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Autore: Ily18    07/07/2008    2 recensioni
Michael e Sara si ritrovano a vivere nello stesso quartiere e non solo, Michael scopre che Sara è la sua nuova vicina di casa di cui tanto aveva sentito parlare in giro.
Come andrà a finire?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A/N: E dopo un'eternità, finalmente Ily decise di scrivere e postare un nuovo capitolo. :) Chiedo scusa se mi ci è voluto così tanto, ma in questo periodo le idee iniziavano a scarseggiare... Poi ho letto il papiro che Ale mi ha lasciato tra i commenti, e mi ha fatto talmente piacere sapere che segui ancora Prison Break, tanto da mettere il sedere sulla sedia e provare a scrivere qualcosa. E tra l'altro... Grazie a tutti voi per i commenti che mi avete lasciato!!
Quello che state per leggere è il risultato. Io, onestamente, non ne sono molto entusiasta, spero non sia lo stesso per voi!


Sara sentì il rumore del motore della macchina di Michael farsi sempre meno potente, man mano che lui si allontanava. Mentre invece, il sorriso della sua amica Katie, diventava sempre più grande man mano che le due si avvicinavano.

“Oh mio Dio, non dirmi che era chi penso che fosse!!” Esordì Katie, lasciandosi vincere dalla curiosità.

Sara sorrise nel notare quanto, ormai, avesse imparato a conoscere l’amica. Decise che poteva permettersi di divertirsi un po’ con lei.

“Oh, Katie! Ciao anche a te!” Disse ironica, sottolineando il fatto che l’amica non l’avesse nemmeno salutata, curiosa com’era di sapere i minimi dettagli sull’affascinante uomo misterioso di Sara. “E secondo… Eh???” Scosse la testa, riferendosi alle parole che l’amica aveva farfugliato non appena le si era avvicinata. In realtà aveva capito il senso di quelle parole, -Katie aveva già capito che quell’uomo misterioso era Michael- solo voleva vedere quanto l’amica sapeva resistere.

Katie mise entrambi le mani sui fianchi e il suo sguardo ‘non far finta di non aver capito’ fece ridere Sara. Sapeva di non essere brava a mentire, ma non pensava di essere come un libro aperto, fin troppo facile da leggere.

“Ragazza, a Katie non sfugge nulla.” Le ricordò l’amica annuendo. “Che tu lo ammetta o no, scommetto che quel ragazzo è lo stesso Michael Scofield di cui mi hai parlato.” Inutile negarlo, Katie aveva capito tutto, ma prima che Sara potesse darle conferma, Katie aggiunse: “Lo stesso ragazzo a cui tu sbavi dietro.” Rise, mentre Sara la guardava quasi scioccata.

“Ok… Io non gli sbavo dietro!” Protestò immediatamente, prima di incamminarsi finalmente verso la porta dell’ospedale.

“Invece sì,” sorrise Katie. “ma non dovresti vergognarti, voglio dire… Ma l’hai visto?!?!?”

“Beh, sì!” Disse cercando di far suonare la sua risposta scontata. Fin da quando l’aveva visto la prima volta, aveva cercato inutilmente ogni modo possibile per descrivere all’amica cosa di Michael le piacesse tanto. Ogni volta però, non riusciva a trovare l’aggettivo giusto. Ogni parola che le veniva in mente, era sempre troppo riduttiva per descriverlo. Per cui le sue frasi erano sempre incomplete. ‘I suoi occhi sono…’ ’La sua bocca è…’
Finalmente ora Katie sapeva di cosa parlava, e soprattutto perché si trovava così tanto in difficoltà nel descriverlo.

“E non l’ho solo visto…” Avrebbe voluto aggiungere, ma la notte passata con Michael era speciale, non voleva svendere il ricordo così. Gliene avrebbe parlato senz’altro, dopotutto Katie era la sua migliore amica, ma l’avrebbe fatto con calma, davanti ad una tazza di caffè durante la pausa pranzo.

“Ora capisco perché ti piace tanto.” Le sorrise, mentre raggiungevano gli spogliatoi dove c’erano i camici ad aspettarle. “E poi… Siete così carini insieme!!” Disse con un tono ti voce più alto del normale, che fece ridere Sara. Non aveva mai sentito l’amica così eccitata per qualcosa che non era successa a lei. E poi… Sentirle dire che lei e Michael insieme stavano bene… Beh, la fece arrossire e non poco!

“E quel bacio…! Di certo non va a baciare tutte in quel modo!” Rise abbottonandosi alcuni bottoni del camice.

“Spero per lui di no!” Rise Sara a sua volta.

Katie chiuse il suo armadietto, per poi avvicinarsi un po’ di più all’amica. Spalancò la bocca in sorpresa, poi sorrise. “Ma guardati, sei già gelosa!!”

“Non sono gelosa!” Disse dandole le spalle e facendo finta di mettere a posto qualcosa nella sua borsa. Odiava quando le davano della gelosa, soprattutto quando avevano ragione.
Di solito lei non si auto-definiva in quel modo, la gelosia non era un peccato che le apparteneva, ma ancora una volta si rese conto che quando c’era Michael Scofield di mezzo, niente era più come lo ricordava.

Che lo volesse o no, qualcosa in lei stava cambiando.
Nonostante fossero passati pochi giorni da quando si era trasferita in quel quartiere, nel suo quartiere, già sentiva che la ‘Sara figlia del governatore’ che tutti conoscevano, stava lentamente mutando, evolvendosi da crisalide in farfalla e tutto questo grazie al misterioso ragazzo dagli occhi glaciali che l’aveva aiutata con le sue scatole.

Che se ne rendesse conto o meno, qualcosa in lei era già cambiato.

“Hey ragazza, sei tra noi?” Le chiese Katie schioccandole le dita a qualche centimetro dal naso, per risvegliarla dai suoi pensieri.

“Sì, scusa è che…” Si passò una mano sulla fronte e ne approfittò per portarsi qualche ciuffo di capelli dietro le orecchie.

“Sai, tutti i segnali mi fanno pensare che tu abbia passato una ‘nottata movimentata’, sbaglio?” Il tono malizioso che aveva usato e il gesto delle virgolette fatto con le dita, fecero sorridere e arrossire Sara allo stesso momento.

“Più tardi Katie…” disse imboccando un corridoio diverso da quello che prese l’amica. “Più tardi.” Ripeté sottovoce sorridendo, mentre decideva che era ora di concentrarsi sulla cartella del paziente che stava per visitare.

Salutò con un gesto del capo alcuni colleghi che incontrò lungo il corridoio, dopodiché entrò nella camera 18, dove la Signora Miller la aspettava.

“Buongiorno Signora Miller.” La salutò sorridente, avvicinandosi al letto della sua nuova paziente. “Io sono la dottoressa Tancredi.” Si presentò, come faceva sempre quando le veniva affidato un nuovo paziente.

La signora di fronte a lei, probabilmente sull’ottantina, appoggiò sul comodino di fianco a lei un libro che teneva in mano, e guardando nuovamente Sara, sorrise a sua volta.

“Buongiorno Dottoressa Tancredi, io sono Elena Miller, ma la prego, c’è già troppa gente che mi fa sentire anziana chiamandomi Signora.” Sorrise, trasmettendo a Sara una strana
sensazione di tranquillità, come se il fatto di essere in un ospedale non la toccasse minimamente. “Mi chiami solo Elena.” Aggiunse.

“Con molto piacere Elena.” Disse Sara annuendo e non potendo fare a meno di essere ipnotizzata dal sorriso rilassante che era presente sulle labbra dell’anziana signora di fronte a lei. “Bene, come le avranno detto le infermiere che l’hanno accompagnata qui, le dovremo fare solo qualche prelievo, dopodiché sarà libera di tornare a casa.” Sorrise mentre le spiegava la procedura. “Per qualsiasi domanda, si rivolga pure a me, d’accordo?” Le chiese, ricevendo un grande sorriso come risposta.

Salutò la Signora Miller e s’incamminò verso la porta, quando proprio la voce intimidita dell’anziana la fermò.

“Dottoressa, a dire il vero vorrei farle una domanda proprio adesso…” Disse l’anziana. Sara si fermò per girarsi nuovamente e guardare in faccia la Signora Miller.

“Dica pure.” Sara si avvicinò nuovamente al letto della sua paziente, aspettando di sentire la sua domanda.

“Scusi la curiosità, ma il suo cognome…”

Al solo sentire la parola ‘cognome’ il sangue di Sara le si gelò nelle vene.
Avrebbe dovuto farci l’abitudine ormai. Ogni volta che si presentava, tutti le chiedevano curiosi se fosse la figlia del governatore. ‘Non proprio tutti.’ Pensò sorridendo a come Michael l’avesse sorpresa il giorno che si erano conosciuti.

“Sì, sono la figlia del governatore.” Disse quasi senza pensarci, come a risparmiare all’anziana l’imbarazzo di dover finire la sua domanda.

“Oh…” Si limitò a dire la confusa vecchietta, inarcando le sopracciglia.

Sara aveva visto molte persone reagire in modo diverso a quella notizia, ma quell’anziana signora l’aveva spiazzata.

“Io veramente volevo chiederle se è italiana, perché…”

Mentre la signora continuava a parlare, la mente di Sara tornò a qualche giorno prima, quando sentì Michael farle la stessa domanda.
L’odore delle pareti della sua casa appena tinteggiate, il blu artico dei suoi occhi su di lei, il caldo di quell’Aprile che sembrava così diverso da tutti gli Aprili che aveva conosciuto, le battutine che si scambiarono in quelle poche ore che a lei sembravano giorni.
Tutto sembrava lontano anni luce, ma se solo si fosse presa un secondo per razionalizzare tutto, si sarebbe presto resa conto che, in fondo, tutto quello era successo solo qualche giorno prima.

“Dottoressa, tutto bene?” Chiese preoccupata la vecchina di fronte a lei. “Mi scusi, non volevo suonare troppo curiosa con quella domanda, mi scusi…” Disse imbarazzata, sperando che la giovane ragazza di fronte a lei non se la fosse presa.

Sara scosse la testa divertita dalla situazione, e rassicurò immediatamente l’anziana signora che stava seduta sul letto di fronte a lei. “Non si preoccupi Elena, è solo che la sua domanda mi ha fatto pensare ad un’altra persona che nel sentire il mio cognome, mi fece la stessa domanda.” Sorrise prima di prendere un respiro profondo. Da quando in qua sospirava quando pensava a Michael?

“Dalla sua espressione deduco fosse un ragazzo.” Disse la vecchina sorridendo, senza paura di sbagliarsi.
Di sicuro si era ritrovata in una situazione del genere con sua figlia, o con qualche nipote adolescente, per cui sapeva che quando una ragazza ha la testa tra le nuvole ed uno strano sorriso beato sul viso, sta per forza pensando ad un ragazzo.

Il sorriso sognante che non si era resa conto di avere sulle labbra, la tradì.
Quando si trattava di Michael le risultava difficile nascondere come si sentiva –leggera, senza pensieri, libera di essere semplicemente Sara, felice di sentirsi per la prima volta innamor…

Scosse la testa rifiutando di proseguire quella parola.
Era solo infatuata di Michael, niente di più… Giusto?

Non era il momento di pensarci, aveva tanti pazienti da visitare e tante cure da somministrare. Ci avrebbe pensato più tardi, di fronte ad una tazza di caffè, ascoltando i consigli e le opinioni di Katie.

Salutò la Signora Miller, prima di riprendere le visite ai suoi pazienti.

Qualche ora più tardi, Sara era nel suo studio a compilare alcuni documenti, quando Katie bussò alla porta semi-aperta, reggendo due tazze di caffè.

“Hey fannullona!” Scherzò poggiando uno dei bicchieri sulla scrivania di Sara e sedendosi nella sedia di fronte a lei. “Tutto bene?”

“Sì,” rispose Sara sorridendo leggermente e portando alla bocca la tazza di caffè. Ne prese un sorso e lasciò che il caldo liquido scuro le riempì la bocca. Nonostante la ricca colazione che aveva fatto a casa di Michael, aveva un bisogno disperato di caffè per aiutarla a schiarirsi le idee. “sono solo un po’…” Scosse la testa non riuscendo a trovare la parola giusta.

“Quando non finisci una frase, di solito c’è sempre un attraente ragazzo dagli occhi azzurri di mezzo.” Disse gentilmente, sorridendo e appoggiando la mano su quella di Sara. Un semplice gesto che la fece sorridere.

Di Katie si poteva dire di tutto: che le piaceva parlare –forse anche un po’ troppo-, che qualche volta era un po’ troppo curiosa, o che preferisse ascoltare i problemi degli altri piuttosto che affrontare i suoi. Ma di certo Sara non le avrebbe mai potuto rimproverare di non essere una buona amica. Katie c’era sempre per lei, e questa volta non faceva eccezione.

“Mi conosci troppo bene.” La rimproverò affettuosamente Sara. Entrambe sorrisero, rimanendo in silenzio per un po’, dopodiché Sara respirò a fondo e sputò il rospo. “Son stata con lui, stanotte.”

Questa volta Katie non fece nessuna faccia sorpresa o nessun urletto isterico. Si limitò ad accarezzare nuovamente la mano di Sara e sorriderle, quasi a farle capire che lo sapeva già.

“L’avevi intuito da come sorridevo già da stamattina presto?” Scherzò Sara, imbarazzata al solo pensiero di guardarla negli occhi.

“No, l’ho capito da come ti guardava lui.” Disse scrollando le spalle e sorridendole.

Sara alzò subito lo sguardo per incrociare quello di Katie, l’imbarazzo per quel gesto era svanito non appena aveva sentito quelle parole uscire dalla bocca dell’amica.
Ora tra loro c’era nuovamente il silenzio, ma lo sguardo di Sara sembrava pregare silenziosamente l’amica di continuare a parlare.

“Sara, sul serio hai bisogno che te lo dica io? O hai solo bisogno di sentirti dire che stai facendo la scelta giusta?” Chiese Katie, mentre vedeva che Sara tornava a sorridere.

Già, Katie la conosceva proprio bene.

“Lo sai anche tu che lui non è uno di passaggio, vero?” Sara annuì. “Eppure hai paura di ammettere quello che provi, no?” Se Sara fosse stata un birillo e Katie una palla da bowling, in questo momento la scritta ‘strike’ starebbe lampeggiando sopra la sua testa.

Anzi no, Katie la conosceva dannatamente bene.

“Katie, non posso nemmeno pensare a quello che provo per lui dopo solo pochi giorni… Non sarebbe da me.” Disse scuotendo la testa.

“E allora? Le persone cambiano, Sara. Quando il cambiamento è negativo, lo si combatte. Ma quando il cambiamento è positivo, lasci che ti cambi.”

“Come puoi essere così sicura che Michael sarà un cambiamento positivo?” Il tono di Sara a metà tra il preoccupato e il curioso di conoscere la risposta a questa sua domanda, fecero sorridere Katie prima di risponderle.

“Perché tutti quelli che ci son stati prima di lui, non ti hanno mai resa così felice, nemmeno dopo che ci sei stata mesi insieme.” Sara si unì al sorriso dell’amica, prima di tirarla a sé e abbracciarla.

Il momento commovente fu interrotto dallo squillo del cellulare di Sara. Katie fu più veloce e guardò prima di Sara lo schermo che si illuminava ad intermittenza, e sorridendo si limitò a dire: “Fossi in te risponderei.”

Una reazione del genere voleva dire solo una cosa, era lui che la stava chiamando.
Sara sorrise e prima di rispondere diede una pacca affettuosa sul braccio dell’amica.

“Hey.” Rispose aprendo lo sportellino del cellulare.

“Hey, come va?” Le chiese.

“Tutto bene, mi son presa qualche minuto per bere un caffè con Katie, tu?” Cercò di restare seria, mentre l’amica faceva delle strane smorfie ad ogni sua parola.

Katie decise di lasciarle giustamente un po’ di privacy, e dopo averle mandato qualche bacio volante, chiuse la porta dello studio di Sara, lasciandola sola nella stanza.

“Tutto bene, anche se stavo per dare l’ok ad un progetto potenzialmente disastroso.” Disse ridendo.

“Sembra quasi che tu fossi distratto da qualcosa.” Se voleva suonare maliziosa, c’era appena riuscita.

“Credi sia per quel motivo?” Le chiese quasi retorico. Sara poteva quasi immaginarselo di fronte a lei, con quel sorriso malizioso che andava sempre d’accordo con la forma che i suoi occhi blu prendevano quando sorrideva. “In effetti, oggi mi è capitato spesso di pensare ad una ragazza dai capelli corti e scuri e dagli occhi di cerbiatto.”

“Solo oggi?” Le chiese divertita da quelle che ormai erano diventate le loro battutine.

“Beh, oggi più del solito.” Rispose prima di ridere. “Mi chiedevo se quella ragazza mi raggiungerebbe alla tavola calda che c’è lì vicino per pranzare con me?”

“Prova a chiederglielo gentilmente.” Scherzò lei, mentre guardava fuori dalla finestra del suo studio, come a cercare tra i mille palazzi di fronte a lei, la tavola calda che Michael aveva appena nominato.

“Oh ragazza dagli occhi di cerbiatto che stavi per rovinare la mia carriera di ingegnere,” Sara sorrise e scosse la testa divertita da come Michael aveva deciso di iniziare questo strano invito a pranzo “mi diresti sì se ti invitassi a pranzare alla tavola calda che c’è lì vicino, insieme a me?” Sorrise aspettando una risposta.

“Avresti potuto fare di meglio,” sorrise prendendolo in giro “ma per questa volta te la faccio passare e accetto il tuo invito.” Scherzò, facendo suonare questa sua frase come un obbligo, quando invece non vedeva l’ora di rivederlo.

“Allora ti aspetto.” Disse tornando nuovamente serio, il suo tono di voce nuovamente profondo e dal solito effetto devastante su Sara.

“A dopo, Michael.” Lo salutò.

“A dopo, Sara.” Rispose prima di finire la chiamata.

Katie aveva ragione, non c’era nessun motivo per continuare a negarlo, quella che aveva per Michael, andava oltre la semplice infatuazione.

“Molto oltre.” Si disse prima di finire il caffè.



A/N: Bene, questo era il capitolo 8, credo...? Ad ogni modo, il prossimo sarà scritto sotto il punto di vista di Michael e ripercorrerà la sua mattinata. Diciamo che mi è piaciuto tanto fare l'esperimento della divisione del capitolo sotto i punti di vista dei due protagonisti, che ho voluto riprovarci.
E fino al prossimo capitolo... Buona estate a tutti!
§Ily§
   
 
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