Estate 2013: uscivano le prime foto dello spot di Azzaro ... impossibile non immaginare ... impossibile non scrivere.
Ora che lo spot sta per uscire, ho deciso di pubblicare il mio sogno di mezza estate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Lei lo aspettava,
guardando le luci della sponda opposta che si riflettevano sull'acqua
falsamente calma del lago mentre il tramonto rosseggiava dietro le
montagne.
Quella sera d’inizio estate era tiepida, così
aveva osato un vestitino bianco che le lasciava scoperta la schiena.
Lui le aveva chiesto di aspettarlo davanti al suo hotel e lei era
arrivata con un certo anticipo: non molto femminile, ma l'idea di
trascorrere una serata con quell’uomo l'aveva resa impaziente.
Appoggiata al muretto che costeggiava il lungolago, stava pensando che
doveva essere proprio impazzita: come aveva potuto accettare l'invito
di quel tenebroso sconosciuto che l'aveva avvicinata la mattina stessa
per chiederle un'informazione...
Cercava la villa dove erano state girate le scene di "Star
wars", quella favolosa balconata a strapiombo sul lago, dove
Anakin e Padme si erano giurati eterno amore ... contro l'impero ...
contro ogni raziocinio.
E… contro ogni raziocinio lei lo aveva accompagnato.
Contro ogni raziocinio lo stava aspettando fuori dal suo hotel.
Quasi richiamata dalla sua presenza, lei si voltò proprio
mentre lui usciva.
Era una visione idilliaca: completamente vestito di nero, senza
cravatta ma di un'eleganza mozzafiato, era fermo all'uscita
dell'albergo e, con un gesto tipicamente maschile, si stava sistemando
i polsini della camicia... non troppo fuori ... non troppo sotto la
manica della giacca.
Si guardò attorno, padrone di sé e del mondo,
fino a quando il suo sguardo si posò su di lei.
Lei accennò un gesto per farsi riconoscere ... lui
sembrò ignorarla.
Si avvicinò camminando sensuale: una pantera pronta alla
caccia. Solo quando fu a pochi passi da lei, accennò a un
sorriso. Con nonchalance fece scivolare la sua mano attorno alla sua
vita, la strinse appena e, con un sussurro all'orecchio, disse:
" Sei bellissima ... "
Le labbra si spostarono sulla sua tempia, dove posò un bacio
leggero.
La sua mano si posò sulla sua schema nuda, e con una lieve
pressione, la fece voltare, in modo che camminasse al suo fianco: un
gesto che denotava possesso e comando, senza ostentazione, senza
prepotenza, solo maschia virilità.
"Ti ho preparato una sorpresa speciale ... " disse senza guardarla.
" Ne sono lusingata" rispose lei. "Anche se non ne afferro il motivo.
Mi conosci appena." gli ricordò
"Una valida ragione per conoscerci meglio. Ti fidi di me?"
Non avrebbe dovuto ... tutto di lui urlava "pericolo" ... ma ne era
profondamente attratta: non si era mai sentita tanto coinvolta da un
uomo a prima vista. Non si era mai persa dietro ad un uomo in senso
assoluto ...
E adesso si stava affidando ad uno splendido esemplare di maschio
felino con gli occhi di ghiaccio.
La ragione le diceva di andarsene di corsa ...
L'istinto la metteva in allerta ...
Ma il suo corpo le mandava segnali inequivocabili, che né la
ragione né l'istinto potevano dominare.
Lo voleva ...
Voleva essere in sua balia per una sera ... per una notte ...
Arrivarono a Villa Balbianello che era il crepuscolo.
- A quest’ora la villa
sarà chiusa … - gli fece notare lei.
- Mmm … non per me.
– rispose lui, senza arroganza.
Come richiamato da un muto appello, il custode venne ad aprirci.
- Signore, buonasera. La stavamo
aspettando. – disse con un accenno d’inchino.
- Buonasera … è
tutto pronto? –
- Come ha disposto lei. Se i signori
vogliono seguirmi. –
Lui le porse il braccio e la introdusse in quella splendida villa,
suggestiva cornice di film famosi e di matrimoni romantici.
- Come mai t’interessa questa
villa? – gli domandò per smorzare
l’imbarazzo.
- Devo girare uno spot per un profumo
… stiamo cercando la location adatta e alcuni colleghi mi
hanno indirizzato a questa splendida villa: la posizione è
incantevole e l’architettura perfetta per quello che ho in
mente. – le disse, uscendo sulla terrazza e mostrandole il
lago.
- Un profumo? E tu sarai il protagonista
dello spot? –
- No … credo che chiameranno
un modello dall’America … io sono solo
l’ideatore. –
Mentre le parlava, lei notò un piccolo tavolo apparecchiato
in un angolo, vicino alla balaustra finemente cesellata.
La tovaglia di merletto bianco copriva elegantemente il tavolino in
ferro battuto, e le due sedie, lavorate allo stesso modo, erano poste
l’una di fronte all’altra.
Due candele erano l’unica fonte di luce … oltre
alle stelle che stavano facendo la loro timida apparizione nel cielo
ancora pennellato di blu e viola.
- Spero ti piaccia l’aragosta
… - le disse, invitandola verso la tavola elegantemente
apparecchiata.
- Mai mangiata … -
- Una prima volta: che onore! –
Con la sua innata cortesia, le spostò la sedia e la fece
accomodare in modo che potesse ammirare il panorama che scuriva
lentamente.
Da dietro si chinò sulle sue spalle e le sussurrò:
- Champagne …? –
- Altra prima volta … -
insinuò lei.
Intuì il suo sorriso sornione e arrossì.
Con studiata indifferenza, lui fece scivolare il dorso delle dita sulla
spalla, inciampando sulla spallina che sosteneva precaria la scollatura
del vestito.
Dal nulla apparve un cameriere che, con affettata cortesia, chiese se
poteva servire la cena.
- Per te va bene? - le chiese,
girando attorno al tavolo e accomodandosi sulla sedia di fronte.
- Quando vuoi … - rispose,
usando un tono ingenuamente sexy.
Lei non era una famme fatale, non era mai stata a suo agio con le
avances degli uomini … anche perché nessuno, fino
a quella sera, le aveva mai fatto la corte in modo tanto sottile e
seducente.
I ragazzi della sua età erano rudi e diretti e nessuno si
era mai preso la briga di organizzare per lei cene eleganti; di solito
ci si accontentava di birra e pizza per poi finire in macchina a
consumare qualche carezza indecente, che le lasciava solo
l’amaro in bocca.
Lui era diverso.
Fin dal primo sguardo aveva smosso in lei una femminilità
che non pensava di avere, un desiderio che non pensava di poter provare.
Il cameriere portò l’aragosta su un carrellino di
legno antico, sul quale era in bella mostra, nel secchiello del
ghiaccio, una bottiglia di Bollinger … lo champagne di James
Bond … altra mistica presenza della villa.
- Anche tu sei un uomo che non deve
chiedere mai? – chiese lei, accennando col capo alla
bottiglia.
- Intenditrice? Mi avevi detto che non
…. –
- Non … ma guardo i film di
007 e, come sicuramente saprai, Casinò Royale è
stato girato qui.-
- Non ti sfugge nulla … -
Certo che le sfuggiva qualcosa.
Le sfuggiva il perché si trovasse lì …
La ragione per cui lui l’aveva invitata …
L’arcano motivo che l’aveva spinta ad accettare
…
Il cameriere posò i piatti con l’aragosta e
versò lo champagne nei flute.
Lei guardò il piatto e le posate, per un attimo smarrita:
non voleva sembrare una zoticona … ma in
quell’istante non sapeva proprio come affrontare il crostaceo
che aveva davanti.
Lui, vedendola impacciata, sorrise e si protese verso di lei.
Con le mani nude prese un pezzetto di polpa bianca, lo intinse in un
ricciolo di maionese e lo porse alle labbra di lei.
Lei avvicinò la bocca al lauto boccone e la socchiuse,
mandando indietro leggermente la testa.
Lui le fece scivolare tra le labbra l’aragosta, senza
tralasciare di raccogliere con il pollice una goccia di salsa che vi si
era posata, per poi pulirlo con la punta della sua lingua.
La cena si stava facendo interessante.
Dopo aver finito di mangiare l’aragosta, sorseggiando il suo
bicchiere di champagne, lui si accomodò sulla sedia, il
braccio abbandonato sullo schienale e le gambe allungate oltre il
tavolino.
La sua sensualità era animalesca, imprigionata dentro un
abito di Armani.
- Pensavo … -
proseguì lui, mentre le spiegava il progetto per lo spot.
– di farli incontrare in questa villa … ipotizzare
un incontro clandestino … vieni … - le disse
all’improvviso, porgendole la mano.
Come un automa senza volontà, lei si lasciò
guidare da quella mano dalle lunga dita affusolate, indecenti promesse
di languide carezze.
Lui le avvolse la vita con un braccio, e la guidò
all’interno della villa. Un magnifico salone in penombra si
apriva oltre la porta finestra, sul quale si affacciava una maestosa
scalinata di marmo.
Il braccio scivolò lento, la mano si posò sul
braccio per scendere ad afferrarle la mano.
Lui salì per primo, tirandola leggermente, impaziente di
raggiungere chissà quale luogo segreto.
Le scale terminavano in un piccolo salottino, un’anticamera.
Lui aprì una porta che li introdusse in una sala
completamente buia. Non accese le luci ma, quasi conoscesse a memoria
la stanza, si diresse verso le persiane, dalle quali filtrava un debole
chiarore.
Spalancò le finestre e le ante che toccavano terra ed
uscì su un piccolo balcone in muratura.
La notte era stupenda.
- Avevo in mente ad una scena qui sul
balcone … - iniziò a raccontarle, avvicinandosi
pericolosamente.
Lei era come ipnotizzata: seguiva le sue parole ed i suoi gesti, come
se lui manovrasse dei fili invisibili legati al suo corpo.
- Affacciati … - le
comandò.
Lei appoggiò i gomiti alla balaustra e si chinò
su di essi.
- Dunque … lui le si avvicina
da dietro e, fermandosi sullo stipite della finestra, la osserva
…-
Lei chiuse gli occhi, sicura che lui stesse eseguendo i gesti che le
sue parole descrivevano.
L’attesa di un suo tocco era una dolce sofferenza.
Lei si sentiva in cima alle montagne russe, in attesa di scivolare in
picchiata, seduta in un’automobilina completamente al di
fuori di ogni suo possibile controllo. Trattenne il respiro aspettando
il vuoto allo stomaco che ne sarebbe conseguito.
- A parole non rende … -
sussurrò lui. – Proviamo con una dimostrazione
pratica … -
Eccolo il volo … ecco il vuoto di stomaco.
La corsa non poteva più essere arrestata.
Lui si accostò a lei, appoggiando il proprio braccio al suo,
puntando lo sguardo verso lo stesso orizzonte che stava fissando lei.
Si voltò a guardarla e le scostò i capelli che le
celavano il viso, cadendo oltre il balcone, richiamati dalla forza di
gravità.
Le dita seguivano un ciuffo ribelle … dalla fronte a dietro
l’orecchio ... fino alla schiena, per spostare
l’intera chioma oltre l’altro lato del collo.
Lui si avvicinò alla pelle finalmente libera e vi
posò il naso, inspirando a fondo.
- Lo spot è per un profumo
… annusa qui e dimmi cosa ne pensi … -
sussurrò, interrompendo la dimostrazione.
Lei si alzò e si volse a guardare dove lui stava indicando:
aveva la testa piegata e la sua mano indicava un punto della sua pelle
tra la gola e lo sterno.
Non senza imbarazzo, si avvicinò e inspirò la
fragranza: il profumo aggiungeva una lieve nota di sandalo a un ben
più armonioso aroma … quello della sua pelle
… ben più attraente … ben
più afrodisiaco.
- Sensuale … - rispose in un
affanno.
Lui affondò le dita nelle sue braccia e la
appoggiò alla balaustra, inclinandola pericolosamente verso
il vuoto.
Con la schiena inarcata, i loro bacini si avvicinarono, creando un
contatto intimo che la riempì di lussuria.
Presa dai brividi, buttò la testa all’indietro,
incurante del vuoto sotto di lei … i capelli biondi crearono
una cascata dorata, scintillante al riflesso della luna.
Lui la risollevò e, ponendole una mano dietro la nuca,
avvicino la sua fronte a quella di lei, affondò nei suoi
occhi per finire a un millimetro dalle sue labbra.
Indugiò qualche secondo, respirandole vicino alla bocca
socchiusa; poi si staccò da lei per percorrere la scollatura
con lo sguardo, catturando brandelli di pelle … guardando il
suo petto alzarsi e abbassarsi in fretta, seguendo il ritmo di un cuore
sincopato dall’eccitazione … dal timore, forse...
Lo sguardo glaciale si sciolse sul seno malcelato dai sottili lembi di
stoffa che fungevano da vestito.
Posò la mano aperta proprio in quel punto in cui il seno si
divide, per assorbirne i battiti.
Le mani di lei si aggrapparono alle maniche della sua giacca per
sostenersi: le gambe si erano fatte deboli, cedevoli
… come lei.
Vedendola così pronta ad abbandonarsi, lui la strinse: una
mano alla base della schiena e una a sostenerle la testa mentre, con
una passione che lui stesso non pensava di poter provare, si
appropriò delle sue labbra.
Il bacio fu una rivendicazione di possesso: forte ma non rude
… esperto ma non studiato …
La bocca avida non aveva pace: passava dalle labbra alla curva della
mandibola … sul collo … ancora sulle labbra
… ad assaggiare il sapore di ogni angolo … a
bramare ogni sfumatura di profumo che la pelle di lei gli regalava.
Le spalline indisciplinate del candido vestito scivolarono dalle
spalle, lasciando libero accesso alla bocca di quell’uomo che
sembrava volerla divorare.
Ansimando … lui la spinse all’interno della stanza
… appoggiando la schiena della ragazza ai vetri delle
finestre.
Il taglio del vestito non permetteva di indossare nessun tipo di
reggiseno.
Lei lo guardò e, prima di posargli le mani dietro il collo,
sfilò le braccia dalle spalline che avevano raggiunto i
fianchi.
Il seno candido andò ad appoggiarsi alla stoffa della
camicia quando lei lo abbracciò, per baciarlo con una
sconosciuta audacia.
Voleva che si togliesse la giacca … voleva mischiare
l’odore della sua pelle con quello della pelle di lui
… fragranze uniche ed irripetibili … impossibili
da intrappolare in una bottiglietta di vetro.
Lui accontentò il suo desiderio muto, lasciandole
l’onore di slacciare i bottoni della sua camicia.
La brezza del lago si unì alle loro carezze, regalando loro
sensazioni indicibili … sospiri persi nella notte
… brividi sulla pelle, come lievi increspature della
superficie del lago.
Lui seguiva le reazioni di lei … le ascoltava …
le assecondava …
La guidava e si lasciava guidare dove entrambi volevano andare.
Non si erano mai incontrati eppure, la scoperta dei loro corpi ormai
nudi rivelò loro che si conoscevano da sempre.
Lei non aveva remore … non aveva più paura: si
fidò di lui … si fuse con lui … si
confuse e si lasciò trasportare dai suoi baci …
dalla sua virilità … verso quel piacere che non
pensava potesse esistere.
Lui si sentì suo padrone e suo schiavo: prendeva e regalava
piacere … la dominava e si lasciava dominare, rinunciando a
quel controllo che era la sua forza … la sua debolezza
… per rischiare di affogare in una passione mai provata
… in un corpo che lo avvolgeva, lasciandosi possedere senza
limiti o divieti.
Lui … lei … finalmente loro … una
notte d’estate … su quel ramo del lago di Como.
Epilogo
Era passato un mese ...
"Quella" mattina si era svegliata in un letto che non conosceva, in una
delle stanze della villa, senza sapere come ci era arrivata.
Le leggere lenzuola di cotone bianco le coprivano le gambe nude, come
il resto del suo corpo.
Con le mani cercò un altro corpo ... ma il letto enorme era
vuoto.
Lentamente ... dolorosamente ... si mise a sedere.
Sul comodino un'abbondante colazione ed una rosa bianca.
Incastrato tra il bricco del latte ed il sottile vaso di vetro, un
biglietto piegato in due.
- Mi hai regalato un sogno ... purtroppo mi sono dovuto risvegliare ...
-
Nessuna firma.
Nessun re capito.
Nulla.
Un mese dopo, una sera di luglio ... lenta e noiosa ... lei stava
facendo pigramente zapping mentre trangugiava un gelato di cui non
sapeva nemmeno il gusto ... era solo qualcosa da mandar giù
per riempire un vuoto incolmabile.
Le immagini scorrevano senza senso, indefinite e indistinguibili.
Inaspettata, un'inquadratura la distolse dalla sua apatia.
Quella villa...
Quel balcone ...
Lui vestito di nero ...
Lei con un vestito bianco che conosceva bene ...
Il cucchiaino rimase sospeso a mezz'aria ... il gelato le cadde sulla
maglietta sformata... mentre una voce anonima sussurrava: