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Autore: __Sabotage    01/04/2014    3 recensioni
“Non mi serve convincerti perché sai che sto dicendo la verità. Certo, sei testarda, hai delle idee folli e spesso sei una maniaca del controllo però faresti di tutto per le persone a cui tieni e ti meriti qualcuno che ti ami allo stesso modo.”
Un mese dopo la partenza di Joel, Zoe si sente distrutta ma ci penseranno i suoi amici a tirarla su di morale, uno in particolare che le ricorderà che la vita è imprevedibile e spesso non tutto il male viene per nuocere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Zoe, ecco, fai attenzione.” Vivian stringeva a sé il figlio mentre con le lacrime agli occhi lo lasciava andare per passarlo alla dottoressa.
Zoe lo prese e lo appoggiò sul lettino, notando un grande bernoccolo sul lato sinistra del capo e del sangue incrostato.
Si affrettò a prendere una benda per fermare l’emorragia e poi valutò il suo stato di coscienza, in attesa di una reazione da parte sua che arrivò sotto forma di grugnito.
“Oh, grazie al cielo.” Sussurrò Zoe tra sé e sé mentre Vivian si precipitava tra le lacrime ad accarezzare la fronte del figlio.
“Tesoro, mi dispiace.” Disse, senza lasciargli mai andare la mano.
“Ha subito una lieve commozione cerebrale, niente di eccessivamente preoccupante. Assicurati che Harley si faccia una bella dormita e che non compia troppi sforzi, chiamami se dovesse succedere qualcosa.” Spiegò in modo professionale, accarezzando il braccio alla cugina.
“Grazie davvero, non so cos’avrei fatto senza di te.” Vivian si slanciò ad abbracciare Zoe, la quale ricambiò subito senza pensarci.
“Figurati, hai fatto bene a chiamarmi. Tienimi aggiornata, per favore.” Si raccomandò la dottoressa prima di lasciarla andare.
“Viv, vuoi portarlo da me per questa notte?” Chiese Wade premuroso.
“No grazie, credo che sia meglio che dorma nel suo letto. Io… ti chiamo.” Disse Vivian sbrigativa affrettandosi a lasciare la clinica, lasciando Wade con un palmo di naso.
“Ma…” Esclamò, gettandosi su una sedia della sala d’aspetto.
“Non prendertela, è solo scossa per quello che è successo a suo figlio.” Zoe cercò di consolarlo, sedendosi accanto a lui. “Tra l’altro, cosa ci faceva Harley su una bici a quest’ora? Non poteva insegnarglielo alla luce del sole?”
“Beh, la maggior parte del tempo lo passiamo insieme… Oh mio Dio, Vivian ha insegnato a suo figlio ad andare in bici di notte perché non ha più tempo per farlo di giorno. E’ tutta colpa mia.” Realizzò Wade, stropicciandosi la faccia.
“Come può essere colpa tua? E’ stato un incidente, capita.”
“Oddio, se gli fosse successo qualcosa Vivian non me l’avrebbe mai perdonato ma nemmeno io stesso l’avrei fatto. Per quanto mi secca ammetterlo, ci tengo molto a quel moccioso.” Zoe rimase sorpresa da come Wade era riuscito ad aprirsi con lei, non aveva mai visto quel lato del suo carattere e ultimamente stava scoprendo un sacco di cose nuove sul suo conto. Le attraversò la mente il pensiero di come sarebbe stato se avesse scoperto tutto ciò prima di mettersi con Joel. Lo cancellò subito, Wade era chiaramente innamorato di Vivian e lei doveva sistemare le cose con il suo ragazzo, un ritorno di fiamma tra loro due era impensabile.
“Wade, è normale preoccuparsi però ora va tutto bene. Che ne dici di tornare a casa ora? Questo posto lo vedo così spesso che avrò gli incubi.” Avevano entrambi la stessa abitudine di sdrammatizzare nelle situazioni tese.
“Già, mi ci vuole proprio una birra.”
“Ora sì che ti riconosco.” Zoe rise, seguendo il ragazzo fuori dall’edificio, fino alla sua macchina.
 
*
“Hey Zoe.” Dopo averle aperto, fece accomodare Annabeth nella sua stanza, mentre lei finiva di prepararsi.
“A.B., stavo proprio per raggiungervi per la colazione.” Disse, sorpresa di vedere l’amica così presto. Che si fosse preoccupata per la sua assenza di ieri sera? Lei e Lavon erano i più dolci ma a volte le sembrava di essere tornata sotto il controllo dei suoi genitori.
“A dire la verità, che ne dici se andiamo al Butter Stick? Ho proprio voglia di mangiarmi un pasticcino!” Propose entusiasta.
“Uh certo, dammi un minuto e sono pronta.” Annuì.
“Non preoccuparti, ti aspetto qui.” Asserì Annabeth, sedendosi sul letto.
“Okay! In effetti mi fa piacere mangiare fuori dopo la serataccia di ieri.” Concordò Zoe, passandosi la matita intorno agli occhi.
“Cos’è successo?” Domandò curiosa.
“Harley è caduto dalla bici ed è rimasto incosciente per un po’.”
“Oh povero piccolo!” Esclamò la donna preoccupata. “Sta bene ora?”
“Sì, tutto bene. Dovevi vedere Wade, era preoccupatissimo. Non avrei mai pensato di vederlo in quello stato.” Ammise Zoe, facendo ritorno dal bagno, pronta per uscire.
“Beh è cambiato molto da quando… sì, insomma, lo sai.” A.B. si bloccò imbarazzata per poi riprendere il filo del discorso. “Tutti se ne sono accorti, Vivian gli ha fatto bene.” Sospirò alle parole dell’amica. Lei, invece, non aveva fatto altro che farlo soffrire.
“Già, Vivian.” Disse Zoe quasi in un sussurro, che però A.B. riuscì a cogliere, insieme ala sua espressione contrariata. In quel momento i dubbi di Lavon non le sembravano così infondati.
“Allora, Lavon mi ha detto che ti ha aiutato a trovare l’inalatore di Joel. Verrà a farti visita presto?” Domandò, cambiando argomento. Conoscendo Zoe, non poteva farle domande dirette ma doveva arrivare al punto piano piano.
“Tra qualche giorno. Vorrei fare qualcosa di speciale per lui.” Annunciò Zoe sorridendo. Sperava in qualcosa di epico che lo avrebbe convinto a rimanere a Bluebell con lei ma per quello aveva bisogno dell’aiuto di Lavon e dell’intera città.
“Beh, è davvero una bella idea. E nel frattempo come te la passi? Hai trovato una… distrazione a tutto ciò?” Chiese A.B. allusiva, dirigendosi insieme a lei verso il Butter Stick.
“Mhm, mi immergo nel lavoro, nella pizza e nei film romantici.” Rispose Zoe ridendo.
“Nient’altro? Nessun… sostituto temporaneo? Qualcuno che conosco?” S’interessò Annabeth, sempre più spudoratamente.
“A.B….oh mio Dio, credi che io abbia una relazione?” Domandò scioccata, per poi fare il conto delle persone con le quali Annabeth avrebbe potuto vederla in una relazione e ne restava solo una. “Con Wade?”
“No, non con Wade!” Negò categoricamente, fingendosi sorpresa. “Anche se ora che mi ci fai pensare, facevate proprio una bella coppia.”
“Sta con mia cugina, okay? E io sto con Joel, quindi puoi evitare di fare il Cupido della situazione.” Zoe le scoccò un’occhiata scocciata, mentre facevano la fila alla cassa per ordinare la colazione.
“Questo però non vuol dire che certi sentimenti che avevi accuratamente seppellito non possano non rispuntare.”
“Fidati, questi sentimenti di cui parli sono sepolti da tempo, non ho intenzione di far parte un quadrato amoroso con mia cugina, ne ho abbastanza del dramma di Bluebell.” Affermò Zoe, scuotendo la testa.
“Va bene. Però me lo diresti se cambiassi idea riguardo a lui?” Domandò speranzosa.
“Certo, sei la mia migliore amica A.B.” Sorrise Zoe, sedendosi a un tavolo reggendo un donut tra le mani.
 
*
“Hey Vivian, sono Wade. Volevo sapere se Harley stava bene, è da ieri sera che non ho tue notizie… chiamami appena senti il messaggio.” Disse impacciato il ragazzo alla segreteria telefonica. Cavolo, lui non era mai stato così, non si era mai sentito in quel modo. Non aveva mai lasciato messaggi preoccupati in segreteria, né aveva mai fissato il cellulare in attesa di una chiamata. Lui era totalmente l’opposto. Però con Vivian era diverso, non poteva comportarsi come faceva sempre. Lei aveva rischiato molto per stare con lui. Aveva una famiglia e non poteva permettersi di compiere errori, non quando c’era un bambino di mezzo. A volte gli mancava la sua vecchia vita, il fatto di non avere così tanti tormenti e di non poter parlare di certi argomenti ma scacciava subito quel pensiero perché non poteva davvero dare retta alle sue elucubrazioni mentali.
Circa un’ora dopo la sua penosa telefonata, si ritrovò la ragazza sull’uscio di casa.
“Hey, entra.” Disse, appoggiandosi al lato della porta per farla passare.
“Scusa se ci ho messo così tanto a venire da te ma Charles non arrivava più e così ho dovuto aspettare…”
“Charles, il tuo ex marito?” Wade sentì come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Vivian non aveva mai parlato di lui e credeva che non ci fosse alcun rapporto tra i due.
“Sì. Prima che tu possa dire qualcosa, sappi che non c’è niente tra di noi. E’ solo venuto da me per Harley, l’ho chiamato dopo l’incidente della bici.” Si affrettò a spiegare.
“Hai chiamato lui?” Domandò Wade ferito.
“E’ suo padre!”
“E io sono il tuo fidanzato.”
“Non stiamo parlando di me e te in questo momento.”
“Beh, credo proprio che dovremmo farlo.”
“Sono d’accordo.” Rispose con calma, andandosi a sedere sul divano dove poco dopo venne raggiunta da Wade.
“Volevo appunto parlarti di una cosa. Questi quattro mesi sono stati la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi tempi. Tra il divorzio e tutto il resto ero davvero una persona persa e trovarti è stato un regalo per il quale non sarò mai grata abbastanza.”
“Cosa stai cercando di dirmi, Vivian?” Domandò Wade, continuando a sperare che non si trattasse di ciò che in cuor suo già sapeva.
“Non so se ti sei chiesto cosa ci facesse Harley su una bici a quell’ora. Mi ha pregato così tanto di insegnargli a pedalare che l’unico momento libero che ho trovato è stato ieri sera. Perché per tutto il resto del tempo sono con te. Mi sono distratta un attimo, lo giuro, io lo stavo guardando e stava andando tutto bene.” Vivian soffocò un singhiozzo. “Mi sono distratta perché ti stavo scrivendo un messaggio che non ho fatto in tempo a inviare perché mio figlio è caduto e ha sbattuto la testa.” Sentì riaffiorare la paura che aveva provato la sera precedente e si costrinse a fare respiri profondi per regolare il battito cardiaco.
“So cosa stai per dire ma non farlo… non è giusto, noi troveremo una soluzione.”
“Si tratta di mio figlio. Ha bisogno di me.” Anche Wade aveva bisogno di lei ma non lo disse, si sentiva già abbastanza patetico.
“Non è giusto, io… non è giusto. Zoe ha ragione, non è colpa mia.” Farneticò nel tentativo di trovare le parole giuste.
“Zoe… parli sempre di lei e lei fa lo stesso con te, questo dovrebbe dirti qualcosa.”
“No. Puoi dire tutto ma non che sono innamorato di Zoe Hart.” Alzò il tono di voce finendo per urlare le ultime parole.
“Allora dirò semplicemente grazie, per avermi salvata. Ma non posso continuare così.” Affermò, alzandosi dal divano e trattenendo le lacrime.
Wade aveva mille cose da dirle ma al momento tutto gli sembrò sbagliato e così rimase sul divano con la testa tra le mani, mentre il cuore gli scoppiava in petto.
Vivian se ne andò lasciandolo lì come un cane bastonato, con il cuore fatto a pezzi.
 
*
“Avevi ragione.” Affermò A.B. decisa entrando a passo spedito nella cucina del sindaco.
“Uh?” L’uomo alzò lo sguardo dalla televisione per capire cosa stesse succedendo.
“Riguardo Zoe e Wade. Anche con me si è comportata in maniera strana appena ho nominato Vivian. Ovviamente ha negato tutto, probabilmente non se n’è nemmeno accorta, ma credo che provi ancora qualcosa per lui.”
“Chi si sta comportando da Sherlock Holmes ora?!” Domandò retoricamente Lavon.
“Sento che dobbiamo fare qualcosa.” Affermò Annabeth, ignorando la sua frecciatina.
“La vicinanza di Zoe ti sta contagiando con le idee folli?”
“Sei stato tu a farmelo notare.” Gli ricordò puntandogli il dito contro.
“Lo so però sono entrambi in una relazione, e se ci sbagliassimo?” Domandò Lavon dubbioso.
“Non ho detto di farli lasciare, solo lasciare degli indizi qua e là…” Suggerì A.B.
“… Come le briciole di pane di Hansel e Gretel?”
Annabeth lo guardò curiosa e lui la interruppe prima che potesse dire qualcosa. “Lo sai che era l’unico cartone che guardava Lynly quando era piccola…” Spiegò, salvando all’ultimo la sua mascolinità.
“Sì, sai com’è, magari raccogliendo quelle briciole si incontreranno a metà.” Sorrise complice.
“Oh A.B., sei proprio un genio del male.” Affermò ridacchiando Lavon, prendendo la sua fidanzata tra le braccia.
 
*
“Puoi dirmi di tutto ma non che sono innamorato di Zoe Hart.” Quelle parole le rimbombavano ancora nelle orecchie. Lei e il suo pessimo tempismo. Stava andando da Wade per vedere come stava, aveva visto quanto era sconvolto la sera precedente ed era preoccupata. Non voleva facesse qualche cosa ‘alla Wade’, ma poi si ricordò che lui non era più quella persona. Vivian l’aveva cambiato. E ci trovò proprio la cugina a casa sua, intenta a discutere animatamente.
Si era fermata appena in tempo, sarebbe davvero troppo imbarazzante interrompere la loro conversazione dato che anche lei ne faceva parte.
Non poteva non ammettere che era rimasta ferita sentendo quelle parole, anche se non ne aveva alcun motivo. Anzi, doveva esserne sollevata ma evidentemente non riusciva proprio a convincersene.
Quando sentì dei passi provenire verso la sua direzione, si affrettò a fare ritorno a casa, dove cercò di fare ordine tra le sue idee confuse.
Controllò distrattamente il cellulare e il suo cuore si fermò.
“Domani sarò da te, mi manchi Zoe. Un bacio, Joel.” Lesse il messaggio con gli occhi sbarrati, non lo aspettava così presto. Non che si stesse lamentando però così non aveva il tempo per preparare qualcosa per il suo arrivo. Anche se Bluebell era sempre Bluebell e sapeva fare miracoli in una notte.
Corse fuori per avvertire Lavon dei suoi piani, sapeva che l’avrebbe uccisa ma doveva tentare, quando trovò la persona più inaspettata seduta sotto il suo portico. Wade.

juls.
Ecco a voi il secondo capitolo! Inizio col ringraziare tutti coloro che hanno letto e apprezzato il primo capitolo, mi scaldate il cuore <3
Fatemi sapere quale sia il vostro momento preferito/peggiore/inutile, insomma quello che volete XD sono a vostra disposizione u.u
Forse dovrei smetterla di blaterare e lasciarvi andare, già. Okay, siete liberi XD
Vi aspetto al prossimo capitolo, un bacio.
   
 
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