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Autore: Elly J    01/04/2014    2 recensioni
“L’aveva usata, solo usata. L’aveva plasmata, trasformata in una vera e propria macchina da guerra, un’assassina. Ma per chi uccideva? Per chi toglieva la vita? Uccideva per conto di quell’uomo che le aveva tolto la libertà, la felicità, il sorriso. Le aveva tolto tutto. Ma soprattutto le aveva tolto lui, il suo unico e vero amore, l’unico che l’avesse mai amata veramente. Senza di lui, cos’era lei? Cos’era diventata? Era diventata una spietata assassina, l’assassina. Ma non un’assassina qualunque. Era diventata fredda, calcolatrice, piena d’odio. Era stata addestrata per diventare l’assassina dei Templari. Era diventata una Templare.”
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Achille Davenport, Charles Lee, Connor Kenway, Haytham Kenway, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13 - Ginevra

La locanda dove Scarlet lavorava si trovava nel centro di Boston, vicino ad una sartoria. Connor decise di lasciare i cavalli legati ad una staccionata poco distante e raggiungere la locanda a piedi per evitare di attirare occhi indiscreti.
Anche quella parte di città era molto affollata e, dopo aver legato i cavalli, Connor guardò Scarlet.
- Stammi vicino e cerchiamo di non perderci di vista. La locanda non è distante, per cui non dovremo avere problemi. - disse con voce ferma.
Scarlet nemmeno lo ascoltò. - Come sapevi dove lavoro?
Connor la guardò duramente. - Non è il momento. Cammina e stammi vicina.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e senza aggiungere altro lo seguì.
 
Connor camminava con passo sicuro, sgusciando tra la gente senza nemmeno sfiorarla, Scarlet invece aveva qualche difficoltà. La gente continuava a spintonarla di qua e di la e più volte rischiò di perdere di vista Connor, ma fortunatamente lui la teneva sempre sott'occhio.
Quando arrivarono in vista della locanda, Connor afferrò Scarlet per un braccio e se la trascinò più vicina.
- Ehi, ma che modi! - protestò lei. Poi con uno strattone si liberò dalla presa di lui.
Connor la riafferrò e la trascinò verso il suo petto, portando il suo viso ad un soffio da quello di lei.
- Adesso mi stai bene a sentire. - iniziò lui con voce aggressiva - Se fai qualche stupidata, cerchi di scappare, ci fai scoprire o un'altra delle tue trovate, giuro che dopo averti riportata alla tenuta ti rinchiudo nello scantinato. Sono stato chiaro?
Scarlet lo fissò negli occhi intimorita. Lui non le si era mai rivolto con voce tanto adirata e per la prima volta da quando lo aveva incontrato ne ebbe veramente paura.
- Va bene. - sussurrò lei con voce flebile.
Lui la fissò ancora per qualche secondo e poi, con una leggera spinta, mollò la presa dal suo braccio.
- Adesso seguimi. - concluse il ragazzo.
 
Ormai la locanda distava pochi metri e il cuore di Scarlet iniziò a batterle all'impazzata. Teneva lo sguardo basso, per paura di incrociare dei volti conosciuti. Non voleva che la riconoscessero perché sicuramente le avrebbero fatto un sacco di domande su Connor.
"Chi è?"
"E' tuo fratello?"
"Un amico?"
"Secondo me non è solo un amico.."
"E' il tuo fidanzato?"
"Perché non ci hai detto che hai un fidanzato?"
Scarlet scosse la testa. Non voleva pensarci.
Connor aveva rallentato l'andatura, segno che ormai erano vicini all'entrata della locanda e Scarlet alzò lo sguardo.
Non appena lo vide, la ragazza si bloccò.
Non era possibile.. era tornato alla locanda?
- Connor! - chiamò lei a voce alta.
Connor si girò, ma Scarlet era già sgusciata via.
 
 
 
***
 
 
 
Charles Lee osservò la scena da lontano.
Come previsto la ragazza aveva abboccato alla grande. Sapeva che lo avrebbe fatto.
L'uomo sorrise compiaciuto e con un cenno della mano fece muovere alcune giubbe rosse che si trovavano dall'altra parte della strada. Sperò solo che Connor non le uccidesse troppo in fretta.. aveva bisogno di almeno cinque o sei minuti per fare due chiacchiere con la ragazza.
 
 
 
***
 
 
 
- Hidalgo! - urlò Scarlet correndo verso una delle staccionate che si trovavano addossate alla facciata principale della locanda, alcuni metri oltre l'entrata.
Il cavallo riconobbe subito la sue voce e si girò verso di lei, nitrendo forte.
- Oh, Hidalgo! Ma dove eri finito?
Scarlet cinse il grande collo del suo cavallo con le braccia e lo strinse in un abbraccio forte.
- Ma come sei tornato qui? - disse sorridendo.
Scarlet non era mai stata felice come in quel momento.
- Ora ti porto con me. - disse mentre lo slegava dalla staccionata.
Ad un certo punto la ragazza sentì un leggero fruscio dietro di lei, ma non si preoccupò. Immaginò che fosse Connor che veniva a rimproverarla, tanto per cambiare. In quel momento però non le importava più di tanto.
- Ciao, Ginevra.
Una voce maschile parlò, ma Scarlet, sentendo che il nome pronunciato non era il suo, non si girò.
Pochi secondi dopo una mano le si appoggiò sulla spalla sinistra.
- Ginevra. - ripeté poi la voce.
Scarlet si girò di soprassalto. - Prego?
Davanti a lei c'era un uomo che le sorrideva. Era ben vestito, e a giudicare dagli indumenti che portava doveva essere un generale o qualcosa di simile. Non era un soldato normale perché non portava la classica giubba rossa, ma sicuramente era qualcuno di importante in campo militare. Aveva i capelli neri raccolti in un piccolo codino dietro la nuca e due folti baffi, neri anch'essi, che gli davano un aria da gentiluomo. Però la prima cosa che Scarlet notò di quell'uomo furono i suoi occhi, azzurri come il mare.
- Sei cresciuta Ginevra, molto. - disse l'uomo continuando a sorridere.
Scarlet lo fissò con sguardo interrogativo. - Penso che abbia sbagliato persona, signore. Io non mi chiamo Ginevra. - rispose.
- Ah no? Come ti chiami allora? - replicò l'uomo tranquillamente.
La ragazza ci mise alcuni secondi a rispondere e nel frattempo cercò Connor con lo sguardo.
- Tutto bene? - chiese poi l'uomo vedendo che Scarlet non rispondeva.
Lei tornò con l'attenzione su di lui. - Oh sì, tutto bene. - rispose con un sorriso. L'ansia però iniziò a scorrergli nelle vene. Connor non c'era.
- Non mi hai detto come ti chiami. - la incalzò l'uomo.
- Scarlet. - rispose lei cercando di sorridere.
L'uomo la fissò negli occhi per alcuni secondi che parvero interminabili. - Capisco. - commentò poi.
Scarlet sorrise nervosa. Il comportamento di quell'uomo era abbastanza ambiguo ed oltretutto Connor era sparito. Doveva trovare un modo per svignarsela, e alla svelta.
- Bene, se non le dispiace dovrei andare. - disse la ragazza sorridendo imbarazzata. Fece un passo in avanti, stringendo forte la lunghina che era attaccata alla capezza di Hidalgo e di conseguenza anche il cavallo si mosse in avanti.
L'uomo non parve volerla bloccare, ma disse una frase che costrinse Scarlet a fermarsi.
- Hai gli occhi di tuo padre, gli stessi occhi che avevi da piccola.
La ragazza fissò con stupore l'uomo. Quel tizio la conosceva? Ma soprattutto aveva conosciuto suo padre? Quel padre di cui lei non ricordava nemmeno il viso poiché era morto quando lei era solo una bambina? No, non era possibile.
- Signore, glielo ripeto, sta sbagliando persona. - disse Scarlet con voce leggermente insicura. Forse quell'uomo non stava sbagliando persona.
- Ti garantisco che non sto sbagliando, Ginevra.
- Io non mi chiamo Ginevra. - Scarlet alzò leggermente la voce. Si stava spazientendo, ma soprattutto quell'uomo iniziava a farle paura.
- Mi ascolti, - continuò la ragazza - io non sono Ginevra, non so chi sia questa tizia, non conosco nessuno con questo nome. Io non ho idea di chi fossero i miei genitori, ho vissuto la mia infanzia in orfanotrofio fino alla maggiore età. Poi sono andata a vivere da sola. Io non so nulla ne di mia madre, ne tantomeno di mio padre. E soprattutto non mi chiamo Ginevra. - Scarlet calcò bene sull'ultima frase e cercò di assumere un'espressione sicura.
L'uomo la ascoltò attentamente e la fissò per tutto il tempo. - I tuoi occhi non mentono, ne sono certo. Sei tu la ragazza che sto cercando.
Le mani di Scarlet iniziarono a sudare freddo e il cuore sembrava esplodergli in petto. Hidalgo si stava agitando; continuava a sbuffare dal naso e di tanto in tanto si muoveva in avanti come per voler andar via. Anche Scarlet voleva andarsene, ma qualcosa in fondo al cuore la bloccava lì, di fronte a quell'uomo che sembrava aver conosciuto lei e suo padre molti anni prima. Dentro di lei qualcosa le diceva di approfondire, di chiedere, di scoprire.. Ma quel qualcosa nascondeva anche una paura ignota.
Scarlet guardò bene l'uomo. Non era vecchio, per cui se era vero che si erano incontrati anni prima, lui all'epoca dell'incontro doveva essere pressoché un ragazzino poco più grande di lei. Come faceva ad essere così certo che era lei la ragazza che stava cercando?
- Perché mi stavi cercando? - chiese Scarlet a bruciapelo. La curiosità stava avendo la meglio sul suo buon senso.
Lui stava per risponderle quando all'improvviso delle urla terrorizzate squarciarono il solito vociare quotidiano della gente. Scarlet spostò rapidamente lo sguardo sulla folla e tra di essa vide alcune figure muoversi di qua e di là. Qualcuno stava combattendo.
L'uomo parve riscuotersi non appena udì le urla. - Devo andare. - disse alla ragazza, mentre con gli occhi sembrava controllare la folla.
- Cosa? Ma come? - Scarlet protese le mani avanti per fermarlo - Non può andarsene così!
Lui la prese per le spalle e la guardò negli occhi. - Non posso più restare, io..
Scarlet lo interruppe bruscamente. - Non può lasciarmi qui così! Non dopo quello che mi ha detto!
Lui le strinse le spalle con più forza. - Ascoltami attentamente. Ora non posso portarti con me, non ancora. Torna qui a Boston il più presto possibile e chiedi di Charles Lee alla locanda vicino al porto. Dopodiché ti basterà solo aspettare, ti troverò io.
Scarlet fissò gli occhi azzurri dell'uomo che le aveva appena rivelato di chiamarsi Charles. - Va bene, lo farò. - sussurrò lei confusa.
Charles si girò ancora una volta verso la folla, e poi ancora verso Scarlet. - Un'ultima cosa. - disse poi.
- Cosa?
- Non fidarti di Connor Kenway. So che sei qui con lui, ma non fidarti di quello che ti dice. Promettimi che non ti fiderai.
Lo stupore negli occhi di Scarlet si trasformò in paura. Connor Kenway? Lo stesso Connor che l'aveva tratta in salvo pochi giorni prima e l'aveva accompagnata a Boston quello stesso giorno? Perché non doveva fidarsi?
- Non fidarti. - concluse Charles vedendo che la ragazza non rispondeva. Dopodiché le lasciò le spalle e con passo deciso scomparve tra la folla in subbuglio.
  
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