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Autore: Alena18    01/04/2014    54 recensioni
Non si trattava più di vivere, era arrivato il momento di sopravvivere.
Quel mondo non aveva nome e a quel destino non c'era fine.
Il cerchio si stava chiudendo ed io ne facevo inevitabilmente parte, ero come il sole che illumina i pianeti, che permette la vita, ero indispensabile.
Ma che vita era quella? Avrei voluto scappare, tornare indietro nel tempo.
Per me le lancette dell'orologio si erano fermate, lasciandomi bloccata lì, in trappola.
DALLA STORIA:
-Non dovevo fidarmi di te- gli dissi in tono deluso, ma freddo.
-Io non mento- pronunciò fermo cercando di sostenere il mio sguardo.
-Allora mostrami chi sei veramente-

NIENTE È COME SEMBRA!
© Tutti i diritti riservati.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Risveglio '
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                                                                           “E fu dal primo sguardo, quando lei rabbrividì, che il terrore entrò nella sua anima.”
 
 
Non c’era niente, assolutamente niente che ricordasse la civiltà, o che facesse pensare che lì ci fosse anima viva. Non sapevo cosa pensare, né cosa fare, ero impiantata lì come uno spaventapasseri, con il vento che mi alzava i capelli pungendomi il naso, la valigia storta posata al mio fianco e la borsa a tracolla, solo io e… io. Davanti a me una fitta distesa di alberi alti tre, quattro volte me, alle mie spalle la stradina scoscesa dove un attimo prima c’era il taxi e oltre di essa lo stesso identico scenario che avevo di fronte. In quel paesaggio c’era qualcosa di familiare, credevo di averlo già visto, ma probabilmente l’avevo solo immaginato.
Non riuscivo a capacitarmi di dove fossi, insomma, sapevo che Dawson scarseggiava di abitanti, ma credevo che ci fossero le case, o per lo meno le indicazioni. Cavolo, quel posto era deserto nel vero senso della parola!
-Ehilà!- urlai e a rispondermi non ci fu nemmeno l’eco della mia stessa voce –C’è qualcuno in questa specie di città fantasma?- Inutile, non c’era nessuno. Ma dove cavolo ero finita? Quella non sembrava neanche Dawson City, che diamine di indirizzo avevo dato a quel tipo? E possibile che a lui non paresse strana la mia destinazione? Già, era tutta colpa di quel tassista dei miei stivali!
-Ehi, idiota!- sbottai d’improvviso –Torna indietro e metti uno stupido navigatore in quella vecchia ferraglia!- gridai al nulla, era bello potersi sfogare, scaricare la colpa su qualcun’altro, ma non c’era sfizio se nessuno era lì per ribattere. Non ero mai stata tanto fuori di me, era piuttosto evidente che il panico cominciava a farsi sentire.
-Okay, Maya- mi dissi –Respira- ispirai ed espirai –E adesso, pensa positivo- Stavo passando in rassegna ogni angolo del mio cervello alla ricerca di un pensiero positivo, ma ne ero a corto –Pensa positivo- ripetei –Un attimo!- le mie sopracciglia scattarono verso l’alto ed i miei occhi si spalancarono –Pensa positivo. Lottie. Il cellulare- esplosi facendo un salto ed aprendo la cerniera della mia borsa. Trovato il cellulare non mi restava che comporre il numero, meglio chiamare Charlotte piuttosto che far preoccupare mia madre inutilmente, la mia migliore amica era un tipo pieno di risorse. Ovviamente il mio momento di gloria fu rovinato da quel sadico del mio cellulare al quale piaceva continuare a sbattermi in faccia che in quel posto sperduto non c’era campo.
-Cavolo!- esclamai passandomi una mano fra i capelli gelidi –E adesso che faccio, adesso che faccio- presi ad andare avanti e indietro come un pendolo impazzito, dovevo farmi venire un’idea, qualsiasi cosa meno che farsi sopraffare dalla paura.
-Ci sono!- dissi fermandomi di colpo –Seguirò il sentiero- mi sembrava la cosa più intelligente da fare, oltre che l’unica. Afferrai il manico della mia valigia e tirai fin sotto il mento la zip del mio giubbotto scuro, incamminandomi verso Dio solo sapeva cosa.
Dopo oltre venti minuti di cammino ininterrotto cominciò a piovere, una pioggia diversa da quella di Londra, questa era più leggera e fresca.
-Oh, bene!- strillai al cielo –Hai altro il serbo per me?- chiesi, ovviamente retorica, sempre al nulla mentre mi infilavo un cappuccio. Qualche minuto dopo i tuoni rimbombarono tutt’intorno e un lampo illuminò il cielo coperto di nubi. Mi fermai di botto, non a causa del temporale, ma perché ero arrivata ad un bivio.
-Vuoi scherzare?!- urlai, ma il vento censurò la mia affermazione strappandomi via il cappuccio. Lo rincorsi ritrovandomi, sempre e letteralmente, ad un soffio dal prenderlo. Probabilmente passarono minuti prima che, finalmente, si fermasse. Si posò delicatamente al suolo umido e arido, ed io lo afferrai repentina infilandolo in borsa. Ero fradicia di acqua, bagnata dalla testa ai piedi nel bel mezzo di una foresta, lontana chissà quanto dalla strada. Fantastico. Quando mi voltai vidi una grossa quercia ombrosa, ma con una chioma fitta e quasi impenetrabile: un buon riparo. Trascinai la valigia con me e mi parve così lontano quell’albero in quel momento, il vento mi spingeva indietro rendendomi quasi impossibile camminare a passo d’uomo. Finalmente arrivai e immediatamente lasciai andare il mio bagaglio, avevo le dita intorpidite. Quella quercia era affascinante, doveva essere vecchia di secoli, era interessante poterla osservare, almeno impegnavo la mente e imparavo qualcosa. Oh, quanto avrei voluto essere a scuola! Toccai la corteccia ruvida della quercia, la accarezzai come in cerca di conforto, ma subito mi ritrassi. Quando aprii la mano destra, sul palmo c’era inciso un lungo taglio, era profondo a giudicare dal sangue che già colava lungo il polso per poi gocciolare sulla terra. Solo in quel momento mi resi conto che il suolo era completamente ricoperto di neve, anche se non stava nevicando. Che strano, pensai mentre tentavo di ignorare il bruciore spostando lo sguardo altrove, il sangue mi faceva senso. Velocemente mi strappai un pezzo di stoffa dalla mia canotta e lo utilizzai per fasciarmi la mano così da fermare il sangue che pulsava sotto la pelle, intorno alla ferita. La testa cominciò a girarmi, la vista mi si appannò, il sangue aveva proprio un brutto effetto su di me. Piano mi lasciai cadere al suolo, infischiandomi della neve macchiata di rosso che mi congelava il fondoschiena, dovevo riposare, o almeno riacquistare le forze. Chiusi gli occhi nella speranza che il mondo smettesse di vorticare e restai così a lungo, fino a quando un rumore secco mi costrinse a spalancare gli occhi. Mi irrigidii di colpo, forse a causa del freddo, forse no, ma c’era qualcosa… qualcosa che si muoveva tra i cespugli di fronte e mi diede i brividi. D’un tratto colsi un movimento ed assottigliai lo sguardo ancora un po’ offuscato per tentare di vedere qualcos’altro, ma non ne ebbi il tempo. Qualcosa di tremendamente grande sbucò fuori dai cespugli puntando verso di me. Mi tirai su il più velocemente possibile, correndo in nessuna direzione, senza alcuna meta, con il cuore a mille e la paura tatuata negli occhi che schizzavano da una parte all’altra in cerca di un aiuto, un’idea. Un ringhio disumano mi fece urlare e corsi più forte. Voltai la testa per vedere da cosa stessi scappando, anche se avevo una paura tale a scoprirlo. Inizialmente non vidi nulla a causa della vista appannata dalle lacrime, poi riuscii a cogliere uno scintillio in un paio di occhi gialli come l’oro. Era qualcosa di enorme e peloso, una bestia affamata della quale non volevo assolutamente essere lo spuntino di mezzanotte. Ma come sfuggire a tanta velocità, tanta forza e tanta fame se ero completamente sola? 
 
 
 
 
Ehilà, bella gente!
Prima di tutto vi voglio ringraziare tutte per aver letto e recensito il primo capitolo, ho molti progetti e idee per questa ff, ci tengo molto e ho bisogno di sapere voi cosa ne pensate.
Trovo questo mio nuovo stile sia di scrittura che per quanto riguarda il genere della storia diverso e piuttosto particolare, credo che andando avanti potreste davvero appassionarvi, o almeno lo spero lol:)
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto come il primo, non accade molto, ma questi primi capitoli si concentreranno molto su di lei, per dare un’idea della sua vita e di cosa sta per cambiare.
Ora la smetto di rompere e mi dileguo. Ah! Scusatemi per questo ritardo, ma la scuola mi ha assorbita negli ultimi giorni e non ho avuto tempo, scusate anche se non sono ripassata ancora da alcune di voi, provvederò a farlo sicuramente nei prossimi giorni:)
Grazie ancora a tutte e recensite mi raccomando, anche se non vi piace, almeno capisco cosa devo cambiare;)
Alla prossima:)
Baci
Alena18 xxx

 

La foresta
 
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