o no questo gelato?” La voce fintamente
seccata di Ino la riscosse dai suoi pensieri, accogliendola nella realtà.
Sakura
alzò lo sguardo e nonostante tutto, nonostante gli anni e il tempo perso (e il
tempo passato a fingere di odiarsi, più tutto quello trascorso in quello
stupido orgoglio), le sorrise. Come faceva a quei tempi, quando il cielo era
ancora così azzurro e le foglie sempre così verdi. Di nuovo sotto a quell’albero,
specchio di un’antica amicizia.
“Credo
proprio che tocchi a te, sai, Scrofa?” Ribatté, raggiungendola con poche
falcate, sghignazzando poi quando l’altra la guardò scandalizzata.
“Non
dire cretinate, Fronte Spaziosa!”
“Tirata.”
“Tirchia!”
“È la
stessa cosa.”
“Smettila
di fare la saputella, mi innervosisce!”
“E
tu non ascoltarmi, allora.”
“Ma
chi ti ascolta! Tsk. Figuriamoci.”
“Ino?”
“Che
vuoi adesso?”
“Il
gelato. Fragola, vero?”
Appeso
al muro della camera di Ino, intanto, il solito calendario paesaggistico mostrava
cerchiato un numero, ad un mese specifico.
Sei,
sette.
Oggi.
#
I'll be right there for you
I'll be right there for you, yeah
I'm right at your side
#
“Hai saputo che è successo?”
La brunetta la raggiunge trafelata, quasi allarmata.
“No. Cosa?” S’incuriosisce Sakura, dimenticandosi per
un istante degli esercizi che stava svolgendo per concentrare le proprie
attenzioni sull’altra.
“Ino Yamanaka sta litigando con certe ragazze!”
Sakura si alza di scatto, impallidendo. “Cosa? E… E perché?”
L’altra si china verso di lei, pronta a spifferare un
segreto.
“Ecco, non dovrei dirtelo, ma quelle ragazze stavano
parlando male di una tale Sakura Haruno. Dicevano che i suoi capelli erano
assurdi e che era stupida, ma Ino le ha sentite e per questo, sai…”
La ragazzina scrolla le spalle, gettandole un’altra
rapida occhiata prima di correre via ad informare presumibilmente qualcun
altro.
E Sakura rimane lì, con il cuore in gola e le lacrime
agli occhi.
La mano di Ino è ancora lì, sulla sua, anche adesso che
non c’è concretamente più.
Un sorriso, semplice, e poche parole sussurrate al
silenzio, lasciate a disperdersi nell’aria viziata della classe.
“Grazie, Ino.”
[Disclaimer:
Naruto © Kishimoto. “At your side” © The Corrs.]
N/A
Sakura
‘n’ Ino friendship. Spero sia di vostro gradimento! ^-^ Per quanto mi riguarda,
premetto che doveva arrivare ieri, ma ahimè non avevo il computer a
disposizione e così la posto solo oggi.
È la prima volta che
tratto di questo topic, per quanto continui a ciarlare e ciarlare sulla loro
amicizia. Ragion per cui, mi farebbe immensamente piacere sapere cosa ne
pensaste. Ancor di più, per la dedica che sto per fare.
Ma prima di passare a
questo, voglio fare delle piccole postille riguardo alla storia.
Dunque, prima di tutto i
tempi verbali. Il passato è il presente, e il presente è il passato. Ovvero, a sinistra
sono descritti i momenti “attuali” e a destra quelli passati, di quando
andavano ancora all’accademia. Spero si sia capito, ho utilizzato apposta tempi
verbali e incolonnamento diverso. Ho preferito non abusare del corsivo per non
sovraccaricare troppo la narrazione.
La canzone. Credo sia
semplicemente stupenda. Se avete modo, ascoltatela e, se potete, cercate la
traduzione del testo. Vi dico che è fantastica, tanto più che rientra nella mia
dedica.
Per finire, un grazie
come sempre va a quanti di voi recensiranno, commenteranno o metteranno (se lo
faranno) tra i preferiti questa storia. Thanks! Sul serio, è importante per me.
Quindi…
Spazio dedica → Dedico questa storia alla mia Sae, la mia best, la migliore
che ci sia. La persona che straordinariamente mi sta vicino ogni giorno, la cui
mano è sempre sulla mia nonostante la distanza, colei che riesce ad essermi
affianco anche quando, motivo cellulari, non riusciamo a sentirci. Ti voglio
bene, sorellina mia. Per tutti i “sei del mondo”, senza i quali ormai non
sapremmo più vivere! U.U E grazie, infinite grazie per il regalo hyugacestoso
che mi hai fatto. Che dire: un sogno che
si realizza! *-* Sei fantastica, sei la mia Taichi preferita, o meglio, l’unica.
Spero di saper essere sempre un buon Yamato, per te (no, non è un messaggio
criptato! XD). E la canzone, “At your Side”, è tutta per te, perché è quello
che penso e perché, devi saperlo, io ci
sono, sempre e comunque.
So, at the next! ^-^ Sto
diventando poliglotta, sopportatemi!
Baci.
Memi J