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Autore: La Dama Polla    02/04/2014    6 recensioni
Cosa accadrebbe se la Storia come la conosciamo fosse tutta una farsa? Se qualcuno avesse intenzionalmente riscritto gli eventi per nascondere una scomoda verità? Cosa accadrebbe se le nazioni riacquistassero i ricordi occultati? E cosa ha a che fare tutto questo con i fratelli Italia?
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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§ L'angolotto in grassotto § (Time For Apologies)

Chiedo enormemente scusa per il ritardo mostruoso, ho scelto un pessimo periodo per iniziare a scrivere ^.^'

Comunque, grazie per la fiducia e la pazienza che mi dimostrate. Mi impegnerò per non farvi aspettare troppo a lungo i prossimi capitoli. (Tutti: “Seeeeeeeee, come no!”)

Non mi prolungo oltre e vi lascio al capitolo.

Buona Lettura!

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E Se Fosse Tutto Sbagliato?

- Capitolo 5: Vecchi ricordi -

“Come mi hai chiamato?” esalò Germania in un sussurro.

Prima che Italia potesse rispondere, la voce di Landini lo chiamò dall'interno della stanza in cui un istante prima stava per entrare.

“Devo andare. Potremo parlare con più calma la prossima volta” disse alla fine e si richiuse la porta alle spalle, lasciando Germania attonito a fissare il vuoto.

Il tedesco rimase immobile. Doveva aver sentito male o esserselo immaginato, come tutte le visioni che aveva avuto nei giorni precedenti, ma non poteva esserne sicuro. Nonostante fosse impaziente di scoprire se Italia si fosse realmente riferito a lui con il nome che gli pareva di aver udito, decise che non era il momento adatto. Era troppo educato per disturbare una probabile riunione o irrompere nella stanza senza permesso. Per frenare il disagio e l'inquietudine che piano piano si stavano avvolgendo intorno al suo animo, si disse che la stanchezza dei giorni passati gli aveva fatto interpretare in maniera errata le parole dell'amico. Tuttavia, il timore di aver sentito giusto era pressante come un macigno sulla sua schiena.

Allontanandosi, pregò che ciò che avesse intenzione di fare Inghilterra quella sera funzionasse.

All'ultimo si rese conto di un ulteriore, insolito particolare. Italia si era rivolto a lui nella sua lingua madre, non in inglese. Ed egli era riuscito a capirlo perfettamente.

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Inghilterra si sdraiò sul divano appena entrò in casa. Si sentiva spossato. La testa era un calderone ribollente di congetture e di ricordi a cui non sapeva attribuire un'origine. Stava perdendo il senso del tempo. Il senso della Storia.

Settimane prima quelle visioni gli avevano artigliato il cervello e non avevano voluto andarsene. Scordava momenti storici estremamente importanti ed elementari, solo per ricordarne altri che non aveva mai conosciuto e di cui non aveva mai fatto parte.

Di fronte alle altre nazioni non lo aveva dato a vedere, ma anche lui stava perdendo la memoria come Francia. Quando il suo ex rivale era crollato in quella maniera pietosa, aveva avvertito un tuffo al cuore. Non solo perché soffriva nel vedere il francese in quello stato, ma perché era la stessa sensazione che aveva provato lui.

Diverse notti era rimasto sveglio, in preda ai fumi dell'alcool, cercando di annientare quelle memorie dolorose, anche se probabilmente false. Un senso di colpa lo aveva oppresso fin dal giorno in cui Francia era venuto a casa sua. Tuttavia, non sapeva dove ricercarne l'origine. Aveva tentato di ricordare per sua volontà, ma non c'era riuscito. I ricordi affioravano involontariamente e apparentemente stimolati solo da certe azioni. Perciò, aveva provato ad andare a Besançon, sperando che la città gli fornisse uno spunto per ricordare. In effetti, aveva avuto una visione della città ridotta in macerie, ma niente di più. Questo almeno combaciava con ciò che aveva detto Landini. Ma non poteva ancora affidarsi alle parole dell'italiano.

Quella faccenda era assurda: la Storia era la vita delle nazioni e dei loro popoli. Come poteva qualcuno decidere di distruggerla da cima a fondo solo per nascondere fatti scomodi?

Come potevano farli vivere in una bugia solo per compiacere loro stessi e congratularsi del fatto di essere stati accorti ed aver salvato il mondo da un grande pericolo?

Se anche fosse vero, nessuno ha il diritto di decidere per gli altri. Manipolare le nostre emozioni sarebbe spregevole.

All'improvviso la sua mente cominciò a vorticare e le immagini si accavallarono. Ecco che ricomincia. Si accasciò lentamente sul divano, chiudendo gli occhi.

Non si oppose al ricordo, lo lasciò semplicemente fluire nel suo cervello, pronto a qualsiasi cosa gli si parasse davanti.

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La nave rollava fra le onde di un mare grosso. La salsedine gli colpiva il volto come una carezza ruvida. Il sole del Mediterraneo era coperto da grigie nubi, facendo capolino di tanto in tanto.

Se non fosse dipeso dal motivo per cui si trovava in acque straniere avrebbe goduto del tempo così familiarmente londinese, ma non quella volta.

Italia gli aveva strappato Francia. Aveva visto come lo aveva ridotto. Il suo cuore ebbe un fremito: l'immagine delle molteplici ferite dell'amico lo tormentava da mesi.

Quel giorno a Besançon lo aveva stretto a sé in un ultimo, futile tentativo di rimanere insieme. Le lacrime rigavano il viso della nazione, cadendo come pioggia sul volto dell'altra, quasi moribonda tra le sue braccia. Francia lo aveva guardato con tristezza e una punta di rimprovero, ma Inghilterra aveva sperato, anzi pregato, di esserselo immaginato. Non poteva sopportare l'idea che il francese lo ritenesse colpevole della sua rovina. Lui aveva fatto ogni cosa in suo potere per aiutarlo. Poi quel bastardo era arrivato e lo aveva trascinato via.

Dopo quell'evento, Inghilterra era caduto in uno stato di disperazione pressoché totale. Non riusciva a perdonarsi per non essere stato in grado di salvare il suo migliore amico e alleato, mentre la notte gli incubi gli agitavano il sonno, con visioni di tragedia e orrore.

Ma non avrebbe ceduto. Poco a poco il dolore si era mescolato alla rabbia e all'angoscia e aveva giurato che avrebbe fatto qualsiasi cosa per fermare la follia dei fratelli Italia e riprendersi Francia.

Ci mise anni a recuperare una parvenza di potenza militare, tuttavia qualcuno di inaspettato bussò alla sua porta e gli offrì aiuto. Inghilterra, impossessato dal demone della vendetta, non esitò ad accettarlo.

Navi a dritta, capitano!” urlò uno dei suoi uomini. Inghilterra si voltò e vide le insegne italiane sventolare in lontananza sull'albero maestro.

Tutti ai vostri posti e avvertite anche gli altri.”

Gli uomini corsero sul ponte prendendo velocemente posizione. L'inglese osservò la flotta in avvicinamento. Le membra gli formicolavano per l'attesa.

Il timoniere ruotò il timone in modo da mettere il fianco della nave rivolta verso il nemico, pronta a far fuoco nel caso la situazione fosse degenerata.

Era pronto per la sua dichiarazione di guerra. E avrebbe affrontato Italia sul mare, come tanto tempo fa.

La prima volta che avevano combattuto era stata presso le colonne d'Ercole. Entrambi erano giovani e bramosi di dominio. Inizialmente, l'inglese aveva provato persino ammirazione per l'italiano: i loro duelli erano sempre stati una dimostrazione di forza e abilità e nessuna delle due nazioni si arrendeva facilmente, il che comportava scontri che duravano giorni, tra lo stupore e le acclamazioni dei marinai dei due Paesi.

Alla fine, Italia aveva ottenuto la supremazia sul mare che bagnava la sua terra. Inghilterra, anche se un po' risentito, si congratulò mentalmente con il suo avversario. Non aveva mai trovato qualcuno che gli tenesse testa a quel modo. Era ancora ben lontano dall'immaginare in cosa il suo rivale avesse intenzione di imbarcarsi.

Tutta la sua ammirazione svanì il giorno in cui Italia mise piede sul suolo francese.

Aveva ricevuto l'offerta di annettersi all'Impero insieme al territorio dell'altra nazione, che controllava da tempo. Ovviamente, Inghilterra aveva risposto con un cortese ma secco no. Per di più, trovava assurda la proposta: non voleva rinunciare alla sua autonomia, seppur con molteplici libertà. Un leone, anche se chiuso nel recinto più ampio del mondo, finisce per andare a sbattere contro le sbarre, prima o poi.

Ciò che più temeva erano le ripercussioni sul suo dominio: Francia era come un fratello ed era sotto la sua responsabilità, perciò non poteva permettere che qualcuno gli facesse del male.

Chiuse gli occhi per scacciare gli orrori a cui aveva assistito e di cui si era fatto partecipe in quei sessant'anni. Vedeva ancora il sangue di innocenti sporcare la terra, la miseria della gente, le lacrime dei sopravvissuti che chiamavano i loro morti, senza ricevere risposta. E, quel che era peggio, le indecenti motivazioni che Italia aveva avanzato per l'invasione gli facevano salire il sangue alla testa.

Il ricordo di quel giorno affiorò prepotente nella sua memoria. “Perché volete per forza annettere Francia al vostro Impero? Non vi basta ciò che possedete già?” Aveva rivolto la domanda ai due fratelli che si trovavano davanti a lui. L'ennesima trattativa di pace per evitare alla Francia di cadere in pezzi era sfumata, respinta dalla perseveranza degli italiani.

Hai rifiutato le nostre proposte” rispose semplicemente Romano, il maggiore e, sperava Inghilterra, il più assennato. “La conseguenza naturale era la guerra. Mentiresti se dicessi che non l'avresti fatto anche tu.”

E' vero. Mentirei” ammise con un ringhio l'inglese. “Ma non adotterei come motivo di un'invasione la pace sotto un'unica potenza. Siete ridicoli.”

Cosa c'è di tanto ridicolo?” Italia lo fulminò con occhi d'acciaio.

Vi sto offrendo la pace in questo preciso istante e voi la state rifiutando.”

Noi intendiamo una pace duratura. Non una dichiarazione scritta su un foglio che potrebbe essere stracciato appena se ne presenta l'occasione.”

Inghilterra tentò di contenere uno sbuffo di rabbia. Parlare agli italiani era come parlare ad un muro.

Almeno conosci la ragione perché abbiamo iniziato questa crociata, se così la vuoi definire?”

La nazione fissò Italia cercando di non rivelare la sua preponderante curiosità a sentire una ragione valida.

Appena morto nostro nonno, sai cosa fecero le nazioni attorno a noi? Ci invasero. Appena videro una terra difesa da due bambini si gettarono su di noi come degli avvoltoi su una carcassa. Spagna, Austria, perfino il tuo amico Francia. Presero tutto quello che poterono. Avrei potuto comprenderli se si fossero limitati a ciò, ma sai la cosa che più mi stupì? Combattevano tra di loro, anche tra alleati. Se le alleanze non valgono niente e se ogni nazione pensa al proprio tornaconto, quando ci potrà mai essere la pace? Le nazioni deboli scompariranno? Non hanno il diritto anche loro di essere libere? A dire la verità, sei stato un'ottima fonte d'ispirazione.” L'inglese lo guardò confuso. Italia si apprestò a spiegare. “Ammiro il modo in cui hai saputo gestire il tuo dominio su Francia. Siete stati nemici per lungo tempo, avete combattuto e l'hai spuntata tu. Tuttavia, siete riusciti a stringere un forte legame, altrimenti non saresti qui a trattare. E io voglio esattamente questo tipo di legame con gli altri Paesi. Per questo, sotto un unico governo e un'unica Nazione, non ci saranno più guerre, non ci saranno più nazioni dominanti e nazioni dominate, non ci sarà più dolore. Ti stiamo offrendo di partecipare alla costruzione di un futuro migliore, per tutti noi.”

Nella sala calò il silenzio. Inghilterra rimase colpito dal discorso di Italia, ma in modo negativo. Non credeva che quel ragazzino fosse tanto ingenuo.

Rivolse uno sguardo severo alle due nazioni. Il tono di Inghilterra si fece gelido come le notti d'inverno. “Ogni nazione viene dominata ed ogni nazione domina su un'altra. Non lo sto dicendo per demoralizzarvi o per cattiveria, ma perché è così. Non c'è altra maniera in cui possa andare il mondo. E' nel sangue di noi nazioni. Vuoi costruire un recinto per chiederci tutti dentro e sperare che facciamo i buoni? Rinchiudi dei cani in una gabbia e vedrai che dopo poco tempo cominceranno a sbranarsi. Puoi passare il resto della vita dietro a questa follia e alla fine ti accorgerai di non aver concluso niente.”

Si alzò dalla sedia con fare lento. Si avvicinò ad Italia, che lo guardava frustrato. “So che le tue intenzioni sono nobili ma...” Tentò di trovare le parole per non urtare ulteriormente le convinzioni fallaci del ragazzo. “...limitati a resistere e lascia il mondo com'è.”

Italia lo guardò con un misto di compassione e risentimento. “Mi dispiace che tu la pensi così. Mi dispiace veramente.”

Italia mantenne fede al suo credo: strappò Francia ad Inghilterra e dopo passò a Spagna e Russia. La nazione britannica non riuscì a trattenere una punta di compiacimento quando udì la notizia della sconfitta dell'esercito italiano da parte della gigantesca nazione. Cogliendo l'attimo, decise che era arrivato il momento adatto per agire nuovamente e di dimostrare a quell'impertinente che aveva ragione lui. Malgrado la voglia di bacchettare l'italiano e prima di imbracciare le armi, Inghilterra fece appello al suo io razionale per tentare un'ultima volta di mettere del buon senso nella testa del giovane.

Credevo avessimo stabilito che il Mediterraneo fosse un mio dominio. E invece ti trovo ancora qui a fare il gradasso.”

Fu accolto dal tono freddo di Italia, quando scese sulla nave dell'italiano con una decina di suoi sottoposti, dopo che questi gli aveva concesso udienza.

Inghilterra fu rapido a controbattere.“Ho sentito che la tua impresa con Russia non è andata a buon fine” lo canzonò, accennando alla cicatrice. Malgrado si mostrasse indifferente, lo sfregio sul volto di Italia lo disturbava. Si sentiva in qualche maniera responsabile per quella ferita, come se la sua mancata vittoria e il fallimento nel convincere il ragazzo avesse spinto l'altra nazione verso quel destino.

Italia ignorò la battuta. “Spero tu non sia qui per chiedere Francia indietro.”

Sono qui esattamente per questo.”

Italia sospirò, frustrato. “Ne abbiamo già discusso e la mia risposta è no!”

Ascolta la mia proposta.”

L'inglese attese un momento prima di parlare, per essere sicuro che tutti lo udissero. Pregava vivamente che la sete di potere di Italia si placasse, altrimenti avrebbe dovuto agire con la forza, a costo di spargere sangue e combattere per tutta la durata della sua immortale esistenza. “Restituiscimi Francia ed io non ti ostacolerò. Rimarrò fuori dai tuoi affari, come tu dai miei. Sei vuoi conquistare altre nazioni fallo pure, ma ti chiedo di lasciare me e Francia liberi.” Avrebbe dato una seconda possibilità ad Italia, sarebbe stato disposto anche a perdonarlo se avesse accettato. In caso contrario, non avrebbe più sprecato il suo tempo e avrebbe fatto parlare l'acciaio.

E se rifiutassi?” domandò Italia.

Il mio Paese ti dichiarerà guerra finché avrò vita.”

Calò il silenzio. Si notava che Italia non era entusiasta all'idea di una nuova guerra, così a pochi decenni di distanza dalla precedente e dalla sconfitta appena subita con Russia, ma dal suo sguardo traspariva la volontà di non cedere.

Se riunissi le altre nazioni sotto il mio Impero e tu rimanessi l'unico indipendente, non credi che saresti un buon incitamento alla ribellione? Se ne lascio libero uno, anche gli altri vorranno esserlo. Saremo un'unica alleanza mondiale che garantirà la pace per tutti e nessuno dovrà temere il proprio vicino.”

Inghilterra tentò l'ultima carta a sua disposizione. “Non esserne così sicuro. Il tuo Impero si sta già sgretolando sotto i tuoi occhi, ma sei talmente accecato dalle tue visioni di gloria che non riesci a vederlo.” Italia lo avrebbe interpretato come un tentativo di sminuire la sua sicurezza, ma Inghilterra sapeva che le parole che pronunciava erano la verità. Ne aveva avuto la prova più che evidente.

Infatti, Italia non si fece scoraggiare e prontamente ribatté:“E tu sei accecato dalla vendetta. Combattere contro di me è uno spreco di tempo. Ho già vinto una volta, vincerò ancora.”

La nazione inglese perse il suo autocontrollo. Afferrò con entrambe le mani la camicia dell'italiano e lo tirò a pochi centimetri dal suo viso. Nell'aria si udì lo stridio delle sciabole estratte dai foderi, ma Inghilterra restò concentrato sul suo avversario “Pensi che sia un gioco?” ringhiò. “Causerai più morte e sofferenza di quanto ne siano state inflitte nei secoli precedenti! Non ti importa dei sentimenti degli altri?! Arrivi e conquisti senza guardarti indietro. Hai visto come hai ridotto Francia? L'hai fatto a pezzi e non hai battuto ciglio quando lo hai portato via. Non hai un minimo di coscienza?”

Gli sembrò di vedere il senso di colpa aleggiare sul volto di Italia, che venne mitigato non appena aprì bocca. “Io offro la mia alleanza apertamente, ma la maggior parte di voi la rifiuta. Quindi la guerra è il solo strumento che mi resta per raggiungere il mio obiettivo.” Italia lo guardò compassionevole. “Sai cosa mi ha detto Francia? Ha detto che è in parte colpa tua se lui adesso si trova in condizioni miserevoli. Che avresti dovuto accettare. Che le mie visioni, come le chiami tu, non sono poi così prive di fondamento.”

Inghilterra si ritrasse come se avesse ricevuto uno schiaffo. La sua più grande paura si era avverata: Francia lo riteneva responsabile.

Non è ancora troppo tardi” intervenne Italia più tenue, notando il suo turbamento. “Unisciti a noi, Inghilterra. Hai ragione, altro sangue sarà versato, ma combattendo tra di noi la pena sarà prolungata. La vedi questa?” Si indicò la cicatrice. “Cosa credi che succederà se nazioni come Russia iniziassero a voler conquistare altri territori? Preferiresti un regno di tirannia ad uno di pace? Ti prego, Inghilterra. Te lo sto chiedendo per il bene delle nazioni. Non iniziare un'altra guerra.” La sua voce non era supplichevole, ma ferma e risoluta.

Inghilterra respirava pesantemente, sconvolto. Le parole di Italia gli accarezzarono le orecchie come la promessa di un letto comodo alla fine di una dura giornata di lavoro. Per che cosa avrebbe combattuto se Francia aveva deciso di non essere più salvato? Avrebbe dovuto rassegnarsi e lasciare ai fratelli italiani il diritto di sottomettere il mondo?

No.” Strinse i pugni, abbassò la voce in un rauco bisbiglio e lanciò lo sguardo che gli sarebbe valso l'appellativo negli anni successivi di “Re Demone”. “Non accetterò la tua offerta. Non riuscirai a creare un mondo perfetto perché è già morto in partenza. L'unico tiranno sei tu. E qualunque tentativo farai per portare avanti questa follia io ti ostacolerò, sarò come un'ombra che ti impedirà di fare qualsiasi cosa e non mi fermerò fin quando non sarò riuscito a farti ragionare o finché uno di noi due non stramazzerà al suolo.”

Italia riuscì a sostenere il suo sguardo. “Se questa è la tua decisione definitiva non sprecherò altro tempo” ruminò con rabbia mal trattenuta. “Ma ricorda, Inghilterra: quando sarai rimasto da solo, senza più nessuno a sostenerti, ti dovrai piegare. Perché io non ho intenzione di farlo.”

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Così hai dichiarato guerra all'Impero?”

Si.” Tornato nel suo paese, Inghilterra aveva trovato ad aspettarlo il suo inatteso alleato, ansioso di scoprire come erano andate le trattative. “Italia non riesce a comprendere che le sue azioni porteranno l'Europa al caos. Lo fermerò, dovessi metterci mille anni.”

Ma il tuo scopo non era riavere indietro Francia?”

Si, ma credi che Italia ci passerà sopra se riuscissi nel mio intento? Potrei liberarlo e Italia lo vorrebbe di nuovo. Non ho intenzione di vedere lui e altri in quelle condizioni un'altra volta.”

Capisco” mormorò il suo interlocutore. “Quando si parla di tenere a freno il ragazzino italiano sono il primo a farsi avanti, tuttavia sono disposto ad aiutarti solamente in cambio del giusto prezzo. Altrimenti, ci sono altri che vorrebbero dare una lezione a quel piccoletto. Si è fatto più nemici di quanto immagina.”

Inghilterra era dovuto scendere a compromessi con quell'infido individuo, ma riteneva necessario il suo aiuto. Aveva appena iniziato una guerra e doveva essere pronto.

Lo so, ti ho già promesso anche troppo.”

Mantieni la parola e tra noi non sorgeranno problemi.”

Nuovi scontri, nuove ferite, nuovi imbrogli e rinnovato dolore si prospettavano per certo nel futuro di Inghilterra e del resto del mondo. Ciò che rimaneva ignoto era l'esito. E la nazione britannica si chiese cosa sarebbe successo, se il fato avesse scelto di far vincere Italia.

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Sobbalzando, riaprì gli occhi al suono del campanello. Guardò l'orologio e scoprì che era quasi mezzanotte. La visione era durata più a lungo delle precedenti. Ed era stata più inquietante. In quel momento, però, non aveva tempo per rimuginarci sopra. In ogni caso avrebbe scoperto la verità in poche ore.

Si affrettò ad aprire, aspettandosi di vedere Germania, Francia e Spagna, trovando solo questi ultimi due alla porta. “Dov'è Germania?” chiese.

“Non ne ho idea. Pensavo fosse già arrivato. Di solito è puntuale” rispose lo spagnolo. Si sedettero in salotto ad aspettare l'arrivo della nazione. Seguì qualche minuto di silenzio imbarazzato – non erano mai stati in buoni rapporti – poi Francia parlò: “Cosa hai intenzione di fare, Inghilterra?” Era ancora pallido dalla mattina e parlava con tono sommesso.

“Vorrei aspettare Germania prima di dirvelo.” Esitò prima di domandare: “Q-Qualcuno di voi...ha ricordato qualcosa?”

“Bé...in effetti sì” intervenne Spagna.

“Il ricordo era più dettagliato di quelli prima?”

“Direi di sì e più lungo.”

La bocca di Inghilterra si strinse in una linea sottile. “Come sospettavo. I ricordi si fanno sempre più nitidi. Stasera ho intenzione di scoprire qualcosa.”

Venne interrotto dal campanello. Sollevato, andò ad aprire a Germania, che entrò con un'espressione strana in viso. “Ti stavamo aspettando, mancavi solo tu. Ora possiamo cominciare.” Notando il volto corrucciato dell'altro, chiese preoccupato: “Tutto bene?”

Germania sembrò ridestarsi dai suoi pensieri. “Sì, sì, tutto bene, scusatemi per il ritardo.”

“D'accordo, signori miei” proseguì Inghilterra, riunendo le tre nazioni intorno a sé. “La faccenda si è fatta seria ed intricata ed io ho intenzione di scoprire se Landini mente o dice la verità. E lo strumento che mi darà una risposta affidabile al cento per cento è la magia. Seguitemi e vi spiegherò quel che faremo.”

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§ L'angolotto in grassotto § (I Promise...)

Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto, è il minimo che posso fare dopo la lunga attesa. Vi garantisco che il prossimo capitolo arriverà prima di questo. Parola di Giovane Marmotta!

Ringrazio tutti per eventuali recensioni, chi ancora segue e chi ha messo questa storia nelle preferite.

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Prossimo capitolo: Frammenti d'epoca

Inghilterra dà via all'esperimento magico. E' tempo di sapere la verità...

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Un bacione a tutti voi :* da La Dama Polla (Ex La Polla Vongola)

 

 

  
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