Ed ecco
giunto il
giorno tanto atteso.
Nel
villaggio
giravano voci che questo sarebbe stato la festa del secolo, che la
principessa
Elizabeth sarebbe stata la regina migliore di tutti i tempi.
Solo una
cosa
poteva rovinare un momento così speciale.
Nel primo
pomeriggio un messaggero, giunse al castello della principessa, e fu
ricevuto
da questa nella sala ante stante il primo corridoio.
La
principessa che
controllava le ultime cose prima di passare alla sua di preparazione,
si
sedette per ascoltare le notizie portatele.
-Principessa…-
iniziò quello, con un inchino di circostanza.
Passarono
alcuni
secondi prima che l’uomo iniziasse ad illustrarle la
situazione.
Quella
stessa notte
il cavaliere Edward era scomparso.
All’udire
di quelle
parole il cuore della ragazza perse un battito, per poco non svenne, ma
decise
di tenere duro per ascoltare il resto.
Il
messaggero dopo
essersi rassicurato sulle sue condizioni fisiche continuò
raccontando
dell’immenso dispiacere che provava la famiglia Eliot, e di
rassicurarla da
parte di questi.
La
principessa lo
congedò gentilmente, come era solita fare, ma bastarono
alcuni secondi di
silenzio per farla esplodere.
Si
chinò sul
pavimento, sparendo tra il vestito rigonfio.
Pianse
addolorata,
come se fosse stata privata di una parte d’anima.
I suoi
singhiozzi
attirarono l’attenzione del buon Christopher, che non
poté fare altro di
avvicinarsi e stringerla come solo un uomo, quasi un padre, potesse
fare.
Rimasero in
quella
posizione fino alla fine di quelle lacrime.
Quando
queste
smisero di bagnarle il volto e il vestito, rivolse uno sguardo al suo
consolatore e si alzò dirigendosi fuori.
Pensava a
dove
quello poteva essere, a cosa era rivolto il suo fantastico sguardo e a
chi
stava parlando con quelle splendide labbra rosee.
Ad un tratto
tutto
gli fu chiaro, sapeva chi aveva fatto questo, e il saperlo fece
sopraggiungere
la rabbia al dolore.
Alcune dame
le si
accostarono, non sapendo la situazione, iniziando a chiederle di
raggiungerle
per indossare l’abito e sistemare i capelli.
Quando la
videro in
lacrime chiesero cosa fosse successo, ma la voce era sparita e quella
non
riuscì a spiegare nulla alle povere donne.
Uscì
dai giardini
del castello senza nessuna meta precisa.
Arrivò
ad
un’osteria davanti alla quale alcuni cavalli erano legati.
Non seppe
pensare
ad altro che non fosse l’uomo che amava.
Prese uno di
quegli
animali, e ringraziando Christopher per averla costretta a prendere
lezioni di
equitazione, salì in sella.
Conosceva
dov’era
il regno del Rotterdam francese, ed era convinta di dirigersi
lì per sistemare
le cose.
Cosa fare
quando
fosse giunta là ancora non lo sapeva, ma sperava che il
vento sulla pelle
umida, la velocità, l’aiutassero a pensare ad un
piano migliore.
Cavalcò
per minuti
o ore, spronando il suo cavallo a correre sempre più veloce,
fino a quando il
castello non le apparse d’innanzi.
La sua
reggia in
confronto appariva piccola, non degna neanche del re di un porcaio.
Il cavallo
nitrì
forte, e quella dovette accarezzargli la criniera per tranquillizzarlo.
Attraversarono
un
ponte per arrivare all’entrata, le porte massicce non
sembravano apribili, e
per questo la ragazza decise di girare intorno alla residenza, trovando
una
porta molto più accessibile.
Scese da
cavallo,
per poi lasciarlo correre via, e fissare l’ombra di polvere
che questo aveva
alzato.
Ormai il
sole era
sparito dietro i monti e le nuvole prevedevano un potente temporale.
Proprio come
quello
che la loro prima sera aveva incorniciato il loro incontro.
Entrò
nelle stanze
del castello, dove lui fosse rinchiuso le era sconosciuto, ma sapeva
che lui
era lì, e dovunque fosse l’avrebbe trovato.
Il vestito
che
indossava, aveva perso gran parte del tessuto durante il tragitto e ora
era
diminuito notevolmente di spessore.
Pensare che
avrebbe
dovuto indossare quel meraviglioso abito e ballare con il suo Edward
fece
tornare in prima linea la rabbia, prima placata.
Camminò
silenziosamente per i corridoi, non incontrando anima viva, neanche la
servitù
le era venuta incontro, fino a quando dopo aver sceso file e file di
tetri
gradini giunse in un antro scuro.
Alcune
candele
appese alle pareti illuminavano delle sbarre e facevano intravedere
camere
simili a celle.
Prigionieri
di
guerra, ladri, assassini, con loro era imprigionato quel caro uomo.
Le
bastò emettere
un sospiro che dall’ultima cella un voce si alzò.
-Elizabeth
siete
voi?- chiese lui, avvicinandosi alle sbarre, stringendole tra le dita
bianche.
-Edward…
sono io…-
rispose quella, accostandosi alle sue mani, appoggiandosi sopra le sue.
-Cosa ci
fate qui?-
domandò il ragazzo, mentre con lo sguardo salvava nella sua
memoria quel visto
tanto bello.
-Il mio
regno non
potrà mai essere completo senza voi al mio
fianco…- si fece scappare la
principessa, per poi arrossire quasi volesse rimangiarsi le parole
dette.
-Ed il mio
cuore
non può essere completo senza il suo…- questa
frase la rassicurò notevolmente,
i due si voltarono per scambiarsi uno sguardo pieno di emozione.
La ragazza
notò
immediatamente un mazzo di chiavi lasciato incustodito accanto ad una
candela,
lo afferrò e libero il suo amato.
I due si
abbracciarono, per poi correre via.
Salirono le
scale
velocemente, stringendosi la mano, fino ad arrivare molto vicini alla
porta
dalla quale la principessa era entrata.
Ma
lì il re e la
figlia maggiore erano ad aspettarli.
-Salve
principessa
Elizabeth…- salutò quello, schernendola
inchinandosi.
-Dove state
andando?- domandò incrociando le braccia al petto, i suoi
occhi brillavano
nell’oscurità.
-Che sovrano
è lei,
che rinchiude un cavaliere solo per la conquista di un terreno?-
Elizabeth non
riuscì a trattenersi, ma la sua ira non fece che aumentare
l’ilarità dell’uomo.
-Guardie,
prendeteli… entrambi- concluse, prima di passare accanto
alla ragazza.
Prima che le
guardie, appostate dietro ai due, fossero abbastanza vicini per
prenderli, la
porta si spalancò.
La figlia
del re,
che era appostata dietro Edward, corse immediatamente a chiamare il
padre.
Dalla porta
la
famiglia Eliot entrò con passo spedito, brandendo le spade,
e minacciando di
usarle.
Dietro di
loro,
contadini, mercanti, signori, cavalieri, incitavano alla battaglia.
Arrivò
qualche
attimo dopo il re, che spaventato non poté fare altro che
cercare inutilmente
di fuggire dalla folla.
Ma non
riuscì a
salvarsi il re codardo, il popolo lo catturò proprio come
lui aveva fatto con
molte persone innocenti.
Fra sorrisi
e
lacrime di gioia, i due futuri sovrani del regno uscirono dal castello
per
dirigersi alla festa, finalmente.
La sala era
colma
di gente da tutte le parti della società, la musica era
soave e accompagnava
tutti alle danze… anche la principessa, che dopo aver
indossato il suo vestito
aveva fatto la sua entrata trionfale dalla grande scalinata.
Sguardi di
ammirazione le furono rivolti, applausi, inchini, tutto per lei. Ma uno
sguardo
tra tutti era quello che lei aveva seguito per tutta la discesa.
Edward era
infondo
alla scalinata ad aspettarla, ed insieme i due aprirono ufficialmente
le danze.
Lui la fece
roteare, le sorrise varie volte, la strinse a se come fosse il suo
più caro
bene.
Senti voci
di amici
attorno, ed in quel momento seppe di aver portato la gioia al suo
regno, quella
gioia perduta.
E come nel
suo
regno anche nel suo cuore qualcosa era cambiato…
Proprio come
aveva
desiderato.
Fine